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Alitalia: paradossi tra le nuvole

Diventa operativa il 13 gennaio la nuova Alitalia. Non siamo alla conclusione dell’estenuante telenovela perché rimangono le polemiche intorno al partner straniero e al destino di Malpensa. Gli errori, la cattiva gestione e le indebite intrusioni della politica sono l’esempio di una pessima conduzione di crisi d’impresa. Ne pagano il prezzo altissimo i cittadini italiani, sia come contribuenti sia come utenti del servizio aereo. Esce sconfitta l’autonomia dell’autorità Antitrust.

Dopo oltre un anno, fiumi di parole, estenuanti trattative, offerte vincolanti, veti sindacali, penultimatum di ogni genere, proclami politici, vessilli nazionali sventolati e poi cautamente riposti, cordate di capitani coraggiosi a lungo invano invocate, sollecitate e poi robustamente aiutate, scioperi veri e scioperi bianchi, una catastrofica caduta dei passeggeri, la nuova Alitalia dovrebbe diventare operativa il 13 gennaio, con un partner straniero che dovrebbe essere Air France, salvo sorprese dell’ultimo minuto. Sarà una compagnia piccola: inizialmente opererà 670 voli a settimana contro i 1050 operati nel 2008 dalla somma della vecchia Alitalia e di Air One (una riduzione del 36%).

PICCOLA, POTENTE, COSTOSA (PER I CITTADINI)

Alitalia piccola, ma con maggior potere sulla rotta Milano-Roma, che verrà presidiata con 290 voli settimanali, di cui 255 su Linate (il 38% di tutti i voli della nuova compagnia). L’Antitrust – il cui potere d’intervento nella vicenda era stato sostanzialmente ridotto per decreto governativo – ha assunto un atteggiamento così minimalista da rasentare il ridicolo. Il prevedibile incremento delle tariffe sulla Milano Linate – Roma ha subito spinto Trenitalia ad aumentare sostanziosamente le tariffe ferroviarie sulla stessa tratta, approfittando dell’inaugurazione dell’alta velocità tra Milano e Bologna.
Si può obiettare che, una volta definita l’alleanza con Air France, i clienti della nuova Alitalia potranno beneficiare della vastissima offerta di uno dei maggiori network mondiali (Skyteam). Ma va pur detto che se si fosse accettata l’offerta di Air France-Klm del marzo scorso, il beneficio del network internazionale sarebbe stato identico, mentre Air One sarebbe rimasta indipendente o sarebbe stata acquisita da Lufthansa (della cui “galassia”, Star Alliance, faceva già parte), con il conseguente beneficio della maggior concorrenza. Per non parlare dei maggiori costi sociali (maggiori esuberi) e per lo Stato (quindi per tutti i cittadini) che ha prodotto la decisione di ammainare la bandiera a gennaio 2009 invece che nell’aprile 2008 (1). Vale solo la pena di ricordare che gli stimati (complessivi) 4 miliardi di euro equivalgono a 333.333 sussidi di disoccupazione da 1000 euro al mese per un anno.

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MALPENSA E FIUMICINO: IL DERBY CHE NON C’È

Salta agli occhi che, nonostante l’impegno di tanti “nordisti”, la nuova compagnia avrà come (semi) hub Roma Fiumicino: le destinazioni intercontinentali da Malpensa saranno solo 3 contro le 13 da Fiumicino. Ancora di più salta agli occhi che – nonostante la privatizzazione totale di Alitalia – molti politici continuino a pensare che sia la politica a dover decidere le alleanze della compagnia, in funzione delle esigenze del territorio. Non è possibile dire, a priori, se la scelta di Air France si rivelerà migliore della scelta di Lufthansa. Dipende anche dalle concrete offerte finanziarie che le due compagnie avranno fatto (si sa che Air France ha offerto 300 milioni per il 25% della nuova Alitalia). Ma è certo che la scelta deve essere compiuta dagli azionisti della nuova Alitalia, valutando solo ciò che è bene per la compagnia. Resta da notare il singolare argomento di alcuni vocali paladini del fronte del Nord, secondo i quali se l’alleato sarà Air France, allora bisognerà procedere rapidamente alla revisione degli accordi bilaterali per consentire a compagnie diverse da Alitalia di volare da Malpensa sulle rotte intercontinentali non liberalizzate (cioè tutte, salvo quelle verso gli Usa). La liberalizzazione dei voli andrebbe fatta se l’alleato sarà Air France che favorisce Fiumicino, ma non andrebbe fatta se verrà scelta Lufthansa, che favorirebbe Malpensa! In realtà, la revisione dei bilaterali va fatta comunque, perché una maggiore concorrenza nei servizi aerei intercontinentali è un vero interesse nazionale e garantisce lo sviluppo di Malpensa (così come di altri aeroporti italiani, al Sud per esempio), indipendentemente dal fatto che Cai “sposi” una francese o una tedesca. Ma non risulta che il governo italiano si sia mosso o si stia muovendo in questa direzione, che certo non fa piacere agli azionisti di Cai. L’impresa, infatti, vuole riservarsi la possibilità di riattivare le rotte ora dismesse senza ritrovarsi tra i piedi scomodi concorrenti. Dato che la revisione dei bilaterali non si fa in un giorno, sarebbe il caso di darsi da fare subito, a prescindere dalle decisioni della nuova Alitalia. È troppo chiedere autonomia dell’impresa dalla politica e autonomia della politica dalle imprese?

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IL PREZZO DI AIR ONE

Infine, la questione della valutazione di Air One da parte di Cai. Si tratta di 790 milioni, 300 in contanti e 490 per i debiti di Air One, contro i 1052 pagati per Alitalia, al netto dei debiti di quest’ultima (che sono rimasti in capo alla “bad company”). Ma Air One ha un fatturato che è un quinto (20%) di quello di Alitalia. Quindi, considerando soltanto i 300 milioni “freschi”, sembra che pagare Air One oltre il 28% di quanto si è pagata Alitalia, accollandosi anche i debiti, sia un bel pagare: in totale Cai sborsa per Air One il 75% di quanto ha sborsato per Alitalia. Rocco Sabelli (l’aamministratore delegato di Cai) aveva giustificato la supervalutazione con le “sinergie derivanti dal mettere insieme due reti sovrapposte, che stimiamo 150-200 milioni all’anno per alcuni anni”(2). Qualcuno ha però osservato: “ma è chiaro che su Colaninno e sulla valutazione finanziaria (a meno Toto non avrebbe venduto) ha pesato il pressing di Intesa San Paolo, decisa a rientrare dai crediti vantati verso Air One, che stavano diventando un problema per la banca guidata da Corrado Passera” (3). Sarebbe interessante sapere se le cose stiano proprio così o se Carlo Toto abbia soltanto potuto esigere un premio per le “sinergie” e – verrebbe da aggiungere – per il monopolio sulla Milano-Roma che l’acquisizione di Air One ha consentito alla nuova Alitalia di riconquistare.

(1) Si vedano i sintetici conti presentati da Tito Boeri su Repubblica del 2 gennaio 2009.
(2) Dichiarazione riportata da Gianni Dragoni su Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2008.
(3) Marco Alfieri su Il Sole 24 Ore del 30 dicembre 2008.

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LA RISPOSTA AI LETTORI

17 commenti

  1. DGA

    Ho molto apprezzato l’articolo ma mi rimangono alcune perplessita’ che a differenza degli standard di lavoce.info è un po troppo giornalistico e meno rigoroso.. premesso che condivido in pieno le critiche sulla mancata vendita ad airfrance, sui costi sostenuti dal pubblico e sulla mancanza della liberalizzazione delle rotte, le considerazioni su airone mi sembra parecchio "dietrologiche" se mi passa il termine. Mi farebbe piacere leggere un’analisi quantitativa del valore del monopolio sulla tratta Milano Roma oltre al valore dei contratti di leasing degli aerei (che airone ha e che mancano a Cai/Alitalia), che a mio parere possono rendere credibile la valutazione fatta. Poi, in generale sarebbe ora di abbandonare la discussione su gli hub? 13 rotte internazionali non fanno di nessun aeroporto un hub!

  2. Massimo GIANNINI

    Qualcuno a sempre detto che Berlusconi non è un imprenditore è un impresario. La differenza si è vista anche su come ha condotto l’affare Alitalia. Si è ottenuto meno (si perdono anche più posti di lavoro), i cittadini pagano e pagheranno di più in termini di debiti pregressi e servizi futuri e l’Alitalia finisce lo stesso con Air-France. E tutto ciò in barba alle procedure europee e di concorrenza. Complimenti all’impresario! Almeno non se ne parlerà più…Anche se quando si vota qualcuno sarebbe bene avere un po’ di memoria, per il capolavoro di "bailout" all’italiana.

  3. stefano monni

    Se non sbaglio l’affare Alitalia risale al lontano 1994. Da allora sono trascorsi circa 15 anni arrivando ad una soluzione che, come risulta dalla lettura dell’articolo, è gravosa per l’intera collettività italiana, in attesa di vedere le ripercussioni future di tale soluzione in termini di migliori benefici per il cliente della nuova compagnia. Come se non fosse sufficiente l’aver trasferito la maggior parte del costo dell’operazione sulla collettività, adesso anche il cliente di trenitalia si vedrà aumentare il biglietto ferroviario sulla tratta Milano-Roma a seguito del potenziamento dei voli della nuova compagnia Alitalia sulla medesima tratta aerea. Per non dimenticare poi il fiume di parole che ha caratterizzato la scorsa campagna elettorale e che si è incentrato sulla necessità di slvaguardare la italianità della compagnia. All’epoca ricordo che l’Air France uscì dall’affare per rientrarvi nuovamente oggi, non credo certo a condizioni più svantaggiose per la compagnia francese rispetto a prima. Mi auguro comunque che, nonostante la pluriennale cattiva gestione di questa, come di altre passate privatizzazioni, si sia arrivati a mettere la parola fine a questa storia.

  4. Laera

    I Francesi ringraziano Berlusconi per il regalo.
    Quando l’Italia crescerà?

  5. sigieri

    Alla fine di questa telenovela si potrebbe avere al Nord una Lufthansa Italia spa che gestisce da Malpensa gli slots che la nuova Alitalia sarà costretta a lasciare liberi; Linate diventerà a quel punto un city airport ( fischiano le orecchie a Burlando e D’Alema per il famoso decreto di trasferimento dei voli internazionali da Linate a MPX, emesso e rimangiato)). La nuova Alitalia basata su Fiumicino sarà un feeder carrier del gruppo AF/KLM; la debolezza finanziaria della newco e la inesperienza del management in materia di trasporto aereo( nella gestione di una compagnia aerea contano i decimali dopo la virgola di ogni posta di bilancio), inducono a prevedere un assorbimento a breve-medio termine da parte di AF/KLM. Volevamo evitare di avere in Italia come vettore di riferimento una compagnia aerea straniera (?!), siamo riusciti alla fine ad averne due; per la collettività una Caporetto industriale e un costo di 4 miliardi di euro sul groppone, 7 mila dipendenti AZ "in libertà"; forse pagheremo anche il prezzo di biglietti aerei più cari. Si fanno tante Commisioni di inchiesta, forse sarebbe il caso di farne una sulla debacle Alitalia. Scomoda per troppi politici ?

  6. Graziano Saibene

    Come fa la nostra classe politica (in toto) a non vergognarsi di come è stata gestita e risolta la questione Alitalia? e come fanno i cittadini italiani a non vergognarsi di aver eletto simili rappresentanti? E Alitalia non è l’unica questione risolta nel peggior modo possibile fra tutte quelle che da molti anni sono in attesa di essere affrontate con buon senso e attenzione rivolta agli interessi dei cittadini. Comunque questa me la segno, e me ne ricorderò tutte le volte che dovrò scegliere la compagnia con cui volare, e soprattutto per chi votare!

  7. vincesc

    Sicuramente l’Alitalia sarà comandata dal patner straniero spendendo molto meno di quanto previsto nall’accordo fatto con il Governo Prodi, e in più ci siamo accollati i debiti della vecchia Alitalia e di AirOne.Complimenti all’attuale Governo.

  8. Giovanni Scorrano

    Non ricordo nessuno dei 22 imprenditori, che partecipano alla cordata, che abbia, da solo, il 25% della società. Basta questo per dire che il peso nelle decisioni che AirFrance avrà nella copagnia non sarà di secondo piano. A mio avviso i francesi stanno solo aspettando che il tempo faccia il suo corso. Nell’arco di un anno probabilmente Alitalia sarà fusa con AirFrance per incorporazione o venduta. Gli imprenditori avranno un surpluss e tutto sarà riportato, per l’italia, all’aprile 2008. Notare che in questo caso il governo non ha opposto obiezioni a AirFrance dopo che aveva provocato un breve stop dopo la visita di Berlusconi in Germania….. Basta attendere, non serve Branco in questo caso.

  9. Agostino De Zulian

    Il 13 gennaio la "Nuova Alitalia", a cui io non ho mai creduto fin dal marzo scorso come ho sempre scritto in più parti, dovrebbe tornare a volare libera dai debiti passati dalla "Vecchia Alitalia" sulle spalle dei contribuenti italiani. A dire il vero a me pare che questo giorno rievoca il passato. La battaglia di Malpensa non si farà perché gli italiani al momento di trattare i propri interessi "erano al mare" e per questo, senza colpo ferire, Francesco I (AirFrance) si prenderà gli aeroperti dell’ex Stato Pontificio mentre Carlo V (Lufthansa) si prenderà Milano e dintorni. Gli Italiani ora, dopo l’Epifania, ad accordo concluso a completo loro discapito, "torneranno di corsa dal mare". Tardi! Peccato! Purtroppo ora, chi non ha più spazio a Malpensa e/o a Linate non potrà nemmeno permettersi più il ritorno al mare per continuare i "balli sfrenati" perché il suo ruolo futuro è quello di essere solo "sbattuto in mare" a disposizione solo degli squali.

  10. rokko

    Quello che mi fa più rabbia non sono i quattrini che il contribuente italiano deve sborsare per la conduzione assurda di questa vicenda. Nossignore, ne avrei sborsati anche il doppio, per vedere finalmente tante di quelle compagnie aeree operanti in regime di assoluta concorrenza scannarsi fra di loro per accaparrarsi i clienti sulle varie rotte, nazionali ed internazionali. Ecco, quello che mi fa più rabbia è proprio questo: dover sborsare tasse per finanziare un mercato gestito in monopolio dai soliti noti, pagare biglietti più cari ed alla fine avere pure pochi voli. Penso anche che CAI, dei 1000 milioni sborsati ne recupera già 250, il prestito ponte che non restituirà mai (sono 300), alla fine per quattro soldi senza un briciolo di rischio personale si aggiudicano un mercato in monopolio.

  11. Nello Cosenza

    Ma ancora stiamo qui a discutere di Alitalia? Un cavallo cavalcato da Berlusconi in campagna elettorale: egli ha solo preso la palla al balzo. Si è inventato la questione "compagnia di bandiera italiana" come promessa elettorale. Quindi, come uno schiacciasassi, l’ha portata a termine, "regardeless" come direbbero gli inglesi, incurante di quanto sarebbe costata l’operazione. Solo per poter dire agli italiani creduloni di aver "salvato la compagnia di bandiera". Sa benissimo che tra 4 anni tutti, ma proprio tutti, al momento di votare si saranno dimenticati della vicenda o saranno impegnati a discutere su un’altro dei suoi magici coup de teatre. Costi? A parte quelli visibili a tutti quelli che non hanno gli occhi foderati di prosciutto (ritorno del monopolio, costi sociali imbarazzanti, azzeramento dei valori borsistici, inevitabile aumento delle tariffe e contemporaneo peggioramento del servizio etc…) restano gli effetti collaterali di un terremoto nel trasporto aereo nazionale, dove gli altri attori, gli unici davvero italiani (se per qualcuno ha senso questa differenziazione), si ritrovano nel paradosso di una concorrenza straniera in casa favorita dal governo nazionale.

  12. lorenzo marzano

    Complimenti per l’articolo. La parte finale circa il vero affare fatto solo da Passera e Banca intesa rifilando air One e i suoi debiti a un prezzo assurdo a CAI conferma che di grandi banchieri dotati di managerialità e correttezza questo paese è alla data sprovvisto. Non basta avere i requisiti di onorabilità formale.

  13. Paolo

    Ciao a tutti, sono un cittadino italiano residente all’estero. Io dal canto mio ho risolto il problema evitando da sempre di volare Alitalia; mi sono affidato a un vettore svizzero sempre puntualissimo e non mi ha mai smarrito i bagagli (cosa che succede il 30% delle volte con Alitalia e diventa 50% se si passa per Roma). Essendo regolarmente iscritto all’AIRE, l’Alitalia non gravera’ sulle mie tasche nemmeno da contribuente!

  14. M.Giberti

    Basta scorrere l’elenco degli Azionisti di CAI per ritrovare quasi tutti i nomi di chi da decenni sta spolpando il nostro povero paese profittando delle privatizzazioni e concessioni dei beni pubblici sconsideratamente svendute a debito negli ultimi anni e sistematicamente depredate. Il governo sembra più che complice addirittura sottomesso a questa gruppetto di profittatori; Berlusconi, uno dei primi sfruttatori di concessioni, sembra quasi succube e obbligato a favorirli in base a chissà quali compromissioni o ricatti. Leggevo che sembra che addirittura Putin stia cercando di fermare i suoi "furbetti" meglio definiti come "oligarchi". Potrà mai accadere da noi? Depredando il paese, stanno depredando la gente che comincia a non farcela più a nutrire con il suo lavoro questa congrega di parassiti. Se si rendono conto che stanno ammazzando la gallina, che intendono fare? Io penso che si tengano sempre pronti a scappare lontano a godere finalmente quello che hanno così immoralmente guadagnato a scapito nostro. Forse è meglio augurarselo; sarebbe il male minore.

  15. Fabrizio Pauri

    Molte cose sono ormai risapute; mi sembra invece interessante notare che la vendita ad Air France in marzo avrebbe portato Air One verso Lufthansa, e avrebbe dato una soluzione migliore anche al problema Malpensa. Chi è causa del suo mal pianga se stesso …

  16. Hans Suter

    I nuovi azionisti di Alitalia hanno guadagnato, prima ancora che si fosse alzato in volo un solo aereo, il loro bel aggio per la vendita del 25% ad Air France. E questo dopo che lo stato italiano è rimasto con la bad company. Fantastico. Aspettiamo di leggere le lodi dell’operazione sul foglio della Confindustria.

  17. Tina

    Noi agenti di viaggio abbiamo assistito al vergognoso "mangia mangia" del carrozzone Alitalia, da parecchi anni, da parte di tutti . Adesso che oltre tutto e’ peggiorata in modo esponenziale la qualita’ dei servizi e delle rotte, non siamo piu’ in grado neanche se lo volessimo di spingere le loro tariffe, comunque mai concorrenziali. Quando poi leggiamo sui quotidiani che il figlio dell’onorevole Matteoli e’ stato assunto come pilota nel pieno della crisi, molto semplicisticamente, da umili venditori, pensiamo che e’ la fotocopia del sistema politico italiano.

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