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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Quello che mi sorprende, nel dibattito sulle politiche anti-povertà che si sta svolgendo (non solo su questo sito), è il "nonsipuotismo". In Italia, questa la tesi, non si può fare il Minimo Vitale perché c’è l’evasione fiscale e fineremmo per darlo, in parte, a dei falsi poveri. La mia reazione è molto semplice: perché non si ragiona nello stesso modo anche per altri problemi di azzardo morale? Per esempio, perché non aboliamo il trasporto pubblico, visto che alcuni utenti non pagano il biglietto? O la scuola pubblica perché alcuni studenti (i cosidetti bulli) la frequentano senza profitto? Più in generale, se l’evasione giustifica la mancata adozione di politiche di contrasto della povertà, perché non estendere il ragionamento al prelievo fiscale in quanto tale? Mi spiego meglio: quando i giornali scrivono dell’evasione e dicono che X miliardi di euro "mancano all’appello", dicono una mezza verità. In un paese in cui il prelievo è circa metà del PIL le tasse evase non mancano mai all’appello. Piuttosto, le fanno pagare a qualcun altro. Qual è la giustificazione morale di questa prassi consolidata? Perché, in altre parole, i contribuenti onesti devono finanziare l’evasione fiscale? Da un punto di vista etico, non dovremmo forse sospendere il prelievo sui contribuenti onesti fino a quando non avremo sconfitto l’evasione? Per ovvie ragioni di utilità pubblica, simili proposte, intenzionalmente paradossali, devono essere respinte. Ma allora per coerenza si deve anche respingere l’argomento che dice che il Minimo Vitale non si può fare a causa dell’evasione. Piuttosto, in un paese serio, si dovrebbe ricavare da questo dibattito una ferma determinazione a quantificare i costi dell’evasione fiscale, paragonandoli a quelli del Minimo Vitale. Fra i costi dell’evasione fiscale, oltre alle somme "mancanti all’appello", metterei le distorsioni provocate dal sovraccarico fiscale per i contribuenti onesti. Quanti punti di PIL perdiamo per gli effetti di disincentivo delle aliquote, che sono alte solo per chi le tasse le paga davvero? Inoltre, ammettendo per ipotesi che in Italia non c’è il Minimo Vitale perché c’è l’evasione fiscale, conterei fra i costi di quest’ultima anche gli effetti sui più poveri. Di questi si sa molto poco. Per esempio, il 20 gennaio 2009 su "La Repubblica" si poteva leggere che in Italia, in media, muoiono ogni anno 600 (seicento) persone per il freddo. Novanta solo in Lombardia, nell’inverno 2008-2009.

Leggi anche:  L'ultimo tesoretto*

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NOTE TECNICHE SULL’ACCORDO INTERCONFEDERALE DEL 22 GENNAIO

  1. Aldo Urbini

    Sull’esempio di un lavoratore che abbia versato 40 anni di contributi e abbia 20 anni di pensione. Si afferma che avrebbe dovuto versare non il 34% ma il 50%. Comprensibile. Ma non si tiene in alcun conto che i suoi contributi sono stati versati dall’INPS, per legge, in un conto totalmente infruttifero presso il Tesoro. Le sarò grato se vorrà esprimersi su tale circostanza, a mio avviso non del tutto irrilevante.

  2. Roberto

    Se è vero che l’evasione fiscale è stimata in 100mld di euro l’anno e ci sono 3 milioni di lavoratori in nero con relativa evasione contributiva, il patto intergenerazionale che si propone non funzionerà mai, vista la cronica assenza di un patto intragenerazionale sulla cui base tutte le categorie si fanno carico equamente dei problemi collettivi. Infatti non è un caso che i governi che si attivano in tal senso durano poco e che i provvedimenti più incisivi (quelli Bersani per intenderci) sono i primi ad essere eliminati. Comunque, vista la disponibilità dell’On. Veltroni ad una revisione dei coefficienti di trasformazione (Intervista Sole 24 ore 21 gennaio, subito fatta propria dal Min. Sacconi), possiamo essere più tranquilli: il problema della sopravvivenza futura sarà redistribuito sulla platea più ampia degli attuali lavoratori/contribuenti.

  3. Toson Alberto

    In realtà i lavoratori dipendenti per ogni anno di lavoro versano 6 mesi di pensione perchè il versato corrisponde al 32,7% del lordo annuo. La pensione corrisponde all’80% della retribuzione e non bisogna dimenticare che il versato va rivalutato e quando si incomincia a rosicchiare il primo ventesimo di pensione gli altri 19/20 producono interessi. La rivalutazione delle pensioni è ridicolmente sotto l’inflazione reale pertanto in pochi anni si perde una buona fetta di tale emolumento. Per non sentirvi più dire cose inusitate vi propongo di liquidarmi del capitale rivalutato secondo la variazione dei prezzi degli operai e impiegati(cosa che viene fatta dall’INPS) e fronte di una liberatoria all’INPS. Alla fine sono certo che a mio figlio lascerò un gruzzolo e non un pugno di mosche.

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