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ESPERIMENTI DI CONCILIAZIONE FAMIGLIA-LAVORO

Dopo qualche anno di blocco, torna la norma che permette alle aziende di ottenere risorse a fondo perduto per attuare sperimentazioni che favoriscano la conciliazione famiglia-lavoro: per il 2011 sono 15 milioni di euro. Il nuovo bando cerca di risolvere alcuni problemi emersi con la vecchia normativa. Ora è più semplice proporre il progetto, così come sarà più veloce la risposta e migliori le modalità di erogazione del contributo. E possono partecipare anche gruppi o reti di imprese.

Dopo circa due anni di “blocco tecnico”, si è riaperto il bando per la candidatura di progetti a valere sull’articolo 9 della legge 53/2000. (1)
Si tratta di uno strumento agevolativo che consente alle imprese, ma anche agli enti non profit, alle aziende sanitarie locali e alle aziende ospedaliere, di ottenere risorse a fondo perduto per attuare sperimentazioni che favoriscano la conciliazione famiglia-lavoro da parte di lavoratori e lavoratrici. 

OTTO ANNI IN SINTESI

Nel suo periodo di funzionamento, ovvero gli anni 2000-2008, la norma aveva evidenziato alcune criticità: tra le altre, la complessità della procedura che la rendeva difficilmente utilizzabile da parte delle piccole e medie imprese; i tempi di risposta, incerti e a volte prolungati, che non consentivano una pronta risposta alle esigenze mutevoli dei destinatari degli interventi; le modalità di erogazione del contributo (25 per cento all’avvio del progetto e tutto il restante 75 per cento alla validazione del consuntivo) che penalizzavano troppo le piccole realtà che non sono in grado di anticipare a lungo il 75 per cento dei costi; l’impossibilità di contare su linee guida precise, puntuali e certamente interpretabili.
In oltre otto anni di attività, soltanto 683 imprese hanno ottenuto finanziamenti ai sensi dell’articolo 9 della legge 53/2000 per un totale stanziato di circa 42 milioni di euro. (2) Non sono però disponibili dati aggiornati sul reale utilizzo delle risorse ammesse a contributo e sulle misure che le aziende hanno effettivamente posto in atto. Quel che è certo è che le Regioni italiane che hanno ottenuto i maggiori contributi sono state quelle che si sono dotate di una rete locale pubblico-privata di supporto alla diffusione delle informazioni e alla stesura dei progetti: in particolare Piemonte ed Emilia Romagna hanno saputo correttamente supportare le aziende interessate a sperimentare misure di conciliazione attraverso sportelli informativi e tecnici progettisti. “Se il numero di progetti presentati riflette il livello di diffusione dell’informazione sullo strumento, il tasso di successo appare legato alla capacità progettuale degli attori chiave a livello locale. Laddove esiste una rete territoriale attiva e sensibile al tema, aumenta la capacità  progettuale e ci si trova in presenza di protocolli d’intesa volti a favorire l’adozione di misure per la conciliazione [vedi Conciliare famiglia e lavoro:un aiuto dai fondi Articolo 9 della Legge 53/2000 a cura di Donatella Gobbi.

LE NOVITÀ DAL 2011

Ma ecco alcune delle novità dell’avviso recentemente pubblicato. (3) Innanzitutto, è disponibile una piattaforma online alla quale è sufficiente iscriversi e procedere inserendo il proprio progetto. (4) Anche le modalità di erogazione del contributo si presentano come maggiormente allettanti per le imprese: il 40 per cento dei costi ammessi viene versato all’atto dell’avvio degli interventi previsti, mentre il saldo del 60 per cento è erogato a progetto concluso e ispezione avvenuta. Il dipartimento si impegna inoltre a rispondere alla domanda di candidatura entro 180 giorni dal ricevimento della pratica.
La possibilità di richiedere un supporto nello svolgimento della propria attività è riconosciuta anche ai lavoratori autonomi, titolari di azienda e liberi professionisti: è stata introdotta la figura del collaboratore, anche a tempo parziale e anche per una sola parte dei compiti, che affianca la già esistente figura di sostituzione, risultata di difficile attuazione perché per molti imprenditori e professionisti non era semplice essere sostituiti da una profilo di pari livello al quale cedere in toto l’attività seppur temporaneamente.
Può ora proporre progetti anche un soggetto composito, come un gruppo o rete di imprese. E sono previsti criteri di premialità per i progetti che, oltre alla concessione della flessibilità, propongono l’introduzione di sistemi innovativi per la valutazione della prestazione lavorativa e per i progetti candidati da un soggetto composito oppure per quelli indicati da alleanze con altri soggetti territoriali.
Ciascun progetto può candidare, come in precedenza, una pluralità di interventi: dalla concessione dei part-time al rafforzamento della banca delle ore, dalla introduzione della flessibilità dell’orario al job sharing, dalle coppie di lavoro alle isole di lavoro, dalla formazione al rientro dalla maternità, alla valutazione della prestazione lavorativa; dalla sperimentazione della ludoteca o baby sitting aziendale, alla introduzione della figura del manager “family friendly”.
Il tutto per una cifra complessiva che non può superare i 500mila euro e che non può essere destinata a interventi in favore di lavoratori diversi da quelli che hanno esigenze documentate di conciliazione (figli minori, disabili, persone non autosufficienti o affette da gravi infermità a carico).
Per il 2011 sono stati messi a disposizione complessivamente 15 milioni di euro per le scadenze del 13 luglio e del 28 ottobre. Per i prossimi anni sono state confermate invece le scadenze del 10 febbraio, 10 giugno e 10 ottobre, ma non l’entità delle risorse.

UNA OCCASIONE DA NON PERDERE

 L’andamento del numero di progetti candidati e ammessi al finanziamento degli ultimi anni di vigenza della legge, dimostra come l’interesse da parte delle aziende sia stato crescente: è aumentato sia il numero delle richieste di finanziamento (soltanto tra il 2006 e il 2008 sono stati candidati il 58% dei progetti complessivamente presentati negli ultimi 10 anni e il 68% di quelli approvati). Ma è andata aumentando anche la percentuale dei progetti approvati sul totale dei candidati (passata dal 38% annua del 2001 al 78% del 2008), segno che cresce la qualità delle proposte ma anche il livello di comprensione del tema da parte delle aziende che richiedono i finanziamenti.

Purtroppo, aldilà delle singole testimonianze rese da chi ha sperimentato l’utilizzo dello strumento, sono ancora pochi i dati a disposizione sulla reale efficacia e messa a sistema  delle misure aziendali implementate. In tempi di crisi, vale comunque la pena approfittare di una ottima occasione per coniugare le esigenze di riorganizzazione interna delle organizzazioni datoriali con la ricerca di soluzioni soddisfacenti per i lavoratori e le lavoratrici che hanno esigenze di conciliazione famiglia-lavoro.


(1) Tutta la documentazione si può trovare sul sito del dipartimento per le Politiche per la famiglia.
(2) Vedi “Ancora ritardi per il sostegno alle famiglie” di – Del Boca-Visentini del 26.01.2010
(3) http://www.politichefamiglia.it/media/70914/prova_presentazione_novit%C3%A0%20art9_3%20nov%202009.pdf
(4) http://www.conciliazione.politichefamiglia.it/web/guest/home


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I NUMERI DELLA MANOVRA APPROVATA DAL PARLAMENTO

  1. Guido Abbattista

    Un commento che in realtà è una domanda. Lo strumento normativo e finanziario citato relativo ai progetti conciliazione lavoro-famiglia potrebbe essere utilizzato per richiedere un trasferimento da una università di servizio (molto lontana) a quella della città di residenza propria e della propria famiglia ? Ho insegnato nella mia carriera in 3 università sempre diverse dalla città di residenza e dalla famiglia. Forse dopo 25 anni di pendolarismi peninsulari e spese forsennate e assurdamente non detraibili si intravede un mezzo per restituire un po’ di stabilità alla vita anche familiare ? Non dubitando della risposta negativa a una domanda che pare incredibilmente essere poco compresa, porgo i più cordiali saluti.

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