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La crisi dei mercati finanziari si trasferisce all’economia reale. Tra qualche mese inizieranno le vere e proprie riduzioni di personale e i primi a essere colpiti saranno i circa quattro milioni e mezzo di lavoratori precari. Per questo l’Italia ha urgente bisogno di introdurre un sussidio unico di disoccupazione, a cui si acceda indipendentemente dal tipo di contratto con cui si è stati assunti. Dove trovare le risorse? Sufficiente utilizzare i fondi destinati in via sperimentale alla detassazione degli straordinari, un provvedimento che diminuisce l’occupazione.

Ci siamo. La crisi dei mercati finanziari, come temuto, si sta trasferendo all’economia reale. Due sono i principali canali di trasmissione. Il primo è il crollo della fiducia dei consumatori e delle imprese, tornata ai livelli minimi della recessione del 1993. Questo significa rinvio di piani di consumo e di investimento. I dati sulla produzione industriale a settembre rilasciati ieri dall’Istat (-5,7 per cento) sono eloquenti; quelli sugli ordini nelle imprese manifatturiere (saldo sceso a -36 rispetto a -28 nel mese precedente) resi noti dal Centro studi Confindustria fanno pensare che il calo della produzione continuerà nei prossimi mesi. Il secondo canale è quello della stretta creditizia alle imprese. L’ultimo sondaggio congiunturale svolto da Banca d’Italia indica che oltre il 40 per cento delle imprese intervistate a cavallo tra metà settembre e metà ottobre segnala un inasprimento delle condizioni di accesso al credito, con un impatto negativo sulla realizzazione di piani di investimento e sull’occupazione. Nel frattempo, le persone in cassa integrazione straordinaria sono aumentate del 5 per cento da inizio anno e quelle in cassa integrazione ordinaria addirittura del 68 per cento, mentre la disoccupazione rilevata dall’Istat era già aumentata nel secondo trimestre del 2008, invertendo una tendenza al ribasso ormai di un decennio.

PRECARI, I PRIMI A PAGARE

Il crollo dei corsi azionari ha colpito meno di una famiglia su cinque in Italia, e ha interessato soprattutto quelle più ricche. La crisi dell’economia reale e l’aumento della disoccupazione sono invece destinati a riguardare la maggioranza delle famiglie italiane e soprattutto i più deboli. Nella precedente grande recessione, quella del 1992-93, la povertà è quasi raddoppiata in Italia. Tra qualche mese inizieranno le vere e proprie riduzioni di personale e i primi a essere colpiti saranno i circa quattro milioni e mezzo di lavoratori precari.
La ragione è molto semplice. Quando un contratto è a tempo determinato, per interrompere un rapporto di lavoro non si deve nemmeno licenziare, poiché è sufficiente che un’impresa non rinnovi il contratto alla scadenza. I lavoratori che saranno più danneggiati dall’arrivo della crisi appartengono a quella crescente fascia di lavoratori che già oggi hanno una retribuzione inferiore alla media e che non hanno accesso ad ammortizzatori sociali, a ferie pagate e a maternità.
La prima riforma da fare è quella degli ammortizzatori sociali, per poter vivere in modo meno drammatico la recessione globale alle porte, riducendo i costi sociali della disoccupazione.  Dobbiamo paradossalmente augurarci che proprio per la gravità della situazione economica, questa volta si riuscirà a riformare veramente gli ammortizzatori. Spesso nei periodi di forte crisi si riescono a fare riforme che non sembrano possibili in tempi normali.

IL GOVERNO PENSA SOLO AGLI STRAORDINARI

Ma il governo sin qui ha pensato ad altro. Ha detassato gli straordinari e intende mantenere questa misura anche nel 2009. È un provvedimento che riduce l’occupazione. Un recente studio di Banca d’Italia mostra che il 25 per cento delle imprese che intende fruire di questa misura diminuirà le assunzioni. Il ministro del Lavoro Sacconi ha accolto i risultati di questo studio, come viziati da considerazioni di natura ideologica. In realtà, sono soprattutto le imprese del Nord, quelle dove il centrodestra ha stravinto le elezioni, a riportare riduzioni delle assunzioni per via del provvedimento sugli straordinari. Un effetto largamente prevedibile e appunto previsto su questo sito.
L’unica misura sin qui varata dal governo è stata l’incremento di circa 100 milioni della dotazione del fondo che deve erogare indennità di disoccupazione “in deroga” alla normativa esistente. È un fondo istituito per favorire specifici gruppi di lavoratori con maggiore peso negoziale-elettorale, come i lavoratori del tessile di Varese, cui era stato concesso l’accesso ai sussidi sotto il ministero di Maroni. Questi fondi peraltro vengono utilizzati spesso “in proroga” anziché “in deroga”, a favore dei disoccupati di serie A, quelli che già oggi accedono alla cassa integrazione. Ci saranno, comunque, alcune estensioni selettive ad alcune piccole imprese, limitatamente ai fondi disponibili. Ma chi deciderà chi può accedere e in base a quali criteri?
Abbiamo tanti, troppi, esempi di un uso degli ammortizzatori sociali come strumento di politica industriale. No, le regole di accesso devono essere chiare e uguali per tutti, non lasciate all’arbitrio della classe politica.

UN SUSSIDIO UNICO

L’Italia ha urgente bisogno di introdurre un sussidio unico di disoccupazione, a cui si acceda  indipendentemente dal tipo di contratto con cui si è stati impiegati. Il nuovo istituto dovrebbe ovviamente essere finanziato dai contributi versati da tutti i tipi di contratto. Si dovrebbe poi introdurre anche un meccanismo di bonus-malus, in modo da aumentare i contributi al fondo di disoccupazione per quelle imprese che lo utilizzano maggiormente. Si potrebbe anche decidere di aumentare i contributi assicurativi alle imprese che utilizzano i contratti a termine, in modo da disincentivarne l’uso generalizzato.
Il governo potrebbe sostenere che mancano le risorse per una riforma degli ammortizzatori. È vero che le risorse sono poche, ma è sufficiente utilizzare quelle che erano state destinate in via sperimentale alla detassazione degli straordinari per introdurre un sussidio unico di disoccupazione. Non c’è dunque tempo da perdere per evitare che questa nuova recessione porti a un ulteriore e brusco incremento della povertà e delle disuguaglianze. Gli italiani sono i cittadini europei, dopo gli ungheresi, che si sentono maggiormente a rischio di povertà: un italiano su tre si sente vulnerabile.
Anche politici interessati solo alla loro rielezione dovrebbero pensarci due volte prima di rimandare nuovamente questa riforma.

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I SOLDI NON BASTANO!

38 commenti

  1. maria antonietta picardi

    L’idea del sussidio unico di disoccupazione e delle motivazioni che la supportano mi evoca tante passate aspirazioni alla giustizia sociale vera, ma dubito fortemente che le vechie e nuove caste lo permetteranno, di modo che ancora una volta saranno i nostri figlia pagare le contraddizioni del sistema che abbiamo (hanno) creato.

  2. fiorenzo

    Credo che preliminare alla riforma dei sussidi di disoccupazione sia decidere se di essi possano beneficiare anche gli immigrati (parlo di quelli "regolari"). A mio parere la risposta deve essere negativa perché, essendo gli immigrati ammessi in Italia solo per lavorare, se perdono il lavoro devono ritornare (meglio devono essere rinviati) ai loro Paesi. Si tenga presente anche che, visti i vincoli di finanza pubblica sempre piu stringenti, sussidi di disoccupazione per gli immigrati significherebbe sussidi di disoccupazione ancora piu da fame per gli italiani.

  3. Alex Garattoni

    Veramente pensate che se gli straordinari fossero ri-tassati l’occupazione aumenterebbe? A me pare tanto una cosa simile alle 35 ore settimanali: teoricamente stanno anche in piedi, ma nella pratica, stante il divieto di licenziamento e a maggior ragione con una recessione alle porte, la costruzione mi sembra molto più precaria.
    Saluti, e complimenti per il lavoro: improbo e meritorio.

  4. mario

    Una volta che si detassa qualcosa c’è sempre qualcuno che chiede il contrario. Proviamo a chiedere meno sprechi. Se si vogliono alcuni esempi: eliminare le province, accorpare i comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti, ridurre l’apparato pubblico di almeno di un bel% ne deriva oltre a minori stipendi per lazzaroni (non sono Brunetta ma mi capita di frequentare pubblici uffici) con conseguente riduzioni d’uffici e relative spese, si può anche continuare, manca la scuola fabbrica di ignoranti (ma gli studenti non sono i colpevoli). Penso che avanzino molti soldi di più di quelli che si chiedono con questo articolo. Si dirà ma quelli servono subito, ebbene incominciamo subito a tagliare le spese: io sono pronto se vogliono una mano ….

  5. romano calvo@libero.it

    Bene che lavoce ritorni sul tema, è precisamente questo il momento per mettere mano a quella riforma che già Marco Biagi comprendeva nel pacchetto mercato del lavoro. Il nodo risorse è in realtà meno grave di quanto si pensi appena si conosca il meccanismo bizantino e disincentivante il lavoro costituito dall’indennità agricola, dall’indennità con i requisiti ridotti e dalla cassa integrazione straordinaria; che pertanto – secondo il parere di moltissimi studiosi – dovrebbero essere semplicemente eliminate. E’ noto che il migliore e più virtuoso dei sistemi è quello dell’indennità di mobilità introdotto dalla l. 223/91 (scalare col tempo, ecc.) che basterebbe allargare a tutti i licenziati per i primi sei-nove mesi di disoccupazione, senza dover aggiungere un solo euro di nuovi costi. Ovviamente a patto di inserire in tutti i contratti di lavoro la contribuzione per il fondo disoccupazione. Giusta l’idea del bonus malus e l’idea di incrementare i contributi per i contratti a termine ed in somministrazione. Se poi mancasse ancora qualche spicciolo, basterebbe chiudere Italia Lavoro spa, società statale che ha dimostrato di non svolgere alcuna funzione utile per il mercato del lavoro.

  6. nikita.russka

    L’articolo delinea una situazione che io mi aspettavo già da molto tempo. A questo punto bisogna anticipare e tamponare i prevedibili esiti futuri. Il caos finanziario internazionale è stato senz’altro provocato dall’assenza di controlli e allo stesso tempo è stato caratterizzato da ogni tipo di innovazione creativa. Io penso che in questo momento gli alti e bassi dei mercati siano semplicemente dovuti alla speculazione (globale): si vende quando si sta guadagnando, si compra quando le azioni stanno giù. E allora, e mi appello a Tito Boeri, perché non impedire le speculazioni legate alla vendita-acquisto di azioni, obbligando o a tenere le azioni per un certo periodo di tempo o pagando delle spese (salate) in caso di compravendita avvenuta in tempi troppo ravvicinati? Qualcosa, insomma, che scoraggi quest’eccessivo scambio di azioni.

  7. Alessio Zini

    Pienamente d’accordo. Non vedo nulla di ideologico sul fatto che diminuiscono le assunzioni se detassi lo straordinario: 3 persone che fanno lo straordinario fanno il lavoro di un eventuale assunto in più. Non ha senso,quindi, se non per gli imprenditori-speculatori (a cui sembra ammiccare il governo).

  8. Maestro del Lavoro S. Morra

    Sono d’accordo con l’articolo e il sussidio per tutti, a cui bisognerebbe aggiungere alcuni bisigni primari in termini economici. (casa, acqua, luce, gas, alimenti , vestiario e sanità ) per le famiglie che vivono con 1000 euro al mese. Ma ritengo che questo governo non abbia una connatazione economica e sociale che affronti con serietà i problemi della povera gente. secondo me non è una questione di risorse ma è una questione di scelta economia.

  9. marco de rossi

    Oltre ai lavoratori precari ricordiamoci che in Italia ci sono anche 1.500.000 di over 40 e 50 espulsi dal mondo del lavoro a cui mancano da molti a pochi anni per la pensione e che trovano enormi difficoltà a rientrare nel sistema. A loro chi ci pensa?

  10. GIANLUCA COCCO

    Gli effetti del crack finanziario e le sofferenze economiche preesistenti allo stesso che investono ampi strati della popolazione vanno combattuti utilizzando la leva fiscale, ossia ridistribuendo in modo incisivo le risorse nazionali possedute in grande prevalenza dal 10% della popolazione a favore dei meno abbienti. Ciò evita il collasso totale, rilancia l’economia e ripristina la fiducia. Trovare i soldi è sin troppo facile, che si crei la volontà politica è invece impossibile. La detassazione degli straordinari, pur coinvolgendo una minoranza di lavoratori il cui potere d’acquisto viene tutt’altro che salvaguardato, come dicono gli autori riduce l’occupazione e costituisce l’ennesimo regalo alle imprese. Sono d’accordo su un sussidio unico per chi si ritrova senza lavoro, purché sia dignitoso. E’ invece assurdo finanziare le politiche passive attraverso i contributi previdenziali perchè rende sempre meno sostenibile il sistema pensionistico. Questo articolo dimostra ancora una volta che anche chi si preoccupa dei disagi dei meno abbienti è disponibile u piccoli interventi correttivi, senza mettere strutturalmente in discussione l’attuale distribuzione della ricchezza.

  11. mirco

    I concetti espessi nell’articolo sono ” parole sante”
    che dire? E’ un problema di classe politica che ha una forma mentis che prevede che la politica economica ed industriale e le politiche di welfare, debbano essere attuate con un occhio al consenso elettorale anzichè al bene comune. In politica è normale che ciò avvenga ma il troppo storpia, soprattutto quando la “Casta” è delegittimata….( anche i sindacati…)

  12. fernanda

    Il sussidio di disoccupazione è una conquista sociale che in altre nazioni ha visto la luce sin dall’inizio del 1900 pertanto, ben venga in Italia anche se con ritardo. Ma con quali forme e con quali criteri? In Svezia per esempio esiste un’assicurazione base garantita a tutti i residenti che sono iscritti al collocamento ed un’assicurazione volontaria legata al reddito, sussidiata da fondi governativi che assicura i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro con una somma mensile in percentuale rispetto allo stipendio medi degli ultimi 12 mesi per almeno 1 anno o giù di lì. In Italia occorre fare prima chiarezza su queste agenzie di lavoro temporaneo e di collocamento che hanno devastato il modo del lavoro negli ultimi anni e poi proporre un piano che preveda per i lavoratori contribuzioni personali ad un fondo di solidarietà per la disoccupazione. Anche il fondo INPS su cui è accantonato il TFR potrebbe essere in parte utilizzato. D’altra parte mi sembra ragionevole permettere al lavoratore di avere accesso alla propria retribuzione differita in caso di bisogno. e quale maggiore bisogno della disoccupazione? perchè aspettare il momento della fantomatica pensione?

  13. Moreno (Bologna)

    Penso che ci stiamo avviando alla soglia dei 1700 miliardi di € di debito bubblico, metà dei quali in mano straniere. Paghiamo ogni anno circa 70 miliardi di interessi passivi e di questi, circa 30 finiscono nelle tasche di coloro che hanno acquistato titoli del debito pubblico italiano all’estero. Ancora non è chiaro se il Governo dovrà intervenire tempestivamente per capitalizzare qualche banca o qualche settore strategico in crisi (si vive "a giornata"), ma sappiamo che il potere bancario/finanziario è fortemente concentrato e capace di influire nelle scelte politiche (anche in modo sottilmente ricattatorio), mentre il mondo del lavoro è fortemente disperso ed incapace di esercitare pressioni politiche (abbiamo appena votato!). Per giunta, si taglia sulla scuola e, localmente, si taglierà sui servizi pubblici. Questo è il clima. Vorrei che qualcuno mi spiegasse, bilancio alla mano, dove si troveranno i capitali necessari a finanziare i sussidi di disoccupazione; possiamo sempre decidere di passare da un debito pubblico a 105% sul PIL a 110% o anche più. Grazie banche e auguri a tutti!

  14. marie arouet

    La proposta è meritoria perchè onora il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione ed è rivoluzionaria per la stessa ragione. Infatti lo stesso metodo dovrebbe essere adottato per tutto ciò che riguarda la gestione e la distribuzione delle risorse pubbliche. Così i diritti soggettivi privati e pubblici torneranno ad essere pieni ed effettivi e non affievoliti dalla mediazione politica che tali diritti tende a trasformare in gentili concessioni mai disinteressate. Ho l’imperessione che la strada sarà lunga ed accidentata.

  15. M.Giberti

    Sono stato per anni direttore dello stabilimento italiano di un noto gruppo allora con sede in USA. Con la legge Treu abbiamo cominciato a sfruttare le insperate possibilità che offriva l’assunzione a termine con grandi risultati che i nostri colleghi USA ci invidiavano. Infatti da loro l’assunzione a termine veniva utilizzata ( considerando una certa stagionalità del nostro prodotto) ma doveva avvenire tramite un agenzia sindacale (Union specifica del settore)ed il costo orario era decisamente più alto delle retribuzioni normali. La differenza veniva gestita dall’agenzia stessa per: a)Integrare il fondo pensioni dei lavoratori a termine per i periodi vuoti b)fornire un minimo di retribuzione durante i periodi vuoti c)Aggiornare ed utilizzare i movimenti dei laovratori per ottenere la massima occupazione ed il minimo disservizio per le aziende. Ovviamente in questo modo si scoraggiavano le imprese dall’uso del precariato indiscriminato del precariato. Se si facesse qualcosa di simile in Italia si risolverebbero (se si volessero risolvere) molti problemi legati al precariato M.Giberti

  16. Marco

    L’estensore dell’articolo dimentica una cosa, non proprio irrilevante: l’elusione ed evasione fiscale. Noi viviamo nel Paese dei dentisti che dichiarano 20000 euro annui, avvocati che sfiorano la soglia di povertà, imprenditori nullatenenti. E alle spalle di tutto questo le mafie, che traggono enormi benefici dall’ampliarsi della "zona grigia".

  17. andrea serra

    Condivisa l’analisi ed anche la proposta (soprattutto quella del bonus malus – anche se a mio avviso andrebbe parametrato rispetto alle crisi di settore che dunque non riguarderebbero usi “eccessivi” e occorrerebbe pur tener conto che in italia bisogna sostenere un già alto costo del lavoro) tuttavia l’idea di estendere le attuali forme di sussidi a tutti i lavoratori potrebbe essere complicato. La legge 30 opera vistose "destrutturazioni" del "nomale" rapporto di lavoro dipendente, rispetto ai quali la proposta potrebbe intervenire, ma interessa anche tipi di lavoro autonomo: anche per questi si estenderebbero secondo la vostra idea i sussidi? Le collaborazioni, giusto per fare un esempio, che hanno una gestione inps separata, sarebbero in quanto tali raggiungibili dai sussidi? Se sì, non verrebbe a snaturasi tale tipo contrattuale, magari incentivandolo (o abusandolo ancor di più) in vista di tale proposizione?

  18. salvatore

    Ascolto sempre volentieri il Prof. Boeri, ma cerchiamo di essere seri. Quanto propone viene già fatto in Paesi più seri! Ma con un parlamento pieno di pregiudicati e condannati per corruzione, un Senato con dentro Cuffaro e simili, con un Veltroni che non è in grado di estromettere un Bassolino, davvero voi credete che si possa fare qualche cosa di buono? Il pesce comincia a puzzare dalla testa.

  19. Paul Weber

    Bisognerebbe avere il coraggio di effettuare "vere" iniezioni di liquidità, andando anche ad applicarle nel tessuto dell’economia reale. Con ciò intendo soprattutto una moratoria del debito per certe categorie di PMI che operano attivamente e in regola sul territorio, e in seguito a favore di coloro che si trovano in difficoltà per il debito ipotecario. Le banche andranno di certo a soffrirne – ma d’altronde l’evidenza empirica ci illustra che un certo malandazzo "subprime" modello USA esiste anche in Italia, checchè se ne dica. La liquidità offerta a piene mani alle banche altro non fa che rendere la curva dei tassi più ripida, e quindi spread e ricavi migliori per gli istituti.

  20. GIANLUCA COCCO

    Dal tono letterale della vostra proposta ("indipedentemente dal tipo di contratto") sembrerebbe che il sussidio coinvolga anche quei milioni di lavoratori parasubordinati (spesso dipendenti di fatto) che attualmente vengono esclusi da una benchè minima forma di protezione qualora si ritrovino senza un impiego. Se si giungesse a questo sarebbe quantomeno un piccolo rionoscimento nei confronti di coloro che spesso vengono usati illegalmente (sia nel privato che nel pubblico) esclusivamente per abbattere il costo del lavoro. E’ importante però che la copertura finanziaria della più che improbabile misura sia finanziata dalla fiscalità generale, senza intaccare il già compromesso sistema previdenziale.

  21. Giuliana

    Sono pienamente d’accordo con Boeri, mi preoccupano invece i distinguo per cui i lavoratori sono tali indipendentemente dalla loro provenienza e devono avere tutti gli stessi diritti.

  22. Marcello Battini

    E’ da molto tempo che anch’io auspico una riforma del tipo da voi sollecitato. A mio avviso, essa si pagherebbe da sola, non tanto perchè si potrebbero utilizzare stanziamenti già esistenti di tipo settoriale, ma anche e soprattutto perchè regole semplici e valide per tutti, ridurrebbero enormemente i costi d’amministrazione e gestione delle risorse. Ci sarebbero tanti di quei soldi da far "arricchire" i disoccupati. Con un neo, dal punto di vista della classe politica: liberare i cittadini da ogni spregevole ricatto politico. Una classe politica abituata a ragionare in termini di potere (neo-feudalesimo), difficilmente troverà il coraggio di praticare questa strada virtuosa.

  23. Massimiliano cese

    I sussidi sono una cosa normale per tutti i paesi industrializzati solo quì da noi non ci sono.

  24. stefano monni

    Vorrei soffermarmi su due aspetti toccati dall’articolo; il primo riguarda la detassazione degli straordinari, misura questa che ritengo inefficace per due motivi: uno è quello richiamato nell’articolo, l’altro è che – secondo il mio modesto parere – tale misura non potrà interessare tutti i lavoratori in maniera indistinta, soprattutto se consideriamo la carenza di servizi per i dipendenti tipo asili nido etc. che necessariamente spingono questi a dover rinunciare agli straordinari per poter soddisfare altri bisogni al di fuori del lavoro. in questo caso bisognerebbe tener conto del costo opportunità della detassazione degli straordinari in realzione ai maggiori costi per acquisire i servizi necessari per le famiglie. L’altro aspetto di cui vorrei parlare riguarda la politica dei sussidi. Piuttosto che ricorrere ai sussidi ritengo più opportuna una politica diretta ad incentivare investimenti pubblici e pertanto creare nuovi posti di lavoro per quelle persone che verrebero espulse dal mercato per effetto della attuale crisi. Ciò avrebbe due effetti: uno di sussidio, l’altro di rilancio dell’economia.

  25. Corvino Gerardo

    Sono d’accordo con gli autori che la detassazione degli straordinari non incentiva l’occupazione anzi la riduce perchè al datore di lavoro sarà più conveniente far ricorso allo straordinario anzichè assumere. Sarebbe stato meglio ridurre il costo del lavoro oppure aumentare le detrazione per i figli e coniuge a carico ecc. Per quanto riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali bisognerebbe non solo l’istituto citato dagli autori ma, secondo me, introdurre il salario minimo che è scomparso per contrastare il fenomeno del working poor e la precarietà non deve essere uno status quo stabile e duraturo altrimenti accresce l’insicurezza sociale e si allargano (non è da escludere) le maglie dell’illegalità.

  26. Johnny

    Salve, anche io sono favorevole al sussidio di disoccupazione valido per tutti, soprattutto per i precari. Come sappiamo, pero’, ci sono pro e contro, trade off… analizzando il tutto dalla prospettiva che: un sussidio al disoccupato appena "cacciato" serve per "farlo continuare a vivere" come è vero che un sussidio fa sì che, se troppo alto, lasci il soggetto in immobilita’, disincentivando la ricerca ad un nuovo lavoro. La questione è delicata, piu’ che un problema di fondi (come avete detto voi ci sono le risorse sufficienti, basta rendere efficienti l’utilizzo delle stesse) vi è un problema di determinazione puntuale di questo sussidio: uno troppo alto disincentiva la ricerca di un lavoro, uno troppo basso è talmente inutile e costoso che vale la pena non introdurlo. L’ago della bilancia è molto difficile trovarlo a mio parere, ma è possibile. Credo, infine, al mio ottimismo: in italia non ci sara’ questo sussidio, ove la classe dirigente è espressione non della maggioranza (come ci fan credere, io non ci credo!!) ma di chi quel disoccupato lo caccia, quindi, lo tutela.

  27. paolo mottino

    Dopo quindici anni di stagnazione si passa alla recessione. Abbandonarsi al sussidio di disoccupazione sarebbe mantenere lo stesso trend di suicidio economico direi. Alcuni lavoratori già dormono sul posto di lavoro, farlo da casa sarebbe un sogno. Mandiamo a lavorare qualcuno, lo tassiamo allo sfinimento e riceviamo il frutto del loro lavoro. Chi dobbiamo votare per questo? Non sarebbe più edificante ipotizzare altre possibilità? Chiediamoci cosa richiede il mercato per essere competititivi. Cosa una azienda per assumere con meno paura e soppratutto come mettere un lavoratore nelle condizioni di poter avere una iniziativa tutta sua invece di impedirgli l’accesso al mercato in tutti i modi possibili.

  28. Alessandro

    Dott Boeri la sua idea ha un piccolo problema, è troppo seria per essere presa in considerazione. Sarebbe bello nei prossimi giorni vedere dibattiti in Tv sui costi e sulle regole per questi meccanismi, non sterili polemiche sui livelli di abbronzatura o sulla paternità dei fannulloni (che è un po’ come interrogarsi sul sesso degli angeli) invece non ne sentiremo più parlare… ma non è che riesce ad infilarci una tetta o un sedere? Sarebbe tutto molto più semplice…

  29. arena cristofero

    Disoccupazione per tutti? Buona idea se non fossero alla porta gli abusi.Aziende familiari (es.moglie segretaria) messa sicuramente in disoccupazione perenne pur lavorando regolarmente. Sicuramente verrebbero assunti precari un paio di giorni e via alla disoccupazione, chi ha una piccola impresa assumerebbe zie, suoceri, nipoti, figli studenti, amici etc. Una settimana e via alla disoccupazione. In quanto agli straordinari una volta ho seguito una intervista al professor Iachino dove diceva che è dimostrato che gli straordinari creano più ricchezza e lavoro nel territorio dove vengono praticati. A chi devo credere?

  30. MALARA FERDINANDO

    Fermo restando che sono convinto che qualsiasi intervento introdotto da qualunque governo terrà in considerazione solo i propri interessi particolari secondo una logica "mafiosa" ( nel senso meno criminale del termine) che ci appartiene da sempre qualificandoci come una non-nazione, l’istituzione di un sussidio non settario generalizzato ci affiancherebbe alle democrazie più virtuose, tranne che, per evitarne l’uso "mafioso" da parte di disoccupati fasulli, consiglierei di proporre un importo iniziale uguale per tutti che va a scemare progressivamente e che può essere sospeso immediatamente per mancata risposta a chiamata di lavoro con norme che prevedono il sequestro dei beni per coloro che lavorano in nero e ne godono. Per trovare le risorse, ammettendo fin d’ora la mia ignoranza sull’argomento, mi rivolgerei agli istituti finanziari, responsabili di questa situazione e finora unici fruitori di aiuti, attraverso un prelievo alla fonte c/o la Banca d’Italia mediante l’applicazione di un’aliquota sul costo del denaro. Se questo non fosse tecnicamente possibile proverei con una tassa sul lusso ma già sento le pernacchie di Berlusconi e Briatore.

  31. Massimiliano Deidda

    I benefici dell’introduzione della flessibilità nel mercato del lavoro non si sono distribuiti equamente tra domanda e offerta di lavoro. La flessibilità ha introdotto margini di efficienza, ma il PIL non cresce. Il sistema produttivo italiano non ha tenuto di fronte al mutamento dello scenario economico internazionale. In presenza di inefficienze nel mercato del lavoro, le imprese si sono accaparrate rendite di posizione. Flessibilità e moderazione salariale hanno consentito di contenere le perdite di competitività e di aumentare il numero degli occupati, ma a che prezzo? Non si può consentire che il sistema si assesti su una frontiera della produzione con una allocazione delle risorse sub-ottimale e posizioni di rendita, né che la segmentazione nel mercato del lavoro si strutturi e aumenti lo svantaggio sociale. Alcune persone sono più colpite dalla segmentazione del mercato del lavoro, come le donne, i giovani e i lavoratori più anziani, in maniera più drammatica nel sud del Paese: occorre sostenerle con politiche capaci di garantire effettiva sicurezza nelle transizioni da un lavoro ad un altro, e dal lavoro al non-lavoro (“on the market”) Massimiliano Deidda

  32. giuseppe brescia

    Mi trovo completamente d’accordo con gli autori e mi chiedo perchè non si utilizzi un autorevole persona come il Prof. Tito Boeri in tematiche sul welfare e nello specifico sull’idea di aumentare gli ammortizzatori sociali soprattutto ( pro cicero ) per le persone che perdono il lagvoro in tarda età; si potrebbe prevedere in questo caso una specie di indennità per portare ad esempio una persona che perde il lavoro dopo i 60 anni alla pensione di vecchiaia: Distinti saluti Giuseppe Brescia

  33. SGL

    Leggo due commenti molto negativi che descrivonao l’Italia come un paese fatto di furbi, fannulloni, disonesti, ecc.. Sono americano ed ho diretto un’impresa italiana per vent’anni nella quale avevamo personale italiano proveniente da ogni dove e non ho mai avuto collaboratori che non fossero in gamba e lavorassero bene. Le ns. filiali in Germania, Francia ed USA non hanno mai raggiunto lo standard d’eccellenza del lavoro della filiale italiana. Sono orgoglioso d’avere fatto parte di un team di persone intelligenti, capaci, flessibili e desiderose d’innovare. Ad essi era ed è dovuto il ns. ascolto, la ns.apertura e la ns. capicità di premiare ed il continuo ‘peer review’ dei diritti e doveri di tutti. Il riconoscimento del merito darà quella spinta necessaria ad aiutare le famiglie e le imprese a superare la crisi del sistema produttivo che è alle ns. porte.

  34. Alessandro

    Mi appello direttamente agli autori e a quella rete di relazioni che mette in comunicazione il mondo universitario, quello della comunicazione e quello politico: le idee di Boeri/Garibaldi devono esplodere nel dibattito pubblico ed imporsi. Ma forse solo nei vostri corridoi si possono creare le condizioni e le spinte per uno sbocco politico delle vostre tesi. Vi prego di esporvi di più, non solo sotto i riflettori ma anche strategicamente. Creare una comunità di potere e, nella crisi, creare un ancoraggio dignitoso per noi precari disperati e senza futuro. Tentare, di più. Assumersi ancora più responsabilità. Proviamo a fare dell’urgenza non una nuova versione di Stato d’eccezione oligarchico, ma un nuovo Stato sociale all’altezza del nostro tempo e di un orizzonte più egualitario.

  35. Francesco Ciccariello

    Che senso ha per noi italiani definirci un paese europeo, civile, democratico, e moderno. Nessun senso, questa è la risposta più semplice che oggi allo stato attuale delle cose possa dare una parte di italiani come me. L’immobilismo e la paralisi totale della società italiana nel non fare niente per rinnovarsi fanno di questo paese non degno di fare parte dell’Europa. Siamo vecchi dentro, basta guardare l’età media dei nostri politici e non solo. Ci vorrebbero 1000 Tito Boeri seduti in Parlamento a rappresentarci. Vi chiedo con forza di andare avanti nel promuovere Un nuovo contratto per tutti fatevi sentire di più e incazzatevi pure che ogni tanto fà bene. Un augurio speciale a tutti i precari e disoccupati d’Italia come me, che il nostro futuro non sia più triste e privo di speranza di come lo è già ora. Lo spero davvero per noi tutti che non sia troppo tardi.

  36. luca

    Sono decenni che si parla di reddito minimo garantito (spettante quindi a chi non ha lavoro) ma non se ne fa nulla e non si tratta certo di risorse mancanti.Da parte mia da gennaio emigrerò in Gran Bretagna per usufruire del "income support", più di 700 euro al mese oltre ad una indennità per l’affitto.E basta la sola presenza nel regno unito! Questa è la sola risposta che possiamo dare ad uno stato-padrone rimasto al medioevo!

  37. Davide Balzani

    Sono sicuramente d’accordo che si debba andare verso una unificazione degli ammortizzatori sociali come il sussidio di disoccupazione. E’ una operazione che dovrebbe però rivedere anche le prestazioni di disoccupazione del settore agricolo, rivolte ai lavoratori stagionali. Credo che tutti ben sappiano come queste prestazioni vengano elargite. Basti pensare che colossi dell’industria alimentare come Amadori o Orogel sono considerate aziende agricole. La disoccupazione agricola erogata dall’INPS è ormai considerata parte di quei rapporti di lavoro pseudo agricolo la cui durata viene stabilita in modo da rientrare nei requisiti previsti. Lo scopo della prestazione, cioè la garanzia di un reddito a lavoratori che effettivamente lavorano seguendo il ciclo delle stagioni, si è persa. Ora la quota di disoccupazione viene presentata al lavoratore come parte del reddito che percepirà. Purtroppo questa parte è a carico di tutti e non del datore di lavoro. Per quanto riguarda i contratti atipici è ora di por fine all’ipocrisia dell’esistenza del contratto a progetto. Tutti sanno che dietro questa forma contrattuale si celano quasi sempre rapporti di lavoro subordinato.

  38. Anna M. Ponzellini

    D’accordo su ammortizzatori più equi. Ma è indispensabile approfondirne il funzionamento. Per dare nuovo respiro al mercato del lavoro e al welfare, bisogna pensare fuori dall’emergenza, all’interno di un nuovo equilibrio tra lavoro e vita, produzione e riproduzione, donne e uomini. Forse la crisi non sarà breve e siamo davvero vicini ad un’era dove sono destinati a convivere disoccupazione e bisogni insoddisfatti di servizio alle persone (cura, educazione, cultura, ambiente). Interventi di sostegno vanno vincolati perché non vi siano abusi ma soprattutto indirizzati ad una diversa distribuzione delle responsabilità di cura. Per cui: cassa integrazione solo a rotazione e su base settimanale (tipo riduzione dell’orario nelle fabbriche tedesche), sussidi vincolati a formazione, insegnamento, attività da prestare nella comunità (vedi Olanda), incentivi al part-time (con integrazione al reddito per i caregivers), aumento dell’indennità di congedo parentale. In questo modo si può contemporaneamente sostenere: il reddito dei disoccupati, la trasparenza del mercato del lavoro (contro il lavoro nero dei cassintegrati), la domanda di cura (mercato e servizi pubblici non bastano).

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