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PROVE TECNICHE DI GRANDE COALIZIONE

Il decreto milleproroghe approvato in fretta e furia dalla Camera è un esempio tangibile di cosa accade quando in Parlamento non c’è una forte opposizione. Estende nel tempo normative in scadenza, ripristina leggi già abrogate e prevede eccezioni ad personam. Nel silenzio totale si sono scientemente smantellati i pochi elementi strutturali di controllo della spesa introdotti nella passata legislatura. Una classe dirigente preoccupata della propria rielezione non avrebbe ceduto alle pressioni dei piccoli centri di potere. Ma in aprile si vota con liste bloccate.

Prove tecniche di Grosse Koalition. Il decreto “Milleproroghe” approvato in fretta e furia mercoledì scorso dalla Camera è un esempio tangibile di cosa accade quando non c’è una forte opposizione in Parlamento. Se il testo non fosse ostico, ne consiglieremmo attenta lettura a tutti coloro che si augurano un pareggio alle prossime elezioni, che porti poi alla formazione di una “grande coalizione per le riforme”.

IL DECRETO DELLE MILLE DEROGHE

Quando ci sono poche e isolate voci critiche nelle commissioni e quando c’è un accordo tacito per non parlare in giro di ciò che si approva in Aula, la nostra classe politica è prodiga di eccezioni. Più che di mille proroghe si tratta di mille deroghe. Non vengono solo estese nel tempo normative vigenti in scadenza, ma vengono addirittura ripristinate leggi già abrogate, introdotte eccezioni ad personam. Quando si riesce a decifrare il testo si intravvede l’intervento di gruppi di pressione, anche di scala limitata. La novità è proprio che la legge si adatta anche alle micro-lobby, quelle meno evidenti ai cittadini-elettori. Hanno tutte preso d’assalto l’ultimo treno per Yuma, l’ultima legge che verrà sicuramente approvata da questo Parlamento.

Alcuni esempi? Un solo articolo è stato espunto dalla riforma delle Authority che giace in Parlamento. Permetterà a Lamberto Cardia, di rimanere in carica per due anni in più, raggiungendo così i tredici alla guida della Consob. Un vero e proprio record per un presidente bipartisan, che può vantarsi di essere stato nominato sia da Prodi che da Berlusconi. Se non è un provvedimento ad personam lo è senz’altro ad cardiam.
Cavallo di battaglia della riforma dei concorsi universitari caldeggiata dal ministro Mussi è stata in questi anni l’abolizione dei concorsi locali e il ritorno ai concorsi nazionali. Nel “mille deroghe” vengono ripristinati i concorsi a livello locale, quelli che hanno portato a far sì che in alcune sedi, come Bari, cinque famiglie occupino ben ventitre cattedre. I concorsi locali, comunque, secondo la normativa più recente avrebbero dovuto tenersi senza permettere il solito “voto di scambio”, quello che consente alle baronie locali di far votare dai commissari esterni un proprio docente offrendo, in cambio, l’idoneità a uno dei loro. Una sola idoneità era concessa. Invece, nel “mille deroghe” si torna alle due idoneità. Mentre l’università italiana inesorabilmente affonda, tornano a squillare i telefonini bollenti delle diplomazie baronali. Ne vedremo di belle.

E IL CONTROLLO DELLA SPESA?

Si dirà: sono eccezioni odiose, ma che non costano troppo alle casse dello Stato, quindi, tutto sommato innocue. Abbaglio. Nel silenzio più totale si è proceduto scientemente a smantellare i pochi elementi strutturali di controllo della spesa introdotti nella passata legislatura. In particolare, si è depotenziato il patto sulla spesa sanitaria delle Regioni introdotto con la Finanziaria 2007 (e inasprito nell’ottobre scorso) che prevedeva sanzioni automatiche, fino al commissariamento delle amministrazioni responsabili degli sforamenti, per le Regioni inadempienti. Stiamo parlando di voci di spesa che concorrono a circa un quinto del bilancio dello Stato.
Ci sono poi i soliti ammortizzatori sociali “a la carte”, dai servizi sanitari privati accreditati con il servizio sanitario nazionale (altro intervento a sostegno delle Regioni in rosso) ai finanziamenti ad hoc per la cassa integrazione a Malpensa, cui vengono anche destinati 40 milioni per un imprecisato “fondo di continuità infrastrutturale”. L’augurio che vorremmo formulare a tutti noi viaggiatori è che le infrastrutture di collegamento all’aeroporto lombardo si sviluppino invece all’insegna della discontinuità col passato.
In questo clima idilliaco di accordo bipartisan, raccontava Gianantonio Stella sul Corriere della Sera, il Parlamento rischiava anche di approvare la “sanatoria” per la pensione dei politici e dei sindacalisti. Sarebbe stato un regalo a tutti quei parlamentari che non avevano pagato neanche i modestissimi contributi previsti dalla legge per i parlamentari e sindacalisti in aspettativa. Le generose pensioni da questi maturate sarebbero tornate a gravare come dieci anni fa interamente sulla collettività.
Certo non è solo questione di coalizioni e di opposizione che non c’è. Una classe dirigente preoccupata della propria rielezione non avrebbe comunque ceduto alle pressioni dei piccoli centri di potere, per non perdere la faccia davanti agli elettori. Ma in aprile si voterà con liste bloccate, candidature selezionate dai segretari di partito, senza permettere ai cittadini di avere alcuna voce in capitolo. Non facciamoci pertanto troppe illusioni sul ricambio della classe politica in questa tornata elettorale.
Morale della favola. Nel prossimo Parlamento avremo certamente bisogno di una vera maggioranza, in grado di governare anziché solo sopravvivere. Ma avremo altrettanto bisogno di una sana e robusta opposizione.

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17 commenti

  1. Giorgio Desogus

    L’articolo 42 bis a proposioto delle Circoscrizioni nei Comuni tra 30000 e 100000 abitanti, rinvia lo sciolgimento dei Consigli alle prime elezioni amministrative di quel Comune. Presidenti e consiglieri di Circoscrzione, di oltre settanta Comuni, tirano un sospiro di sollievo. Ma ciò crea un buco di bilancio. le somme risparmiate, infatti, erano già state quantificate e destinate dalla legge finanziaria!

  2. Pastorello Agostino

    Privati come siamo della possibilità di esprimere preferenza per un candidato, a cui poi chieder conto degli impegni e delle promesse, trovo più civile e più dignitoso rifiutarsi di votare liste bloccate e attendere che in futuro, con il collasso di questo sistema, si possa tornare a vivere in una democrazia più sana.

  3. ugo romano

    La prima considerazione è: non mi sembra una notizia. Non è una notizia che la nostra classe politica si coalizza efficacemente soltanto nelle occasioni di allargare allegramente i cordoni della borsa in cambio di immediati particolari consensi elettoral. Invece, ecco cosa potrebbe rappresentare una notizia: le dimissioni di Mussi dal palazzo della politica, o un digiuno di protesta – o almeno una pagina a pagamento su un giornale a tiratura nazionale – della Ministro Lanzillotta per lo "sfregio" recato, anche dai suoi colleghi di Governo, al suo tentativo di restituire un minimo di serietà alla spesa locale – regionale, ormai da tempo sfuggita a qualsiasi controllo; ma, sappiamo che queste notizie non le leggeremo mai e, ancora più desolatamente, concludiamo che le sacrosante riiflessioni del La Voce non saranno riprese da nessun organo di informazione; non, almeno, con quella ampia risonanza e clamore che meriterebbero. Allora appare chiaro che il problema non è la Grosse Koalition ma l’intero sistema – Paese, e non solo politico, che, purtroppo per tutti noi, è assolutamente incapace di autoriformarsi.

  4. direzione anpas

    L’Anpas: ”No alla Croce Rossa nei registri del volontariato” Il presidente Fausto Casini chiede che sia cancellato l’articolo 49-ter del decreto milleproroghe. Se approvato, sancirebbe l’equiparazione della Croce Rossa alle associazioni. ”Così il governo smentisce se stesso” Roma – “Cancellare questa vergogna”. Così il presidente nazionale dell’Anpas Fausto Casini chiede si riferisce all’articolo 49-ter del cosiddetto decreto milleproroghe, di imminente approvazione, che sancirebbe l’equiparazione della Croce Rossa italiana alle associazioni di volontariato, permettendo così la sua iscrizione ai registri regionali del volontariato. “Questo – si legge in una nota – in contrasto con il parere del Consiglio di Stato (209/06 8/11/2006) che ha confermato la non iscrivibilità della Croce Rossa Italiana ai registri delle organizzazioni di volontariato data la sua natura di ente di diritto pubblico e con l’atto di intervento del ministero della Solidarietà sociale (24/09/2007) che ha escluso, a partire dall’esercizio 2006, la Cri dalla concessione dei contributi sugli acquisti di ambulanze e beni strumentali (decreto 388/01).

  5. Silvestro Gambi

    Mai come in questi mesi sono emerse tante e tali vergogne a tutti i livelli ( politici, amministrativi, economici, ecc) tutti riconducibili alla Casta e ai suoi famigli , che mai come oggi sono apparsi nudi. Basta passare da una qualsiasi libreria per vedere una stesa di volumi sull’argomento: i contenuti poi sono semplicemente agghiaccianti. Steesa cosa sui quotidiani e sulle riviste e persino in TV. Ma più monnezza emerge e più la gente aumenta la sua capacità di sopportazione, fino all’indecenza di questa campagna elettorale la "drole guerre". Ma poi , attenti!, scoppierà la guerra vera , perche questa volta a nuttata non passerà non passerà per mezza Italia impoverita, ferita, calpestata. Possiamo solo augurarci una nottata del 14 luglio e un valletto di camera che sentendosi chiedere dal re, che ha appena svegliato per comunicargli la presa della Bastiglia, " che cosè una rivolta?" risponda " no, maestà , è una rivoluzione!" E il lugubre suono della ghigliottina suonerà musica alle nostre orecchie. Fuor di metafora : non è dalla classe politica che possiamo aspettrci più qualcosa; qualcosa potrebbe venire solo da un moto di indignazione popolare ( leggi "generalizzato").

  6. Filippo Crescentini

    Non c’è dubbio che non sia il caso di pensare alle grandi coalizioni. Veltroni, mi pare chiaro, non ci pensa. Berlusconi forse sì, almeno lo ha detto, in un attimo di abbandono alla consapevolezza di come sarà dura, per lui, questa prova elettorale. Che si voti con le liste bloccate è questione che va posta in carico ha chi la legge elettorale vigente l’ha approvata e non ha voluto cambiarla, pensando che gli convenisse andare in fretta alle elezioni. Insomma, non va bene fare tutto un mucchio, Bisogna distinguere e individuare il meglio. Dopo di che bisogna spiegare perchè il meglio lo si individua come tale e bisogna dare una mano perchè prevalga.

  7. Franco Bortolotti

    Mi sembra interessante (sopratutto per chi per lavoro ha molto a che fare con le statistiche Istat) il cosiddetto "indulto statistico" che sostanzialmente -per quel che ho capito- elimina l’obbligo di sanzionare le non risposte delle imprese alle indagini dell’Istat (notizie in merito da: http://www.usirdbricerca.it/documenti/Istat/INTERVENTO_ONOREVOLE_CARTA.pdf

  8. Luca Melindo

    Si fa un gran parlare di elezioni dominate da un vento nuovo che ci si dimentica di come nessuno dei due schieramneti abbia manifestato un concreto desiderio di rottura con il passato: alla prima occasione (e con lo spettro del referendum) crisi di governo e corsa alle elezioni con il Porcellum, sistema criticato in pubblico ma adorato dalle segreterie dei partiti. Permette infatti di governare male con la scusa della mancanza di una maggioranza solida (ricordate i “mitici” anni ’80 della Milano da bere e del debito pubblico alle stelle?) e permette di scegliere i parlamentari senza dare la possibilità non solo di scelta agli elettori ma anche ai cittadini comuni di proporsi. Prova lampante la candidatura di Marianna Madia quale capolista del Pd nel Lazio: una perfetta raccomandata alla faccia dei proclami di Veltroni. Per non parlare dell’operaio Thyssen che sarà eletto in Piemonte: proprio non sentivamo la mancanza dell’ennesimo politico inadeguato. E dire che sono di sinistra….

  9. dylan70

    E che dire dell’articolo 28-bis, che proroga di un anno il termine di alienazione delle azioni possedute in eccesso al limite massimo (0,5% per cento del capitale, in base all’art. 30.2 del testo unico bancario)? Dopo avere affossato la riforma Benvenuto, la lobby delle popolari riesce a ottenere un altro importante favore: infatti, ove scadessero i termini, qualche azionista che si trova in situazioni contra legem sarebbe costretto a vendere pacchetti azionari ingenti. Se è vero che a giustificazione della proroghetta si potrebbero invocare le possibili ripecussioni di borsa per le banche popolari quotate, c’è il sospetto che il favore sia diretto, in realtà, alle varie categorie di azionisti (tra cui le fondazioni bancarie, altri investitori istituzionali, raider finanziari), che vengono in tal modo protetti da perdite immediate e potranno giovarsi di futuri rialzi di borsa.
    Più in generale, un aspetto che lascia perplessi in tutta la vicenda del milleproroghe è l’assoluto disprezzo dei regolamenti parlamentari, che satbiliscono criteri restrittivi di ammissione degli emendamenti in sede di conversione dei decreti-legge.

  10. mario maceroni

    Che dire dell’articolo 16 bis? Il PD, partito che si autodefinisce "nuovo", ha votato alla Camera il menzionato emendamento al decreto cosiddetto "milleproroghe" che sottrae le s.p.a. controllate dagli enti locali alla sacrosanta giurisdizione della Corte dei conti affidandola unicamente al giudice civile. Sono sicuro di essere tacciato (dalla casta) di qualunquismo sostenendo che la casta tende a perpetuarsi i privilegi, anche quello della irresponsabiltà nell’uso delle risorse pubbliche.

  11. alessandro spanu

    L’ottimo Maceroni mi ha preceduto.
    Aggiungo:la decisione di sottrarre le società quotate in borsa (ma controllate da enti pubblici) alla giurisdizione della Corte dei conti meriterebbe un approfondimento.
    La sensazione è “la casta” voglia mani libere per utilizzare queste società formalmente private ma sostanzialmente pubbliche come strumento clientelare.

  12. Nicola

    Spiegare il mondo dell’università a chi non ne fa parte è una cosa difficile, soprattutto perché l’immagine di comodo che spesso emerge dalla stampa d’opinione è solo quella di un mondo deteriorato nei valori dove impera la baronia dei grandi professori mentre il merito è raramente preso in considerazione. In realtà l’Università è lo specchio della nostra società dove coesistono realtà molto diverse. E’ tuttavia innegabile che si tratti di un sistema che abbisogna, come il nostro sventurato paese, di una rivoluzione copernicana che scardini le attuali dinamiche di accesso e progressione aprendo ad una vera valutazione del merito. Purtroppo, in questi ultimi mesi sembrava dovesse iniziare un primo timido cambiamento, ma in realtà non è cambiato nulla. Abbiamo assistito ad un finto reclutamento straordinario dei ricercatori, ad un’immotivata esclusione dalle stabilizzazioni dei precari, ad uno sblocco dei concorsi da ordinario ed associato con addirittura il ritorno alla doppia idoneità e, dulcis in fundo, alla prima interruzione per legge nella storia dei concorsi da ricercatore. In più occasioni il comportamento del Ministero dell’Università ha lasciato esterrefatti per approssimazione.

  13. FRANCESCO COSTANZO

    Non sono convinto che denunciare semplicemente l’approvazione delle leggi "ad personam" o altre azioni dei nostri politici sia sufficiente a cambiare qualcosa. Ormai i giornali sono pieni di denunce ogni giorno, nessuno si impressiona più, tantomeno i politici che ci governano da anni nel modo che sappiamo. Ormai ha preso piede nell’opinione pubblica l’idea che non c’è scelta e che, se proprio si vuole votare, bisogna votare per il "meno peggio", che possibilmente coincide con chi diminuisce le tasse/aumenta lo stipendio ai lavoratori… dobbiamo pur mangiare!! Bisognerebbe proporre ai cittadini una soluzione alternativa, sotto forma di iniziativa popolare, ed indicare loro una strada per poter davvero essere rappresentati, mediante il loro voto o le loro firme. Quando si vede tutti i giorni per anni la faccia sorridente di Berlusconi, il bel Casini, il nuovissimo Veltroni, i coerentissimi Fini e Bertinotti, e chi più ne ha più ne metta, si stenta a credere di poter uscire dal baratro!! Se in tutti questi anni non hanno mai cambiato nulla, come potranno iniziare a farlo adesso? Ora con le liste bloccate selezionano anche chi può candidarsi!! Viva la democrazia!

  14. luctam

    Ci sono anche altri segni di grosse inciucio. Però voglio ancora dare atto alla mia parte politica (l’altra è invotabile), di un progetto concreto di miglioramento. Non credo nel tutto subito, ma sto cercando di capire se le intenzioni saranno di massima rispettate nei fatti. Altrimenti e sarà la prima volta in 35 anni da elettore che non ha mai mancato un seggio di qualsiasi tipo, referendum inclusi, questa volta resto a casa. Ci vorrebbe all’uopo una legge che oltre a cancellare le vergogne emerse in questi giorni su rimborsi legati al passato ed a liste ormai inesistenti o quasi, ridimensioni il finanziamento elettorale in base ai voti validi. Forse ci sarebbe più attenzione a quello che pensano e che fanno gli elettori.

  15. Perlascandinava

    Il decreto 1000 proroghe non è stato votato da nessuno dell’opposizione!!! Soltanto la Lega si è astenuta (sic) avendo il decreto previsto perfino interventi di cassa integrazione per i lavoratori di Malpensa. Sull’odg della sinistra sulla redistribuzione del tesoretto tutta l’opposizione ha votato contro. Mi pare che di spazi per una grande coalizione non ce ne siano affatto, anzi, credo che se il cdx vincerà assisteremo all’applicazione del metodo del "non si fanno prigionieri!". In quanto alla legge elettorale, pregherei davvero chiunque, informato e in buona fede, di illustrarmi un solo sistema elettorale italiano che non avesse avuto le candidature blindate dalle segreterie di partito, falso maggioritario precedente compreso.

  16. Jacopo

    Egr. Dr. Boeri ho letto con piacere il suo articolo e alla fine come molti mi chiedo, vale la pena andare a votare? So che le motivazioni sono multiple, ma gradirei sentire le sue e forse non sono il solo. Cordialità

  17. G. Corbisiero

    Quando si riconoscerà che la riforma del titolo V della Costituzione e l’ampliamento delle competenze e delle autonomie degli enti locali – anche questa una esigenza più che mai bipartisan, in quanto sostenuta dal centrodestra, Lega in testa, e messa in atto dal centrosinistra – rappresentano il maggiore ostacolo di qualunque iniziativa politica che voglia seriamente, e non solo a chiacchiere, risanare la spesa pubblica? Fin quando non si reintrodurranno forme e organi di controllo veri sui poteri delle amministrazioni locali (perché il controllo dei cittadini è troppo labile, più labile nelle amministrazioni locali che in quella centrale, in quanto le scelte e le azioni di una Regione o di una Provincia il più delle volte sono completamente ignote all’elettore medio) le voragini di una spesa pubblica che di pubblico ha soltanto l’origine non potranno mai rimarginarsi.

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