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MAMMA, HO PERSO IL TURISTA

Le voci ufficiali del turismo italiano glissano sui risultati preoccupanti della domanda interna e magnificano le sorti dell’export. Ma le cose non stanno propriamente così: nel 2010 i turisti stranieri hanno fatto registrare cali molto consistenti con perdite economiche per quasi 1,3 miliardi di euro. Mancano all’appello quegli europei che per anni hanno fatto la fortuna di molte località italiane, anche minori. E i tempi della crescita numerica e culturale del nuovo turismo globale rischiano di essere troppo lenti.

 

Le voci ufficiali del turismo italiano in questo inizio d’anno glissano sui risultati preoccupanti del settore per quanto riguarda la domanda interna e magnificano le sorti dell’export. Ma le cose non stanno propriamente così: anche i turisti stranieri nel 2010 hanno fatto registrare cali molto consistenti, e perdite economiche misurate in quasi 1,3 miliardi di euro.

TRADITI DAGLI EUROPEI

Il "mosaico" delle dichiarazioni rilasciate in occasione della Borsa internazionale del turismo fornisce invariabilmente un quadro roseo: c’è sempre qualcosa di cui lodarsi. Ma i totali nazionali sono impietosi. Abbiamo già visto che nel 2010 si sono "persi" circa 8 miliardi di euro dal solo mercato interno, e le cose sul mercato estero non sono andate tanto bene da compensare queste perdite, anzi.
Il dato della Banca d’Italia al riguardo è molto crudo e parla di una spesa dei turisti stranieri in Italia calata di 1.291 milioni tra il 2009 e il 2010, per effetto combinato del calo di circa 3 milioni di viaggiatori e di 18 milioni di notti. (1)
Fin qui il dato congiunturale, che forse può ispirare commenti speranzosi solo in chi ritiene che peggio non possa andare. Ma bisogna leggere dentro il dato, per capire che cosa sta effettivamente accadendo sul mercato turistico mondiale, e che cosa il futuro riserva al nostro paese.
Se andiamo a scomporre il dato aggregato per continenti, scopriamo innanzi tutto che a "tradirci" sono stati soprattutto i turisti dei paesi dell’Unione Europea, i "cugini", quelli che con un volo low-cost potrebbero raggiungerci in un’ora, e in auto ci mettono  mezza giornata. Francesi, tedeschi, belgi, olandesi: il vero zoccolo duro del nostro turismo tradizionale, quello che riempiva gli hotel vista-mare e i campeggi sui laghi, per intenderci. A cui dobbiamo aggiungere gli svizzeri, che appartengono di diritto alla categoria degli ospiti storici anche se extracomunitari, e che sono anch’essi calati del 7 per cento in termini di spesa.
E non sono i paesi che più soffrono la crisi economica, anzi. Si tratta più realisticamente di un cambiamento tendenziale delle loro scelte turistiche, nelle quali l’Italia non è più la destinazione per eccellenza, ma solo una delle tante opzioni possibili: turismo di prossimità in patria, medio raggio nel bacino del Mediterraneo a costi più contenuti, lungo raggio nei paesi esotici, e magari anche una fettina di Italia, quando capita.

COSA OFFRE L’ITALIA

Varrebbe la pena di interrogarsi sui motivi di questo fenomeno strutturale, che potrà anche riguardare un diverso atteggiamento della domanda (i cosiddetti push factors), ma indubbiamente trova spiegazioni profonde anche dal lato dell’offerta del nostro paese a confronto con altre possibili destinazioni (pull factors).
Il cambiamento di scelte implica una analisi della nostra competitività sul mercato turistico, una analisi che però tendiamo spesso a evitare per motivi di opportunità e per la evidente difficoltà a mettere mano ai fattori che la determinano: intanto il valore, inteso come rapporto tra qualità e prezzo, che viene percepito in calo, soprattutto per una dinamica dei prezzi rigida alle tendenze del mercato, e per un loro livello assoluto più alto di quello di molti concorrenti.
Ma considerando il fattore qualità, anche senza entrare nel merito di analisi più dettagliate, è del tutto evidente che il territorio da un lato e i beni culturali dall’altro rappresentino agli occhi dei turisti potenziali altrettanti atout del nostro paese, anche a confronto con altre possibili destinazioni di vacanza.
Lo stato della tutela e della conservazione di queste risorse, la loro protezione giuridica e la loro manutenzione, e infine la possibilità concreta di fruirne in modo piacevole non sono quindi un optional, ma un connotato fondante della capacità del nostro paese di stare sul mercato internazionale con posizioni di preminenza e ottenendo risultati conseguenti.
E da questo punto di vista non è certo facile affermare che l’Italia stia agendo per il meglio, anzi. Ma anche i turisti che ci hanno frequentato con soddisfazione per decenni sembrano essersene accorti.

NUOVI TURISTI GLOBALI

Ritornando all’analisi dei flussi internazionali, c’è però in Europa un paese in controtendenza: la Russia, i cui turisti in Italia sono cresciuti del 32 per cento in un solo anno. Sono certo una bella speranza, anche se rappresentano ancora meno dell’1 per cento del totale incoming.
E il turismo extraeuropeo? Tutti i continenti in calo, con la piacevole eccezione del Brasile da un lato, e dell’Asia nel suo complesso dall’altro (India, Giappone, Cina, nell’ordine). Asia che, lo ricordiamo per inciso, rappresenta oggi nel complesso l’1,7 per cento del mercato turistico straniero che si rivolge al nostro paese.
Le prospettive sono quindi eccellenti: siamo ben posizionati nei paesi Bric e la loro domanda cresce a ritmi sostenuti. Ma per converso tutti insieme questi paesi nel 2010 non sono riusciti a compensare neppure il calo di turisti dalla sola Germania.
D’altra parte, se invece si confermasse la tendenza al calo della domanda europea verso l’Italia, la prospettiva sarebbe davvero preoccupante per molti dei nostri territori ospitali.
Gli ospiti Bric, infatti, sono sostanzialmente turisti alla prima esperienza, che vogliono condensare il massimo della visita nel minimo del tempo, e quindi tendono a privilegiare le destinazioni di rinomanza mondiale. Trascurano invece i richiami “minori", i piccoli talenti italiani, le eccellenze diffuse, la qualità delle mille "terre di mezzo" che fanno oramai l’ossatura dell’offerta turistica italiana: tutte realtà in cui negli ultimi venti anni si sono investite somme ingenti (con i programmi leader, con le varie leggi regionali, eccetera) proprio per dare una prospettiva nuova di sviluppo a territori altrimenti marginali.
Se quindi non riprende alla svelta la domanda nazionale, e non si inverte la tendenza europea, il tempo della crescita numerica e "culturale" del nuovo turismo globale rischia di essere troppo lento: c’è il pericolo di una glaciazione, prima che torni il sole. 
Qui dovrebbe agire tempestivamente il marketing pubblico, oggi spezzettato tra i vari soggetti (Enit, Regioni, province, comuni, Stl, eccetera) e impoverito dai tagli alla finanza: altrimenti la sopravvivenza e il mantenimento degli enti preposti è solo una spesa pubblica improduttiva. 
Ma in ogni caso il marketing, anche se fosse immediato ed efficiente (e c’è da dubitarne), non sarebbe uno strumento di per sé sufficiente: c’è da mettere mano ai fattori della competitività, anche se ancora non si vede all’orizzonte un soggetto credibile a impegnarsi in un lavoro lungo e faticoso, e che porta pochi risultati di immagine.

I viaggiatori stranieri in Italia (2010 e confronti con il 2009)
  Viaggiatori
(in migliaia)
Pernottamenti
(in migliaia)
Spesa
(in milioni di euro)
Stato n. Var. ass. var.% n. var. ass. var.% euro var. ass. var.%
AFRICA 419 52 14,2 3.800 -779 -17,0 323 -51 -13,6
AMERICA 3.778 0,0 37.184 -3.071 -7,6 4.061 -131 -3,1
ASIA 1.394 92 7,1 14.156 225 1,6 1.675 186 12,5
EUROPA – EXTRA UE 15.878 251 1,6 29.864 -884 -2,9 3.689 -40 -1,1
EUROPA – UE 47.593 -3.230 -6,4 205.262 -12.159 -5,6 17.266 -996 -5,5
OCEANIA 641 -2 -0,3 6.291 -1.244 -16,5 737 -73 -9,0
                   
Totale 68.309 -2.929 -4,1 282.401 -18.137 -6,0 26.076 -1.291 -4,7
                   

Fonte: Banca d’Italia

(1) Banca d’Italia, "Viaggiatori stranieri in Italia", febbraio 2011.

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19 commenti

  1. bob

    Un Paese non potrà mai avere pretese di crescita e di affermazione se manca di base culturale solida. Molti suoi furbi colleghi collegano la cultura al numero di laureati. La cultura non è la laurea, il percorso per arrivare alla laurea serve per arricchire la cultura. La cultura di un Paese passa attraverso l’educazione civica, il senso critico, la curiosità, la meritocrazia etc. Italia: picchi di analfabetismo al 25%, pochi lettori di giornali e libri, scuola ridotta a parcheggi per somari. Dove andiamo? Siamo un Paese vecchio, stantio che ha vissuto della luce dello "stellone". Ma è finita! A Cesenatico la vicepresidente degli albergatori titolare di albergo per 2 gg ci ha fatto spendere 450 euro con a pranzo la pasta bianca sporcata di passata, si lamentava di nessuna prenotazione per Luglio e Agosto. Non sapeva ( o peggio faceva finta) che con 800 euro una famiglia italiana di 4 persone va 10 gg in Tunisia volo compreso. Il sistema furbo acconto al sistema organizzato è destinato a fallire. Sul Lago di Garda dopo anni di vinaccio venduto a 20 euro bottiglia i tedeschi sono un ricordo. Mai più verita c’è nel detto " la furbizia è la prerogativa dell’imbecille".

  2. francesco

    L’argomento mi sta a cuore, e non per legame professionale; l’Italia comincia a dispiacere ai forestieri per gli stessi motivi per i quali irrita sempre più la parte più avvertita ma meno influente della popolazione. I padroni del vapore pensano solo ai soldi e si sa dove porta una simile miopia verso il lungo termine. Comunque perchè dovrebbero venire ancora i turisti esteri? a contemplare nell’ordine: sprawl urbano disgustoso che ha cancellato il paesaggio rurale che ha affascinato per secoli i viaggiatori, sporcizia, generale sciatteria e maleducazione, capannoni e villette, prezzi pazzeschi, nelle grandi città problemi seri di sicurezza per i propri averi, centri storici abbandonati e ormai privi di autenticità, ridotti a Disneyland per turisti a cui spillare soldi… Che altro?

  3. AM

    Le cause del calo delle presenze turistiche sono molte e sono solo in parte ascrivibili alla crisi. Aggiungasi che, costatata la crisi, gli operatori turistici avrebbero potuto studiare qualche mossa opportuna per mitigarne gli effetti. Si è fatto poco o nulla: Le cause riguardano l’ambiente (cementificazione, degrado paesaggistico, immagine repellente delle montagne di rifiuti, imbrattamento di edifici anche storici nelle città), la politica del "carpe diem" nei prezzi di hotel, ristoranti, bar dove il turista straniero (o italiano) incontra sgradevoli sorprese. Ed inoltre indicazioni e informazioni carenti o errate (alla staz. Pta Genova a Milano si indica la MM2 per andare ad Abbiategrasso invece che la linea x Mortara, confondendo una piazza milanese con una città). Infine la presenza massiccia nelle località turistiche di ladri, truffatoiri, mendicanti e venditori di merce contraffatta. Questa sgradevole presenza che importuna i turisti è in buona parte composta da stranieri, spesso irregolari. Ma a un turista giapponese poco importa se a borseggiarlo è stato un italiano, un rom kossovaro o un cileno. Di ritorno a casa darà origine a un passaparola sfavorevole all’Italia.

  4. AM

    Con riferimento al clamoroso caso di disiformazione citato nel mio precedente commento che quotidianamente provoca disguidi e proteste, vorrei aggiungere che un mese prima dell’inaugurazione della fermata Abbiategrasso di MM2, alcuni docenti di discipline turistiche dell’Università IULM avevano segnalato a Sindaco, ATM e MM l’inopportunità di attribuire il nome di Abbiategrasso alla fermata terminale della MM2 tenendo conto del fatto che MM2 ferma, poco prima, alla Staz. di Pta Genova, da dove partono i treni per Mortara con fermata ad Abbiategrasso (città). La segnalazione è stata totalmente disattesa. Le direzioni competenti non solo non avevano previsto il disguido, ma anche se sollecitate, si sono rifiutate di porre tempestivo rimedio

  5. rosario nicoletti

    Si potrebbe aggiungere che i prezzi di ristoranti ed alberghi sono eccessivi anche grazie all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. E questo si aggiunge al degrado generale, alla carenza di infrastrutture e trasporti, e naturamente alla voracità e furbizia dei connazionali.

  6. luca cigolini

    Molti settori in Italia sopravvivono con margini di guadagno impensabili altrove perché possono godere di posizioni di rendita, mancando una reale concorrenza. Questa viene imbrigliata da mille leggine, lacci e cavilli sostanzialmente volti a sostenere chi gode di queste posizioni. Ne fa le spese l’utente, in termini di maggiori costi e peggior servizio. Il turismo è internazionale e questo sistema di protezione non funziona fuori dal nostro paese. A questo punto mi chiedo perché l’effetto benefico della concorrenza non si produca in questo caso: i servizi non migliorano né calano i prezzi!

  7. Mauro

    Guardi dott.Landi, al di là delle cifre e delle statistiche, nel giorno di Pasqua, come riportato da Repubblica, i collegamenti a Napoli e tra Napoli e provincia erano a mezzo servizio. Migliaia di turisti che volevano visitare gli scavi di Pompei/Ercolano o andare verso le costiere o spostarsi in Città sono rimasti bloccati. Non è assurdo tutto ciò? Vogliamo rilanciare il turismo e l’economia e poi ci perdiamo in un bicchier d’acqua? Chi pagherà per il disagio di tutte queste persone, per i soldi non incassati, ma soprattutto per l’immagine danneggiata dell’Italia? Cerco "invano" una risposta a queste domande da chi ha delle responsabilità, da chi gestisce la cosa pubblica… Grazie dell’attenzione.

  8. PDC

    Ai vari fattori causali elencati si potrebbe forse aggiungere la diffusa mancanza di cortesia di molti italiani che lavorano a contatto col pubblico. Sembra difficile comprendere che la gentilezza verso i clienti faccia parte del proprio mestiere…

  9. Michelangelo Gigante

    Credo che per una migliore comprensione dei flussi turistici sarebbe opportuno avere dei dati aggiustati per il tasso di cambio. Ho il sospetto che, aldilà delle opinioni sulla nostra offerta turistica, il rafforzamento dell’euro possa dare fornire alcuni elementi in piu’ sui turisti in calo nel bel paese.

  10. enzo de fabrizio

    Mi trovo pieamente in linea con l’articolo e con i diversi commenti. Vorrei sottolineare l’aspetto legato alle mille competenze che riguardano il settore, utili soltanto all’Assessore di turno che spende risorse pubbliche sempre minori per far bella figura su appuntameti nazionali o, peggio internazionali, con ricadute insignificanti dal punto di vista del ritorno in termini di immagine e, men che meno di presenze turistiche. Si attui una seria politica nazionale del turismo, in cui le regioni abbiano un ruolo che valorizzi le grandi potenzialità presenti in ciascuna, avendo il coraggio di tagliare i "rami secchi" di tutti quegli enti inutili che drenano risorse e non contribuiscono in alcun modo all’immagine positiva del nostro Paese. Accanto a ciò ritengo indispensabile che fin dalle scuole primarie si diffonda il concetto di cultura del turismo che significa fondamentalmente rispetto per l’immenso patrimonio artistico e culturale presente nel nostro Paese!

  11. enzo de fabrizio

    Mi trovo pieamente in linea con l’articolo e con i diversi commenti. Vorrei sottolineare l’aspetto legato alle mille competenze che riguardano il settore, utili soltanto all’Assessore di turno che spende risorse pubbliche sempre minori per far bella figura su appuntameti nazionali o, peggio internazionali, con ricadute insignificanti dal punto di vista del ritorno in termini di immagine e, men che meno di presenze turistiche. Si attui una seria politica nazionale del turismo, in cui le regioni abbiano un ruolo che valorizzi le grandi potenzialità presenti in ciascuna, avendo il coraggio di tagliare i "rami secchi"di tutti quegli enti inutili che drenano risorse e non contribuiscono in alcun modo all’immagine positiva del nostro Paese. Accanto a ciò ritengo indispensabile che fin dalle scuole primarie si diffonda il concetto di cultura del turismo che significa fondamentalmente rispetto per l’immenso patrimonio artistico e culturale presente nel nostro Paese!.

  12. Pino Benelli

    Sono anni che rifuggo le nostre località turistiche, soprattutto quelle marine. Non accetto l’idea di dover pagare per stare in spiaggia, se voglio lettino e ombrellone lo decido io. Tutto costa troppo, tutto costa aggiungerei ed il servizio spesso e volentieri lascia a desiderare. Gli animali sono ancora troppo spesso non accettati o mal sopportati – io ho un cane che viene sempre con noi. Insomma, non è un problema di marketing come Lei scrive nel suo articolo. Il viaggiatore oggi è preparato, sa quello che vuole e come lo vuole e preferisce andare dove può scegliere e dove, soprattutto, paga il giusto.

  13. Marisa Manzin

    Ogni anno passo una settimana in una piccola località turistica dell’alto Adriatico che conosco da 40 anni. Ci vado soltanto perché voglio passare alcuni giorni con la mia famiglia d’origine (sono italiana, ma vivo in Germania) che possiede lì una casa per le vacanze. Ebbene tutto lì è come 40 anni fa. Esempio, la ristorazione: non esiste l’imbarazzo della scelta. Tutti i ristoranti locali offrono lo stesso menù, quello fatto per i turisti tedeschi di 40 anni fa… Non un piatto locale, non un pesce fresco. Pur volendo andare ogni sera al ristorante siamo costretti a cucinare in casa proprio per la mancanza di varietà!!! La spiaggia libera poi viene ridotta anno per anno e ti fanno sentire un abusivo soltanto perché non intendi prendere un ombrellone e delle sdraio che in famiglia nessuno userebbe.

  14. Giovanni

    Per renderci conto di quanto sia stato sfregiato il paesaggio italiano basta guardare una tappa del giro d’Italia e una del tour de France. Di là campagne ben tenute, boschi, paesi e città ordinati, da noi cemento dappertutto, senza alcun criterio estetico, sciatteria, rifiuti. Questo, unito al vecchiume delle nostre strutture, alla maleducazione, alla avidità, terrà sempre più lontani i turisti a spese prima di tutto degli operatori onesti, che vedono nel turista un ospite da accogliere con rispetto non solo formale.

  15. roberto

    Sono appena tornato da un fine settimana nella stupenda città di Porto (Portogallo): volo lowcost (54euro), hotel (30euro / persona notte in un 4*) e ottime cene di pesce a 25 euro. In Liguria avrei speso di più per ottenere di meno in un ambiente devastato dal cemento e dalla scarsa educazione…

  16. AM

    A chi fa un confronto fra cementificazione in Italia e in Francia vorrei far presente che la densità demografica italiana è quasi doppia di quella francese e che una parte considerevole della popolazione francese vive nell’area metropolitana di Parigi. Vi sono quindi in Francia aree assai poco popolate.

  17. luciano ardoino

    Gentile Stefano Landi,
    ho rifatto i conti attraverso i dati della Banca d’Italia che appaiono nel Suo articolo e per me il totale è questo.
    Le risulta?

    Totale 74.125 +1.585 +2,2 311.686 -2.784 -1,6 29.257 +401 +1.1

    Un cordiale saluto

    luciano ardoino

  18. Silvia Regi

    Sono proprietaria di 2 hotels in Toscana. Sono abituata a dare ai miei clienti il massimo. Non tutte le offerte sono uguali per fortuna, ma è molto faticoso visto che non abbiamo alcun aiuto. La promozione è fatta dagli albergatori stessi o almeno se si vuole fare qualcosa di veramente efficiente. Nessun ente, associazione oppure la nostra Brambilla organizza qualcosa di positivo, soprattutto all’estero: documantari, partecipazioni a trasmissioni che parlano di turismo e mete esclusive e in Italia ce ne sono veramente tante!! All’estero se per caso vi viene in mente di vedere la televisione, canali nazionali oppure Rai International rimarrete stupiti dalla mancanza di contenuti e di amor proprio. Le fiere intenazionali, gli incetives organizzate da provincia o regione o enti pubblici sono spesso patetiche, servono solo ai vari rappresentanti ad andare in giro a passare tempo e a nostre spese. Vogliamo parlare dell’Enit?? Quante sedi funzionano veramente? I costi che abbiamo noi in Italia sui dipendenti ne vogliamo parlare? La mancanza di scuole per gli addetti alla ristorazione e all’hotellerie. E la tassa di soggiorno? Chi la dovrebbe pagare alla fine? Non mi bastano le battute!

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