Lavoce.info

IMMIGRAZIONE, INCLUSIONE E CITTADINANZA

Approvato definitivamente dal Senato, il pacchetto sulla sicurezza inasprisce le condizioni per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Si tratta di misure ostili all’inclusione degli immigrati che potrebbero istigare un’ulteriore radicalizzazione verso l’esclusione. In altri paesi d’Europa, invece, il tradizionale criterio dello “jus sanguinis” (chi discende da cittadini di un certo paese è cittadino) è stato contemperato con quello (vigente negli Stati Uniti) dello “jus soli”, secondo cui chi nasce sul territorio nazionale di un certo paese è cittadino.

Il decreto sulla sicurezza approvato definitivamente dal Senato il 2 luglio 2009 riflette un atteggiamento politico avverso all’immigrazione e all’integrazione dei cittadini stranieri largamente diffuso in Europa, come dimostrato anche dai risultati delle recenti elezioni europee.(1) La legge ormai promulgata, oltre ad istituire il reato di clandestinità – ampiamente commentato nei quotidiani e nei telegiornali – presenta anche alcuni articoli che sanciscono un inasprimento delle condizioni per l’acquisizione della cittadinanza. Nella fattispecie, le istanze o dichiarazioni di elezione, acquisto, riacquisto, rinuncia o concessione della cittadinanza sono ora soggette al pagamento di un contributo di 200 euro. Diventa inoltre più difficile acquisire la cittadinanza tramite matrimonio: se residente in Italia, lo straniero può diventare cittadino italiano solo se risiede legalmente nel nostro paese da almeno due anni (la precedente disposizione richiedeva solo sei mesi). Si tratta della prima modifica apportata alla legislazione vigente dal 1992. E’ quindi il primo atto legislativo, in materia di cittadinanza, che fa seguito al massiccio incremento dei flussi migratori verificatosi nel nostro paese in tempi recenti. La tendenza che ne emerge è verso l’esclusione. Questa tendenza e’ destinata ad inasprirsi ulteriormente? Possiamo attribuirne la genesi all’incremento dell’immigrazione? Che cosa sta accadendo negli altri paesi?

JUS SANGUINIS E JUS SOLI

Quello che è accaduto alla legislazione di 162 paesi – tra cui l’Italia – dal 1948 al 2001 è documentato nella banca dati “The Citizenship Laws Dataset”, che descrive le modalità con cui i paesi regolano l’acquisizione della cittadinanza alla nascita e tramite naturalizzazione.(2) Attualmente, nella maggioranza dei paesi europei l’acquisizione della cittadinanza alla nascita è regolata dall’applicazione di un mix di due sistemi: lo jus sanguinis e lo jus soli. Secondo lo jus soli il criterio è il luogo di nascita (chi nasce sul territorio nazionale di un certo paese è cittadino), mentre secondo lo jus sanguinis il criterio è la pura appartenenza genealogica (chi discende da cittadini di un certo paese è cittadino). Mentre gli Stati Uniti hanno da sempre applicano lo jus soli, la maggior parte dei paesi europei – Italia inclusa – proviene da una tradizione di jus sanguinis, per motivi legati sia alla matrice giuridica di diritto civile, sia alla storia passata di prevalente emigrazione. Nonostante il diritto di cittadinanza sia storicamente disciplinato da norme molto stabili, dagli anni ’70 in Europa si sta assistendo a una rinnovata attenzione da parte dei governi verso riforme anche sostanziali, con un’intensa attività legislativa che in molti casi ha introdotto regimi misti. (3)

L’IMPATTO DEI FLUSSI MIGRATORI

Nel caso dell’Italia, la legge del 1992 attualmente in vigore prevede che il figlio di stranieri nato in Italia possa inoltrare domanda di cittadinanza una volta raggiunta la maggiore età, entro un anno di tempo e a condizione che abbia risieduto in Italia senza interruzioni dalla nascita. Non c’è traccia di elementi anche blandi di jus soli quali per esempio il “doppio jus soli”, che facilita l’ottenimento della cittadinanza per chi nasce sul territorio nazionale da stranieri a loro volta nati sullo stesso territorio (come in Francia), o di facilitazioni per chi nasce sul territorio nazionale da stranieri residenti (come in Germania).
In uno studio basato sulla sopra citata banca dati siamo in grado non solo di individuare le tendenze emergenti, a livello internazionale, per quanto riguarda l’evoluzione delle leggi della cittadinanza, ma anche di spiegarne le cause.(4) Consideriamo per primo l’impatto dei flussi migratori. In generale, per il periodo esaminato, ovvero tra il 1948 e il 2001, un aumento dei flussi migratori produce un inasprimento delle condizioni che sanciscono l’acquisizione della cittadinanza nei paesi che adottano lo jus soli o un regime misto. Allo stesso tempo, in quei paesi di tradizione jus sanguinis che hanno sperimentato rilevanti flussi migratori, emerge una tendenza a introdurre elementi di jus soli. La spinta verso l’inclusione è tuttavia molto più debole di quella verso l’esclusione, poiché i paesi più liberali tendono a restringere mentre i paesi più restrittivi tendono ad essere più inclusivi ma solo molto lentamente. Un aumento dei flussi migratori si dimostra quindi un fattore che influisce sulla legislazione rendendola più restrittiva. Le modifiche introdotte dal decreto sicurezza in Italia sono in linea con questa tendenza.

ESCLUSIONE E INCLUSIONE

Nel nostro lavoro esaminiamo anche l’impatto potenziale di fattori diversi dai flussi migratori e che in certi casi si dimostrano decisivi. L’instabilità dei confini nazionali per esempio tende ad impedire l’adozione di elementi di jus soli, poiché rende difficile la determinazione del territorio nazionale. Questo fattore si è rivelato cruciale durante la fase di decolonizzazione seguita alla Seconda Guerra Mondiale, provocando un’estensione dell’applicazione dello jus sanguinis nelle ex colonie. In ambito europeo, queste considerazioni hanno profondamente influenzato le politiche tedesche, permettendo una maggiore inclusione solo dopo la caduta del muro. Tra gli altri fattori rilevanti, troviamo inoltre che l’invecchiamento della popolazione e un elevato grado di democrazia siano associati a legislazioni con più spiccati elementi di jus soli. Uno stato sociale generoso non sembra rappresentare un ostacolo alla maggiore inclusione degli immigrati tramite la concessione della cittadinanza.
Per quanto riguarda il futuro dell’Italia, è quindi possibile prevedere un’ulteriore spinta restrittiva determinata dal probabile incremento dei flussi migratori. Tale spinta potrebbe essere mitigata dalla presenza di confini politici largamente sedimentati, da un basso tasso di fertilità e da una stabile democrazia, ma potrebbe anche inasprirsi se a livello politico si sedimenterà un orientamento verso politiche migratorie rigide tese ad ostacolare l’inclusione degli immigrati nella società civile. Il decreto sicurezza non solo avalla atteggiamenti ostili all’inclusione, ma addirittura potrebbe istigare una loro ulteriore radicalizzazione, innescando un meccanismo a catena diretto all’esclusione.

(1) Si veda a questo proposito T. Boeri “E’ l’immigrazione, bellezza”, lavoce.info, 9 giugno 2009.
(2) Anche il British Council ha costruito una classificazione analoga, e per certi aspetti più dettagliata, che ha però il limite di considerare soltanto lo stato corrente della legislazione in 28 paesi.
(3) Si veda G. Bertocchi e A. Pratt, “La cittadinanza dei bambini”, lavoce.info, 16 ottobre 2003.
(4) G. Bertocchi e C. Strozzi, “The Evolution of Citizenship: Economic and Institutional Determinants”, 2010, Journal of Law and Economics, di prossima pubblicazione.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Lavoratori immigrati, una risorsa per demografia e finanze
Leggi anche:  Lavoratori immigrati, una risorsa per demografia e finanze

Precedente

IL COMMENTO ALL’ARTICOLO DI UGO TRIVELLATO

Successivo

L’ITALIA ALLA FINE DEL TUNNEL. A MOTORE SPENTO

17 commenti

  1. mirco

    Sarei favorevole ad adottare politiche più favorevoli all’integrazione a e alla cittadinanza ad una condizione: che l’Italia diventi veramente un paese laico e con lo stesso severo atteggiamento di contrasto all’ingerenza religiosa nella vita civile, naturalmente nei confronti di tutte le religioni. Occorrerebbe l’abolizione del regime concordatario nei confronti della chiesa cattolica e un atteggiamento di tipo francese nei confronti anche delle altre religioni: no al chador e al burca, alla bigamia (solo per il ripetto della donna non voglio entrare nel discoro adozioni o altri patti matrimoniali che mi trovano concorde, pacs ecc..)

  2. Carlo

    Negli altri paesi europei possono permettersi le regole che hanno, il controllo dell’immigrazione funziona bene. Qui in Italia, visto che è un porto di mare con le porte aperte, se dovessimo agevolare la conquista della cittadinanza italiana in seguito alla nascita sul ns. territorio, come prima cosa avremmo un incremento dei boat people piene di donne incinta e di questo proprio non se ne sente il bisogno.

  3. Paolo Guglielmetti

    Leggendo queste cose mi viene da pensare all’impero romano. Uno dei suoi punti di forza, che gli permisero di durare come forza dominante per secoli, fu una accorta politica della cittadinanza volta ad includere tra i suoi cittadini gli appartenenti ai popoli vinti senza riguardo alla loro religione. L’unica condizione che veniva posta era la accettazione dell’impegno ad onorare come Dio l’Imperatore, implicito riconoscimento dell’adeguarsi ai valori dei cittadini romani. Per analogia verrebbe da dire che anche l’Europa dovrebbe adattare una politica simile, in cui al posto del culto dell’Imperatore si dovrebbe porre l’adesione ai valori delle Carte Costituzionali europee (a quando una della UE?) e, magari, l’abbandono della cittadinanza originaria data l’impossibilità di una totale doppia fedeltà. In questo modo ci garantiremmo un flusso di persone grate di poter contribuire alla vita di un paese che garantisce i diritti fondamentali dei propri cittadini e smorzeremmo sicuramente le tensioni sociali incombenti. Includendo faremmo sentire come proprio questo Stato anche agli immigrati che (ma c’è bisogno di ripeterlo ancora) vengono qui per poter vivere in modo migliore.

  4. Alessandro Figà Talamanca

    Sono pochi a rendersi conto che uno dei principali ostacoli al ritorno in Italia di giovani scienziati italiani che hanno svolto attività di ricerca o di formazione e ricerca all’estero è la virtuale impossibilità per l’eventuale coniuge extracomunitario di trovare un lavoro professionalmente qualificato in Italia. Lo straniero, anche se sposato ad un cittadino italiano, deve aspettare almeno 5 anni per acquisire la cittadinanza, troverà grandissime difficoltà a farsi riconoscere i titoli accademici, in pratica per diversi anni dovrà adattarsi al mestiere di "casalingo". Per questo è rarissimo che ricercatori italiani sposati all’estero (ed in particolare ricercatrici) possano accettare di tornare in Italia.

  5. Spazzini

    Non mi sembra così vessatorio prevedere 2 anni di matrimonio prima di ottenere la cittadinanza italiana. Fra l’altro il termine si dimezza a 1 anno se ci sono figli. Si tratta di un modo per contrastare il fenomeno dei matrimoni di comodo.

  6. Bruno Stucchi

    Da Le Monde: Le Royaume-Uni entend resserrer les conditions d’acquisition de la nationalité. Le lancement d’une large consultation en vue d’instaurer un système de points nécessaires à l’obtention du passeport aux armes de la reine atteste ce durcissement. Par ailleurs, en vertu de la proposition annoncée le 3 août, la période d’attente passerait de cinq à dix ans. ‘Il s’agit d’une nouvelle conception de citoyenneté exigeant des futurs Britanniques d’accumuler des points en fonction de critères bien précis’, a indiqué le ministre de l’intérieur, Alan Johnson. Les candidats recevront des bons et des mauvais points basés sur la connaissance de l’anglais, la qualification, la participation à la vie associative, le respect de la loi et des institutions de leur future patrie… Ecc.

  7. LUIS

    Con la cittadinanza italiana l’immigrato acquisisce una incomparabile serie di vantaggi (possibilità d’istruzione, assistenza sanitaria gratuita, assegno sociale di pensione, tutela diplomatica con passaporto UE, ecc.) che sono stati faticosamente costruti da precedenti generazioni di italiani. Speravo che le norme innalzassero almeno a cinque anni, adeguatamente verificati con sopralluoghi delle autorità di PS, il requisito di cittadinanza per matrimonio onde evitare ricorrenti casi di prostitute straniere che sposano vecchietti italiani, e speravo che fossero introdotti l’esame di conoscenza della lingua italiana e l’obbligo di conseguire almeno la licenza media inferiore in Italia o titolo comunitario equipollente. Riguardo alla norma dei bambini stranieri nati in Italia da genitori stranieri mi sembra giusto lasciarla immutata, costituisce un incentivo acchè i genitori si comportino bene nei confronti dell’Italia e del figlio che cresceranno con cura qui affinchè al compimento del diciottesimo consegua l’ambita cittadinanza italiana.

  8. Sara Guerra

    Buongiorno a tutti! E’ mia osservazione empirica che la cittadinanza venga "elargita generosamente" a parenti di italiani (di nascita) residenti altrove. Vedo tanti sudamericani con passaporto italiano alla frontiera con gli USA! I visti di diversi stati sono più facili da ottenere con il passaporto italiano – mi dicono. Complicare la vita a chi risiede nel territorio mi sembra controproducente. Saluti!

  9. lodovico malavasi

    Certamente la Costituzione, le leggi in corso e la situazione politica non ci aiutano in cambiamenti ragionevoli (è ridicola ad esempio la partecipazione al voto degli italiani all’estero). Credo che il primo problema sia quello di monitorare l’immigrazione senza titolo poi trovare soluzioni realistiche al problema, se l’Italia sempre più necessita di risorse qualificate molti lavori di basso impatto economico sono remore allo sviluppo.

  10. alba

    In un momento di crisi come questo è facile prendersela con gli stranieri, sono il nostro capro espiatorio preferito: pochi diritti, tanti doveri. Son perfetti per il politico di turno che può rovesciare su di loro tutte le frustrazioni e preoccupazioni degli elettori (gli stranieri non votano), son perfetti per gli italiani, di destra e di sinistra, che con i loro "io no sono razzista, però.." rivelano solo una grande paura e ignoranza. A quando un discorso serio e non ideologico sull’emigrazione?

  11. luigi zoppoli

    Le prime applicazioni del reato di clandestinità hanno già mostrato il limite relativo alla retroattività. A Torino ed altrove sono stati beccati dei clandestini che hanno sostenuto di essere in Italia prima dell’Agosto. Per non sbagliare, arresto ed espulsione. A parte simili amenità, il governo ed i legaioli oltre allo Jus sanguinis, allo jus soli, hanno aggiunto lo jus infamitati.

  12. Giorgio

    Facevo un lavoro che "gli italiani non vogliono piu’ fare" ovvero lavoravo in un allevamento di suini "sporcandomi le mani" tutti i giorni e mi ero anche trasferito dalla Lombardia alla Emilia. Lauretao in veterinaria avevo un contratto di lavoro a termine mentre gli stranieri tutti a tempo indeterminato. Il primo a perdere il posto sono stato io e con la causa aziendale da me portata avanti ho anche scoperto che mi pagavano meno del dovuto. Sono stato risarcito almeno di quei soldi.

  13. AMSICORA

    Vorrei ricordare due cose: 1- La norma più severa del "pacchetto immigrazione" è quella che prevede non solo il carcere ma addirittura la confisca della casa (come per la mafia!) per gli italiani che la affittano "in nero" ai clandestini. 2- Gli stranieri che approdano in Italia sia legalmente che illegalmente beneficiano di tutti i servizi pagati da noi: "mediatori culturali", caritas, sanità, avvocati, scuole, pensioni, trasporti… Singolari forme di razzismo.

  14. ahimsa

    Voglio proprio vedere quanti cittadini italiani si vedranno confiscare la casa per aver affittato in nero (anche per quella quota di popolazione italiana che assume in nero sono state previste norme così "cattive"?). Per ora le carceri italiane, più che di mafiosi, politici, massoni, evasori, corruttori e corrotti e sono piene di individui, immigrati extraeuropei che non hanno commesso alcun reato ed eppure sono ritenuti colpevoli per una loro semplice condizione oggettiva.

  15. AMSICORA

    Una annotazione: ricordo che le carceri sono piene di immigrati da anni, ovvero ben prima che l’ingresso illegale in Italia diventasse reato (così come è previsto in numerosi altri paesi europei che nessuno si permetterebbe di tacciare di razzismo). Pertanto si tratta di persone che sono state arrestate o condannate per altri reati: furto, spaccio di droga, rapina etc etc…Preciso altresì che, oltre al carcere e alla confisca della casa per chi affitta "in nero" (ci sono già stati casi di sequestro, cfr "Il sole 24 ore") sono previste pesantissimi sanzioni pecuniarie e penali anche per chi assume "in nero" immigrati (ed il condono si riferirà esclusivamente a colf e badanti) Infine ricordo che le categorie alle quali si auspica di mettere le manette, cioè politici, evasori (contro i quali il governo ha preso provvedimenti durissimi: redditometro, paradisi fiscali, controlli a tappeto) e massoni "non hanno commesso alcun reato ed eppure sono ritenuti colpevoli per una loro semplice condizione oggettiva".

  16. AM

    Concordo nel ritenere che la concessione della cittadinanza italiana all’immigrato possa in non pochi casi contribuire alla sua integrazione nella nostra società. Non sono contrario alla riduzione del periodo di attesa, ma a precise condizioni. Dobbiamo tuttavia convincerci che la cittadinanza italiana ha un valore (non solo economico) e che la si deve meritare. Questa è la condizione di base se vogliamo che l’immigrato, orgoglioso e grato per questo riconoscimento, si senta uno di noi a pieno titolo. Evitiamo quindi di tirarla addosso con la negligenza consueta nei nostri pubblici uffici a chiunque metta piede in Italia.

  17. Simone

    Le leggi sulla cittadinanza, in particolare quelle riguardanti ai figli di extracomunitari nati in territorio italiano, siano una vera e propria forma di razzismo. Vivo ormai da tre anni nel paese dei miei genitori, da solo e l’unico modo di sopravvivenza, sono quesi 50-100 euro che mia madre manda ogni mese. Mi e’ stato negato un visto di reingresso, motivazione, permesso di soggiorno valido solo per 1 anno per attesa occupazione (ma ero in possesso di regolare contratto di lavoro). Questo percheéin questura, nonostante le leggi, possono decidere come agire liberamente senza vincoli. Mi è stata negata la cittadinanza, perche’ ero rimasto senza permesso per qualche mese a 16 anni, durante le superiori. Poi si scoprì che ne avevo diritto, ma ormai avevo superato i 19 anni. Stessa cosa, in comune si rigirano le leggi a piacimento. Non mi pare giusto, che qualcuno, abbia il diritto di rovinare la vita agli altri. Tutto questo, perche’ io non ho sangue italiano? La nascita e la crescita in Italia, non mi da nessun diritto?

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén