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USCIRE DALL’ATOMO, COME LA GERMANIA

La scelta di uscire irreversibilmente dal nucleare presa dal governo tedesco è una decisione storica, coraggiosa e destinata a influenzare le politiche energetiche degli altri paesi europei e probabilmente di tutte le altre nazioni industriali. È accompagnata da una serie di provvedimenti e investimenti sulle fonti rinnovabili. Che cosa impedisce all’Italia di seguire la stessa strada? Perché non possiamo diventare almeno la seconda “green economy” del mondo sviluppato?

La decisione di uscire irreversibilmente dal nucleare presa dal governo tedesco sotto la guida di Angela Merkel è una decisione storica, coraggiosa e destinata a influenzare le politiche energetiche degli altri paesi europei e probabilmente di tutti gli altri paesi industriali.

UNA DECISIONE STORICA

La storia del nucleare civile inizia in Germania Ovest nel 1955: grazie alla collaborazione con i produttori statunitensi vengono sviluppati reattori commerciali di tipo Pwr (Pressurized Water Reactor) da Siemens-Westinghouse e Bwr (Boiling Water Reactor) da parte di General Electric-Aeg. Il primo reattore, di tipo Bwr, inizia a produrre elettricità nel 1960. Oggi la Germania conta diciassette reattori operativi, tutti di tipo Pwr e Bwr, cioè di seconda generazione, il più vecchio dei quali risale al 1974 mentre sette sono stati allacciati alla rete negli anni Settanta. Si tratta perciò di reattori particolarmente vecchi (quello di Fukushima risale al 1971), prossimi al termine del loro ciclo di vita. Questi reattori sono già attualmente scollegati dalla rete, insieme a un altro del 1981, e non saranno più riattivati. Altri sei reattori, entrati in attività tra il 1983 e il 1986, saranno pensionati entro il 2022 a partire dal 2015; gli ultimi tre entro il 2022. In quell’anno, il reattore più recente avrà operato per trentatré anni sui quaranta teorici (tabella 1).
Si tratta di una decisione storica: la Germania sarà infatti la prima potenza industriale a rinunciare all’energia nucleare.
A volere essere precisi un altro paese, aveva preso una simile decisione circa 25 anni prima, ed era l’Italia. Con i referendum del 1987, il nostro paese rinunciava alla produzione di energia elettrica da fonte nucleare, che nel 1986 aveva toccato un picco pari al 4,5 per cento del totale, ma che negli anni precedenti si era attestata generalmente intorno al 3-4 per cento. Dunque, la quantità di elettricità di cui l’Italia si privava era assai inferiore a quella tedesca.
L’elettricità generata dal nucleare operativo tedesco infatti è stata pari nel 2010 al 28,4 per cento del totale o al 10,7 per cento del proprio fabbisogno energetico del 2009 (tabella 2). I numeri suggeriscono che si è trattato di una decisione coraggiosa, anche se va sottolineato che i 133 TWh elettronucleari verranno a mancare solo fra undici anni. E soprattutto non va dimenticato che per quella data si sarebbe dovuto comunque rimpiazzare metà dei reattori e che ai rimanenti sarebbero restati pochi anni di vita utile.
Anche la Svizzera ha deciso di uscire dal nucleare entro il 2034. I cinque reattori, tre dei quali vecchi quanto quelli di Fukushima-Daichi, attualmente in grado di generare il 38 per cento di tutta l’elettricità elvetica, verranno disattivati alla fine del loro ciclo di vita e non verranno sostituiti (tabella 2). Durante il G8 di Deauville dedicato naturalmente all’atomo, il premier giapponese Naoto Kan ha annunciato che il suo paese ridisegnerà completamente la sua politica energetica anticipando al 2020, dieci anni prima del previsto, l’obiettivo di un mix composto per il 20 per cento da fonti rinnovabili.

UNA DECISIONE CORAGGIOSA

La decisione del governo tedesco è coraggiosa anche perché la Merkel del maggio 2011 smentisce totalmente la Merkel dell’ottobre 2010. Allora la cancelliera aveva abolito il nuclear phase-out entro il 2021 stabilito dal precedente governo rosso-verde di Gerhard Schroeder: al contrario, si deliberava che le centrali attive da prima del 1981 restassero aperte otto anni più del previsto (dunque fino al 2030), mentre quelle entrate in funzione più di recente chiudessero i battenti non prima di altri quattordici anni (ossia nel 2036). L’obiettivo dell’abbandono del nucleare si era fatto dunque sempre più lontano. Allo stesso tempo, tuttavia, Angela Merkel imponeva una tassa sull’energia nucleare a carico delle società che gestivano i reattori con la finalità di finanziare la transizione verso le energie rinnovabili. Questo consentiva di scremare una parte della rendita nucleare e permetteva alla cancelliera di affermare che il provvedimento costituiva l’avvio della transizione verso un’economia di energie pulite e a basso tenore di carbonio.
La tragedia di Fukushima, l’affermazione dei Verdi e il crollo della Cdu nel Baden-Wuerttemberg, perso dopo sessanta anni, susseguente adaltre disfatte del centrodestra in molte elezioni regionali degli ultimi mesi, hanno probabilmente convinto Angela Merkel a una svolta radicale. Il 14 marzo 2011 si decideva una revisione generale del programma energetico e la chiusura temporanea di tre mesi di tutti gli impianti antecedenti al 1980, per verifiche sulla loro sicurezza.
Una decisione sicuramente senza precedenti e sostenere che è stata presa sotto la spinta delle emozioni o dei risultati elettorali appare comunque riduttivo. I dati infatti suggeriscono che nel 2009 la percentuale di fabbisogno energetico fornita dalle centrali atomiche tedesche era di poco superiore a quella che la Germania ricava da eolico, fotovoltaico, biomassa e altre energie rinnovabili: 10,7 per cento contro 8,5 per cento (tabella 3). Ma dieci anni prima, nel 1999, il raffronto era 12,8 contro 2,4 per cento. Tra il 2020 e il 2030 il governo tedesco vuole che le energie rinnovabili passino a coprire tra il 70 e l’80 per cento di quel fabbisogno. Difficile quindi credere che la Merkel, dopo una capriola politica di 360 gradi, possa avere preso una decisione simile in maniera superficiale, senza soppesarne adeguatamente le conseguenze. Tanto più che vi sono prezzi da pagare nel periodo transitorio: la rinuncia al nucleare costerebbe infatti 40 miliardi di euro, tant’è che la tassa sull’energia atomica pagata dai produttori di energia è stata mantenuta e aiuterà a finanziare la spesa. In Svizzera, il conto sarebbe pari a un importo tra lo 0,4 e lo 0,7 per cento del Pil. A ciò si aggiunga un incremento temporaneo delle emissioni di CO2 tra i 20 e 29 milioni di tonnellate annue in Germania.

UNA DECISIONE DA CUI NON SI POTRÀ PRESCINDERE

La strategia tedesca prevede una serie di azioni. Primo, incrementare la produzione da rinnovabili che nel 2010 hanno raggiunto il 17 per cento del fabbisogno elettrico così da arrivare al 35 per cento nel 2020. Secondo, le infrastrutture elettriche: sono stati stanziati 500 milioni di euro per la ricerca e sviluppo di sistemi per accumulare l’elettricità e redistribuirla in maniera efficiente. In particolare, l’obiettivo è avere una rete capace di trasferire al sud del paese l’energia eolica prodotta in grande quantità al nord e centrali dalla produzione modulabile, capaci di coprire i momenti in cui la produzione di fonti come l’eolico è più bassa: il pensiero va soprattutto agli impianti a gas. Poi efficienza energetica negli edifici – si punterà a ridurre i consumi del 20 per cento in dieci anni – e sensibilizzazione dei cittadini, anche per scongiurare reazioni Nimby contro impianti eolici ed elettrodotti. (1) Infine, una riduzione delle emissioni di gas-serra del 40 per cento nello stesso periodo.
“Dobbiamo seguire una nuova strada. Vogliamo chel’elettricità del futuro sia sicura, affidabile ed economicamente sostenibile. Le forniture energetiche in Germania hanno bisogno di una nuova architettura”: è la sfida che Merkel pone a tutti i suoi concittadini, una sfida destinata a rendere le rinnovabili ancora più protagoniste. Gli investimenti annuali in fonti rinnovabili in Germania hanno superato molto bene la crisi: si stima infatti un giro d’affari di 26 miliardi di euro, circa un 25 per cento in più rispetto al 2009. Anche l’occupazione nel settore è cresciuta (+8 per cento) con 370mila addetti, più del doppio di quanti erano nel 2004 (160.500).
Si tratta certamente di un piano ambizioso che se da un lato si presenta non privo di rischi, dall’altro dimostra che chi lo propone ci crede ed è pronto a mettere nel piatto tutta la sua credibilità per raggiungerne i fini.

E L’ITALIA?

Il nostro paese continua a muoversi sul terreno energetico con uno stile, e naturalmente con un’efficacia, diametralmente opposte a quelli tedeschi. Nell’immediato, il ministro Romani dichiara all’assemblea annuale di Confindustria che “continuiamo ad essere convinti che la scelta nucleare sia la più corretta” (corretta?), anche se “adesso il tema è la sicurezza” e sul tema del quarto conto energia lamenta che “vi confesso che ci siamo sentiti spesso soli. Il sistema delle imprese è stato spesso alla finestra a vedere come andava a finire”. Romani ha concluso dando appuntamento “alla Conferenza energetica nazionale, che iniziamo subito a preparare”. Sarà presentata lì l’agognata Strategia energetica nazionale? Nel medio termine, abbiamo visto i contenuti che il ministro Tremonti ci ha prospettato in tema di energia nel Piano nazionale di riforma: ben poca cosa. L’Europa ci ha chiesto di rivedere il Piano d’azione nazionale per le rinnovabili al 2020. E cosa deve essere l’Italia nel 2050 dal punto di vista energetico?
Quella tedesca è una scommessa? Forse. Ma è suggestiva. Non varrebbe la pena che anche l’Italia, giocando d’anticipo sugli altri paesi europei, facesse altrettanto? Non potrebbe o non vorrebbe il nostro paese diventare almeno la seconda Green Economy del mondo sviluppato?

(1) Nel quadro della sua strategia energetica al 2050 anche la Confederazione elvetica punterà su maggiore risparmio energetico, potenziamento dell’energia idroelettrica e incremento delle altre rinnovabili, cogenerazione e su un maggiore utilizzo di gas importato da impiegare in centrali a ciclo combinato.

Tabella 1 – Germany, Federal Republic of: Nuclear Power Reactors

Operational 17
Shutdown 19
Annual Electrical Power Production for 2010
Total Power Production
(including Nuclear)
Nuclear Power Production
468660.331 GWh(e)  133012.06 GWh(e) 
      Capacity (MWe) Date
Name Type Location Net Gross Connected
BIBLIS-A (KWB A)  PWR HESSEN 1167 1225 25/08/1974
BIBLIS-B (KWB B)  PWR HESSEN 1240 1300 25/04/1976
BROKDORF (KBR)  PWR SCHLESWIG-HOLSTEIN 1410 1480 14/10/1986
BRUNSBUETTEL (KKB)  BWR SCHLESWIG-HOLSTEIN 771 806 13/07/1976
EMSLAND (KKE)  PWR NIEDERSACHSEN 1329 1400 19/04/1988
GRAFENRHEINFELD (KKG)  PWR BAYERN 1275 1345 30/12/1981
GROHNDE (KWG)  PWR NIEDERSACHSEN 1360 1430 05/09/1984
GUNDREMMINGEN-B (GUN-B)  BWR BAYERN 1284 1344 16/03/1984
GUNDREMMINGEN-C (GUN-C)  BWR BAYERN 1288 1344 02/11/1984
ISAR-1 (KKI 1)  BWR BAYERN 878 912 03/12/1977
ISAR-2 (KKI 2)  PWR BAYERN 1410 1485 22/01/1988
KRUEMMEL (KKK)  BWR SCHLESWIG-HOLSTEIN 1346 1402 28/09/1983
NECKARWESTHEIM-1 (GKN 1)  PWR BADEN-WUERTTEMBERG 785 840 03/06/1976
NECKARWESTHEIM-2 (GKN 2)  PWR BADEN-WUERTTEMBERG 1310 1400 03/01/1989
PHILIPPSBURG-1 (KKP 1)  BWR BADEN-WUERTTEMBERG 890 926 05/05/1979
PHILIPPSBURG-2 (KKP 2)  PWR BADEN-WUERTTEMBERG 1402 1468 17/12/1984
UNTERWESER (KKU)  PWR NIEDERSACHSEN 1345 1410 29/09/1978

 

Tabella 2 – Switzerland (Swiss Confederation): Nuclear Power Reactors

Operational 5
Shutdown 1
Annual Electrical Power Production for 2010
Total Power Production
(including Nuclear)
Nuclear Power Production
66300 GWh(e)  25200 GWh(e) 
      Capacity (MWe) Date
Name Type Location Net Gross Connected
BEZNAU-1  PWR DOETTINGEN 365 380 17/07/1969
BEZNAU-2  PWR DOETTINGEN 365 380 23/10/1971
GOESGEN  PWR SOLEURE 970 1035 02/02/1979
LEIBSTADT  BWR AARGAU 1190 1245 24/05/1984
MUEHLEBERG  BWR BERN 373 390 01/07/1971

 

Tabella 3

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20 commenti

  1. Marco Ferrari

    Mi sarebbe piaciuto che la Germania annunciasse l’uscita definitiva dai combustibili fossi, fonte di CO2, micropolveri, veleni ed effetto serra. Nessuno mette in discussione che le fonti rinnovabili debbano essere sviluppate velocemente e intensamente, ma metterle in contrapposizione al nucleare è sbagliato! Cosa c’entra il nucleare con le fonti rinnovabili? Piuttosto togliamo spazio alle fonti fossili, con fonti rinnovabili, e dove non possibile con il nucleare. Il nucleare non deve togliere spazio alle fonti rinnovabili, ma alle fonti fossili.

  2. Salvatore

    Risposta molto semplice: il Paese più corrotto del mondo con la classe politica più condannata del momdo occidentale.
    Queste sono le fondamenta.
    Cosa vogliamo costruire?

  3. Emilio Odescalchi

    Oggi Ichino esprime le sue considerazioni: sono oggettive, razionali e non annebbiate dal concettualismo radicale di massa.Sottesa al suo dire c’è la domanda che tutti noi dobbiamo porci e che nessuno, dico nessuno, pone al popolo: a chi conviene che gli Italici restino sudditi energetici degli attuali fornitori di: energia elettrica, di petrolio, di carbone? A chi conviene installare impianti solari, eolici, ec. Che contriscono per poco al nostro fabbisogno energetico? Chi tra i votanti conosce il gioco Francese dello smaltimento delle nostre scorie nucleari: paghiamo per lo smaltimento, lo “smaltitore”, le utilizza per produrre energia che ci rivende a caro prezzo, poi esaurito il ciclo ce le restituisce. Sono argomenti che non piacciono, sono argomenti di senso comune, basate su fatti e numeri e non soggetti al concettualismo degradato di massa cui accennavo. (Cfr. Raffaele La Capria: ” Lo stile dell’anatra”e ” La mosca in bottiglia”) . Auguri a chi proverà, di qualunque schieramento e colore a raccontare la verità oggettiva. Poi, una volta informato, il popolo deciderà. Conoscenza è libertà, ignoranza è schiavitù. Auguri a chi cerca la verità.

  4. P.

    L’articolo contrappone nucleare a rinnovabile, e in questo è fuorviante. La Germania punterà (se non cambia idea prima: sa molto di trovata per recuperare consensi) sul carbone: è una scelta legittima, ma vogliono spacciarla per quello che non è.

  5. Franz

    I tedeschi hanno un elevato senso civico, soprattutto per l’ambiente, gli italiani… hanno difficoltà nella raccolta differenziata. Il partito dei verdi in Germania sfiora il 9% e le scelte sul nucleare della signora Merkel, il cui partito sta franando, ritrovano un vasto consenso elettorale soprattutto sulla spinta emotiva di Fukushima. Il prezzo dell’energia in Germania è sempre stato notevolmente minore rispetto a quello italiano, i fornelli delle cucine da sempre sono elettrici e solo il costo della benzina è aumentato nel corso degli anni, allineandosi a quello italiano, per finanziare l’unificazione tedesca. Il progetto eolico aveva iniziato, con prevalenza nella bassa Sassonia, oltre 30 anni fa mentre il bel paese l’ha sempre evitato soprattutto per, diciamo, “problemi di impatto ambientale”. Dubito che un paese come il nostro “incapace” di risolvere problemi storici come la mafia, i rifiuti, la corruzione o il clientelismo nello stato, inizi a gestire con trasparenza e capacità politica tedesca “l’affare nucleare” o “l’affare energia alternativa”. Forse sarebbe auspicabile il modello di decrescita felice.

  6. Paolo

    Condivido le tesi dell’autore. Aggiungo solo che la politica energetica non può riguardare soltanto la produzione di energia elettrica: riguarda la razionalizzazione dei consumi di energia elettrica (industria e civile), l’uso di energia per riscaldamento, che non è elettrica; l’uso di energia per i trasporti, che a parte le ferrovie e una piccolissima parte dei trasporti urbani, non è elettrica. Perciò i conti con le fonti fossili vanno fatti per intero. Qualcuno sostiene che una parte della soluzione derivi dalla capacità di risparmiare energia, rispetto alla situazione attuale. Credo che su questo ci siano ampi margini di lavoro, in tutti e tre gli ambiti di cui sopra. Mi aspetterei un approccio globale da un piano energetico nazionale, comunque denominato, cui dovrebbero far seguito analoghi piani regionali e locali.

  7. mirco

    Credo che in gioco con il referendum ci sia anche non solo il rifiuto del nucleare come modello di sviluppo. Il futuro è il solare soprattutto come ricavare dal sole idrogeno da utilizzare per produrre energia nelle ore di buio e ci sia in gioco la costruzione di microimpianti a livello di aziende e di case di abitazione. Questo in futuro sarebbe la fine di interi monopoli da parte di multinazionali dell’energia.Viva la democrazia.

  8. Paolo Pattini

    Per chi volesse approfondire le proprie nozioni in tema di fonti energetiche, rinnovabili e non, consiglio il libretto "Energia oggi e domani" dei prof.univ.bolognesi Armaroli+Balzani che le esaminano tutte con metodo e criterio scientifico, ma senza tralasciare tutti gli importanti aspetti collegati.

  9. marco

    Il problema non è la corruzione, anche se peggiore di altri stati. Piuttosto bisogna valutare con freddezza i fatti: la Germania è ricca di carbone e alimenterà tranquillamente la propria industria, è anche ricca di aree con forti venti costanti capaci di generare Kwh con continuità, inoltre la rinuncia al nucleare potrà sempre essere addolcita o ritardata nel tempo, per adesso la Merkel ne godrà. In Italia siamo troppo dipendenti da combustibili fossili importati, potremmo spingere di più su idroelettrico e geotermico, mentre è stupido buttare via soldi sul fotovoltaico che produce energia costosissima, e su l’eolico che deturpa l’ambiente e rende poco in un paese senza i venti costanti.dei paesi nordici. Ma ho l’impressione che come sempre il dibattito si sia ormai incancrenito sulla contrapposizione politica, penoso!

  10. simone gambuto

    Una sorpresa davvero vedere una firma redazionale così prestigiosa (ho letto anche il profilo) in un sito così serio per un articolo così fuorviante. Chiedo all’A. se è legittimo sospettare che la chiave dell’articolo sia nelle righe: 1)”A ciò si aggiunga un incremento temporaneo delle emissioni di CO2 tra i 20 e 29 milioni di tonnellate annue in Germania” 2) al fatto che inevitabilmente il back up alle rinnovabili sarebbe fatto dalla germania con “il pensiero va soprattutto agli impianti a gas” e 3)l’Autore E’ stato “coordinatore del programma di ricerca in modellistica e politica dei cambiamenti climatici della Fondazione Eni Enrico Mattei”? l’Eni vende appunto il gas con il quale noi produciamo energia. il nucleare è la sola energia baseload a basse emissioni complementare alle rinnovabili. Ovvietà che l’A. non dice. Sarà forse per il nesso tra i punti 1 e 2 con il punto 3 ?

    • La redazione

      Caro Gambuto,
      per abitudine rispondo assai raramente ai commenti, essenzialmente perchè anche quelli di questo articolo mostrano inevitabilmente opinioni in un senso o nell’altro e questo è un arricchimento per i lettori.
      Poi ci sono commenti come il suo che invece meritano una risposta. Che è questa. Anche lei ha un profilo che sembra di rispetto. Sembra. Perchè se uno scrive commenti così, che adombrano secondi fini e motivazioni non confessate, all’italiana per intenderci, allora scredita se stesso, non il destinatario del commento.

  11. angelo agostini

    Credo proprio sia doveroso a questo punto proporre il link al piano energetico del ministero dell’economia ed industria tedesco, governo Merkel. Documento eccezionale, quasi 300 pagine di dati, studi, calcoli e proiezioni veramente vasti, capillari ed approfonditi che coprono praticamente tutto quel che ci sarebbe da considerare per una vera politica energetica. Tra le moltissime pagine, raccomando qui solo le 2 fondamentali pagg. 6 e 7, che documentano l’andamento delle emissioni e del fabbisogno energetico DE fino al 2050, con tanto di percentuali di copertura delle diverse fonti. Questo fa cadere alcuni "miti" sostenuti anche da alcuni commentatori precedenti: innanzitutto le emissioni crollano da 800 mio.t 2008 a 150 del 2050, e questo senza ricorrere al nucleare Né ad ulteriore carbone, il fabbisogno scende da 14000 a 7000 PJ, tutte le fossili diminuiscono compresi gas e carbone, il nucleare scompare al 2021, le rinnovabili passano da 1200 a 4000 PJ (boom delle biomasse)

  12. Lorenzo Mele

    La Germania è dotata di maggiori risorse energetiche rispetto all’Italia, per cui penso che la Merkel abbia cavalcato l’umore del momento per fare una scelta che nel breve termine sarà indolore e nel medio-lungo termine non sortirà effetti devastanti. Resto critico sui vantaggi del fotovoltaico, che ancora non è in grado di dare autonomia energetica ad alcun Paese.

  13. Mirko Prezioso

    Io penso che parlare ancora di rinnovabili (solare ed eolico in primis) come alternative al nucleare, o comunque a fonti primarie, sia veramente quanto meno fuorviante. E’ come paragonare Frigoriferi con Lavatrici. Certo, a meno che nel piano della Merkel non vi sia una soluzione per l’accumulazione dell’energia necessaria a trasformare le fonti secondarie in primarie. Chiedo a chiunque lo sappia se c’è questa soluzione, o se la soluzione è LA RICERCA della soluzione. Un ultimo appunto riguardo il libro consigliato da Paolo Pattini, ad opera degli autori Armaroli- Balzani, verso i quali non ho naturalmente alcunché di personale. Rilevo solamente che ho sentito parlare il dott. Armaroli durante un intervista di "Energia solare GRATUITA". Non posso non sottolineare l’assurdità di questa affermazione. Tutto qui.

  14. Giovanni

    Circa 1 anno fa la Merkel prolungava i tempi di esercizio di alcune vecchie centrali. Adesso cambia idea e le chiude. Cosa è cambiato nel frattempo? Nulla, solo l’umore degli elettori dopo l’incidente in Giappone. Alla Merkel non interessa la politica energetica del suo paese nei prossimi 20-40 anni, interessa solo essere rieletta nel breve periodo. Dopo di me, il diluvio. L’unico obbiettivo della Merkel è quello di conservare la poltrona.

  15. bob

    A Verona un semplice sbarramento sull’Adige ( la diga del Chievo,già esistente) con l’innesto di una semplice turbina garantisce energia per 4000 famiglie ( circa 16.000 persone). Se andiamo a vedere la conformazione geografica di questo Paese abbiamo 2 catene montuose : le Alpi e gli Appennini. La concentrazione di abitanti e di attività produttive si trovano al 90% ai piedi di queste catene. La domanda è: quanta energia idroelettrica si può produrre in percentuale lungo il percorso dei fiumi , laghi compresi? Io credo molta direi anche il 50% del fabbisogno. Per il resto un serio Governo di programmazione inizierebbe a mettere allo studio energie alternative future solare e eolico( ma non si può coprire i terreni di specchi o di eliche) e continuerebbe a tenere vivo lo studio di energia nucleare di ultimissima generazione. Ma poichè soluzioni di questo tipo sono applicabili solo a lungo termine, ci vuole una eccellente classe politica che purtroppo in questo Paese non esiste. Se qualche studioso vuole rispondermi circa l’energia idroelettrica ?

  16. lodovico malavasi

    Ma il problema scorie o rifiuti a fine ciclo é stato risolto nel fotovoltaico?

  17. angelo agostini

    Innanzitutto: prima di scartare o addirittura attaccare una cosa importante come il piano energetico nazionale DE direi che bisognerebbe leggerlo! Leggendolo infatti troveremmo, ripeto, che la parte del leone del mix di rinnovabili futuro per la Germania sarà svolto dalle biomasse, ed in parte significativa ma minore dall’eolico off-shore che nei mari nordici soffre poco o nulla di intermittenze. Il problema dell’accumulo di energia è dunque citato a sproposito: nessuna delle 2 fonti suddette necessita di accumulo, le biomasse sono null’altro che un combustibile assolutamente modulabile. Per chi continuasse ad essere scettici su PV ed eolico, per l’Italia, un importante jolly nel mix potrebbe venire ad es. dalla geotermia, visto il sottosuolo che ne abbonda, sia su piccola che su larga scala. Infine, tacciare il governo Merkel di opportunismo sull’energia è pura disinformazione: il piano riprende quasi alla lettera quello precedente rosso-verde, l’unica novità (poi rientrata) sarebbe stato il prolungamento della vita delle centrali esistenti, previa seria messa a norma. Nessuna nuova centrale, si badi bene! E lo stato avrebbe trattenuto il 75% degli utili (ca. 750 Mld € in 20 anni)

  18. silvia

    Bene, ora che il "popolo" si è democraticamente espresso……leggi i giornali e scopri che illegalità e affari d’oro legati ad appalti & cny sono per caso svaniti? E’ anche per questo che in Italia non si deve costruire….prima si "pulisce" poi si costruisce…..ammesso che ci sia ancora lo spazio e il suolo per farlo… Dovevamo dire che vogliamo centrali nucleari, magari in zona sismica per un terremoto di terza generazione?

  19. Alessandro Pagliara

    Invito l’autore e tutti i lettori a notare come in bolletta è indicato che produciamo il 16-18% di rinnovabile, mentre in tabella siamo al 9,5%….. Al posto di condannare gli incentivi, scrivere un piano etc etc…vediamo di non pagare l’energia importata nucleare –> rinnovabile…proprio così…gli importatori certificano (da soli) che importano energia rinnovabile e ricevono il sussidio….mentre guarda caso importiamo da Svizzera e Francia (nucleare)… iniziamo a eliminare le truffe … poi la fantasia per diventare la seconda green economy sicuramente non mancherà!!

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