Il banchiere fa un mestiere semplice da descrivere ma complesso da attuare: riceve depositi dalla clientela e li dà a prestito alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La solidità dei risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti effettuati. Non a caso l’odierna crisi finanziaria nasce proprio da un eccesso di prestiti ad alto rischio e da errori nella erogazione del credito. Mettere i prefetti a giudicare sulla concessione dei prestiti è mettere una ipoteca sulla sicurezza dei depositi dei risparmiatori. Poteri di vigilanza e Bce.
Finora avevamo pensato che questa fosse una della tante trovate sbilenche ma furbe del ministro Tremonti, tesa a far credere agli elettori che il governo fa sul serio e che i suoi programmi di ricapitalizzazione volontaria delle banche con i cosiddetti Tremonti bond non sono destinati ad aiutare gli invisi banchieri e le impopolari banche, ma a far arrivare finanziamenti alle imprese, che però, guarda caso, devono transitare dalle banche. Tuttavia, siccome i banchieri sono cinici, quei soldi potrebbero intascarseli anziché usarli per finanziare le aziende. E allora si fanno sorvegliare dai prefetti. Questo piace al popolo, genera consenso e non costa tanto. È un ragionamento rudimentale, come tutti i ragionamenti alla base della propaganda, ma la politica campa anche di questo. Purché non si esageri. E ora si sta esagerando.
IL MESTIERE DEL BANCHIERE. E QUELLO DEL PREFETTO
Desta preoccupazione vedere il ministro dellEconomia sferrare un acido attacco al governatore della banca centrale del suo paese nel bel mezzo di una cruenta crisi finanziaria. Per di più su una questione sulla quale il ministro ha torto palese: luso dei prefetti per vigilare sullerogazione del credito alle imprese. È possibile che i banchieri non siano le persone più stimabili di questo mondo e di questi tempi è certamente difficile spendere parole a difesa della categoria. Ma se fossi uno dei milioni di depositanti con un conto in una delle tante banche italiane inizierei a essere seriamente preoccupato.
Il banchiere fa un mestiere semplice da descrivere ma complesso da attuare: riceve depositi dalla clientela in genere famiglie di lavoratori con piccoli risparmi e li dà a prestito alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La solidità dei risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti effettuati. La crisi finanziaria che investe le nostre economie origina (anche se non solo) da errori nella erogazione del credito da parte delle banche e da eccessi nella concessione di prestiti ad alto rischio, i subprime. È questa la ragione per cui oggi i risparmi di tante persone sono a rischio. E questo è il motivo per cui è necessario che a decidere quali imprese meritino o non meritino la concessione di un prestito siano persone esperte e capaci di valutare le possibilità di successo di un progetto di investimento e la solidità dellimpresa.
I prefetti non sono esperti, tanto quanto un macellaio non è un sostituto di un chirurgo, anche quando questi abbia commesso errori. Sicuramente, lo sono meno dei banchieri, per quanto ci possano stare antipatici e per quanto, come i chirurghi dellesempio, abbiano commesso errori, talvolta in concorso di colpa. Mettere i prefetti a giudicare se un prestito vada concesso o meno è mettere una ipoteca sulla sicurezza dei depositi dei risparmiatori. E se questa percezione dovesse arrivare alle orecchie dei correntisti, è verosimile che molti di loro, già sufficientemente intimoriti e disorientati, si presenterebbero agli sportelli per chiedere indietro i loro soldi e tenerseli magari sotto il materasso. Qualcosa del genere è avvenuto dalla metà di settembre 2008 ed è una delle ragioni per cui oggi è più difficile finanziare le imprese: quando i risparmiatori domandano più liquidità o questa domanda diventa più aleatoria, come è avvenuto da metà settembre, le banche per potervi fare fronte ed evitare di trovarsi nella situazione di non poter restituire i depositi ai risparmiatori che dovessero richiederli, devono accumulare maggiori riserve. Ma se usano i soldi per costituire riserve, vi sono meno fondi per prestare alle imprese: la sfiducia dei risparmiatori nelle banche si traduce in una minore capacità di conceder prestiti. Dare ai prefetti il potere di interferire nellallocazione del credito rischia solo di rafforzare il meccanismo e accrescere la già scarsa fiducia dei risparmiatori.
VIGILANZA ALLA BCE?
Vi è un secondo elemento degno di commento nelle dichiarazioni del ministro: affidare maggiori poteri di vigilanza alla Banca centrale europea. È da tempo, dalla nascita della moneta unica, che sosteniamo che in una economia con intermediari transfrontalieri occorre avere una autorità di vigilanza europea. Se oggi questa autorità fosse disponibile, la crisi finanziaria sarebbe gestibile con maggior facilità, e forse alcuni errori commessi finora sarebbero stati evitati. Ha quindi ragione il ministro a suggerire lattribuzione di maggiori poteri di vigilanza alla Bce o ad altra autorità con competenza geografica europea. Avesse dedicato otto anni fa le sue risorse intellettuali a seguire questa strada, anziché devolvere il proprio tempo a sostenere leuro di carta, sarebbe stato meglio. Ma vi è un elemento di schizofrenia nella proposta: se occorre trasferire competenze alla Bce, che senso ha chiamare in causa i prefetti, autorità sovracomunali, e attribuire loro compiti di sorveglianza sulle banche? Con che credibilità ci si può presentare in sede europea a proporre maggiori competenze accentrate quando si adottano in patria provvedimenti di segno opposto? Con che credibilità si può proporre di attribuire poteri di vigilanza alla Bce, quando si fa di tutto per screditare la propria banca centrale affidando a organismi inadatti e impreparati poteri propri della Banca dItalia, lunica con le competenze adeguate per pronunciarsi in materia di credito?
Avanzare oggi quella proposta in modo strumentale e per motivi di polemica personale con il governatore della Banca dItalia ha come unico effetto quello di gettare scompiglio nelle file dei risparmiatori e accrescere il loro scetticismo verso lintera industria finanziaria. Esattamente lopposto di quello di cui oggi ci sarebbe bisogno.
Foto: Palazzo Koch, dal sito della Banca d’Italia.
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Disperato
Purtroppo, se ce ne fosse stato bisogno, con queste uscite che sarebbero da bollare come demenziali se non fosse che supportano un evidente disegno politico di delegittimazione di un’istituzione "concorrente" (nella testa del Ministro almeno) Tremonti denuncia la vera essenza di questa classe di Governo: nessuna visione strategica di interesse nazionale, ma solo orditure populiste finalizzate ad accrescere il consenso. Non importa come e non importa di chi. Con buona pace di chi ancora vede nel Ministro una figura "di rilievo", magari perchè ha scritto un libro stile Naomi Klein e ha smesso le sparate "piccole" dell’euro di carta, del meno tasse per tutti e baggianate assortite. Pietoso, andiamo sempre peggio.
franco benoffi gambarova
C’è ben poco da aggiungere all’articolo, che mi trova d’accordo. Vorrei solo dire che tale provvedimento troverebbe felce collocazione nella seconda parte del libro di Carlo Maria Cipolla "Allegro ma non troppo". Mi auguro che il Vostro articolo aiuti a far passare di moda lo sport nazionale, che è costituito dallo sparare sulle banche perchè erogano il credito secondo criteri di prudenza. Sul mondo bancario è giusto sparare per aver sviluppato i tristemente famosi "prodotti tossici". Ma allora bisogna anche ed anzitutto sparare sui politici che non hanno posto regole e standard. Franco Benoffi Gambarova
alessandro
Riporto alcuni dati (Wikipedia): Lo Statuto della Banca Centrale all’articolo 3 specifica le tipologie giuridiche dei soggetti che possono detenere quote del capitale sociale. Prima della revisione del 12 dicembre 2006, lo stesso articolo indicava che il pacchetto di controllo deve essere detenuto da soggetti pubblici. La Legge 28 dicembre 2005, n. 262 ("Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari") prevedeva all’articolo 19, comma 10: 10. Con regolamento da adottare ai sensi dellarticolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito lassetto proprietario della Banca dItalia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca dItalia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici. Partecipanti al capitale della Banca d’Italia (i primi…) Fonte: (http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti) Intesa Sanpaolo S.p.A., UniCredit S.p.A., Assicurazioni Generali S.p.A., Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A., INPS, … Quindi le banche si autocontrollano? Di chi ci dobbiamo fidare?
padanus
Non che i prefetti mi ispirino molta simpatia, ma se l’alternativa da voi proposta è che sia Bankitalia a controllare l’erogazione del credito, mi pare si incorra in un banale cortocircuito. Chi sono gli azionisti di bankitalia? Le banche ordinarie che operano sul mercato. Come può essere garantita l’imparzialità di giudizio nei confronti di un privato ricorrente se il controllato è il padrone del controllore? Non è questione di simpatie, ma credo che se la proposta ministeriale fosse stata di affidare il controllo dell’erogazione del credito a bankitalia, la critica immediata a difesa dei clienti/risparmiatori sarebbe stata questa. Si può fare di meglio… ma come?
Giuliano Delfiol
La decisione di affidare ai Prefetti controlli sul funzionamento del sistema bancario è una vera balordaggine, non criticata quanto avrebbe meritato. Di solito le scelte politiche sono basate su una miscela di razionalità operativa e immagine, qui la ratio della norma veramente non si capisce quale sia. Resta solo l’immagine, pessima. Anche chiamare in causa la BCE è utopistico, non ci sono ancora gli strumenti e le indispensabili omologazioni degli ordinamenti che rendano la proposta attuabile nell’immediato. Tutto induce a suppore che si tratti dell’ennesimo dispetto del Ministro alla Banca d’Italia. Sbalordisce (ma soprattutto allarma) che con simili chiari di luna il Ministro dell’Economia dedichi risorse mentali e normative a un improprio "regolamento di conti" con la Banca centrale.
anna eboli
Cosa hanno in comune i prefetti e le Banche? Nulla. Quello di Tremonti è un tentativo del governo d’ interferire politicamente sul potere delle Banche. Introdurre delle spie all’interno di esse. Sembra di tornare al periodo fascista del Podestà.
franca castellini
Grazie per la chiarezza e la sinteticità nell’esporre le motivazioni di critica. E’ questo che ci vuole.
gianni di pillo
L’inizio dell’intervento mi è piaciuto molto:il lavoro dei banchieri è quello di raccogliere denaro e prestarlo alle aziende perché possano finanziare le attività correnti. Appunto. Lei poi però omette di scrivere che la grande crisi non è stata innescata dalle attività di retail delle banche, ma dalle attività finanziarie irresponsabili, dalle grandi acquisizioni, dall’ingresso delle banche nel settore assicurativo e via discorrendo. Visto da fuori,mi pare ragionevole che ci possa essere un controllo sull’indirizzo di concessione dei finanziamenti affidato a terzi,diversi dalla Banca d’Italia, che è parte in causa. Altrimenti se la Banca XYZ decidesse di investire i soldi che prendesse dallo stato di nuovo nella finanza creativa, chi potrebbe intervenire? La Banca d’Italia? Non mi pare l’abbia fatto fino ad oggi.
Simone
A cosa servono le banche se non prestano i soldi ma, anzi, divorano quelli dei contribuenti che non hanno nessuna colpa dei loro errori. Nessuno dei bocconiani che hanno adorato come idoli fino a ieri le banche d’affari che sono crollate come giganti dai piedi d’argilla, aveva predetto ciò che sarebbe successo. Perchè dovrebbe vigilare e decidere anche oggi chi, per primo Draghi, ha causato il disastro non vigilando (volontariamente o meno sempre grave è)? Almeno Tremonti e i prefetti, che sono espressione del governo, sono la mano di un governo eletto democraticamente e sono gli unici ad avere legittimità. La Banca d’Italia è un’istituzione privata controllata da chi dovrebbe controllare: credibilità e prestigio (a parte quello dato dai media) uguale a zero. Draghi sa solo ripetere e scoprire tardi quello che già avviene (basta leggere e sentire le banalità che dice a ogni uscita pubblica) e la lezione impartitagli dall’alto.. Potete fare tutti i giri logici che volete ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Chi ha fallito a casa! E zero soldi dei contribuenti alle banche se non fanno il loro dovere!
anna benelli
Diamo tutto il nostro appoggio a Draghi, un vero signore, professionista serio e riconosciuto in tutta Europa, che deve confrontarsi con i banditi che ci governano.
Avete il potere di informare le persone, fatelo in coscienza e al meglio delle vostre possibilità.
enrico dallasta
Vorrei porre una semplice questione: poichè è risaputo che sia la BCE che la Banca d’Italia sono banche private, dato che i soci sono spa, come posso pensare che la vigilanza possa essere effettiva visto che i controllati e i controllanti sono gli stessi soggetti?
Agostino
Affidare il controllo gestionale e di cosa se ne fanno le imprese dei Tremonti bond (Ammesso che arrivino Personalmente sono contrario al loro utilizzo) alle Camere di Commercio avrebbe fatto unopera di affidamento di responsabilità al sistema radicato nel territorio e non centralizzato nelle direttive. Dimenticanza, giudizio negativo sulle Camere di Commercio o volontà di guardare altrove ?
Francesco
Mi sorge spontanea una considerazione: ma dov’erano i "governatori" di Bankitalia negli ultimi anni per parare i colpi dei vari furbetti (del quartierino, dei derivati, degli investimenti megalomani sia in Italia che all’estero, dei rischi "esplosivi ecc.ecc.)? I prefetti servono a creare un sano conflitto d’interessi anche con Bankitalia che, fino a prova contraria, è controllata dalle banche, quindi ben vengano.
roberto bobbio
Se un ministro delle finanze di destra invoca l’intervento dei prefetti per controlare il credito e la "cosiddetta" sinistra difende le banche la situazione è alquanto ingarbugliata . Per chi è cresciuto nella convinzione che " è più immorale fondare una banca che rapinarla" dovrebbe risultare difficile capire la difesa dei banchieri da parte dei suoi capi. Invece i soliti gonzi si bevono la storia della difesa dell’autonomia delle banche, mentre invece si tratta della difesa della solita e vecchia cadrega. I grandi banchieri votavano felici alle primarie convinti che si potessero giustificare i loro stipendi milionari con il loro impegno politico. Sono gli stessi banchieri che hanno fregato milioni di italiani con i bond e che adesso hanno creato voragini nei bilanci facendosi fregare con titoli tossici e giochini da oratorio, ma che insorgono contro chi vorrebbe che smettessero di fregare i poveri risparmiatori offrendo tassi dello 0.0001% sul conto corrente ed aumentare i tassi passivi nonoatante il calo del tasso ufficiale.
padanus
Buongiorno. La vigilanza dell’erogazione del credito affidata ai prefetti certo suona come una bizzarria. Ma la soluzione proposta di incaricare la Banca d’Italia per tale attività non è forse da meno. Infatti la Banca d’Italia è un’istituzione posseduta dalle Banche Ordinarie in qualità di azioniste: il controllato possiede il controllore! Mi chiedo quindi che imparzialità di giudizio possa avere Bankitalia nei confronti dei privati clienti delle banche che ritengano di esser stati discriminati nelle pratiche di erogazione del credito. Dunque la soluzione alternativa alla scelta prefettizia espressa dal Tesoro, che pare tanto logica e lampante, non sarebbe scevra da critiche. Mi pare che la soluzione equilibrata sia ancora da cercare. Buon lavoro!
francesco
Il solo valore dei soldi che abbiamo in tasca risiede nella fiducia, come ricorda Guiso e come spiega in modo formidabile Galbraith nel libretto introvabile “La moneta”. I dilettanti allo sbaraglio che “governano” l’economia italiana lo sanno?
alberto bobbio
Per uno come me cresciuto secondo il pensiero che "e’ più immorale fondare una banca che rapinarla" sembra incredibile. vedere tutta la sinistra compatta a difendere Draghi e le banche. Meno male che non sono abbastanza intelligente per continuare ad essere di sinistra. Le banche sono le vere responsabili della crisi: vogliono i soldi per tappare i buchi fatti con le loro speculazioni e se ne fregano di aiutare le imprese o irisparmiatori , la banca d’Italia è la stessa che ha permesso i Bond e Draghi è solo in attesa che il mercato riparta per vendere lla parte sana delle nostre banche.
mirco
Siamo al ridicolo. La cosa è molto semplice il controllo e la vigilanza dell’attività bancaria e finanziaria deve essere competenza della banca d’italia e ora della banca centrale europea. Ad una condizione però: che il proprietario della banca d’italia sia lo stato italiano e il proprietario della BCE siano in proprzione gli stati europei, e non potentati economici e finanziari come ora ovvero le stesse banche. Se gli stati e il loro parlamenti democraticamente eletti non torneranno a controllare le banche centrali nulla accadrà di buono.
Marco Solferini
Noi abbiamo bisogno di un controllo sul territorio che sia sopratutto un monito per dissuadere le Banche, che tradizionalmente concepiscono uno Stato dentro lo Stato (vedasi la storia degli interessi anatocistici "legittimati" dalle c.d. norme bancarie uniformi), dal creare cartelli occulti intese di fatto o quant’altro porti ad una stretta ingiustificata del credito. Banca d’Italia è partecipata nel capitale dalle Banche Italiane e non si vede come possa essere imparziale o quantomeno non con queste regole di mercato. La B.c.e., questa crisi, nata da un sistema capitalistico finanziario Americano gli è praticamente scoppiata in mano, è un organismo troppo lento per reagire con una tempistica adeguata, è stato concepito più per difendere che per intervenire in modo deciso. C’è lentezza burocratica e tentacolare, per via dei tanti interessi fra le varie rappresentanze. Questi fatti sono testimoniati dalla realtà.
Caliò Mario Filippo
Sono un criminologo e nella mia città dirigo un’organizzazione investigativa che tra le varie attività si occupa anche di indagini per la verifica del credito e delle insolvenze. Da qualche tempo assisto ad un fenomeno che da oltre 15 anni era scomparso dalle scene territoriali di una provincia, come la mia, fitta di piccole aziende legate alla filiera della rubinetteria. Parlo del novarese, Cusio, verbano e Ossola. Dopo tutto questo tempo le banche hanno riattivato il "servizio telefonico" che solerti funzionari utilizzano per tormentare i clienti invitandoli, a muso dura, a "rientrare" nei termini del fido. Fino a pochi giorni fa li hanno munti per bene incassando cospicui interessi. Ora li vorrebbero scaricare, in barba alle ventilate proposte di controllo delle prefetture e ai fondi per incrementare il credito. Ben vengano, quindi, gli Illustrissimi Signori Prefetti per le verifiche di rito. E che siano severe.
piero
Vorrei chiedere all’autore dell’intervento – che personalmente condivido, ma ciò è del tutto irrilevante – come si spiega che una parte significativa se non maggioritaria dei commenti all’articolo simpatizza apertamente con la scelta del Governo, spesso ricorrendo all’argomento, fallace nella sostanza ma di forte impatto emotivo, della presenza delle banche nel "capitale di propreità" dela Banca d’Italia (una vexata queastio, di rilevanza solo stilistica). Non preoccupa l’autore che anche trai lettori che si suppongono attenti se non qualificati di questo sito siano diffuse opinioni di quel tenore ?
Gabriele
Tra i commenti ricorre frequentemente il tema della proprietà della Banca d’Italia. La storia è vecchia, tuttavia periodicamente ritorna la questione del "Controllore posseduto dai controllati". Formalmente è così, ma leggendo lo Statuto della nostra Banca centrale, si capisce chiaramente che le banche partecipanti hanno poteri di controllo pressochè nulli. Il citato Statuto attribuisce loro il potere di nominare il Consiglio Superiore, organo poco più che consultivo (vedi art. 17) e percepiscono poche migliaia (si, migliaia) di Euro dell’utile netto annuale (che in larga parte va al Tesoro).
paolo
Osservazione interessante, quella di Piero. Credo il motivo sia che, indipendentemente dal fatto (vero) che il lettore medio de lvVoce ha attenzione per i fatti economic, probabilmente accompagnata da una buona capacita’ interpretativa, il livello di stima per le istituzioni bancarie di vario ordine, inclusa Abi e banca centrale, è talmente basso che perfino una soluzione dozzinale come quella di Tremonti per introdurre un vincolo ai comportamenti bancari, un babau (anche di cartapesta), sia visceralmente, non razionalmente, gradita. Che è poi l’altro lato del problema: parrebbe plausibile che il sistema bancario-finanziario contenga le migliori expertise professionali per gestire una crisi che è primariamente finanziaria (i prefetti fanno un altro mestiere): purtroppo è lo stesso sistema che la crisi l’ha prodotta, e che dopo aver procurato la falla nella chiglia non mostra altre reazioni se non quella di cercare di alleggerire la barca buttando fuori bordo piu’ passeggeri possibile, arraffando contestualmente tutte le razioni di sopravvivenza.
Francesco Liucci
Dato l’assetto economico europeo (moneta unica, politica monetaria unificata) credo risulti essere "naturale" immaginare la Bce con poteri di vigilanza sul mercato del credito in tutta Europa, a differenza dell’attuale regolamentazione la quale prevede che tali poteri siano di competenza delle autorità nazionali di ogni stato membro. Tale assetto ha potuto creare fino ad ora solo problemi di asimmetria informativa e "ombre" sul meccanismo di allocazione del credito in Europa. Già discusso in un altro articolo apparso diversi mesi fa sul lavoce.info, c’e’ anche da considerare il ruolo del Prestatore di Ultima Istanza (Bagehot) durante una crisi che colpisce il settore bancario. Anche questo ruolo credo debba essere di competenza della Bce per creare maggiore trasparenza e uscire piu’ velocemente dall’attuale crisi finanziaria.
Giacomo Costa
I prefetti a vigilare le banche, affinché esse non si sottraggano al compito di "aiutare le piccole e medie imprese". Secondo la richiesta prima del Pontefice, poi di molti politici di area governativa. Fino a quando le banche non faranno parte dell’apparato amministrativo dello Stato, pare difficile però che i Prefetti possano imporre a una banca di concedere un prestito, che non intende concedere. D’altra parte, se si pensa. come gli autori di molti degli interventi precedenti, che le banche siano così inette e cialtronesche, perché offrirgli degli altri soldi? Tremonti potrebbe emettere dei Tremonti bonds, offrirli ai risparmiatori e distribuire (lui sì che lo sa fare!) il ricavato direttamente alle imprese: facendosi aiutare, eventualmente, dai Prefetti! Poi, cartolarizzare i crediti del Tesoro verso le imprese e offrire questi asset-backed securities in cambio dei Tremonti bonds provvisori. Un po’ dèjà vu forse? Non importa. Quando si è genii, si è genii: andranno a ruba!
Roberto Ertola
Invece di dibattere sui numeri ed assistere ad un leader di un partito che vuole finanziare gli aumenti contrattuali con i costi indiretti del referendum, perchè non aumentiamo il limite di firme necesario per il referendum? 500.000 firme sono pari al’1,3% del corpo elettorale è un limite pensato nel 1947 per un Italia in cui i votanti erano 28 milioni e non vi era la facilità di comunicazione attuale. Per non sprecare 100-150 milioni di euro all’anno ( addirittura 400 per le vostre stime) per referendum inutili e che anche se approvati vengono immediatamente disattesi (finanziamento partiti, cassa mezzogiorno, ecc.) o argomenti di "alto" valore etico come la interruzione pubblicitaria dei film, non sarebbe opportuno elevare la soglia limite al 5% degli aventi diritto?
luigi zoppoli
Non c’è nulla da aggiungere a quanto scritto dal Prof. Guiso. Ma la normalità e la logica si scontrano con mentalità e ideologia che definire grette e supponenti è un eufemismo. La cosa divertente sono i commenti. Quelli che hanno un minimo di pertinenza con l’articolo ed il suo contenuto sono assai pochi. Almeno fanno ridere.
mario tenuta
"…In verità, il prefetto è una lue che fu inoculata nel corpo politico italiano da Napoleone." E così di seguito Luigi Einaudi giunge alla conclusione che "…il delenda Carthago della democrazia liberale è: VIA IL PREFETTO." ("L’Italia e il secondo risorgimento",supplemento alla "Gazzetta ticinese",17 luglio 1944, a firma Junius. Da "IL BUNGOVERNO" di Luigi Einaudi, edizione LATERZA-BARI-1955). Se il grande statista pensava addirittura di abolire le Prefetture, ritenute un intralcio al buon funzionamento della vita politica ed amministrativa dello Stato, perchè longa manus del Ministero dell’Interno, figuriamoci se a tutti i suoi inutili compiti, si aggiunge anche quello del controllo del credito sulle banche! Secondo me il problema non esiste perchè le banche, per non incorrere in sofferenze che andrebbero oltre il limite fisiologico e quindi destinate al fallimento, il controllo lo esercitano da sole. Infatti, non a caso, le stesse sono strutturate in modo che ogni agenzia o filiale ha, nella persona dei propri dirigenti, limiti di fido proporzionato al grado ed all’importanza della filiale. Solo le direzioni generali ed i cda possono erogare fidi di una certa entità.
FRANCO
La finanza è denaro più tempo, è come l’agricoltura dove conta saper aspettare. Buona parte della crisi attuale è dipesa dall’aver voluto tre/quattro raccolti al posto di uno. Ora, quegli stessi che insegnavano la finanza creativa, come Berlusconi che pochi anni fa, in pieno boom immobiliare voleva liquidizzarne il maggior valore (pensate solo se le banche gli avessero dato retta che altro disastro) o inventavano lo scudo fiscale o le leggi Tremonti che cambiavano solo i nomi sui capannoni, vogliono sembrare rigidissimi e chiamano la polizia. Non ci sono più commenti da fare, in un paese senza memoria che crede alle favole.
gianni brugnoli
Manteniamo indipendente la Banca d’Italia, dall’assalto alla diligenza di questo governo. Solidarietà al governatore della Banca d’Italia, che io suggerisco come futuro presidente del consiglio, come lo fu Carlo Azeglio Ciampi, negli anni che videro sull’orlo del baratro.
Lisa
Condivido in toto. Proprio nel paese delle commistioni ad ogni livello, ci voleva questa pensata eccezziunale veramente. In Italia si denigra il sistema bancario senza minimamente pensare che la crisi é globale e che finora in Italia nessuna banca é stata nazionalizzata (scongiuri del caso) – forse non per troppo merito delle banche italiane ma nemmeno per demerito. Vi invito a venire all’estero, ad esempio in Germania, per farvi un’idea di come alcune banche si siano mosse acquistando alla grande i cosiddetti "toxic assets". Quanto all’idea malsana dei prefetti: non stupisce che proprio Tremonti, il quale ritiene che la Veritá risieda nel Diritto e che l’Economia e la Finanza sia solo pura speculazione, si inventi i prefetti. I quali saranno ben contenti di agire e magari intascare qualche bustarella per approvare questo piuttosto di quel prestito. E cosa faranno i prefetti quando una banca si rifiuta di concedere un prestito, gli mandano la polizia in assetto anti-sommossa?
Alessandro Sciamarelli
Concordo con quanti sostengono che in realtà non ci sia nulla di veramente commentabile e che non sia già stato stigmatizzato dall’autore dell’articolo. Francamente, mi unisco a quanti trovano inquietante che la maggioranza o quasi dei commenti sia sostanzialmente a favore di un’idea così bizzarra per non dire folle, e che non trova alcuna giustificazione giuridica ne’ economica (si veda anche "300 parole" di Panunzi). La banca d’Italia produce già una capillare informazione statistica sull’erogazione del credito? Chissenefrega: la si consegna al controllo del governo. Geniale! Ma c’è di più: follie come queste sono anche la conseguenza dell’insensato accavallarsi di "riforme costituzionali" senza logica, per cui oggi l’Italia è l’unico paese al mondo, credo, che è formalmente una repubblica "federale" – perché tale è diventata dopo la riforma costituzionale del 2001, con buona pace della Lega che ancora strepita – ma che nello stesso tempo conserva i prefetti, retaggio dello stato centralista napoleonico. Anche in questo caso ogni altro commento penso sia superfluo.
Maurizio Porcellano
Premetto che sono un bancario e come tale siedo sul banco degli imputati. Ora non sto qui a fare una difesa corporativa del mio mondo, nè a negare le gravi responsabilità di non pochi dirigenti nei "grandi" scandali finanziari del nostro paese. Tuttavia la ricetta prefetti è ridicola e demagogica. Mi potrebbe stare bene un controllore esterno al sistema, che scavalchi pure Bankitalia, a patto però che laddove intervenga su singole "pratiche" di affidamento di un soggetto, se ne assuma la responsabilità fino in fondo. In altri termini se il prefetto dovesse "deliberare" che un soggetto sia affidabile in contrasto a quanto eventualmente ritenuto dalla banca, dovrebbe poi, nell’eventualità che quel soggetto divenga insolvente, addossarsene la sofferenza. Magari non il prefetto personalmente, ma lo Stato, consentendo alle banche di decurtare dall’importo da restituire per i Tremonti-Bond le sofferenenze targate prefetto. Insomma, vabbene sostituire il medico che sbaglia con il carpentiere, a patto però che nel caso quest’ultimo sbagliasse a sua volta, almeno gli si imponga di rimuovere "l’impalcatura" lasciata nello stomaco del paziente.
Maurizio Meloni
Quanto dice il suo articolo è drammaticamente vero. Volevo porle a conoscenza piccole cose che accadono di fronte agli occhi di un piccolo commercialista.Tutti i titolari di partita iva che a causa della crisi hanno da pagare o avranno da pagare 50.000 per iva e ritenute di lavoro dipendente saranno processati in tribunale. Equitalia S.p.A. può ipotecare gli immobili e le banche non concederanno il credito, per le campagne acquisti poi le imprese non potranno acquistare le merci e le materie e poi chiuderanno e non verseranno più niente nè allo stato nè alle banche.
Francesco
D’accordo con l’autore sul no ai prefetti (i controlli polizieschi non sevono). Mi chiedo perchè non pensare ai Confidi o alle Camere di Commercio. Sembrerebbero soggetti più idonei al compito di vigilanza sul credito. Il problema del credito comunque esiste (l’autore lo riconosce?) a prescindere dal "merito di credito", bella frase fatta dietro la quale si nasconde tutto il marciume della gestione attuale dell’economia e della politica). Venendo a Bankitalia, che piaccia o no, nel suo ruolo di vigilante, bankitalia ha fallito ed anzi si è resa complice dei misfatti (l’elenco sarebbe troppo lungo!). Le banche (banche centrali comprese) sono ormai soggetti che si collocano fuori dal controllo legislativo (e forse lo sono da sempre) e decidono davvero sulla vita delle persone fisiche o giuridiche che siano.La crisi, provocata dalle banche o chi per loro non è putroppo frutto di errori commessi in buona fede (come sembra sostenerel’autore).E’ invece frutto di volontà precise e scellerate. Rendiamoci conto di questa cosa e riflettiamoci su, senza continuare a negare l’evidenza.
Nello Dr.Caiazzo
Le banche si procacciano, come risaputo, disponibilità dai depositanti, dalle aziende, dal mercato interbancario, etc. Dette disponibilità vanno investite – con rimborsi correlati ai risparmi -nelle attività correnti delle imprese e nel loro capitale di funzionamento. I Tremonti-bond utilizzati dalle banche, purchè quotate, per ricapitalizzarsi e per poter, poi, finanziare le imprese che abbiano merito creditizio; quindi essi entrano nelle "disponibilità" delle banche per finanziare. Tanto premesso, è impensabile attribuire la funzione di "ispettori" ai Prefetti che fanno un altro mestiere. Altra sciocchezza è dare i poteri di vigilanza alla BCE. Tali controlli, per essere sul piano operativo attendibili, dovrebbero essere esercitati dalle istituzioni creditizie centrali. La profonda crisi economica-sociale attuale è dovuta soprattutto alla totale mancanza dei controlli da parte delle Istituzioni a ciò preposte (Ministero competente, Banca d’Italia, Consob, etc). S’impone un cambio organizzativo e di mentalità con precise responsabilità verso gli Organi preposti.
BOLLI PASQUALE
I prestigiatori dal cilindro hanno fatto uscire i Prefetti! Ancora non mi rendo conto se questa decisione assunta dalla Politica, per il controllo del credito, sia vera o falsa: penso, però, che sia pura allucinazione. Questo provvedimento evidenzia, sempre più, l’incopetenza e l’incoscienza della Politica. La professione del banchiere è arte molto difficile perchè oltre a richiedere grande equilibrio nella concessione del credito, richiede conoscenze precise in materia di economia aziendale, analisi di bilancio e mercato. I Prefetti non hanno tali requisiti. Se la Banca non ha ritenuto meritevole il cliente nella concessione del fido, significa che non può e non deve assumersi certi rischi ai fini del rientro del finanziamento. La Banca, nella sua intermediazione è tenuta a tutelare gli interessi dei depositanti. A questo punto, che cosa dovrebbero fare i Prefetti? Siamo seri e non prendiamoci in giro! Come al solito sono solo proclami che illudono i non addetti ai lavori e non approdano a nessuna parte. La Politica tramite i Prefetti, con questo provvedimento, mira, non altro, che al controllo del sistema creditizio e al rafforzamento della sua deleteria supremazia.