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QUELL’IGNORANZA CHE COSTA CARA

L’amministrazione Obama ha appena presentato un piano di riforma della regolamentazione del sistema finanziario. Una novita’ importante della riforma e’ la creazione di una agenzia per la protezione del consumatore. Un passo avanti, ma quello che serve davvero è un programma di alfabetizzazione finanziaria dei cittadini. Perché la semplice informazione corretta spesso non aiuta a prendere le decisioni migliori su risparmio e fondi pensione, per gestire i debiti della carta di credito o per ottenere un mutuo. Così come l’iscrizione automatica a piani pensionistici non garantisce una pensione adeguata in età avanzata.

 

L’amministrazione Obama ha appena presentato un piano di riforma della regolamentazione del sistema finanziario che prevede la creazione di una agenzia per la protezione finanziaria del consumatore, la Consumer Financial Protection Agency. Insieme al Credit Card Act, approvato dal Congresso il mese scorso, questa proposta rappresenta un passo importante verso una migliore protezione del consumatore nel mercato finanziario. Ma senza una rinnovata attenzione alla promozione dell’alfabetizzazione e ai programmi di educazione finanziaria, le due iniziative non avranno successo.

COME FUNZIONA UNA CARTA DI CREDITO

L’alfabetizzazione finanziaria è uno strumento indispensabile per i consumatori che operano nei mercati finanziari, dove sono impegnati in una miriade di transazioni sempre più complesse. I consumatori hanno bisogno dell’alfabetizzazione finanziaria per prendere decisioni relative al risparmio, ai fondi pensione, per gestire i debiti su carta di credito, per ottenere un mutuo. Negli ultimi anni, la transizione dal modello a ripartizione al modello a capitalizzazione nel sistema pensionistico ha significato che la responsabilità di assicurarsi una pensionde adeguata nell’età avanzata ricade ora sulle spalle dei consumatori. Proprio come è fondamentale saper leggere e scrivere, l’alfabetizzazione finanziaria è un elemento chiave del successo economico.
Promuovere “trasparenza, semplicità, equità, responsabilità e accesso” come sollecita a fare il documento della Casa Bianca è certamente un obiettivo essenziale per un efficace sistema di regolamentazione. Tuttavia, la semplice offerta di informazioni chiare e accurate spesso non basta a far sì che il consumatore prenda decisioni corrette. Per esempio, il Truth in Lending Act del 1968 mirava a proteggere chi richiedeva un prestito imponendo la piena informazione su termini critici del prestito, come il tasso annuale di interesse. Purtroppo, molti cittadini non sanno come funzionano i tassi di interesse: senza consumatori con un minimo di conoscenza finanziaria, la trasparenza non è sufficiente.
La mancanza di competenza finanziaria è diffusa in modo preoccupante. In una indagine che ho condotto insieme a Peter Tufano con la società di ricerche di mercato TNS Global, ho trovato livelli di alfabetizzazione finanziaria sorprendentemente bassi tra la popolazione statunitense. Solo un terzo degli intervistati ha familiarita’ con il tasso di interesse composto e sa come funzionano le carte di credito. Molte famiglie americane usano regolarmente le carte di credito e post-pongono spesso il pagamento del saldo, ma solo una minoranza degli intervistati sa che prendere un prestito a un tasso di interesse del 20 per cento, composto per l’intero anno, comporta il raddoppio del debito in meno di cinque anni.
L’assenza di alfabetizzazione finanziaria è particolarmente grave nei gruppi che sono già finanziariamente vulnerabili: le donne, gli anziani, le minoranze, i divorziati o separati. E coloro che sono meno informati pagano a caro prezzo la loro ignoranza: il costo dell’uso della carta di credito per un individuo con bassa conoscenza finanziaria è del 50 per cento più alta del costo per un consumatore medio che usa le carte di credito.
Il Credit Card Act del 2009 fa grandi passi avanti su questo perché impone alle società di carte di credito di indicare nell’estratto conto il numero di mesi necessari al consumatore per ripagare il debito accumulato, se sceglie di effettuare solo il pagamento minimo mensile. E rendere più semplici le informazioni per il consumatore è un modo utile per aiutarlo a prendere decisioni in materia finanziaria.

ISCRIZIONE AUTOMATICA AI PIANI PENSIONISTICI

La semplificazione può estendersi molto oltre. Un esempio è l’iscrizione automatica ai piani pensionistici individuali (i cosidetti “opt in” e “Automatic IRA”), una delle iniziative su cui la Casa Bianca punta di più nel suo documento. L’iscrizione automatica a piani pensionistici è un modo per aumentare considerevolmente la partecipazione dei lavoratori nei sistemi a capitalizzazione. Tuttavia, può non garantire una pensione adeguata  una volta cessato il lavoro. I lavoratori che post-pongono i pagamenti del saldo della carta di credito dovrebbero ridurre i loro debiti invece di iscriversi a un piano pensionistico. E l’iscrizione automatica a un piano pensionistico non puo’ sostituirsi alla pianificazione finanziaria : i lavoratori devono essere sicuri di risparmiare per una pensione che garantisca loro una pensione adeaguata ale loro necessità ed esigenze. Un obiettivo che l’iscrizione automatica a un piano uguale per tutti non può raggiungere.
Una maggiore regolamentazione dei prodotti finanziari al dettaglio ed una limitazione dell’insieme dei prodotti disponibili per il consumatore, sia imponendo al settore di fornire prodotti finanziari semplici, “plain vanilla”, sia mettendo fuori legge i prodotti bollati come manipolativi e ingannevoli, può servire a limitare il raggio degli errori finanziari che un consumatore può compiere. Ma tali misure non sono sufficienti a promuovere il benessere finanziario  nel lungo periodo. I consumatori sono impegnati in un tale numero di transazioni finanziarie così varie e sempre più complesse che non è possibile pensare di circoscrivere e regolare ogni possibile area finanziaria. E non è neanche auspicabile. Invece, ci si dovrebbe preoccupare di dare ai consumatori una conoscenza finanziaria sufficiente a renderli capaci di prendere decisioni adeguate in questo campo. Il piano dell’amministrazione Obama merita apprezzamento perché riconosce l’importanza di promuovere l’educazione finanziaria: il documento della Casa Bianca prevede che la Consumer Financial Protection Agency assuma un “ruolo guida” nell’educare i consumatori alla finanza.
La protezione del consumatore è una strada a due corsie: non richiede solo regolamentazione e supervisione delle attività, richiede anche di assicurarsi che i consumatori abbiano gli strumenti adeguati per affrontare la schiera di scelte finanziarie a loro disponibili. Muoversi nei mercati finanziari di oggi non è molto diverso da circolare nelle strade affollate: mettere ancora più cartelli stradali, aumentare le pattuglie della polizia stradale e limitare il traffico può ridurre gli incidenti stradali, ma se la gente non sa guidare, continuerà a farsi male. La promozione dell’alfabetizzazione finanziaria non deve essere una preoccupazione secondaria, ma una priorità assoluta.

Foto: Barack Obama, dalla Casa Bianca.

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11 commenti

  1. Federico De Vita

    Gentile professoressa, concordo appieno sulla necessità di alfabetizzazione finanziaria dei cittadini, ma trovo sia ancor più importante alfabetizzare il regolatore. La vicenda Madoff (per dirne una, ma non e’ certo l’unica) ci ha insegnato che la SEC è stata del tutto incompetente nella gestione del fatto. Saprà senz’altro di Harry Markopolos che a più riprese ha fatto presente al regolatore le evidenti incongruenze del fondo di B.M. ma la cosa è stata ripetutamente ignorata, e nell’industria si dice che la ragione di fondo sia la profonda ignoranza del regolatore in merito a cio’ che dovrebbe regolare. Mi chiedo (anzi, le chiedo) se non sia piu’ urgente alfabetizzare i regolatori (gli altri regolatori non si sono mostrati più preparati, a partire dalla FSA in Gran Bretagna).

  2. Michele Orlandini

    Rimanendo su un terreno a noi più vicino, l’Eurisko ha diffuso alcuni mesi fa un’ indagine in cui ad un campione di soggetti italiani venivano poste alcune semplici domande del tipo "differenza tra azioni ed obbligazioni" o "tra tasso di interesse semplice e composto". La sorpresa venne fuori dall’alta percentuale di popolazione fortemente scolarizzata con imbarazzanti carenze di elementari nozioni di finanza nonchè di matematica. Ciò che è più scoraggiante è che dal periodico ripetersi di tali indagini non emerge una volontà di emanciparsi. Persistono sempre atavici rifiuti del concetto di rischio ed ignoranza dell’importanza del fattore tempo.Mancano cenni di educazione finanziaria nella maggior parte delle nostre scuole. Il rischio è che senza una buona disposizione all’apprendimento e nella smania di fuggire dai crack degli ultimi anni, il risparmiatore sia attratto dall’apparente semplicità e trasparenza di strumenti finaziari o prodotti che comunque non fanno per il caso suo. Strumenti e prodotti magari promossi da intermediari pubblici, cioè di proprietà di chi si occupa di quella formazione scolastica che abbiamo detto essere carente.

  3. Luciano Serbenski

    In una precedente occasione commentando un articolo pubblicato in questo sito, ho ricordato come l’attuale riforma della scuola secondaria superiore abbia eliminato del tutto nei licei l’insegnamento del diritto e dell’economia (residua per solo due ore la settimana nei cinque anni di corso nel Liceo delle Scienze Umane indirizzo Economico Sociale, corso tra l’altro solamente opzionale). Nessuno è mai intervenuto in difesa di una oggi più che mai indispensabile alfabetizzazione economico-giuridico-finanziaria nella scuola pubblica, non una parola nemmeno dagli esperti in materia economico-finanziaria che pubblicano articoli in questo sito. Ritengo pertanto che sarebbe auspicabile un po’ più di coerenza prima di plaudere ad una riforma che prevede solamente una enormità di tagli negli investimenti e nell’occupazione,

  4. Andrea Goldstein

    Annamaria Lusardi affronta un problema invero fondamentale, di cui l’OCSE si occupa ormai da vari anni — vi segnalo la pagina http://www.oecd.org/department/0,3355,en_2649_15251491_1_1_1_1_1,00.html e in particolare il recentissimo (di oggi!!) documento Financial Literacy and Consumer Protection: Overlooked Aspects of the Crisis http://www.oecd.org/dataoecd/32/3/43138294.pdf

  5. romano.calvo@libero.it

    Mi sembra francamente miope questa sua enfasi sull’alfabetizzazione finanziaria: come se non sapessimo che le migliori truffe finanziarie sono state ordite alle spalle degli esperti amministrativi dgli enti locali. Anzichè il dito io guarderei la luna: la logica interna al sistema finanziario rende necessaria la continua creazione di sempre nuovi strumenti di debito. Sono gli Stati e le autorità di vigilanza a dover porre un freno e tutelare l’interesse del risparmiatore. E qui casca l’asino, perchè il potere politico è troppo compromesso con gli interessi delle banche, per poterle costringere a rispettare le regole. Altro che alfabetizzazione, qui si deve parlare di rivoluzione. ro

  6. Fabio Castiglione

    Un buon programma di alfabetizzazizione finanziaria è sicuramente auspicabile, specialmente in un paese come il nostro che ha sempre snobbato le discipline a carattere tecnico-economico nel suo sistema scolastico. Ritengo però parimenti importante per una corretta tutela del risparmiatore, favorendo decisioni corrette e consapevoli riguardo alla finanza personale, dare un forte impulso alla nascita di una vera consulenza finanziaria realmente indipendente da un sistema bancario e finanziario che in Italia detiene la totalità di un mercato scarsamente concorrenziale e caratterizzato da un grave conflitto d’interesse. Se anche i consumatori appartenenti alle categorie sociali più svantaggiate potessero aver accesso ad una consulenza finanziaria indipendente, magari attraverso la detassazione dei compensi al consulente, coniugata con l’introduzione di programmi di educazione finanziaria forse sentiremo parlare di meno di certi "scandali finanziari".

  7. mara locatelli

    La carenza nella preparazione delle persone nelle materie più varie viene demandata alla responsabilità della scuola (l’educazione etico-morale, l’educazione civica, l’educazione stradale, l’educazione sessuale ecc) . Ora si aggiunge anche la educazione finanziaria. Perché la responsabilità dell’alfabetizzazione finanziaria viene demandata alla scuola secondaria? Non è la scuola già gravata di compiti, che forse non le spettano?

  8. Luciano Pontiroli

    A parte le amenità rivoluzionarie di qualche altro commento, osservo che la capacità di comprendere l’informazione – essenziale per il corretto funzionamento dei mercati finanziari – è opportuna, ma non risolutiva. Schwartzc ha opportunamente segnalato come la complessità di certe operazioni finanziarie sia tale che nessuno ne comprende il funzionamento, ad eccezione di chi li ha congegnati: neppure le autorità di vigilanza. Imporre ulteriori obblighi informativi può – forse – permettere maggiori e più efficaci controlli, ma non ci si può attendere che gli investitori non professionali dedichino il loro tempo a studiare voluminosi prospetti informativi prima di compiere investimenti di modeste dimensioni. Nel diritto della UE l’informazione è minutamente disciplinata, eppure le frodi ai consumatori non sono state eliminate: neppure il consumatore mediamente informato ed avveduto ha tempo di vagliare tutte le informazioni che devono essergli comunicate. Dobbiamo allora salutare come benvenuta l’agenzia USA per la protezione dei consumatori? non abbiamo forse sperimentato qualcosa di analogo con le nostre autorità indipendenti, prima tra tutte l’AGCM?

  9. Hans Suter

    “prendere un prestito a un tasso di interesse del 20 per cento, composto per l’intero anno, comporta il raddoppio del debito in meno di cinque anni.” Infatti, meno di quattro!

  10. Marco

    Quelle che il Signor Luciano Pontiroli nel suo commento chiama "amenità rivoluzionarie" sono le basi del discorso che andrebbe fatto per guardare avanti. Alfabetizzazione finanziaria o no la domanda da porsi è: può il governo mondiale del denaro migliorare la nostra vita? Morte le ideologie non ci si è affidati alla scienza (la cosiddetta tecnocrazia) ma ai banchieri. Questo ha notevolmente esteso le disuguaglianze da sempre esistenti tra chi ha e chi non ha, nonostante la Rivoluzione Francese ed i suoi ideali (non ideologie) sia passata da qualche secolo.

  11. Marina Giordano

    Buona sera a tutti, potete indicarmi altri lavori su questo argomento? Grazie

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