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CARISSIMI FONDI

Un numero consistente di fondi pensione ha livelli commissionali che superano di molto la media del settore nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Oltretutto con risultati che non denotano peculiari capacità nella gestione finanziaria. Costi eccessivi possono avere conseguenze deleterie sull’entità del risparmio previdenziale. Una considerazione che dovrebbe far riflettere quegli operatori che sembrano avere individuato nella previdenza complementare una facile prospettiva di arricchimento, più che una nuova frontiera del risparmio gestito.

La conclusione della campagna volta a incentivare le adesioni alla previdenza complementare, sviluppatasi nel corso del 2007, è stata ampiamente commentata, soprattutto in relazione alla crescita del numero degli iscritti e del tasso percentuale di adesione. Aspetto quest’ultimo certamente importante per valutare l’efficacia della politica del settore, ma che rischia di divenire fuorviante se diventa l’unico parametro di giudizio su cui misurare successi e insuccessi delle azioni intraprese al riguardo in ambito politico, sindacale e finanziario.

DALLA PARTE DEGLI ISCRITTI

Chi scrive si è soffermato nei mesi scorsi sulla vulnerabilità dell’industria dei fondi pensione italiana, soprattutto con riferimento ai temi della consapevolezza degli iscritti quanto alle scelte di investimento che sono chiamati a compiere e alla possibilità di un effettivo discernimento della qualità dei prodotti disponibili sul mercato. Educazione previdenziale, autodisciplina degli operatori sono state le idee forza su cui si è cercato di costruire un ragionamento che ponesse al centro l’obiettivo di fondo del settore, cioè quello di assicurare una rendita previdenziale integrativa a una massa enorme di cittadini, che altrimenti rimarrebbero, nell’età anziana, privi di mezzi sufficienti a condurre un’esistenza dignitosa.
La crisi legata ai mutui subprime e il rischio della recessione hanno reso alquanto impervio il primo tratto di strada che i fondi pensione hanno percorso all’indomani della riforma. I risultati in termini di rendimenti per l’anno 2007 non saranno quelli sperati dai milioni di lavoratori che hanno dato la loro fiducia al sistema.
Né può bastare a rassicurare l’opinione pubblica l’argomento che invita a tenere presente come i risultati dell’investimento previdenziale siano valutabili solo nel lungo periodo. O l’altro che sottolinea come il trattamento di fine rapporto esponga esso stesso al rischio di rendimenti negativi in caso di inflazione superiore al 6 per cento.

COMMISSIONI E RISULTATI

La fiducia, i fondi pensione debbono guadagnarla sul campo, sia attraverso la massima trasparenza sia ponendo in essere comportamenti che diano il segno di una consapevolezza in ordine alla responsabilità sociale che assumono nei confronti dei loro iscritti.
A questo riguardo, non è possibile fare a meno di osservare che taluni operatori non hanno affatto dato buona prova di sé in questi ultimi mesi.
Guardando alla tavola relativa all’indicatore sintetico dei costi dei fondi pensione (Isc), pubblicata sul sito della Covip (www.covip.it), si nota che un numero consistente di forme previdenziali integrative presenta livelli commissionali che, a parità di rischiosità delle linee di investimento offerte, superano, nel breve, nel medio e nel lungo periodo, anche del quadruplo la media del settore. La cosa veramente preoccupante è che alcune di queste stesse costosissime forme, dalle prime indagini svolte, risultano conseguire rendimenti che, nel migliore dei casi, sono in linea con la media del settore, e in qualche caso si situano anche considerevolmente al di sotto della stessa
Di tal che l’ovvia domanda che si pone è quale possa essere la giustificazione per una struttura commissionale così anomala, quando i risultati non denotano peculiari capacità nella gestione finanziaria.
Al di là delle legittime conclusioni che ognuno può trarre sull’eticità di detti comportamenti, occorre rammentare che costi eccessivi possono avere conseguenze deleterie sull’entità del risparmio previdenziale. Si calcola che un individuo che aderisca a un fondo pensione, contribuendovi per un periodo di 35 anni, per ogni punto percentuale aggiuntivo di costo vede decrescere di quasi il 15 per cento la rendita pensionistica attesa.
È un dato che dovrebbe indurre una seria riflessione autocritica tra quegli operatori che sembrano avere individuato nella previdenza complementare più che una nuova frontiera del risparmio gestito, in cui profondere know how e passione sociale, una facile prospettiva di arricchimento.

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12 commenti

  1. Fabio

    Il punto da voi segnalato è delicatissimo, ma è forse marginale rispetto al problema dei rendimenti degli investimenti nei fondi. Forse potrebbe essere opportuno che la redazione della Voce analizzasse cosa ne è stato del TFR dei dipendenti che nel corso del 2007 hanno scelto fondi pensione alternativi al TFR all’Inps. Di fatto il governo ha obbligato i dipendenti a fare scelte per le quali non erano preparati, non sono in termini di comprensione del peso delle commissioni di gestione, ma anche di asset allocation di lungo periodo. La profonda crisi dei mercati ha sicuramente intaccato il risparmio di molte persone che probabilmente sono incosapevoli di ciò che sta accadendo al loro TFR. Avete informazioni a riguardo?

  2. MC

    Le chiedo: darebbe parte della sua pensione in pasto ai mercati finanziari senza alcuna "garanzia" di rendimento superiore alla rivalutazione del Tfr? In Italia, sa bene quanto sia difficile mettere tutti d’accordo…..ma su qs tema, invece ciò è avvenuto….tutti d’accordo…(sindacati-governo-imprenditori)….perché tutti ci guadagnano…tranne i giovani come me, che da un lato "mantengono" in vita i pensionati del sistema retributivo e dall’altro mi chiedono "sacrifici" senza alcuna miglioria nel ritorno dell’investimento ! Su 12 mio di lavoratori subordinati, oltre il 70% non ha aderito a qs forme….non vedo quindi di quale successo si possa parlare…meglio sarebbe stato, riformare gli enti previdenziali (da depositari a gestori di finanza a reddito fisso) e la fiscalità sulla liquidazione del Tfr trasformando quest’ultimo in vitalizio reversibile, sicuro e rivalutabile da accompagnare alla pensione contributiva.

  3. Augusto Piccinini

    Si sapeva che sarebbe finita così: la rendita dei fondi integrativi era poco appetibile dai lavoratori proprio per i risulati di queste gestioni affidate a dei comitati che lucrano prebende e con scarsa competenza. Ma perché non vengono affidati all’INPS che potrebbe contenere i costi ed avere più competenza degli amministratori provenienti molti da esperienze sindacali e non finanaziarie?

  4. Gianfranco Schiavo

    Come gia espresso in una trasmissione Rai, ritengo i fondi pensione una truffa ai danni dei lavoratori, che sono indotti o obbligati a versare i propri Tfr e oltre. Come state dimostrando con il Vostro scritto, ci sono gia ora, che siamo appena all’inizio delle gestioni, fondi in perdita. Investire i risparmi pensionistici in fondi mobiliari è una pazzia, che arrichisce solo i gestori e lasciera i lavoratori in mutande. I risparmi pensionistici vanno investiti in beni durevoli, possibilmente di pregio, perche i beni di pregio si rivalutano di piu delle case popolari…. Non possiamo far svolgere ai risparmi pensionistici la funzione di welfare. Ai gestori dei fondi, secondo me in malafede, i recenti crac non hanno insegnato nulla. Queste attività vanno sottoposte a rigorosissimi e competenti Enti di controllo, ammesso che in Italia si possa parlare di cose serie. Ringrazio Dio di non essere un lavoratore in attesa di pensione. Buon lavoro. Gianfranco Schiavo – Pd

  5. Casetti Flavio

    Dopo il tutti uguali e il mercato selezionerà i migliori, siamo ai primi consuntivi. Emerge che con l’utilizzazione di prodotti individuali in luogo di quelli collettivi, il lavoratore lascia per la strada annualmente uno a due punti percentuali di rendimento per i maggiori costi di gestione e di distribuzione, sacrificando sul lungo periodo, a parità di rendimento, dal 20 al 30% della prestazione finale. Che senso ha? Un rappresentante dell’ANIA ad un recente convegno evidenziava, correttamente, che si tratta di capire se eticamente il maggiore costo sia eticamente accettabile considerando che la vendita individuale da un plus di consulenza al lavoratore. Io sono convinto che se il lavoratore venisse messo a conoscenza dell prezzo finale della consulenza farebbe volentieri a meno di un’assistenza che, nel migliore dei casi, consiglia di ridurre il rischio con l’aumentare dell’età anagrafica, consiglio che in breve sarà senso comune e che qualunque delegato sindacale sarà in grado di dispensare. Con i FP Negoz.li meno asimmetrie e mercato più efficiente, perchè non sono "uguali".

  6. graziano monticelli

    Lei auspica passione sociale anzichè prospettiva di arricchimento.Perchè?Istituti di credito,SGR,società di gestione devono fare profitto, ed hanno come sponsor il Parlamento.E’ questo che io non capisco.I prospetti informativi,la pubblicità istituzionale,ecc.non sono stati sicuramente efficaci:perché non spiegare chiaramente la reversibilità che annullerà la rendita o la ridurrà sensibilmente senza consentirne a priori la misura? E cosa dire della aliquota IRPEF favorevole? Davvero pensiamo che negli anni a venire le rendite saranno tassate con aliquote dal 15% al 9%?La lascio con un ultimo quesito:considerato che nel futuro la pensione sarà determinata con il metodo contributivo anziché retributivo, perché oltre alla possibilità di lasciare il TFR in Azienda o di destinarlo ad un Fondo di Previdenza non è stata prevista anche la possibilità di destinarlo all’INPS sotto forma di contributi previdenziali unitamente a quelli mensilmente versati dal lavoratore e dal datore di lavoro?

  7. Bulgfarini Graziella

    Che i fondi sarebbero stati gestiti con l’unico scopo di fornire grandi guadagni ai gestori era scontato fin dall’inizio. Tutta la pubblicità fatta su questa forma di investimento complementare e’ stata una cosa orchestrata ad arte che porta incassi a chi gestisce in modo pessimo i quattrini altrui, dietro lauto compenso. Grande preoccupazione dovrebbe sollevare quanto giustamente voi scrivete. Ma nel nostro povero paese la verità e l’onestà non sono molto di moda da diversi anni. Il tutto aggravato da una informazione filtrata e sottomessa a chi detiene il potere economico, compresa la classe politica che, avvallando il finanziamento pubbblico a tutta la stampa nazionale ne impedisce di fatto la liberta’ di espressione. Le cose vanno male e tendono al peggio. La salvezza ci può venire solamente dall’Europa e dal suo controllo sulle cose italiane, altre vie di scampo non ne vedo. Il 13/14 Aprile la sottoscritta si recherà alle urne ma non mettera’ alcuna croce sulle schede. Bulfarini Graziella

  8. Andrea

    Credo che ci troviamo di fronte ad una coperta troppo corta che coprendo la testa ci scopre i piedi. Non credo che il problema principale sia il maggiore o minore rendimento dei fondi quanto la perdita di un valore culturale quale la liquidazione che spesso serviva da trampolino di lancio per le nuove generazioni (vedi acquisto di una casa o di un attività). Il dramma è che i nostri figli, io ho trent’anni, non potranno contare nè sulla nostra buonauscita nè, probabilmente, sulla nostra pensione che, nonostante l’integrazione del tfr, risulterà insufficente. Forse valutare correttamente l’inflazione potrebbe essere un buon punto di partenza.

  9. Mauro

    Ben vengano chiarimenti su rendimenti e costi, ma la questione che non si può eludere è che con il TFR il lavoratore godrà di tutto il montante accumulato, mentre con i fondi pensione sarà costretto ad accettare una rendita vitalizia, per almeno il 50% del montante accumulato. Con termini più brutali: con il TFR ho i miei soldi, magari pochi, ma tutti e subito. Con i fondi pensione no. La questione è tanto cruciale che ho visto operatori del settore spiegare i modi di ridurre il montante nel corso degli anni per restare sotto il limite dell’assegno sociale al pensionamento…

  10. Michele Orlandini

    Sicuramente non tutti i Fondi Pensione sono uguali. Non si svii però l’attenzione dalla loro funzione principe che è quella di costituire una previdenza complementare a quella obbligatoria. Qest’ultima sarà necessariemente più magra sia per fattori oggettivi demografici, sia per una certa miope resistenza degli adulti/anziani di oggi verso un sistema diverso (non più retributivo, con maggiore durata dell’età lavorativa, con meno reversibilità, etc) più equo verso le giovani generazioni.Si ricordi poi che la destinazione del tfr è stata ed è una scelta: si dovrebbe lamentare chi questa possibilità di scelta non ce l’ha. Infine sono del tutto fuori luogo i raffronti tra tfr e fondi pensione se non fatti per classi di attivo omogenee e su orizzonti temporali coerenti: per i più avveduti i rischi dei mercati finanziari di oggi appaiono come le opportunità del domani; per i più conservativi appaiono invece come monito della moderna finanza o dell’attuale capitalismo. Il bello è che tutti possono essere soddisfatti nelle loro scelte ed essere coerenti con i propri pensieri.

  11. maurizio

    Perchè ai fondi pensione aperti , pip o ad altre forme pensionistiche simili, non viene imposta una commissione zero in caso di resa media annua inferiore dei bot? Visto che i gestori (se sapessero fare il loro mestiere in maniera adeguata) dovrebbero sapere sfruttare le occasioni di acquisto e rivendita dei titoli per una migliore resa, poi in base alla plusvalenza rispetto al riferimento, una commissione crescente, in maniera di premiare in maniera adeguata i migliori gestori, ritengo assurdo che io debba pagare una commissione, e il gestore mi da una resa negativa, a perdere il valore del mio investimento sono capace anche io .

  12. Gabriele

    E’ da tempo che mi chiedo che senso ha andare a regalare soldi, ovvero commissioni, a dei gestori che non riescono neanche ad ottenere il rendimento di un semplice titolo di stato scelto a caso. Perché non dare la possibilità al cittadino di costruirsi da sè la pensione? Perchè non dargli la possibilità di dedurre una percentuale di quello che investe in titoli di stato o equiparati, ovviamente documentando. E poi reinvestire il flusso cedole in etf obbligazionari o, perchè no, anche in etf azionari. Mi sono reso conto "sul campo" che non esisterebbe piano pensione più a "buon mercato", più "garantito" e infine "più remunerativo" di questo! Fate scegliere ad una scimmia una serie di titoli di stato, farà meglio di un gestore di fondi!

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