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SE L’ECONOMIA SI AVVITA TRA SOMMERSO E RECESSIONE

La manovra Monti è recessiva? Intanto, un intervento sulla spesa invece che sulle entrate produrrebbe effetti ancora più recessivi. Tuttavia, le simulazioni mostrano una crescita significativa dell’economia sommersa. E allora un risanamento dei conti pubblici che non implichi anche una pericolosa ricomposizione strutturale dell’economia, dovrebbe prevedere un’azione di forte contrasto all’evasione. Significherebbe una minor pressione fiscale complessiva, che genererebbe una riallocazione di risorse virtuosa dal settore sommerso a quello di mercato.

Nel dibattito sugli effetti della manovra Monti, alcuni commentatori hanno criticato l’eccessivo sbilanciamento verso l’aumento della pressione fiscale, che comporterebbe una maggiore contrazione dell’economia rispetto a una manovra basata su riduzioni di spesa.
Alcuni risultati ottenuti in un nostro recente lavoro ci consentono di puntualizzare e quantificare alcuni aspetti, finora trascurati, relativi al ruolo dell’economia sommersa. (1) In particolare, utilizzando un modello Var per l’economia italiana, si quantificano gli effetti di una manovra fiscale evidenziando le dinamiche di riallocazione tra l’economia regolare e quella sommersa. Lo studio utilizza, come proxy per il sommerso economico, la serie storica stimata dall’Agenzia delle Entrate per la base imponibile Iva non dichiarata (Bind), ottenuta dal confronto tra i valori reali, dichiarati all’Agenzia delle Entrate, e quelli “teorici” ricavabili dai dati macroeconomici di contabilità nazionale, opportunamente rielaborati. (2)

MOLTIPLICATORI DI SPESA E TASSAZIONE IN ITALIA

La tabella 1 elenca, nella prima colonna, le risposte del Pil regolare privato (cioè al netto di produzione sommersa e spesa pubblica) a una riduzione di spesa pari a 1 punto di Pil, e a un incremento di un punto di aliquota. (3) Nella seconda colonna si riportano, invece, gli effetti sul Pil totale privato (che comprende, cioè, anche il sommerso) in un modello dove non si tiene conto esplicitamente della componente di produzione “occultata”.
Il Pil regolare privato mostra una forte risposta, negativa e persistente, a seguito di un taglio di spesa pubblica, con un effetto moltiplicatore che ammonta, dopo un trimestre, a -1,2 per cento e raggiunge il livello di -3,7 per cento dopo un anno. Naturalmente questi dati vanno opportunamente ponderati, in quanto il Pil regolare privato è solo una quota del totale; inoltre, tali moltiplicatori non tengono conto dell’effetto sulla componente sommersa della produzione, che come vedremo nella tabella 2, è positivo. Viceversa, i modelli che non considerano la scomposizione tra Pil regolare e sommerso indurrebbero a ritenere che l’effetto recessivo della spesa pubblica si assesti su livelli molto più contenuti, con un picco massimo nel Pil di -0,8 per cento dopo un anno.
Per quanto riguarda gli effetti di manovre basate sulla tassazione, un incremento dell’aliquota effettiva di un punto percentuale determina una significativa riduzione nel Pil regolare, di circa 0,3 punti percentuali, fino a raggiungere il livello di -1,1 per cento dopo un anno. Se si fosse considerato un modello dell’economia senza distinguere tra le componenti del Pil regolare e sommersa, l’effetto recessivo sarebbe risultato inesistente (seconda colonna). (4)

Tabella 1: Risposta del Pil (regolare e totale) a riduzione di spesa pubblica e aumento di tassazione

 

Pil regolare privato (senza spesa pubblica e senza economia sommersa)

Pil totale privato (senza spesa pubblica e con economia sommersa)

Riduzione di spesa pari a 1% del PIL

 

 

Impatto

1 trimestre

-1.2%**

-0.2%

1 anno

-3.7%**

-0.8%**

3 anni

-3.9%**

-0.7%

5 anni

-4.7%*

-0.8%

Aumento di aliquota pari a 1 punto percentuale

 

 

Impatto

1 trimestre

-0.3%**

+0.2%

1 anno

-1.06%**

+0.2%

3 anni

-0.4%

-0.00 %

5 anni

-0.9%

-0.3%

***,**, *: significativamente diverso da zero, con probabilità di errore inferiore, rispettivamente, all’1, 5 e 10 per cento
La rilevante differenza che si nota nei due set di moltiplicatori riportati nella tabella 1 evidenzia quanto sia importante il ruolo rivestito nell’economia italiana dal settore sommerso.

L’EFFETTO DELLA POLITICA FISCALE SULL’ECONOMIA SOMMERSA

Nella tabella 2 si riportano, nella prima e nella seconda colonna, rispettivamente, le risposte del Pil sommerso a una riduzione di spesa pari ad 1 punto di Pil, e a un incremento di un punto di aliquota.
I dati prodotti dalle simulazioni di riduzione di spesa pubblica evidenziano l’operare di un meccanismo di riallocazione tra settori, con una forte crescita della componente sommersa della produzione che reagisce immediatamente allo shock fiscale, +2,07 per cento. Se ponderiamo opportunamente gli effetti delle tabelle 1 e 2, l’effetto finale di una manovra recessiva operata attraverso la spesa produce una contrazione aggiuntiva del Pil (totale) pari a -0,28 per cento dopo un trimestre e -0,9 per cento dopo un anno.
Naturalmente, la quota di produzione sommersa è estremamente sensibile a incrementi di aliquota, come mostrato nella seconda colonna della tabella 2, che evidenzia l’entità della reazione del sommerso alla tassazione. Anche in questo caso, ponderando l’effetto recessivo sul Pil regolare e quello espansivo sulla produzione sommersa, si ottiene che l’incremento di un punto di tassazione genera un modesta crescita del Pil totale, pari a poco meno dello 0,2 per cento. Tuttavia, questo dato sottende un importante effetto di riallocazione tra settori.

Tabella 2: Risposta della componente sommersa del Pil riduzione di spesa pubblica e aumento di tassazione

 

Riduzione di spesa pari a 1% del PIL

Aumento di aliquota pari a 1 punto percentuale

Impatto

1 trimestre

+2.07%**

+1.7%**

1 anno

+6.01%**

+4.2%**

3 anni

+1.9%

+1.1%*

5 anni

+3.7%**

+2.6%**

***,**, *: significativamente diverso da zero, con probabilità di errore inferiore, rispettivamente, all’1, 5 e 10 per cento

Tre aspetti meritano attenzione. Primo, per analizzare l’effetto delle variabili fiscali occorre definire bene l’output regolare e privato, cioè al netto di spesa pubblica e economia irregolare. Secondo, è innegabile che gli effetti recessivi di un aumento di tassazione siano molto forti sul settore regolare, tuttavia quelli conseguenti a una riduzione di spesa sono di gran lunga maggiori e, cosa davvero importante, persistenti. Il sorprendente effetto si spiega con il terzo aspetto che i dati sopra riportati evidenziano, ovvero ciò che accade a una parte rilevante dell’economia che spesso nelle analisi viene aggregata, ma che ha comportamenti diversi da quella privata regolare. Le simulazioni mostrano che una contrazione della spesa genera un effetto recessivo sulla produzione privata regolare mentre aumenta quella sommersa (almeno per otto trimestri). Quindi, un taglio di spesa genera nel breve periodo una riallocazione dall’economia di mercato all’underground, che però non è sufficiente a compensare l’impatto recessivo. Infine, come mostra la tabella 2, un aumento dell’aliquota oltre a generare una sensibile riduzione della produzione regolare, dà vita a una forte risposta in termini di evasione. Anche in questo caso si assiste a una riallocazione tra settori dell’economia.

LE IMPLICAZIONI PER LA MANOVRA MONTI

Cosa possiamo desumere da questi modelli in merito alla manovra Monti? Che sicuramente l’impatto recessivo sull’economia regolare non è trascurabile (si prevede un incremento della pressione fiscale di 1,8 punti al 44,5 per cento), potrebbe protrarsi per diversi anni, e che, contrariamente a quanto credono molti, una riduzione maggiore delle spese e un minore aumento delle entrate avrebbe ulteriormente amplificato l’impatto recessivo. Tuttavia la storia non termina qui. La manovra Monti potrebbe generare un forte incremento del sommerso e dell’evasione (salvo altri provvedimenti particolari di lotta all’evasione) con tutti i problemi connessi di equità distributiva e di gettito nascosto e di persistenza di una struttura antiquata delle imprese essenzialmente basata sulla piccola e piccolissima dimensione.
Il vero perno attorno cui far ruotare una manovra di risanamento dei conti pubblici che non implichi, oltre all’impatto recessivo, anche un pericolosa ricomposizione strutturale dell’economia, sarebbe un’azione di forte contrasto all’evasione, che nel modello sopra illustrato comporterebbe un effetto benefico in termini di minor pressione fiscale complessiva, che a sua volta genererebbe una riallocazione di risorse “virtuosa” dal settore sommerso a quello di mercato.

 

(1) Basile R., B. Chiarini e E. Marzano E., “Can we rely upon fiscal policy estimates in countries with unreported production of 15 per cent (or more) of GDP?” CesIfo WP n. 3521, 2011.

(2) Marigliani M., S. Pisani, “Le basi imponibili Iva. Aspetti generali e principali risultati per il periodo 1980-2004”, Documenti di lavoro dell’Ufficio studi Agenzia delle Entrate, n. 7 2007.

(3) Il modello è stimato per il periodo 1981.1-2006.4. La variabile di spesa pubblica è definita come somma dei consumi e degli investimenti pubblici (salari, spesa corrente per beni e servizi e investimenti). La variabile di tassazione è rappresentata dalle entrate nette (al netto dei trasferimenti a famiglie e imprese) espresse come percentuale del Pil.

(4) Si noti che alcuni lavori recenti per l’Italia hanno trovato che in risposta a shock positivi di tassazione il Pil reagirebbe solo nel breve periodo e con segno positivo. Vedi Giordano R., S. Momigliano, S. Neri and R. Perotti (2007), “The effects of fiscal policy in Italy: Evidence from a VAR model”, European Journal of Political Economy, No. 23, 707-733.

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11 commenti

  1. marco

    Do una terza soluzione….attenzione! Se noi avessimo tagliato i costi della politica le provincie accorpato i comuni sotto i 20000 abitanti, tagliato pesantemente gli stipendi e le pensioni d’oro del pubblico (non c’è bisogno che un ministro o un giudice guadagnino 300000 euro, possono vivere anche con 100000 poverini!), i doppi stipendi e con questi soldi avessimo diminuito le tasse sui redditi medio bassi,sul lavoro e sulle imprese, aumentando le buste paga, forse non ci sarebbe stato un aumneto dei consumi e una conseguente crescita? Il problema illustri professori è anche la scarsa redistribuzione della ricchezza e della spesa; non conta solo quanto spendo ma come spendo,su chi grava la spesa e chi va invece a sostenere; pensate signori miei che in questi anni con i cip 6 siamo riusciti a incentivare con soldi pubblici i petrolieri cioè a togliere soldi a un operaio in bolletta per darli a Moratti che doveva pagare Ibraimovic! Corruzione ed evasione fanno parte del ragionamento…

  2. bob

    La tanto sbandierata lotta all’evasione non è altro che il disperato tentativo di incassare soldi per sostenere un burocrazia pubblica inutile. In pratica è come colui che ha un negozio e aumenta i prezzi per sostenere costi insostenibili e cattiva gestione senza pensare minimamente a tagliare costi e sprechi. Nessuno dice che questa lotta all’evasione porta ben pochi denari alle casse dello Stato in termini reali, poichè una qualsiasi srl che viene messa all’angolo non fa altro che fallire e quindi bisogna aspettare che si vendono le sedie dell’ufficio per poter incassare…nulla! Finora questi cosidetti Professori ci hanno solo detto quello che non dobbiamo fare, aspettiamo adesso che ci dicono quello che bisogna fare. Certo che se per liberalizzare un Paese si parte dai tassisti, la lungimiranza mi sembra poca o peggio menzognera.

  3. luciano scalzo

    Si deve considerare che non tutta la spesa pubblica è essenziale e funzionale al soddisfacimento dei bisogni pubblici. Una parte consistente della spesa pubblica è male allocata o dirottata, come indica la Corte dei Conti, verso pratiche illegali. La riduzione di questa spesa pubblica non può che recare un beneficio all’aconomia privata Perchè non si prova a dire che ad ogni ( facile) aumento della tassazione deve corrispondere una pari diminuzione della spesa improduttiva o legata a pratiche illegali. Uno studio fatto da alcuni economisti sui bilanci della sanita italiana per il periodo 2000 / 2005 indicherebbe un risparmio pari al 2% del PIL se la Pubblica amministrazione avessa la possibilità di bloccare in automatico ( informaticamente) gli acquisti superiori ad una prezzo soglia prefissato.

  4. martino

    Il taglio della spesa sarebbe recessivo più dell’aumento delle entrate? Una diminuzione della spesa aumenterebbe il pil sommerso? Scusate ma qui c’è qualcosa che non torna. Altrimenti evviva le tasse, evviva la spesa pubblica. Noi dovremmo essere campioni, avere una crescita enorme e poco sommerso. Ma allora perchè tedesci, spagnoli, inglesi, … non alzano le aliquote e spendono e spandono? Non è che avete tenuto costante qualche dato, del tipo: -1% di spesa pubblica –> – x% di pil regolare –> tenuto fisso il pil irregoalre in valore assoluto, questo aumenta in valore percentuale?

  5. marco

    Confesso che la mia formazione matematica mi ha fatto valutare seriamente le simulazioni dell’autore, tuttavia i risultati mi paiono paradossali. Questa tesi porta a pensare che convenga all’economia tassare di più i poveri cristi affinché la casta burocratica possa spendere di più. Non afferro gli effetti espansivi di un aumento della tassazione, ne gli effetti recessivi di una diminuzione della pressione fiscale… sì potrebbe meglio spiegare meglio i meccanismi di simulazione?.

  6. Nicola

    Interessante, ma com’è costruita la misurazione dell’evasione fiscale ? Leggo di qui e di la cifre iperboliche, stime inverosimili, Chi mi può aiutare ? Grazie

  7. michele

    grandi banche d’affari beneficiano dalle banche centrali di credito pubblico illimitato, a tassi di interesse e garanzie nominative. In cambo non prestano nulla a famiglie, enti e imprese. la legislazione fallimentare crea un evidente conflitto di interessi a non prestare denaro, aspettando i pignoramenti per introitare proprietà di immobili e terreni a prezzi di realizzo, ben inferiori al loro valore reale di mercato in un prossimo futuro, seppure registrando una perdita contabile per i crediti in sofferenza. il creditore è ipertutelato due volte, dalla garnzia pubblica illimitata e dai procedimenti di espropriazione. In vista della recessione, urge una riforma del diritto fallimentare che renda impignorabili i beni strumentali all’attività di impresa, e l’abitazione principale delle persone abbbienti, diversamente abili o sopra i 65 anni di età.

  8. bob

    michele quello che sostiene lei lo può fare solo la Piazza. Intesa come forza della pubblica opinione che mette alle spalle al muro questi signori! In piazza devono scendere imprese, negozianti e cittadini tanti contro una casta minoritaria. Attenzione non si tratta di populismo, ma i signori Professori in quanto a conflitto di interessi e cura dell’immagine ( come le sparate di Cortina o le bufale delle liberalizzazioni dei tassisti) sono veri maestri a fronte del tanto vituperato Berlusca. Quando i Prof ci dovranno dire quello che dobbiamo fare per fare economia, si scioglieranno come neve al sole. Per adesso hanno fatto solo divieti. Troppo facile!

  9. Simone Garbuglia

    Lo studio è interessante, ma ho un dubbio. Capisco il motivo per cui il sommerso aumenta se si alzano le tasse, ma non riesco a spiegarmi perchè dovrebbe aumentare anche con i tagli di spesa. Per ora mi viene in mente solo un effetto ripicca (“mi hai tagliato questo servizio, e io allora non pago più le tasse!”) ma non mi sembra possa essere quantitativamente rilevante. Qual è la vostra interpretazione del risultato?

  10. Carmelo Cataalano

    Tesi veramente suggestiva quella che una manovra fatta dal lato delle spese produrrebbe effetti ancora più recessivi. Errata anche la tesi che un’azione di forte contrasto all’evasione avrebbe effetti benefici e genererebbe una riallocazione di risorse virtuosa. Infatti questo sarebbe vero solo le risorse provenienti dalla lotta all’evasione fossero utilizzate per diminuire la pressione fiscale (aliquote) sui redditi di lavoro e impresa, cosa che in Italia sembra un’utopia. E’ facile prevedere, invece, che le nuove entrate verrebbero utilizzate per finanziare altra spesa pubblica. In Italia si è realizzato appieno il Fallimento dello Stato teorizzato da Buchanan. Si impongono, quindi, delle riforme costituzionali che introducano vincoli costituzionali rigorosi alla espansione della spesa pubblica e della pressione fiscale, altro che.

  11. Poli

    L’elevata pressione fiscale invoglia senza dubbio all’evasione fiscale e alla crescita del sommerso. Nel mio blog http://www.polipoker.it ho pubblicato un pezzo sulla volonta’ del Governo Monti ad alzare l’aliquota fiscale pagata dagli operatori del settore gambling online italiano, i quali pagano gia’ il 20% sui ricavi lordi. In calce il link all’articolo http://www.polipoker.it/stangata-fiscale-sui-giochi-monti-miope-o-lungimirante.html se avete voglia di leggerlo.

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