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IL RISCHIO DI SCARICARE IL RISCHIO

La corsa dei governi europei a garantire i depositi della clientela presso le banche non sembra l’obiettivo giusto: la crisi ha sinora colpito il sistema interbancario. Vi è un problema di aspettative e le banche non si prestano più liquidità. Una situazione molto delicata che apre nuovi scenari. E che potrebbe richiedere anche soluzioni estreme, come l’estensione della garanzia statale ai depositi interbancari.

In questi giorni stiamo assistendo ad una corsa dei governi europei a garantire i depositi della clientela presso le banche. Ha aperto la strada l’Irlanda, seguita dalla Germania, dall’Inghilterra, dall’Italia, dalla Spagna e da altri ancora. Ma è veramente l’obiettivo giusto? Non sembra, per una ragione molto semplice. La crisi di fiducia che ha colpito il sistema bancario mondiale fin dall’agosto del 2007 non ha coinvolto – finora – la clientela. È stata una crisi tutta interna al sistema bancario e finanziario. Fin dal 9 agosto 2007, i tassi d’interesse sul mercato interbancario sono schizzati a livelli molto al di sopra di quelli desiderati dalle banche centrali (al di là delle scadenze brevissime). Cosa ancora più grave, gli scambi si sono rarefatti, rendendo difficile per una banca trovare prestiti da altre banche. In altre parole, sono le banche stesse a non fidarsi più delle altre banche. Il fenomeno è divenuto sempre più acuto, fino agli avvenimenti di questi ultimi giorni, in cui il sistema finanziario sembra bloccato.

I VANI TENTATIVI DELLE BANCHE CENTRALI

Le banche centrali hanno tentato di riattivare il circuito dei prestiti interbancari in vari modi: agendo sul livello dei tassi ufficiali, sulla quantità di prestiti forniti alle banche, sulle modalità tecniche di intervento sul mercato monetario. A distanza di più di un anno dallo scoppio della crisi, sembra che tutti questi tentativi abbiano avuto scarso successo. Perché? Il motivo è che la crisi di fiducia ha la sua radice in un problema di aspettative, che le banche centrali non sono riuscite a risolvere.
Come insegna la teoria economica (1), il mercato dei depositi bancari è soggetto a due equilibri: uno “buono” e uno “cattivo”. In quello buono, ciascun depositante si aspetta che tutti gli altri non ritirino i loro depositi, se non per le loro effettive necessità. In quello cattivo, ciascuno si aspetta che tutti gli altri ritirino i loro depositi, in preda ad una crisi di fiducia: in questo caso è razionale per ciascuno correre a ritirare i soldi dalla banca prima degli altri, e la crisi di fiducia diventa una profezia che si “auto-realizza”. Il mercato interbancario non sfugge a questa legge: se ogni banca si aspetta che le altre non siano disponibili a prestare soldi sul mercato interbancario, si tiene ben strette le sue riserve liquide e non le presta alle altre; così il mercato si blocca. Perché il mercato riprenda a funzionare bisogna che le aspettative si capovolgano, facendo prevalere l’equilibrio buono, quello in cui ogni banca è disposta a prestare denaro perché sa che, in caso di bisogno, non avrà problemi a prenderlo a sua volta a prestito sul mercato.

GARANZIE STATALI CONTRO LA CRISI DI LIQUIDITA’

Come capovolgere le aspettative? Posto che le banche centrali non sembrano in grado di farlo, non resta che tentare una soluzione estrema: dotare i depositi interbancari di una garanzia statale. Questa garanzia potrebbe ripristinare la fiducia delle banche nel mercato interbancario, consentendo a questo di rimettersi in moto (passando dall’equilibrio cattivo a quello buono). Si noti che, se la soluzione funzionasse perfettamente, la garanzia non costerebbe nulla: se grazie alla garanzia nessuna banca incorre in una crisi di liquidità, nessun intervento dell’assicurazione si rende necessario.
Naturalmente la realtà non funziona così bene: è possibile che qualche intervento si renda effettivamente necessario, generando elevati costi per lo Stato. Tuttavia, questa obiezione ha una contro-obiezione. Se non si dà alcuna garanzia ex ante, si aumenta il rischio che la crisi di liquidità si aggravi e porti all’insolvenza di alcune istituzioni, costringendo le autorità ad organizzare ex post un intervento di salvataggio, incorrendo così in costi comunque elevati – forse ancora maggiori (si vedano i numerosi interventi già effettuati sia negli USA sia in Europa).

UN RIMEDIO ESTREMO: ASSICURARE I DEPOSITI

I depositi interbancari sono normalmente esclusi dai sistemi di assicurazione, come previsto dalla Direttiva europea in materia (2), per due motivi. Primo, per un problema di credibilità: se si dovesse rendere necessario un intervento generalizzato dell’assicurazione, sarebbe sostenibile? Se la risposta a questa domanda è negativa, e probabilmente lo è, è chiaro che la garanzia è una promessa “vuota”, e perde in buona parte la sua funzione. Rimane solo la speranza che l’assicurazione sia sostenibile qualora debba intervenire in favore di singole istituzioni in difficoltà, per quanto di dimensioni rilevanti. Secondo, per un problema di moral hazard: facendo affidamento sull’assicurazione, ciascuna banca perde l’incentivo a controllare il rischio di controparte sul mercato interbancario; il mercato perderebbe così una sua importante funzione, quella di imporre una “disciplina” ai partecipanti.
Queste motivazioni sono sicuramente fondate e rendono opportuno, in tempi normali, escludere i depositi interbancari dai sistemi di assicurazione. Tuttavia, vale la pena di riflettere sulla opportunità di derogare a questa regola generale in circostanze eccezionali, come quelle che stiamo vivendo.

(1)Si veda: Diamond D. e Dybvig P. (1983): “Bank runs, deposit insurance, and liquidity”, Journal of Political Economy, vol 91, pp 401-419.
(2) Dir. 94/19/CE del 30 maggio 1994 (art. 2).

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13 commenti

  1. CARLO CATALANO

    Se la crisi di fiducia nasce dall’aspettativa che i privati non riescano a rimborsare i mutui alle banche, perchè, anzichè aiutare direttamente le banche, non si prende in considerazione l’idea di aiutarle indirettamente garantendo da parte dello Stato i mutui ipotecari ed imponendo contestualmente alle stesse a fronte di detta garanzia il costo di una riduzione di tasso sui mutui contratti fino al momento in cui viene annunciata e resa immediatamente operativa detta misura? Gli effetti sarebbero la riduzione delle insolvenze dei privati, poichè una parte di essi potrebbero sopportare le rate rideterminate sulla base del minor tasso, e l’annullamento della predetta aspettativa negativa a seguito della garanzia statale sul rimborso dei mutui. Tuttavia, come al solito, si preferisce aiutare il soggetto più forte e qualificato, che dovrebbe invece sopportare maggiori responsabilità, invece di aiutare le famiglie che si trovano in difficoltà. Credo che la logica della politica prescelta non sia distante da quella che ha generato la crisi ed in particolare modo alle politiche fiscali degli ultimi 15 che hanno redistribuito il reddito verso l’alto anzichè verso il basso.

  2. Massimo GIANNINI

    L’analisi e soluzione suggerita dall’autore è semplice, praticabile e probabilmente va al centro del problema se attuata sotto stretta vigilanza e controllo dei conti delle banche. C’è da domandarsi se le banche non si fidano più una dell’altra significa che qualcuno ha pigiato sul tasto di autodistruzione del sistema bancario. Significa anche che la maggior parte erano al corrente di cosa si stesse facendo sul mercato bancario e la situazione è ora fuori controllo. La soluzione radicale sarebbe di creare nuove banche con fondi freschi che iniziano gradualmente a ricostruire il sistema, lasciando fallire le altre, e reintroducendo elementi di fiducia. La liquidità sembra esserci il problema é che non circola e si é ridotta fortemente la velocita di circolazione della moneta che rimane bloccata in conti di deposito o è drenata da emissioni di titoli pubblci.

  3. Alfa

    Sono d’accordo con quanto affermato dall’articolo e vista l’attuale situazione, non sarebbe il caso di costituire una Clearing House sullo stile di quelle attive nel campo dei Futures al fine di garantire meglio il sistema?

  4. gotti alessandro

    Il vero problema della crisi è il blocco del mercato interbancario, in sostanza le banche non si prestano la liquidità e l’unica controparte è rimasta la banca centrale. Piuttosto che spendere risorse statali in altri salvataggi che poco aiuteranno, si deve cercare di risolvere il problema alla radice ovvero eliminare la sfiducia fra gli operatori dell’interbancario. Ora come ora l’unica controparte in cui si riscontra da parte degli operatori fiducia sono gli stati. Se questi costituissero un fondo a livello mondiale gestito per esempio dall’Fmi di garanzia del mercato interbancario (una sorta di cassa compensazione e garanzia per garantire il buon fine delle operazioni) il tasso interbancario dovrebbe ridursi notevolmente e il sistema del prestito tra banche riprendere in modo efficace. Il costo sarebbe nullo perche se il sistema dei prestiti riprende i fallimenti saranno evitati a meno di rari casi. anche se questo puo essere risolto non dall intervento del fondo ma di altre banche virtuose che rilevando la banca fallita garantiranno i depositi a loro volta. Il pericolo del moral hazard esiste ma in una fase critica come questo il moral hazard è un problema secondario.

  5. Arnaldo Mauri

    Condivido pienamente la proposta di Baglioni anche per motivi etici. Oggi in Italia vi sono banche di piccole e medie dimensioni, spesso a carattere prevalentemente locale, che hanno un eccesso di raccolta rispetto agli impieghi diretti e che quindi si presentano come datori di fondi sul mercato interbancario. Queste banche, anche per ragioni dimensionali oltre che per mentalità tradizionale dei manager, non si sono cimentate con prodotti finanziari innovativi e rischiosi ed hanno mantenuto un comportamento virtuoso rinunciando all’attrazione degli elevati guadagni. Sarebbe immorale, oltre che sbagliato, che questi istituti pagassero per le colpe degli altri.

  6. Marco Solferini

    Quella dell’assicurazione mi pare una ipotesi che, per quanto rischiosa, sarebbe da tenere in debito conto. Ovvio che a mali estremi.. Ma la saggezza popolare non ha mai peccato di ottimismo, se non quanto di scarsa virtude, pertanto, la misura d’emergenza dovrebbe essere coadiuvata da un iniezione di novità e prevedere che l’assicurazione stessa si converta successivamente in un prodotto più conosciuto ad un mercato maturo e, mi permetto la rima, duraturo. La frenesia con cui hanno agito le banche centrali è il presente di un passato prossimo caratterizzato da un risiko di potere che ha cercato di esprimere la propria lobby di controllo e quindi applica militarmente il motto: "azione uguale reazione"; come la storia ci ha insegnato da quasi 2000 anni, quando una simile impostazione fallisce (e di solito è questa l’inevitabile epilogo) allora si torna alla più classica concertazione. In tutto questo apocalittico scenario c’è forse una nota positva: l’Europa era una tigre di carta perchè battezzata con la carta e con la penna, ma non dal cuore degli Europei, forse un unione finanziaria può partorire quello che di solito generavano le guerre: una nazione più unita e consapevole.

  7. Vince

    Mi dispiace, ma non sono d’accordo. Se da un lato tutelare i depositi dei risparmiatori ha senso (perché visto il ruolo che le banche svolgono nella società capitalistica è l’unico modo per ridurre al minimo le conseguenze sociali di una crisi, salvando tra l’altro chi non ha colpa), dall’altro tutelare i depositi interbancari metterebbe il mercato in condizioni da non poter più trovare gli equilibri di sistema. Ora, se il nostro obiettivo è ottenere un mercato bancario migliore, dobbiamo saper affrontare questa crisi temporanea e attendere che si stabilizzi in maniera naturale, selezionando perdenti e vincitori. Se il nostro obiettivo è tamponare la crisi, perché non vogliamo che ci sia, allora dovevamo pensarci prima. Le "circostanze eccezionali" di questo momento altro non sono che un naturale aggiustamento di un disequilibrio. Per intenderci, le cose andavano male "ieri", non "oggi".

  8. Rita Trifiletti

    Credo che garantire i depositi resti comunque un obiettivo giusto, diversamente si rischierebbe, in questi tempi incerti, di sovrapporre ai problemi dell’interbancario anche la corsa agli sportelli. Non solo ma, secondo me, è necessario farlo preventivamente, se ci fossero già tensioni sui depositi nessuna garanzia le fermerebbe. Sicuramente estendere la garanzia statale ai depositi interbancari elimina il problema della sfiducia, tuttavia prima di arrivare a tanto, non potrebbe la BCE ammettere tutte le banche alle aste di rifinanziamento? Fare attivamente operazioni di fine tuning? E ancora, non crede che un obbligo a dichiarare sia la disponibilità di liquidità che i criteri di valutazione dell’attivo, garanti le Banche centrali di questa dichiarazione, potrebbe riportare fiducia oltre che sull’interbancario anche in borsa?

  9. luigi

    Proverbio spagnolo per spiegare cosa sta succedendo tra le banche: non si fidano più perchè ognuno sa cosa ha seminato in giro. A cambio di cosa i cittadini dovrebbero tenere in vita il moribondo che ha provocato il danno? Tasse? Situazione delicata, soluzione proposta, scabrosa. Personalmente non ho mai visto delle mosche abbandonare il negozio del pasticcere. Il governo deve spruzzare insetticida proteggendo i pasticcini e non offrire altri pasticcini gratis alle mosche. A quanto pare un bocconiano fatica molto a uscire dalla gabbia epistemologica debito-tasse-nienteincambio!

  10. Babila Rossi

    Penso che bisogna obbligare le Banche ad agire in un certo modo. I governi garantiscono che le banche non falliranno, ma io azionista della banca non voglio perdere i miei quattrini la banca non fallisce, ma io ho perso tutto, e allora? Allora agiamo sui depositi: la banca ha bisogno dei depositi per vivere, allora io governo garantisco i tuoi depositanti solo se tu banca agisci come ti indico ne consegue. Basterebbe una norma che garantisce i depositi delle Banche solo alle Banche ‘virtuose’ cioè quelle che si affacciano all’interbancario praticando uno spread ragionevole. Nessuna Banca può permettersi in questo momento di non essere virtuosa. E’ vero che le banche potrebbero non prestare più nulla, ma anche qui garanzia per i depositi solo se vi sono certi ratio di impieghi. E’ evidente che l’elenco delle banche virtuose dovrebbe essere pubblico.

  11. claudia lolly

    La FED nei giorni scorsi ha istituito un fondo, garantito dallo stato, con l’obiettivo di rendersi acquirente della carta commerciale (a 1, 2, 3 mesi) che rappresenta la fonte principale di finanziamento delle banche nello short term. Tale iniziativa entrerà in vigore la prossima settimana e sarà risolutiva per le banche US. Infatti, la diffidenza reciproca ha inaridito in misura definitiva il reciproco finanziamento tra le banche con il rischio che non disponendo più di garanzie (il cosiddetto collateral), gli istituti di credito si trovino anche nell’impossibilità di partecipare alla aste federali (che come noto richiedono garanzie). Garanzie sono richieste anche dalla marginal lending facility, finanziamento di ultimissima istanza. La BCE potrebbe essere il soggetto adatto alla costituzione del fondo e i governi nazionali lo potrebbero garantire. A tempo: diciamo sei mesi.

  12. giuseppe

    In Italia le banche meglio falle fallire. Hanno un sistema operativo vecchio. Non hanno mai creato posti di lavoro anzi distrugono posti di lavoro e ora che sono in dificolta’ chiedono aiuto allo stato. Siamo ancora cittadini ingannati dalle banche.

  13. Mauro Formaggio

    Le banche non si fidano più l’una dell’altra e non si prestano denaro? Ma se il sistema bancario è a somma zero, come dev’essere, per ogni banca che si trova drammaticamente a corto di liquidità (e non la trova) ce ne sarà un’altra che si trova con un eccesso di quella stessa liquidità (e non la presta, come prima): forse sarebbe più semplice per le autorità di vigilanza (banche centrali, governi) e più efficace coordinarsi per agevolare (o promuovere attivamente) la migrazione degli impieghi delle banche "corte" (non più finanziabili) verso le banche "lunghe" di liquidità. E limitarsi a garantire – a certe condizioni e dopo indagine – certi crediti incagliati, o problematici. Così almeno non si penalizzerebbero le banche virtuose, o fortunate, anzi si premierebbero con un meritato sviluppo del loro business (viceversa per le altre) e si surrogherebbe la sostituzione che dovrebbe avvenire in un mercato normale. A meno che i prestiti interbancari non siano oggetto di qualche circolo vizioso, per cui il credito ottenuto dalla banca "corta" non possa dar luogo a sua volta ad un credito maggiore verso altre banche, e così via: spero proprio di no.

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