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Istruzione, previdenza e abc della finanza

Il confronto internazionale suggerisce che l’alfabetizzazione finanziaria di un paese dipende dall’investimento in istruzione e dalla struttura dei mercati finanziari. L’Italia si trova in fondo alla graduatoria internazionale in materia perché investe poco in istruzione, perché il sistema previdenziale pubblico è molto esteso e perché non ha approfittato delle riforme delle pensioni degli anni Novanta per ampliare le conoscenze economiche e finanziarie dei lavoratori.

Tutte le indagini disponibili a livello internazionale indicano che le persone hanno una conoscenza superficiale dei titoli finanziari in cui investono; ignorano che un portafoglio diversificato è meno rischioso di un investimento in singole azioni; spesso non sanno calcolare un tasso di interesse, un tasso di inflazione o confrontare tassi di rendimento; non sanno distinguere tra diversi tipi di mutuo per l’’acquisto di abitazioni; sono spesso ingannati da strumenti di debito poco trasparenti. L’’Italia non fa eccezione. Elsa Fornero, Annamaria Lusardi e Chiara Monticone, documentano con apposite domande contenute nell’’Indagine della Banca d’’Italia sui bilanci delle famiglie che la scarsa alfabetizzazione finanziaria è ampiamente diffusa nella popolazione, e particolarmente marcata tra le donne e gli anziani.

DIFFERENZE FRA PAESI

Ciò è tanto più preoccupante in quanto l’esposizione delle famiglie ai rischi finanziari è cresciuta in Italia e nei paesi più industrializzati sia per effetto di politiche che hanno promosso deliberatamente l’’investimento in azioni, si pensi alle privatizzazioni o alle riforme che incentivano la previdenza integrativa, sia perché il collocamento di prodotti finanziari da parte degli intermediari è avvenuto in modo più aggressivo che in passato. La scarsa alfabetizzazione finanziaria non ha effetti simmetrici durante le crisi, perché sono proprio le persone meno sofisticate quelle meno capaci di proteggersi dai rischi.
Nonostante un’’ampia letteratura stabilisca in modo incontrovertibile che la cultura finanziaria delle famiglie è modesta e che persone con scarse competenze in materia fanno investimenti poco efficienti, mancano confronti internazionali omogenei sull’’alfabetizzazione finanziaria. (1)
Per farli sarebbe necessario disporre di un’’indagine internazionale in cui un medesimo questionario sulle competenze finanziarie viene somministrato simultaneamente a cittadini di molti paesi. Un’’indagine di questo tipo sarebbe naturalmente molto costosa.
Un confronto internazionale sulle competenze finanziarie è però disponibile in un’indagine del World Competitiveness Yearbook (WCY). Si tratta di uno studio basato su interviste a esperti e manager di 55 paesi. (2) A ciascuno degli esperti si chiede di valutare, con un voto sintetico (da 1 a 10), il grado di alfabetizzazione finanziaria del proprio paese. I risultati dell’’indagine sono illustrati nella figura 1. (3) Si nota in primo luogo una forte variabilità internazionale nelle competenze. I paesi scandinavi e alcuni asiatici (Singapore, Giappone, Hong Kong) occupano i primi posti della graduatoria, con voti superiori a 7. L’’Italia è al trentesimo posto, vicino a Polonia, Indonesia, Bulgaria e altri paesi con voto vicino a 4. Agli ultimi posti della graduatoria troviamo alcuni paesi dell’’America Latina (Venezuela, Perù) e le economie ex socialiste (Russia, Croazia, Ucraina). Ma perché le differenze nel grado di alfabetizzazione finanziaria sono così ampie?

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ISTRUZIONE E INCENTIVI ALL’INFORMAZIONE

Le competenze finanziarie dipendono sia dalla quantità e qualità dell’’istruzione (e quindi dal livello delle conoscenze di base), sia dall’’incentivo ad acquisire informazioni finanziarie. Paesi in cui le competenze linguistiche di base e le conoscenze di matematica e scienze sono elevate tendono ad avere livelli più alti anche di competenze finanziarie. Il livello di cultura finanziaria è legato anche dall’’incentivo ad acquisire informazioni. Questi incentivi dipendono direttamente dall’’ammontare di ricchezza disponibile degli individui. (4) Le decisioni più importanti di una persona in materia finanziaria sono quelle legate alla pianificazione del risparmio per la vecchiaia. Una misura della loro importanza è data dalla copertura fornita dal sistema previdenziale pubblico: laddove è bassa, le persone hanno maggiore incentivo ad acquisire informazioni finanziarie.
Il confronto internazionale permette di verificare entrambe le ipotesi. Nella figura 2 si nota una relazione positiva e crescente tra alfabetizzazione finanziaria e qualità dell’istruzione, misurata dal punteggio Pisa-Ocse in matematica. In particolare, i paesi scandinavi e molti paesi dell’’Asia orientale raggiungono punteggi elevati sia in matematica sia in alfabetizzazione finanziaria. Nella figura 3 si osserva che la cultura finanziaria è minore in paesi come Grecia, Belgio e Spagna in cui i contributi previdenziali sono maggiori, e quindi il sistema finanziario privato meno sviluppato. Invece, le competenze finanziarie sono più elevate in Canada, Norvegia e Nuova Zelanda, dove la previdenza integrativa è più diffusa tra le famiglie.
In sintesi, le competenze finanziarie dipendono dall’’investimento in istruzione e dalla struttura dei mercati finanziari. Sono fattori che cambiano lentamente nel corso del tempo. Per questo motivo le riforme della previdenza sociale rappresentano un’’occasione importante per migliorare il grado di alfabetizzazione finanziaria delle famiglie. L’’Italia si trova in fondo alla graduatoria internazionale dell’’alfabetizzazione finanziaria perché investe poco in istruzione, perché il sistema previdenziale pubblico è molto esteso e perché non ha approfittato delle riforme della previdenza degli anni Novanta per ampliare le proprie competenze economiche e finanziarie.

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(1) Sulla scarsa alfabetizzazione finanziaria delle famiglie si veda Lusardi, Annamaria (2008), “Household saving behavior: the role of literacy, information and financial education programs”, NBER Working Paper N. 13824.
(2)Il World Competitiveness Yearbook è un rapporto annuale con indicatori di efficienza del settore pubblico, efficienza delle imprese e del sistema finanziario e qualità delle infrastrutture. Il rapporto si basa su una Executive Opinion Survey con cui si chiede ogni anno a circa 4mila esperti e manager opinioni su relazioni industriali, management, corruzione, evasione fiscale, qualità della vita, eccetera.
(3)Per l’analisi e i risultati del confronto internazionale si veda Jappelli, Tullio (2009), “Economic literacy: An international comparison”, CSEF Working Paper n. 238.
(4)Un esempio può chiarire il punto. Le conoscenze geografiche di un adulto dipendono non solo dall’’istruzione ricevuta a scuola, ma anche dai viaggi fatti in precedenza e dall’’incentivo a viaggiare, e quindi dal suo reddito.

Figura 1. Alfabetizzazione finanziaria: un confronto internazionale

Figura 2. Alfabetizzazione finanziaria e competenze in matematica

Figura 3. Alfabetizzazione finanziaria e generosità del sistema previdenziale

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Se la tessera del tifoso non piace alle società

  1. Francesco Laccetti

    “L’Italia si trova in fondo alla graduatoria internazionale perché investe poco in istruzione, omissis.. economiche e finanziarie dei lavoratori.” Si investe poco nell’istruzione, ma si investe certamente male. Ho ascoltato diverse trasmissioni radiofoniche che hanno spesso contribuito alla confusione. Ad esempio, si potrebbe dire, parlando dei fondi pensione: cari lavoratori i fondi rendono più del Tfr. Ogni fondo di categoria ha tre tipi di fondi. Il primo serve per i più giovani, investe prevalentemente in azioni e perciò viene definito ad alto rischio. Il rischio diventa zero per i giovani perché il loro investimento rimarrà nel fondo 25, 30 o 40 anni. Ecco perché è un fondo suggerito ai giovani. Il secondo investe in azioni (poche), obbligazioni e simili perciò viene tecnicamente definito a medio rischio. È consigliato a chi non è tanto lontano dalla pensione, diciamo che ha superato la metà della sua vita lavorativa. C’è meno tempo per assorbire le oscillazioni dei mercati e quindi può essere utile utilizzare un fondo a medio rischio. Il terzo fondo ecc. Utilizzando un fondo pensione, il datore di lavoro paga, contribuisce al vostro fondo più che al Tfr.

  2. Federico De Vita

    Ma gli assi delle ordinate nelle figure 2 e 3 sono gli stessi? Cosi’ sembrerebbe da quanto scritto a fianco degli assi stessi, ma poi non si capisce come mai le ordinate dei paesi cambino da una figura all’altra. Ad esempio, l’Indonesia ha "Alfabetizzazione Finanziaria – Differenza dalla Media" inferiore a -2 nella figura 2 e poi passa ad avere lo stesso (?) valore pari a poco piu’ di 0 nella figura 3. C’e’ qualcosa che non capisco…

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