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MINISTRO MELONI BATTA UN COLPO!

Se con la recessione in giro per il mondo è un brutto momento per tutti, in Italia sembra essere un momento tragico più che altro per i giovani. La disoccupazione giovanile è aumentata dal 18 al 25 per cento e circa 400 mila precari, quasi tutti giovani, hanno perso un lavoro nel primo trimestre del 2009 rispetto al primo trimestre del 2008. La rilevazione trimestrale delle forze lavoro sembra un vero bollettino di guerra per i lavoratori atipici: sono andati distrutti 150 mila lavori a termine, 100 mila collaboratori e 150 mila lavoratori autonomi, tra i quali vi sono diverse partite IVA “parasubordinate” che forniscono le loro prestazioni a un solo committente. Il lavoro a tempo indeterminato, protetto dalla cassa integrazione, è invece aumentato. Se non fosse grazie all’occupazione straniera, che ha registrato una nuova crescita, l’occupazione italiana sarebbe addirittura diminuita di 426 mila unità. Dei 400 mila lavoratori precari che hanno perso lavoro, al massimo uno su tre ha accesso al sussidio di disoccupazione ordinario. Questi giovani sono stati beffati due volte. Hanno avuto un lavoro decisamente meno protetto di quello dei loro padri e, una volta disoccupati,  vengono completamente abbandonati dallo Stato. In modo quasi provocatorio, il Ministro Sacconi ha ieri annunciato di voler creare un bonus da destinare a quelle imprese che assumono lavoratori in cassa integrazione. Come se i 400 mila precari neodisoccupati non esistessero e non fossero il vero problema emerso dalla rilevazione trimestrale dell’Istat.  Sindacati e Confindustria annuiscono. Giorgia Meloni, titolare del dicastero per i giovani, almeno lei batta un colpo!

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QUELL’IGNORANZA CHE COSTA CARA

12 commenti

  1. Maurilio Menegaldo

    Sarà un caso, ma i ministeri affidati alle donne sono quelli che gestiscono le cose più trascurate in questo paese (perché evidentemente considerate poco importanti): i giovani, la scuola, l’ambiente e le donne stesse. Il ministero senza portafoglio dell’on. Meloni è quello che sembra avere, oltretutto, la minore risonanza mediatica. Nonostante l’indubbia buona volontà e preparazione della titolare, sembra quindi destinato all’oblio. E’ un peccato: la ministra Meloni potrebbe sicuramente dare qualche buon consiglio ai suoi colleghi Sacconi e Gelmini, e magari dare una mano a promuovere e coordinare le iniziative sia di sostegno economico, sia di formazione permanente per giovani lavoratori. Certo, stiamo parlando di mettere in azione delle politiche giovanili vere e proprie: vista la situazione, temo che sia utopia.

  2. giovanni delfino

    Giustifico il titolo: sono calabrese, e quello in oggetto è un tipico detto del mio territorio, ad indicare la diffidenza – nonché il cinismo – radicati nella tradizione contadina nei confronti di qualsiasi influsso miracolistico delle forze divine. Ciò per dire che mi sembra alquanto sciocco da parte vostra rivolgersi ad una semplice "figurante" – priva di qualsiasi potere, come un santo di marmo – di un governo che sin dal suo insediamento si è dimostrato privo d’idee (ad eccezione delle norme per la tutela di sua Emittenza Silvio Berlusconi) e che ha pienamente confermato tale tendenza al deflagrare della crisi internazionale. Io lavoro da sette anni per una coop di servizi in condizioni di precarietà e i lievissimi miglioramenti delle nostre condizioni di lavoro abbiamo dovuto conquistarli attraverso un confronto serrato con la "dirigenza": nessuna mediazione sindacale, nessun appoggio da parte delle istituzioni. Non credo che la Meloni leggerà il vostro appello, e sinceramente spero non vi risponda: potrebbe partorire solo qualche brutta idea o qualche brutta campagna ideologica. Puntate più in alto, incalzando il signor Tremonti oppure Sacconi, no?

  3. lolle

    Non sono forse i giovani il futuro del Paese? Il buonsenso dovrebbe far rinsanire i nostri amministratori affinché trovino soluzioni efficaci all’occupazione giovanile, quella che per intenderci fa muovere l’economia del paese, invece, in Italia si continua a proporre tutele a quella categoria di lavoratori che ne gode già appieno e a voler cambiare, in peggio, la riforma sulle pensioni. I sindacati del resto lo sappiamo, sono poco avvezzi alla “difesa” dei diritti del precario, e così i giovani di oggi, diverranno i vecchi disoccupati o occupati a singhiozzo e senza pensione di domani. Scenario desolante!

  4. Paolo Zappavigna

    La mia impressione è che i giovani stiano pagando una cambiale in scadenza rilasciata dai governi degli anni Ottanta (Craxi in particolare) per permettere, con la finanza allegra, di far crescere il debito fino al doppio del livello precedente. Penso infatti che i giovani disoccupati, vera piaga della nostra società, siano soprattutto persone con un elevato titolo di studio che dovrebbero quindi trovare soprattutto occupazione nei servizi. Attività queste che in gran parte funzionano con risorse pubbliche. Quelle appunto che non abbiamo più.

  5. elena g.

    E’ vero, tutto vero. Sembrano tornati invisibili i lavoratori atipici – ora disoccupati atipici. Si parla e troppo poco della loro realtà e, soprattutto, si fa troppo poco per il loro presente e per il loro futuro. Ma siamo proprio sicuri che il vero antagonista del lavoratore atipico dissoccupato sia il lavoratore in cassa integrazione? Che il posto in cui andare a cercare le risorse per i giovani (e meno giovani) lavoratori precari sia quello per i lavoratori dipendenti delle aziende in crisi? Penso sia sbagliato pensare che la torta da suddividere sia il "mignon" del mondo del lavoro. Piuttosto guarderei all’enorme torta (nuziale e a più piani) della ricchezza che in questo Paese è stata e viene prodotta. Detto questo, anzi per questo, penso che il sindacato vincerà la sfida del futuro solo se imparerà a vedere gli "invisibili"- che sono visibilissimi in tanti luoghi di lavoro, al bar come sul treno ecc- e si impegnerà a rappresentare anche i loro bisogni e i loro sogni. Una Politica che non pensa al futuro e non tenta di costruirlo migliore e più giusto dell’oggi, per me non è neppure più politica, ma semplice gestione di affari.

  6. luca

    Premetto che non ho ancora capito l’On. Meloni di quali meriti si è fregiata per diventare ministro della Repubblica. Ciò posto, ricordo a tutti che il mercato è quasi al collasso in alcuni settori, con le conseguenti cassa integrazione e licenziamenti. Il governo non ha la forza, specie economica, per sostenere il reddito a chi lo perde. Mi spiace dirlo. Ma a chiedere sempre di risparmiare, il popolo italiano ha esportato tecnologia ed investimenti verso paesi che producono a buon mercato. Da qui le conseguenze, aggravate dalla crisi americana. Ricominciamo a comprare il prodotto italiano, non il made in Italy che è una truffa, ma il made by italians.

  7. Gerardo Corvino

    D’accordo con l’analisi fatta dagli autori! A pagare la crisi sono soprattutto i precari che non hanno tutele, protezioni. La prima vera riforma deve essere quella degli ammortizzatori sociali per evitare che sacche di giovani vadano sul lastrico della strada senza indennizzo! Forse non si può pretendere tanto da un governo che pensa più che ai problemi reali del paese a fare leggi di potere per nascondere le malefatte del Sir! Ahimè, per noi, mala tempora currunt!

  8. tenzo

    Come mai non si sente più citare la "flessibilità", quella parola che al solo nominarla avrebbe risolto i problemi della rigidità del mercato del lavoro e soddisfatto i desideri di libertà di scelta da parte dei giovani? Dove sono finiti i cultori di tale divinità?

  9. Alessia Mosca

    Un nuovo Welfare per restituire il futuro ai giovani. Ridurre i privilegi per restituire il futuro ai giovani. È lo spirito che ha portato a rivolgere un invito al Governo, al Parlamento e alle forze politiche e sociali a mettere mano da subito al welfare italiano. Come è stato più volte ribadito da autorevoli economisti che animano questo sito, i momenti di crisi sono quelli in cui diventano più urgenti le grandi riforme. In un anno in cui il Pil italiano scenderà del 5%, la spesa per le pensioni crescerà fino a raggiungere il 15% del totale. Se la recessione non sarà breve, questa quota salirà ancora nel 2010 e nel 2011. La voce si alza attraverso un blog – http://www.pensaciadesso.com – ed è quella di parlamentari, amministratori locali, lavoratori di tutti i settori ed esponenti del non profit. La richiesta è di approvare in tempi rapidi una riforma del welfare che preveda l’innalzamento dell’età pensionabile attraverso l’introduzione della flessibilità in uscita e altri interventi di riforma del sistema pensionistico. I risparmi non dovranno essere utilizzati per fare cassa, ma per garantire la partecipazione al mondo del lavoro a quanti vivono una situazione di precarietà. A.Mosca

  10. carmen

    Oltre la beffa anche l’inganno! Insegnante precaria vado a debito per il versamento delle tasse 2009. Lo Stato suppone (?!) che lo sia, a debito, anche per il 2010, quindi mi chiede di anticipare le tasse 2010. Dimenticando (?!) che sono una precaria. Morale: pago le tasse in anticipo per un contratto di lavoro che non so se mi verrà rinnovato! Vergogna!

  11. Francesco

    Per il governo questi giovani non contano, li hanno già dati per persi, fuori dal "bacino elettorale" di riferimento. Il povero ministro Meloni, perciò, conta come il due di coppe (purtroppo, perchè è assai più seria del pasdaran Sacconi. Berlusconi è fuori concorso).

  12. Lino

    Trovo che sia miope dare la colpa ai governi e aspettare che siano loro a fare qualche mossa. Sopratutto se tiriamo in ballo il ministero per le politiche giovanili (?!?), lo Stato é il problema, non la salvezza. Credo che sia molto più tragico che siano stati proprio i nostri vecchi ad impoverirci durante gli ultimi trent’anni vivendo ben al di sopra delle loro (nostre) possibilità, accumulando sto schifo di debito che oggi non ci permette di fare nulla. Finché non si riduce la spesa per gli interessi che paghiamo ogni anno, non andiamo da nessuna parte ed é inutile sperare che qualsiasi governo faccia qualcosa. E’ come cercare di partire in vacanza quando alla porta bussa un gruppo di strozzini che viene a riscuotere i soldi prestati per comprarci 100 costumi da bagno.

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