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SCUOLA

PROVVEDIMENTI

Il ministro Fioroni (a differenza del ministro Mussi) si è caratterizzato per una politica di apparente continuità con i provvedimenti del precedente governo, mentre in realtà ha adottato una politica graduale (il famoso “cacciavite”) per modificare i contenuti più invisi alla nuova maggioranza. Tra i provvedimenti adottati:
1) innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, e parziale disapplicazione della alternanza scuola-lavoro prevista dalla precedente riforma Moratti (in particolare mancata sottoscrizione di accordi di sperimentazione regionale).
2) commissariamento della agenzia nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione (Invalsi), ma incompleta realizzazione di un sistema di valutazione nazionale. Il Ministro ha espresso pareri contradditori sulla necessità di una valutazione “campionaria” contrapposta ad una valutazione “censuaria” delle scuole.
3) riscrittura dei programmi scolastici, definendo dal centro traguardi terminali e linee di indirizzo e non prescrizione di contenuti specifici, ma nel contempo preoccupandosi di un recupero contenutistico nella attuale scuola dell’obbligo, a seguito del ridimensionamento degli stessi introdotto dalla riforma Moratti.
4) ripristino della serietà delle verifiche (in particolare reintroducendo i commissari esterni per l’esame di maturità, ma anche con la reintroduzione dell’esame di riparazione in sostituzione del meccanismo del recupero crediti)
5) accettazione della riduzione degli organici previsto in finanziaria 2007 (in particolare con l’imposizione di un tetto massimo agli insegnanti di sostegno) in cambio di una progressiva immissione in ruolo dei precari, con la conseguente chiusura delle graduatorie ed il passaggio ad un nuovo meccanismo di ingresso nella professione insegnante basato sulle scuole di specializzazione (SIS).
6) sperimentazione di nuove forme di gestione a livello locale delle risorse docenti disponibili (proposta avanzata nel quaderno bianco sulla scuola, recepita in finanziaria 2007 ed attualmente in corso di definizione nelle linee di indirizzo del Ministero della Pubblica Istruzione).

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Gli effetti attesi dovrebbero essere quelli di innalzamento della scolarità giovanile (intervento 1) e di miglioramento della qualità degli apprendimenti (interventi 3 e 4). Incerti gli effetti degli interventi sugli organici (interventi 5 e 6), sia sul piano del bilancio che su quello della formazione impartita.

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OCCASIONI MANCATE

Due sembrano i nodi non ancora affrontati:
1) il riassetto del sistema formativo, alla luce della preoccupante performance negli apprendimenti emersa dalle indagini internazionali. Molti indicatori di inefficienza puntano i riflettori sulla scuola secondaria di primo grado, che in seguito all’innalzamento dell’obbligo avrebbe potuto essere ridisegnata legandola in modo più organico alla scuola secondaria di secondo grado. È curioso che un provvedimento di rilevante portata (quale l’età dell’obbligo) sia finito in Finanziaria, e non invece inserito in una legge appropriata. È stata correttamente arrestata la licealizzazione della formazione tecnica sponsorizzata dal governo precedente, senza però sciogliere il nodo di quale fosse l’assetto desiderato.
2) non si può avere maggior autonomia gestionale a livello decentrato senza la costruzione di un adeguato sistema di valutazione censuario. Come già in passato, non si è avuto il coraggio di andare in una direzione attuativa dell’autonomia scolastica (trasferendo risorse e responsabilità a livello della dirigenza delle singole scuole) costruendone la precondizione di verifica a posteriore dei risultati.

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12 commenti

  1. Ing. Giovanni Rossi

    Con riferimento al focus del lavoro svolto dal Sig. Checchi volevo tener presente alcuni aspetti non rilevati : il ruolo degli istituti tecnici e professionali, che non è stato assolutamente valorizzato a parte l’ aspetto legato alla semplice non confluenza nell’ istruzione regionale (disastro Moratti !) e i tagli che vengono fatti sul personale docente ( classi con 30 Alunni !), senza toccare minimamente i veri sprechi e la reale possibilità di attivare una sponsorizzazione da cui possano integrare le risorse, sulla base di una programmazione seria e che consenta la verifica e la credibilità degli obiettivi e dei risultati. Naturalmente e chiudo tutto questo si fa con insegnanti di qualità e qui bisognerebbe parlare del soistema di reclutamento, ma questo è un tema che deve essere tratatto a parte. Ing. Giovanni Rossi Docente ITIS e LIbero professionista.

  2. Alessandro Figà Talamanca

    Fioroni ha anche abrogato le (confuse) norme (legge delega e decreto legislativo) che regolavano la formazione ed il reclutamento dei docenti della scuola secondaria, senza proporre norme alternative. Resta così l’obbligo (teorico) di sette anni (in realtà otto) di formazione universitaria, l’ipotesi (teorica) di concorsi nazionali, e la realtà del reclutamento attraverso l’accumulo di punti con le supplenze, seguito da corsi abilitanti o concorsi riservati. Per citare il commento precedente, come sarà possibile reclutare in questo modo giovani ingegneri preparati per insegnare negli Istituti Tecnici?

  3. Gabriella De Blasi

    1. ISTITUTI PROFESSIONALI: hanno troppe materie studiate malissimo. Si dovrebbero rivedere i programmi nell’ottica di fare meno, ma farlo molto meglio. 2. RECLUTAMENTO: senza arrivare all’arbitrio che caratterizza il settore privato, si potrebbero sburocratizzare un po’ i criteri di reclutamento dando la giusta importanza al curriculum professionale. Non è possibile che un’esperienza pluriennale di lavoro nel settore specifico non valga niente per l’insegnamento dell’informatica o del diritto o dell’economia aziendale. INDICATORI DI QUALITA’: devono essere ben definiti. Il successo formativo non deve essere N° promossi / N° iscritti, ma si deve riferire ai successivi risultati di questi "promossi". VALUTAZIONE: ben venga, se basata su criteri oggettivi e trasparenti, e se applicata in maniera imparziale a tutte le componenti della scuola. POF e POLITICHE DI MARKETING: vanno bene se la scuola si rende conto che la sua "utenza" non sono solo studenti svogliati e famiglie acquiescenti, ma è la società italiana ed europea che richiedono diplomati di buon livello culturale, tecnico ed etico.

  4. Ing. Luigi Avagnina

    Dopo una laurea in ingegneria Elettronica conseguita nel’ 85 ho deciso di rinnovare la mia formazione conseguendo la triennale in Gestionale. Devo dire che ho trovato un Università molto cambiata. Il mio giudizio è sostanzialmente positivo, i contenuti sono più organici, meglio organizzati e sopratutto insegnano i discenti a pensare. Tuttavia con la proliferazione degli insegnamanti e la suddivisione dell’anno accademico in più cicli, si è ridotto in misura significativa il tempo che i docenti riservano alla didattica, intesa proprio come il numero di ore passate in aula con gli studenti ogni anno. A parte i mezzi informatici, sono convinto che gli studenti vadano formati sopratutto con le ore di lezione in aula, da qui vedo una urgente priorità. Recuperare il ruolo dell’Università come elemento di formazione e non relegarla ad una sorta di bollino blu da poter vantare nella professione privata dei docenti. Luigi Avagnina (impiegato)

  5. prof. Federico Teloni

    Sull’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni vorrei far presente che per i giovani con poche attitudini per la scuola e che dovrebbero essere inseriti prima possibile nel mondo del lavoro non c’è nessun progetto alternativo all’istruzione, che tenda alla valorizzazione delle loro attitudini personali (creatività, manualità, ecc) e che potrebbe fare di queste persone ottimi operai, manovali, muratori, meccanici e quant’altro non necessariamente legato al raggiungimento del diploma di maturità.

  6. Andrea Donaglio

    Mi limito a questo aspetto che a raggiunto livelli insopportabili. Sono proposte rivolte alla secondaria superiore, ma penso valide anche le altre scuole dell’obbligo. La prima riguarda il numero di alunni: classi meno numerose, max 20 alunni; se presenti disabili certificati,15 con insegnante di sostegno sempre presente. La seconda: continuità didattica per gruppi che nel corso degli anni si assottigliano, porre una soglia fino a 8-10 alunni per classe, come n° minimo. Riusciremo così a non fare i salti mortali agli scrutini, recuperando situazioni disastrose, per avere un n° di alunni sufficiente per fermare una classe l’anno successivo. Terzo: in caso di più sezioni, accorpare i ragazzi per tipologia di profitto, in questo modo gli insegnanti potranno trovarsi di fronte ad un gruppo omogeneo semplificando la metodologia applicata. La scuola attualmente è tarata su quelli che rendono, per vari motivi, di meno. Sono alunni che richiedono tempi di trattazione dei contenuti più lunghi della media. Insegnare a persone mentalmente più brillanti e capaci (almeno in questa fase della loro vita) con ritmi per loro troppo lenti, rischia di frustrarli e di privarli di valutazioni di merito

  7. carmine granato

    Secondo me la mancata "concessione" di autonomia alle singole scuole è determinata dalla scarsa qualità culturale e gestionale di troppi presidi che si sono ntrovatin tra capo e collo la qualifica di dirigenti senza averne le qualità, la preparazione e la cultura. Per ovviare a questa vistosa lacuna bisogna formare veri dirigenti per poi potere attuare un decentramento serio e consapevole. Tuttora sono in carica presidi-dirigenti quasi analfabeti. Cosa sarebbe successo se fosse stata attuata l’autonomia di ogni singolo istituto? Io lo immagino e sono contento che non sia stata attuata al massimo.

  8. ila

    Penso che l’aspetto dell’istruzione tecnica e professionale sia fondamentale. fioroni sembra aver dimenticato che il titolo V la assegna alle regioni. obbligo scolastico non può voler dire costringere tutti sui banchi, si aumenterebbe solo la dispersione. Bisogna recuperare il valore culturale del lavoro. invece mi sembra che sulla valutazione sia stato molto chiaro. è tornato a quella campionaria perché bisogna sperimentare un sistema rigoroso di valutazione esterna, che giudichi il valore aggiunto che la scuola riesce a dare (se non si riproduce solo il ilvello culturale della scuola d’origine). Una volta studiato bene il sistema lo si può riproporre a livello generale, a tutti, scuola per scuola. a quel punto però la valutazione deve contare anche per la carriera e gli stipendi di presidi e insegnanti. uUgentissimo, e assolutamente ignorato, è il problema del sistema di formazione e reclutamento insegnanti. le SIS sono una bufala pazzesca!

  9. lodovico malavasi

    Senza dilungarmi, i risultati delle varie riforme mi sembrano deludenti ma indietro non si può tornare. Allora si potrebbero provare modelli sperimentali di scuola superiore, con l’accordo dei genitori, dove le materie di studio sono limitate: italiano, matematica, scienze,una lingua straniera e due corsi facoltativi non obbligatori per i vari indirizzi. Ogni anno all’inizio dell’anno scolastico esami di ammissione. I candidati insufficienti in una o più materie ripetono le materie non apprese sufficientemente, mentre proseguono gli studi in quelle in cui hanno superato l’ammissione. Si può prevedere un anno ulteriore di recupero per le materie a cui non si è stati ammessi e rilasciare diplomi di diverso grado . Dimenticavo, esami di ammissione anche per l’università: la selezione effettuata dovrebbe, in linea di principio, determinare la qualità dell’università stessa.

  10. Rinaldo Gionta

    Con la legge n.88 del 7.02.1958, Aldo Moro istituiva gli ISEF con iscrizioni a numero chiuso. Tanti insegnanti hanno sopperito alla carenza di organico in un momento di estremo bisogno per la scuola italiana. Il servizio antecedente all’acquisizione del titolo non è stato valutato ai fini della carriera con grave danno economico alla categoria già di per se tanto provata per la mancanza di infrastrutture e logistica. Problemi questi a conoscenza del M.tro Fioroni e che non ha saputo risolvere. Non si tratta di privilegi, ma di riconoscere il lavoro come lo accuisce qualsiasi filosofia anche morale. Perchè la scuola stia in piedi bisogna tenere in piedi gli insegnanti. Rinaldo Gionta

  11. francesco patrizio

    A me sembra che le questioni, parecchio problematiche, della scuola non costituiscano affatto una priorità per i governi che si stanno succedendo in questi anni, che si dichiarino poi di destra o viceversa di sinistra, fa lo stesso. Si pensi che ad oggi (è il 31 maggio del 2008, e l’anno scolastico è praticamente chiuso seppur formalmente lo sarà il 7 giugno) non si capice nulla di come bisogna trattare gli studenti e le studentesse delle scuole superiori in merito alla possiblità che vengano ammessi alle classi successive con i cosiddetti "debiti". Pochi fondi disponibili, obblighi strettissimi previsti per le scuole dalla o.m. 92, il silenzio della ministra. E’ preannunciato un decreto per la fine della settimana prossima sulla materia (con Organi collegiali probabilmente da riunire e con scrutini praticamente iniziati). Ditemi voi se siamo un Paese civile o viviano in una Repubblica che procede per approssimazione.

  12. simona reale

    Mi sembra assolutamene improprio licenziare in maniera così negativa la scuola secondaria di I° grado che negli ultimi anni si è adeguata dinamicamente alle direttive folli e assolutamente incoerenti dell’amministrazione centrale. Dai tempi della Moratti numerosi team di insegnanti e dirigenti scolastici si esercitano in elaborazioni di fantasiosi scenari sulla scuola del futuro a fronte di fonti legislative estremamente lacunose. Sono arrivata a leggere i vostri articoli in seguito all’articolo pubblicato dal Corriere della Sera domenica 15 giugno 2008. Secondo voi l’editorialista ha mai fatto almeno un safari fotografico nella scuola pubblica? E voi? Le informazioni riportate sul reclutamento della scuola sono assolutamente lontane dallo status quo. Il problema ancor più grave è che la realtà è ancora più allucinante di quella descritta dal giornalista. Sapete che dal 2010 non esisteranno più le graduatorie ad esaurimento, alle quali si accede non per anzianità ma per aver conseguito l’"abilitazione" con percorsi di studi specialistici, e nel contempo lo Stato sta per frodare i nuovi iscritti Siss che pagheranno e studieranno per altri 2 anni per ottenere un titolo inutile?

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