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Due domande alle fondazioni azioniste di Unicredit

Scriveva l’’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel febbraio 2009 in merito alle fondazioni bancarie:

“La loro centralità per la stabilità, soprattutto nell’’attuale fase, deve, quindi, necessariamente essere bilanciata da una nuova e trasparente modalità d’’azione, sotto un duplice profilo: la loro modalità di azione come azionisti e la loro stessa struttura di governance. È  infatti necessario che le fondazioni rendano trasparente il processo decisionale sulle modalità con le quali esercitano i diritti di voto nelle società partecipate, nonché definiscano i criteri in base ai quali le stesse fondazioni – anche unitamente ad altri azionisti – selezionano i candidati da proporre per le cariche degli organi di governo delle società partecipate, in quest’’ultimo caso anche alla luce dell’’esigenza di non candidare soggetti caratterizzati da conflitto di ruoli”.

Le due domande che rivolgiamo alle fondazioni azioniste di Unicredit sono: in base a quali criteri avete preso la recente decisione sull’’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo? Come intenderete procedere per la sua sostituzione?

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La risposta ai commenti

  1. marco tesei

    Sono ormai 20 anni che le banche sono diventate private formalmente. Nel frattempo sono nati i conglomerati finanziari cross-border che operano a 360 gradi nel settore finanziario e in svariati paesi! L’integrazione del settore finanziario a livello europeo e’ forse il tema piu attuale di questo settore. In base a quale teoria economica bisogna preservare le nostre banche dalla germania ma siamo noi che dobbiamo raggiungere altri mercati? Saranno mica an ora una volta i grandi interessi a vincerla? Profumo e’ chiaramente vittima di un attacco politico.. continuiamo cosi.. gli occhi di alcuni non riescono a guardare lontano ..

  2. dante10

    Le due domande presuppongono una situazione normale della finanza e della politica. Concordo con la tesi secondo cui si è creata una inestricabile interdipendenza fra politica e finanza (legale ed illegale) sulle spalle di chi lavora, risparmia e produce, considerato un pollo da spennare. Una tesi confermata fra l’altro dal fatto che non passa il ripristino delle regole di questo mercato la la cui abolizione è ritenuta la causa principale della instabilità. La tesi spiega, fra altre cose, la irresistibile ascesa di Geronzi. Il contesto più vasto è quello descritto da Gore Vidal: il tramonto dello stato liberal-democratico. Nel mio piccolo, in attesa degli eventi, ho sospeso i versamenti sul fondo pensione. La mia impressione è che, come in molti altri campi, da almeno due decenni i dirigenti indipendenti siano metodicamente emarginati … dalla moneta cattiva.

  3. Agostino De Zulian

    Per caso il siluramento di Alessandro Profumo che voleva fare di Unicredit un’unica e "grande banca" era in opposizione ad una strategia (già in atto) che vorrebbe "liquidare" i Tedeschi in Unicredit e procedere ad una fusione con Mediobanca da cui far nascere una nuova "galassia economica" sotto un determinato gruppo di controllo?

  4. Dino Battistuzzo

    Alessandro Profumo era nel mirino già qualche anno fa, al tempo del crollo delle borse e della crisi finanziaria internazionale. Venti anni fa,quando ho prestato il servizio militare di leva, mi dicevano che un ufficiale faceva carriera in base al merito e alle capacità professionali, fino al grado di colonnello. Da generale in su ,se non avevi amicizie politiche o se non andavi a compromessi con i poteri che contano, restavi quello che eri. Profumo è un bravo tecnico, ma purtroppo per lui, non ha colore politico. Cosa molto grave in Italia, dove la colpa più grande è lavorare con dignità e con merito. Non avrà sicuramente difficoltà ha trovare un altro lavoro all’estero.

  5. michele

    Sono convinto anch’io che il Profumo sia vittima di un disegno molto più "massonico" di quello che sembri. E’ una crisi che parte da lontano e l’Italia è abituata ai "capri espiatori" , ai morti sotti i ponti e i caffè alla stricnina. Tecnicamente Unicredit è messa male, con una vicenda giudiziaria al giorno: l’operato di questa banca negli ultimi dieci anni è stato da "associazione per delinquere" , con gravi compromissioni in tutto quello che si può definire il "marcio" societario nazionale. Profumo non c’entra? Se sei la punta di un iceberg , hai tutte le colpe di qualsiasi scontro frontale.

  6. valentino compagnone

    E emersa la sensibilità degli azionisti (fondazioni) per la accresciuta partecipazione in varie forme di fondi pubblici libici nella Banca. Il problema avrebbe dovuto essere fatto oggetto di esame a livello politico tecnico di vari soggetti: Cabina di regia per l’Italia internazionale (a carattere interministeriale) gestita da MAE, il Comitato strategico per lo sviluppo e la tutela all’estero degli interessi nazionali in economia gestito dal MAE, ma non è trapelato nulla, tuttavia il problema (sotto il profilo generale fatto oggetto in Italia di un’accurato studio della rivista dei nostri servizi di sicurezza ed intellingence) c’è ed è stato avvertito infatti gia dal 2008 con la creazione del Comitato ed il rafforzamento della Unita Sistema Paese che si sforza di dare una base coerente alla attività all’estero di Regioni, Provonce e Comuni.

  7. Ernesto

    Mi basta un indizio per capire cosa c’è dietro la defenestrazione di Profumo: l’animosità della Lega, specie nella persona del Sindaco di verona Tosi, che non vedeva l’ora che Profumo se ne andasse. Stando così le cose abbiamo ben capito cosa c’è sotto: la rapacità degli affamati della Lega, la solita commistione con la politica, la peggior politica in questo caso. Non so se ridere o piangere a sentir quel buono a nulla di Bossi che poi si è messo a frignare che ora bisogna difendere la banca dai tedeschi. Ma ci rendiamo conto a chi è in mano questo paese?

  8. Lucio Sepede

    Penso che alle due domande molto normali non arriverà alcuna risposta perché sarebbe in contraddizione con la storia e la natura profonda delle fondazioni. Profumo è stato licenziato perché voleva riorganizzare la banca semplificando la strutura di comando e riducendo i poteri e i relativi sprechi e privilegi di coloro che anziché rispondere al Ceo hanno una linea di raccordo direttamente con i principali azionisti (fondazioni e bavaresi); adesso devono trovare un volto presentabile che posa garantire la salvaguardia degli attuali equilibri dei poteri e degli interessi dei principali azionisti.

  9. luigi saccavini

    Bravo Profumo a costruire un gruppo internazionale coagulando banchette e banche; tenendosi bene in mano il pallino. Un’opera che non ha precedenti (tranne Mattei, in altri tempi e situazione): è riuscito a tenersi il potere e contenere la potestà delle fondazioni (dei politici locali). Qualcuno si ricorda le accuse del Ministro delel Finanze sul troppo potere dei conglomerati bancari? Un manager esterno e autonomo dalla politica è in Italia una anomalia. L’assetto a venire, quale che sia il nome del nuovo Ceo, vedrà le deleghe distribuite e condizionate: la politica nazionale e locale darà ordini, il manager sarà un valletto. Tutto nella norma della gestione politica di questi tempi. Le domande diventano superflue, dati gli indizi convergenti e numerosi.

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