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Autore: Claudio Virno Pagina 1 di 3

Claudio Virno si è laureato in Economia e Commercio all’Università “la Sapienza” di Roma e in seguito ha proseguito gli studi di finanza pubblica usufruendo di varie borse di studio e contratti di ricerca. Ha collaborato con numerosi centri di ricerca e ha svolto incarichi di insegnamento presso l’Università Bocconi di Milano. E’ stato componente del Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici del Ministero del bilancio (poi, dell’economia). Attualmente è consulente di enti pubblici e privati (tra cui, Confindustria e la Presidenza della Repubblica). I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente la spesa pubblica, i programmi di sviluppo, la valutazione degli investimenti e le problematiche connesse al bilancio dello Stato.

È un film già visto questo nuovo Piano Sud

Il Piano Sud presentato dal governo non affronta né risolve le questioni principali. Anche l’obiettivo di accelerare la spesa non sembra raggiungibile. Perché non c’è alcuna sostanziale modifica nei meccanismi della programmazione nazionale ed europea.

Quanti luoghi comuni sulle analisi costi-benefici

Le analisi costi benefici sono necessarie per misurare gli effetti economico-sociali dei progetti e la loro convenienza. Alla politica spetta però il compito di dare indicazioni chiare su regole di calcolo, parametri e assunzioni per ciascun settore.

Due nuove strutture per gli investimenti pubblici

La manovra prevede due nuove strutture per il coordinamento degli investimenti pubblici. Con alcuni correttivi, potrebbero contribuire a risolvere le attuali carenze amministrative nella gestione delle prime fasi del “ciclo del progetto”.

Come spendere di più e meglio nelle opere pubbliche

Per favorire la crescita non basta aumentare gli investimenti pubblici, servono interventi di qualità. Oggi però le amministrazioni hanno scarsa capacità di programmazione e la loro riforma richiede tempo. La soluzione è creare una “struttura speciale”.

Come usare bene la flessibilità sugli investimenti

Per stimolare l’economia europea nel breve termine è stata proposta un’espansione temporanea degli investimenti pubblici nei paesi con un rapporto debito-Pil sotto il 3 per cento. È però indispensabile una accurata preparazione dei singoli progetti.

Come usare male la flessibilità sugli investimenti

Sugli investimenti pubblici il governo ha fatto previsioni errate e non ha mantenuto gli impegni presi con l’Europa quando ha chiesto la clausola di flessibilità per il 2016. Ma il fatto più grave è non aver saputo usare le risorse per la crescita.

Vecchie logiche nei patti per il Sud

I patti per il Sud proposti dal governo non sono una nuova modalità di programmazione. Si limitano a ripresentare liste di progetti predisposte senza criteri di razionalità economica. Né sono previste risorse aggiuntive. La riedizione della fallimentare programmazione negoziata degli anni Novanta.

Il bluff della flessibilità sugli investimenti

Il governo ha chiesto all’Europa di attivare la clausola di flessibilità sugli investimenti. Ma le cifre indicate nei documenti per il cofinanziamento nazionale sono ottimistiche. Risorse effettivamente spese nel ciclo precedente e misure inadeguate a risolvere i problemi che ne ritardano l’impiego.

Per crescere servono investimenti pubblici. Di qualità

Se l’obiettivo della prossima legge di stabilità è potenziare la crescita, il governo dovrebbe approvare alcune misure non finanziarie che favoriscano un più efficiente processo di spesa degli investimenti pubblici. Nel nostro paese problematiche diverse rispetto alle altre economie avanzate.

Aree sottoutilizzate: siamo ancora all’anno zero

La relazione allegata al Def sugli interventi nelle aree sottoutilizzate non contiene nessuna novità. Conferma i ritardi di spesa. E alle nuove strutture previste mancano proprio le funzioni tecniche ed economiche che le renderebbero efficaci. Poca attenzione alle novità in arrivo dall’Europa.

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