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SPESA PER IL SUD, SI CAMBIA

La manovra economica del governo dà un giudizio implicito, ma impietoso delle politiche di riequilibrio territoriale finora adottate. E infatti i risultati conseguiti nel Mezzogiorno nel ciclo di programmazione 2000-2006 sono sconfortanti. Ora, la manovra centralizza le risorse, proponendo di concentrarle su un limitato numero di interventi di rilevanza strategica nazionale. Il disegno governativo sarebbe più comprensibile, tuttavia, se indicasse precisi criteri di valutazione per selezionare i progetti, come vogliono anche le regole europee. Qualche dato in più.

L’ultimo Dpef e il decreto legge 112/2008 che anticipa la manovra economica e assorbe parte dei contenuti del disegno di legge “collegato” rivelano un giudizio negativoimplicito dell’attuale governo sulle politiche di riequilibrio territoriale finora in atto, che può essere riassunto in tre punti:

a)      sostanziale difficoltà se non impossibilità delle risorse confluite nel Fas, Fondo aree sottoutilizzate, a essere utilizzate nei tempi previsti e in maniera proficua per ottenere quegli effetti di riequilibrio territoriale attesi nell’ambito dell’attuale politica regionale;
b)      gravi errori nella programmazione finanziaria relativa al ciclo 2007-2013, con particolare riguardo al rischio di dispersione delle risorse e a un eccessivo frazionamento dei programmi e delle decisioni;
c)      gravi errori di programmazione e di attuazione nel ciclo 2000-2006, tali da comportare il rinvio della spesa di circa 14 miliardi di risorse, attraverso l’utilizzo nei programmi comunitari di progetti già dotati di finanziamento su altre fonti con lo scopo di ottenere il rimborso a valere su fondi strutturali e cofinanziamento nazionale (cosiddetti “progetti sponda”), senza perdita di risorse. (1)

SPESE RIDOTTE

Il Dpef riduce in maniera drastica le stime di spesa in conto capitale rispetto al precedente quadro tendenziale del mese di marzo; e il quadro programmatico accentua la diminuzione in valore assoluto già prevista dal tendenziale. (2) Non solo dunque non vi sarebbe un rifinanziamento delle leggi di spesa in conto capitale, ma si opererebbe una riduzione delle dotazioni a legislazione vigente.
La riduzione delle spese in conto capitale non sembra però modificare gli obiettivi di potenziamento del sistema infrastrutturale e di sviluppo delle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno che caratterizzano il programma del governo e che vengono perciò confermati. È qui in discussione l’efficienza di tali spese e il loro “cattivo” utilizzo: si ritiene evidentemente che possono essere raggiunti i medesimi obiettivi con minore spesa.
Una delle componenti più rilevanti del decremento della spesa è rappresentata proprio dai fondi per il riequilibrio territoriale, che secondo la manovra economica di giugno dovrebbero diminuire di 7,7 miliardi nel triennio 2009-2011.
Se ne deduce che le spese destinate al riequilibrio territoriale sono tra quelle considerate più inefficienti e pertanto soggette a una drastica riduzione.
Sul versante della programmazione delle risorse per le aree sottoutilizzate, il governo si è mostrato a tal punto insoddisfatto di quanto finora impostato e avviato da procedere alla stesura di due articoli in cui si prefigura una drastica riprogrammazione della spesa, concentrando le risorse su un limitato numero di interventi di rilevanza strategica nazionale. (3) Viene anche istituito un fondo per il finanziamento di interventi finalizzati al potenziamento della rete infrastrutturale nazionale alimentato con gli stanziamenti nazionali assegnati per l’attuazione del Quadro strategico nazionale (Qsn) per il periodo 2007-2013. (4)
Al di là dei dettagli, il significato di tale misura è chiaro: viene smentita e ripudiata in un colpo solo l’intera attività degli ultimi tre anni di predisposizione del ciclo di programmazione 2007-2013 giudicata anche in questo caso dispersiva con i suoi sessantasei programmi e poco efficace. Tale attività aveva coinvolto numerose amministrazioni nell’ultimo triennio e in particolare il dipartimento per le Politiche di sviluppo (Dps) del ministero per lo Sviluppo economico.
Impietoso è anche il giudizio sulla programmazione 2000-2006. Infatti, un ulteriore articolo del provvedimento stabilisce una ricognizione delle risorse affluite alle amministrazioni attraverso il meccanismo dei “progetti sponda” e opta per una riprogrammazione in cui siano definiti criteri per la selezione e modalità di attuazione degli interventi “che consentano di assicurare la qualità della spesa e di accelerarne la realizzazione anche mediante procedure sostitutive nei casi di inerzia o inadempimento delle amministrazioni responsabili”.
Probabilmente, si può concordare sui giudizi impliciti espressi dal governo, peraltro già in parte formulati dal precedente esecutivo, che però non aveva previsto alcuna sanzione. Infatti, i risultati conseguiti finora in termini di riequilibrio territoriale per il ciclo 2000-2006 sono sconfortanti, per non dire nulli. E l’impostazione del nuovo ciclo di programmazione 2007-2013 risente di tutti gli errori e le carenze già notate in passato. La riprogrammazione, dunque, potrebbe rappresentare l’occasione per un effettivo aumento di efficienza nell’uso delle risorse, a patto però che siano resi noti criteri, parametri e vincoli da adottare, dando possibilmente razionalità alle scelte pubbliche.

DIPARTIMENTO DA RIORGANIZZARE

Naturalmente vi sono implicazioni importanti derivanti dalle attuali scelte governative.
Tra esse, andrebbe forse segnalata la profonda ristrutturazione, fino a una eventuale chiusura, del Dps, principale organismo responsabile della nefasta esperienza della “nuova programmazione”, fatta di burocrazia, di mille inutili procedure e di un ingiustificato ottimismo, fattori che hanno comportato spreco di risorse e grave disattenzione per l’utilità e l’efficacia delle iniziative da finanziare. (5)
Le scelte di bilancio andrebbero comunque esplicitate attraverso la formulazione di una nuova policy comprensiva delle correzioni da apportare all’approccio programmatorio fin qui seguito. Inoltre, il disegno governativo sarebbe più comprensibile, e condivisibile, se indicasse, ad esempio, una “soglia minima quanti-qualitativa” per i progetti da avviare, il ricorso all’analisi costi-benefici per i grandi progetti, come vogliono anche le regole della Commissione europea, oltre al buon senso, il raggiungimento di determinati valori-obiettivo, una efficace procedura di verifica dei risultati, e così via.
Infine, la strategia governativa dovrebbe affrontare i principali nodi irrisolti che sembrano essere ancora quelli della qualità della programmazione e della sua scarsa operatività, delle modalità di scelta dei progetti e dei tempi di realizzazione dei medesimi.

(1) Evitare la perdita di risorse corrisponde però a non realizzare interventi per quel determinato ammontare nei tempi previsti dalla programmazione comunitaria (e nazionale). Quindi il meccanismo, in ultima analisi va a scapito della possibilità di riequilibrio della dotazione infrastrutturale delle aree sottoutilizzate, i cui investimenti risultano di fatto inferiori a quanto sarebbero stati utilizzando pienamente i fondi strutturali.
(2) In parte ciò è dovuto agli effetti del decreto legge 93/2008 (decreto Ici) e in parte a una riconsiderazione del grado di utilizzo delle risorse assegnate rispetto a precedenti ipotesi.
(3)Vedi anche ministero per lo Sviluppo economico, Piano triennale per lo sviluppo.
(4) Documento di indirizzo strategico e di organizzazione della politica regionale, approvato dalla Commissione europea nel luglio del 2007.
(5) La ristrutturazione è del resto iniziata con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dei regolamenti del nuovo ministero per lo Sviluppo economico

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QUALCHE DATO IN PIU’

  1. f.arcarese

    Che l’attuale programmazione non fosse esaltante ci può stare, ma la riporgrammazione del fondo aree utilizzate, decisa di imperio, annulla più di due anni di lavoro delle regioni, il tutto per far convergere le risorse su progetti megalomani e quantomeno dubbi (rispolverando la lista dei sogni della legge obiettivo). Tutto ciò avviene nel più totale spregio dell’autonomia regionale e con l’assenso dei nordisti non interessa perchè a loro non andava granchè di questo fondo e, alla fin fine, si è federalisti solo quando conviene.

  2. salvatore modica

    Era sbagliata solo la programmazione, o anche debole la capacita’/volonta’ attuativa dei centri decisionali locali? baci a tutti, e buona fortuna a Nones e Kehrer sm

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