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I GIORNI DELL’ABBANDONO

Roberto Mancini non dimenticherà facilmente il Natale 2009. Passato in ritiro con la sua nuova squadra, Il Manchester City, per preparare la partita vittoriosa contro lo Stoke City nel giorno di Santo Stefano, il Boxing Day inglese. Successo bissato da un successo in casa degli Wolves due giorni dopo. Giusto il tempo di godersi il Capodanno e poi il 2 gennaio sarà impegnato in FA Cup. Lo stesso giorno il Barcellona tornerà a giocare nella Liga. Da noi invece dovremo aspettare il 6 gennaio per sapere, all’ora di pranzo, se la befana avrà preparato del carbone per José Mourinho. In quelli che Beppe Severgnini sul Corriere ha ribattezzato “i giorni del divano”, quei giorni di vacanza o semi-vacanza per molti italiani che vanno da Natale a Capodanno, il calcio italiano ha pensato bene di seguire le recenti tradizioni e chiudere bottega per tre settimane. Proprio quando la domanda di intrattenimento è al massimo, come mostrano i record di incasso dei film di Natale. Chi ama il calcio e ha il satellite si è facilmente consolato con la Premier che ha programmato partite per tutti i giorni compresi tra il 26 e il 30 dicembre. Se il calcio italiano nuotasse nell’oro si potrebbe anche capire questa sua noncuranza verso gli spettatori. Solo che le squadre sono piene di debiti, giocano in stadi fatiscenti e non di loro proprietà, con le televisioni come fonte principale di incassi. Inseguire la domanda è essenziale per tutte le imprese, a maggior ragione per quelle che sono in grave difficoltà. Ma il calcio italiano sembra voler scrivere nuove leggi economiche. Ai giorni del divano fa corrispondere i giorni dell’abbandono.
Certo, le autorità del calcio diranno che la pausa invernale è essenziale per tutelare i giocatori, che i campi ghiacciati sono pericolosi e che vedere partite con un freddo polare non è bello neanche per gli spettatori. Solo che tutte queste obiezioni cadono di fronte a questa semplice constatazione: a gennaio fa più freddo che a dicembre. Se si può giocare a fine gennaio, lo si può fare a maggior ragione a fine dicembre. E se c’è bisogno di una pausa, la si può fare a gennaio. Perché allora ci troviamo a reiterare queste ovvie considerazioni ogni fine anno? Il Presidente del Napoli, De Laurentiis, produttore dei film di Natale, si opporrà alla variazione di calendario temendo di vedere una riduzione degli incassi cinematografici. Lo capiamo. Ma gli altri Presidenti cosa hanno da perdere? E perché il Presidente della Lega Calcio non si è mai espresso su questo tema?
Ma forse ho esagerato: in realtà gli spettatori italiani il 2 gennaio potranno vedere l’Inter. In programma c’è un’amichevole contro l’Al Hilal, squadra saudita. Mentre i poveri tifosi inglesi dovranno accontentarsi di 26 partite di FA Cup. Vita dura, Oltremanica.

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Oltre il Pil

  1. Disperato

    Ha ovviamente ragione da vendere Prof. Panunzi, il problema del calcio italiano è in sedicesimo lo stesso della società economica italiana: facciamo i capitalisti senza capitali. Peggio, nel calcio abbiamo dovuto importare per questioni di sopravvivenza il modello anglosassone, basato sui più tradizionali meccanismi dello show-biz (magagne comprese, si vedano i conti del Manchester U), peccato che essendo noi senza una classe dirigente decente (e nel nel calcio più che mai…) abbiamo fatto un altro record: le imprese senza imprenditori. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: campionati senza senso (la Serie B interminabile con 22 squadre), stadi indecenti e di conseguenza vuoti, calendari stilati secondo il moderno criterio di business della famigghia ("natale con i tuoi"), società con bilanci falsi ecc.. bravi, avanti così.

  2. Marco Tartaggia

    Certo Panunzi, e la diagnosi del problema è di facile analisi. Prendiamo calciopoli ad esempio, una super bomba che poi ha avuto l’effetto di un petardo. Tutti indagati ma colpevole solo una squadra. E la colpa? Chi se non di questa FIGC assurda! Carraro e Abete responsabili del calcio che fallisce e loro nemmeno sfiorati dalle indagini, come può essere? E’ che con calciopoli ci hanno preso in giro. I soliti giochi di potere fra quattro manager incapaci che giocano sulle fedi e nei portafogli dei tifosi! Risultato: Carraro rappresenta Roma, Capitalia e le banche (vedesi salvataggio Lazio), Moratti e Berlusconi l’imprenditoria milanese, e queste forme di potere gestiscono un bussiness miliardario dove alla fine a pagare siamo sempre noi. Le politiche di scelta in questi deccenni passati, come stadi costruiti con non so quali parametri, regole inesistenti nella gestione delle società, e un calcio sprecone al limite della sopportazione. Non è che viene da chiedersi che forse forse Moggi era l’unico che rappresentasse quella classe dirigente priva di potere forte? Moggi è colui che ha creato Lippi e il suo staff, Cannavaro, Zambrotta, Del Piero, Camoranesi e Buffon.

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