Lavoce.info

I PRESTITI DELLA BCE E LA STRETTA SUL CREDITO

Il 29 febbraio la Bce presta 530 miliardi per tre anni alle banche europee, una somma simile a quella già elargita in dicembre. Soldi che serviranno a finanziare le imprese e le famiglie? L’esperienza del prestito precedente fa pensare di no. Quell’operazione è servita a sostenere la domanda di titoli di Stato. Se la Bce assumesse il ruolo di prestatore di ultima istanza, favorirebbe la ripresa della raccolta bancaria tramite i canali normali. Ora, al contrario, l’economia continua a subire una pesante stretta del credito, che finirà per aggravare la recessione in atto.

Quando la Bce prestò quasi 500 miliardi alle banche europee con l’operazione a tre anni del 21 dicembre scorso, tutti speravamo che questi soldi servissero a finanziare le imprese e le famiglie. Ma così non è stato, almeno in Italia. Le banche italiane hanno in buona parte utilizzato i soldi presi a prestito dalla banca centrale per acquistare titoli di Stato, contribuendo alla riduzione dei tassi d’interesse sul nostro debito pubblico (a cui ha naturalmente contribuito anche la credibilità del governo Monti). Nello stesso tempo, hanno stretto l’offerta di credito, sia riducendo la quantità sia aumentando il costo dei finanziamenti. Pertanto, il successo dell’operazione di dicembre è stato limitato. L’unica consolazione è che probabilmente, se non ci fosse stata, la stretta sul credito sarebbe stata ancora più feroce. I soldi ricevuti dalla Bce sono stati usati anche per rimborsare obbligazioni bancarie, che sarebbe stato troppo costoso rinnovare ai tassi di mercato: senza questa possibilità, le banche avrebbero dovuto ridurre ancora di più i finanziamenti all’economia.

IL CREDIT CRUNCH E LA STRATEGIA DELLA BCE

La stretta creditizia è dovuta al peggioramento del quadro economico, che fa aumentare il rischio di credito. Ma è dovuta anche alle difficoltà delle banche nel reperire finanziamenti: il mercato finanziario di tutta l’area euro soffre della crisi del debito sovrano. Le banche italiane soffrono di più, poiché risentono del rischio-paese che grava sull’Italia: per questo motivo, la raccolta di finanziamenti è divenuta più scarsa e più cara, e questo si riflette sui prestiti bancari. Tuttavia le banche non fanno molto per aiutare la clientela, visto che hanno aumentato il margine che si prendono tra tassi attivi e passivi.
La strategia della Bce consiste nell’elargire al sistema bancario liquidità illimitata e a basso prezzo, a una scadenza inusuale per la politica monetaria: tre anni. Il risultato è che la banca centrale finisce per sostituirsi al mercato finanziario, senza risolvere i problemi di fondo che ne bloccano il funzionamento. La scelta della Bce deriva dal suo rifiuto a svolgere la funzione di prestatore di ultima istanza nei confronti degli Stati più deboli dell’area euro, potenziando l’acquisto di titoli di Stato e dando un contributo alla stabilizzazione di famosi spread. Se la Bce assumesse questo ruolo, favorirebbe la ripresa della raccolta bancaria tramite i canali normali: clientela e interbancario. Viceversa, si sta aggravando una situazione patologica, in cui il sistema bancario è sempre più dipendente dalla banca centrale. Se anche la seconda operazione a tre anni avesse l’esito sperato, cioè di aumentare il finanziamento alle imprese, il problema rimane. Quale modello di intermediazione bancaria ha in mente la Bce: banche che si finanziano dalla banca centrale per prestare al sistema economico? Ma allora perché insegniamo agli studenti che gli investimenti delle imprese sono finanziati dal risparmio delle famiglie? In attesa di una risposta, quello che osserviamo è che le banche sono state indotte ad aumentare ulteriormente la loro esposizione, già alta, verso il settore pubblico: anche questo non favorisce la loro capacità di finanziarsi sul mercato.

Leggi anche:  La Bce e la disinflazione: sarà davvero un pasto gratis?

LA PAROLA AI NUMERI: L’OPERAZIONE DEL 21 DICEMBRE

L’operazione a tre anni del 21 dicembre scorso vide una richiesta di prestiti per 489 miliardi, che furono tutti assegnati. (1) Bisogna però tenere presente che i prestiti sono andati in parte a sostituire altre operazioni di politica monetaria, ragion per cui l’incremento netto di finanziamenti concessi dalla Bce al sistema bancario europeo è stato in realtà molto inferiore: 193 miliardi. Con riferimento al nostro paese, le banche italiane “prelevarono” 116 miliardi in quell’operazione, ma l’incremento netto di liquidità fornita dalla Banca d’Italia nel mese di dicembre è stato della metà, 57 miliardi.

PIÙ TITOLI DI STATO, MENO PRESTITI ALLE IMPRESE

Nel bimestre dicembre-gennaio, le banche italiane hanno acquistato titoli di Stato per 32,6 miliardi. Nello stesso periodo, i prestiti bancari alle imprese e alle famiglie italiane si sono ridotti di 20 miliardi.
Dalla Bank Lending Survery condotta dalla Bce su di un campione di 110 banche europee, emerge che la stretta creditizia (credit crunch) è un fenomeno europeo. Le stesse banche dichiarano di avere sostanzialmente irrigidito i criteri di concessione di prestiti nell’ultimo trimestre del 2011; non solo, ma si aspettano una ulteriore “stretta” per il primo trimestre di quest’anno. La stretta creditizia viene attuata, oltre che con una limitazione della quantità di prestiti, tramite un aumento dei margini applicati sui tassi d’interesse e chiedendo maggiori garanzie collaterali. I fattori che vi hanno maggiormente contribuito sono noti: aspettative negative sul quadro economico e difficoltà dal lato del finanziamento; quest’ultimo fattore è stato esacerbato dalla crisi del debito sovrano, che ha minato la fiducia reciproca tra le banche stesse, riducendo l’attività sul mercato interbancario. Sotto questo profilo, qualche segnale di miglioramento viene osservato nei primi mesi di quest’anno. Il calo del credito è dovuto anche a un calo della domanda di prestiti, seppure in misura minore; il fatto preoccupante è che il calo della domanda riguarda i prestiti richiesti per finanziare gli investimenti, non quelli per finanziare scorte e capitale circolante. Le stesse tendenze emerse a livello europeo sulla stretta creditizia emergono, più accentuate, con riferimento al sottocampione di banche italiane partecipanti alla survey condotta dalla Bce: otto banche, che rappresentano due terzi del mercato italiano dei prestiti.

Leggi anche:  Sulle trattative per Unione bancaria e dei capitali peserà il no al Mes

PRESTITI PIÙ CARI

Nel gennaio di quest’anno, in Italia il costo dei finanziamenti alle imprese (nuove operazioni) era di 1,3 punti percentuali più alto rispetto allo stesso mese del 2011 (passando dal 2,7 al 4 per cento), a parità di tasso di politica monetaria (1 per cento). Nello stesso periodo, il tasso d’interesse sui mutui immobiliari è salito di un punto percentuale (dal 3,15 al 4,15per cento). Sempre nello stesso periodo, il differenziale tra il tasso medio sui prestiti a imprese e famiglie e il tasso medio sulla raccolta è aumentato di mezzo punto percentuale (dal 2,2 al 2,7per cento).

LA RACCOLTA VIENE DALLA BANCA CENTRALE

Dal lato del finanziamento, emerge un sistema bancario sempre più dipendente dall’assistenza fornita dalla banca centrale. Nel corso del 2011, il ricorso al finanziamento per mezzo di operazioni di politica monetaria è quadruplicato: lo stock è balzato da 50 a 212 miliardi. Questo incremento di 162 miliardi (concentrato nel secondo semestre) ha rappresentato oltre il 70 per cento del flusso di raccolta fatta dalle banche italiane durante lo scorso anno. Per converso, è bruscamente calata la raccolta dalla clientela italiana (depositi e obbligazioni): il flusso di nuova raccolta è passato dai 130 miliardi del 2010 ai 24 del 2011. Per non parlare del contributo proveniente dall’estero, che è stato negativo per 50 miliardi.

(1) I dati riportati in questo articolo sono di fonte Bce (Bollettino mensile, Bank Lending Survey), Banca d’Italia (Supplemento al Bollettino statistico “Moneta e banche”, Bank Lending Survey), Abi (Monthly Outlook).

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  La scommessa della Fed

Precedente

CENTO GIORNI DI SPREAD

Successivo

I RISCHI DELLA REGOLAMENTAZIONE DEI RATING *

26 commenti

  1. Franco

    Gentile professore, sono uno studente universitario al secondo anno di Economia e mi chiedo se la soluzione del “prestatore di ultima istanza” non porti con se, come sottoprodotto, una crescita dell’inflazione (oppure no considerando che non c’è pieno impiego dei fattori produttivi) oppure un problema di “moral hazard” nel senso che gli Stati sovrani “allentano la presa” e non mettendo in sicurezza più i conti pubblici (perché c’è il paracadute della BCE) ricominciano a spendere in modo dissennato per spesa improduttiva …. come accaduto in passato in Italia! Grazie in anticipo per l’eventuale risposta.

  2. marco

    sinceramente non riesco a capire perchè la BCE debba regalare i soldi dei cittadini europei alle banche affinchè ci mangino sopra- ricordo solo che stiamo parlando di aziende che hanno utili di miliardi all’anno, che reinvestano quelli! Togliere ai POVERI per far sì che si arrichiscano i ricchi in modo unilaterale scavalcando ogni pratica democratica e la volontà dei cittadini mi sembra una trovata criminosa-intanto che i nostri governanti fantozziani provano a modificare i trattati raccontando la balla che non ci sono soldi (da Dicembre abbiamo vistoche la BCE ha trovato più di 1000 miliardi sotto un fungo) e per questo dobbiamo fare i sacrifici ci vuole tanto a fare una leggina che preveda che la banche possano usare una parte dei soldi della BCE solo per incentivare l’economia reale e validi progetti?

  3. Fabio

    La Bce non li ha trovati sotto un fungo, semplicemente li crea i soldi e di fatto è aumentata l’inflazione. Ricordo che le banche italiane sono soggette all’azionista di maggioranza, che sono le famose fondazioni bancarie… Fanno miliardi di utili, ma gli azionisti vanno pagati.

  4. Piero

    E’ naturale che non si poteva fare che questa fine, il cambio fisso in presenza di indebitamenti diversi o in assenza di un bilancio federale che possa effettuare dei trasferimenti tra i paesi, con una bce che si rifiuta di assumere il ruolo di prestatore di ultima istanza, si deve ricorrere a questi pastrocchi che in Italia sono stati garantiti dallo stato ( socializzazione del debito bancario) senza che lo stato entri nella governance bancaria. La soluzione viene ripetuta da mesi, solo la monetizzazione diretta di quota parte del debito pubblico dei paesi euro(non solo per i paesi deboli) puo’ salvare l’unione europea, in difetto vi saranno uscite graduali dall’area euro.

  5. Fabio

    Prepariamoci allora ad un incremento deciso del tasso d’inflazione, e quindi a pagare ancora di più le merci. Per i politici è una buona soluzione, non molto per la povera gente…

  6. michele

    Con il sistema lo Stato mantiene un controllo indiretto della moneta circolante mediante lo stock di titoli di debito, che le altre banche acquistano dietro prestiti della BCE. Divenendo la BCE prestatore di ultima istanza, si avrebbe un rapporto diretto banche-BCE, non mediato da altra autorità pubblica, oltre all’evidente conflitto di interessi controllato-controllore. Lo stesso meccanismo potrebbe essere utilizzato per finanziare la crescita: al posto dei normali titoli di debito, eurobond e bilancio federale dell’Unione, garantiti dalle stesse opere pubbliche finanziate con i bond e sottoscritti dalle banche private dietro prestiti della BCE.

  7. Fantaz

    Gentile Baglioni, mi sembra di capire che il senso del suo intervento sia: la BCE deve diventare prestatore di ultima istanza. Ma allora l’EFSF che cosa ci sta a fare? La ratio per cui è stato istituito non dovrebbe essere proprio quella di rispondere all’esigenza del prestatore di ultima istanza per i Paesi in difficoltà?

  8. marco.ascari

    Se la BCE stampa soldi e crea inflazione i risparmi di una vita di tanti cittadini perdono potere di acquisto così come gli stipendi che si adeguano solitamente in tempi lunghi sempre che si adeguino….Dove vengono presi i soldi quindi??!! Per quel che riguarda le fondazioni e gli azionisti mi sembra di poter capire che bisogna sempre rispettare le prassi di mercato e distribuire gli utili anche se l’azienda sta per fallire mentre la BCE e le banche possono infischiarsene del mercato e dei rischi di mercato….se l’impresa banca va male gli regalano i soldi all’1% e si riprendono con guadagni praticamente certi, di rendita! Invece se sei un piccolo imprenditore i soldi non te li danno o te li danno al 7% e poi viene Equitalia che ti chiede una rata maggiorata del 30% perchè sei in ritardo e il funzionario ti invita gentilmente al suicidio pigliandoti per i fondelli! Cosa non va? Per le banche penso vada tutto bene…Forse è per questo che i cambiamenti avvengono sempre a fatica e in tempi lunghi…

  9. redazione opinionzine

    La Bce ha inondato i piccoli istituti finanziari e le grandi banche di liquidità che serviranno alle piccole e medie imprese e alle famiglie a risollevarsi dalla crisi in cui il nostro paese versa. Una situazione sicuramente non facile da gestire e che non vedo una risoluzione a breve termine. la recessione è in atto e la stretta creditizia sicuramente non ha aiutato la creazione di un nuovo equilibrio della situazione economico-finanziaria

  10. stefano

    Ammetto la mia bassa scolarità economica, tuttavia capisco che la BCE presta soldi (pubblici)ad un tasso del 1% alle banche (private) che comprano titoli di stato che rendono il 5%. forse la BCE poteva comperare direttamente titoli di stato facendoci risparmiare qualche milione di euro? Quanto risparmiato poteva essere usato per finanziare direttamente le imprese che hanno ottenuto un prestito, abbassandone così i costi di indebitamento.

  11. Luciano Viotto

    Giusta la domanda del prof. Baglioni: Soldi che serviranno a finanziare le imprese e le famiglie? Nel suo contributo non vedo però sviluppato un altro aspetto (perverso) del ns. sistema bancario, che oltre a comprare titoli di stato (scontato), pomperà inflazione ma potrà gestire (senza alcun controllo) alcuni salvataggi di cui nessuno parla più. A proposito: dove sono le Authority vigilantes? Anche quelle di via Nazionale! Non è che perchè oggi vi sono i professori, più nessuno parla di intrecci azionari incestuosi! O forse queste considerazioni sono troppo fastisiose per qualcuno che non meritano risposta?

  12. federico

    vorrei esporre la mia tanto breve quanto modesta soluzione per ovviare al problema: per me la BCE potrebbe mettere, semplicisticam, una clausola alla sottoscrizione del prestito all istituto di credito che viene vincolato a introdurre la liquidità acquistata e riversarla nel sistema dei finanziamenti alle imprese e quindi costretto a girare l’intero ammontare del prestito al settore produttivo, praticamente l iniezione di liquidità della BCE, attraverso le banche, viene interamente versata nel sistema impresa. es: bce immette liquidità per 100mld, istituto 1 prende a prestito 25mld a 1% dalla bce, la banca con questo finanziamento finanzia obbligatoriamente le imprese ad un tasso maggiorato di un ipotetico 2%. risultato (ipotesi) la bce riesce a smuovere i finanziamenti delle banche alle imprese, le banche guadagnano un 2%, le imprese vengono finanziate e riescono a fare i propri investimenti e l economia riparte. ps una soluzione per quantificare gli ipotetici 25mld della banca 1 potrebbero essere giustificati a priori da una “raccolta di domanda di credito” delle imprese alle banche, le banche in calce a questa “raccolta” si presenta alla bce con l ammontare delle richies ..ec

  13. Anonimo

    Il vero pericolo capitalistico è quello di “governare” il sistema degli scambi finanziari in base alle autoreferenziali dotazioni delle ricchezze finanziarie non tenendo conto che i “veri” regolamenti dei saggi di profitto sono date dalla propensione marginale al risparmio dei privati e anche di natura pubblica (vedi avanzi di primari di bilancio).

  14. gabriele

    Premesso che non sono un economista nè un matematico, del nostro sistema economico mi ha sempre stupito il pedurare invitto dello stato di “crisi”. Un crisi dovrebbe portare, prima o poi ad una soluzione ; così almeno la pensavano gli antichi greci che coniarono il termine per indicare l’imminenza di un punto di svolta ineludibile. Per me, che ho quasi cinquantanni, “crisi” è un vocabolo di uso quotidiano, fin da quando ero bambino. Quale è il fil rouge che accompagna questo termine glorioso, sottotraccia, nel corso di questo mio tempo e dal mio punto di vista? Il potere di tradurlo in una semplice frase, costante nel tempo : non ci sono più soldi ! Ora, mi chiedo : ma se “non ci sono più soldi” ha un significato privo di limiti temporali, per me almeno, i casi sono solo due : non ci sono soldi “per me” e, quindi, devo sempre pregare che ci sia qualcuno che ne abbia da prestarmene, posto che me li meriti, oppure che si può farne a meno tout court, dato che io vivo comunque “anche senza”.

  15. Marcello Tava

    C’è una differenza fra
    (A) una BCE che compra indiscriminatamente titoli di stato europei sul mercato primario cioè direttamente dai governi,
    (B) sul mercato secondario cioè dagli investitori e
    (C) se non li compra affatto ma presta soldi alle banche.
    Infatti: (A) è proibito dal Trattato di Lisbona e non ha senso in un’eurozona priva di una coordinazione centrale in politica economica; (B) è stato fatto e viene fatto, anche se rappresenta un modo di aggirare il divieto di (A) ed è perciò criticato dalla Bundesbank; (C) è la normale attività della BCE. Che le banche poi anziché prestare denaro alle imprese scelgano di (1) rimettere i soldi presi in prestito nella cassaforte della BCE o (2) di comprare titoli italiani può essere un fatto congiunturale dovuto all’esigenza di costituire riserve di capitale per ottemperare alle nuove regole finanziarie o alla maggiore redditività che bond sottovalutati hanno rispetto ai mercati azionari in una fase recessiva. Le banche cercano di massimizzare i profitti e uscire da una grave crisi. Non è detto che così debba durare per i prossimi due anni.

  16. Sergio Bruno

    Condivido . Non capisco però perché Baglioni esiti nell’indicare l’art.123 Tfue (erede di analoghe novità, fatte introdurre dalle banche centrali fin dagli anni 1990 per iperproteggersi da pressioni politiche) quale responsabile di distorsioni prevedibili sia nella gestione dell’indebitamento pubblico sia, soprattutto, del ruolo e dei comportamenti delle banche ordinarie. Tali distorsioni erano state denunciate da me e da altri in articoli su Sbilanciamoci e Opendemocracy fin dalla scorso anno. L’Articolo 123 è da riformare al più presto riportando il meccanismo europeo a quello della FED (ciò che dovrebbe implicare la possibilità per la BCE di finanziare un debito federale europeo, con il quale fare una politica per lo sviluppo); gli effetti di questa riforma sarebbero anticipabili ricorrendo ad una triangolazione con il FMI. Sorprendono molti dei commenti, ancora convinti di una correlazione meccanica tra creazione di moneta e inflazione; fino al 2007 BCE ha accresciuto M3 di oltre il 7% (al di sopra del 4,5 programmato) senza ripercussioni sull’inflazione. Cosa insegnare è effettivamente un problema, specie riguardo a risparmio e investimenti reali. Vogliamo parlarne?

  17. Zelindo Marconi

    I tassi che stanno chiedendo le banche in questo momento, parlo di tre banche diverse in Sardegna, sono composti da 7 o 9 punti di spread + EURIBOR o EURIRS, per un tasso finito che può tranquillamente superare il 10%, per mutuo chirografaro e mutuo immobiliare. Non capisco perchè la BCE non compra direttamente BOT o altri titoli di stato ma da il denaro alle banche all’1% e loro comprano titoli di stato al 6% di rendimento. Sinceramente penso sia una cosa ai limiti della comprensione di un cittadino razionale. Per quanto riguarda il credito alle aziende mi limito a sottoscrivere le molte opinioni già pubblicate sulla voce.info in articoli molto più chiari ed efficaci di quanto potrei fare io. grazie e come si dice, complimenti per la trasmissione seriamente, complimenti per il vostro utilissimo sito.

  18. Daniele Balloco

    La BCE presta 530 miliardi di euro alle banche d’europa dei quali circa 140 finiscono nelle banche italiane… non mi aspetto in risposta una riduzione dei tassi d’interesse certo ! Però, non immagino neanche che il fisso per il mutuo acquisto prima casa passi dal 6 al 6.2% ! Ma come !? L’istituto di credito ottiene un prestito di denaro all’1% per contribuire ad oliare nuovamente il volano dell’economia nazionale e a sua volta lo ripresta al 6,2% !? Chi é che deve accertare che queste speculazioni non avvengano ? Un sistema economico finanziario non può poggiare su una gamba sola (quella che sostiene le banche) per poter camminare da solo ! I privati, gli artigiani e le piccole-medie imprese a mio avviso necessitano di trattamenti di favore in egual modo come minimo ! Chi e che cosa vieta che ciò non possa essere attuato ? Ma le banche italiane navigano davvero in acque tanto agitate per ottenere questi “salvagenti” ? Non capisco…

  19. nello

    Se la Finanza dell’Europa è questa, Poveri Europei.Consideriamo il Sistema Bancario Italiano, una assurdita’ speculativa al Limite dell’illegale, guardiamo cosa sono stati capaci di architettare a scapito dei risparmiatori, hanno riempito le tasche dei loro clienti di Bond Argentini,Greci,Azioni Parmalat,Cirio, Enel,ecc.ecc.Fondi di Investimento in perdita da Decenni ,la stragrande maggioranza dei risparmiatori non rivedra’ i propri risparmi, oltretutto le Banche non svolgono la funzione di Sviluppo per l’Economia anzi, ad oggi sono completamente fuori dal sviluppo produttivo, praticamente servono soltanto per arricchire i Propri Manager con stipendi Faraonici. Considerando il tutto L’Europa da loro nuovamente Miliardi di Euro, siamo veramente alla Pazzia Totale.

  20. Matteo Bonelli

    Ho scritto un post sul mio blog in cui sostengo che il problema è che siamo oche da foie gras che non ce la fanno più a mangiare per sostenere l’economia /.

  21. Bettina

    Fa piacere che un professore della Cattolica si ponga la domanda : “Ma allora perché insegniamo agli studenti che gli investimenti delle imprese sono finanziati dal risparmio delle famiglie”. I dubbi di un economista mi piacciono molto. E allora se posso vorrei porre all’ autore alcune domande, a cui se vorrà risponderà. 1) quale è il primo articolo comparso su lavoce.info che spiegava che la BCE non è una banca centrale come tutte le altre, non può stampare denaro e gli stati membri possono fallire? 4)quando fu progettato l’ euro venne fatta una analisi dei rischi’ Se si da chi? Se si è pubblica? E voi esperti ne sapevate nulla? Domando questo per capire se gli esperti della Cattolica o della Bocconi siano stati in grado di conoscere e insegnare agli studenti che saranno manager domani i rischi del sistema BCE che a me sembra buono solo quando tutto va bene. E invece un sistema economico, come una centrale nucleare o un sistema di trasporto aereo o ferroviario, o un grattacielo, dovrebbero reggere e non fare disastri anche quando le cose vanno male,alla prima scossa sismica o economica..

  22. bob

    Nessuno dice che dopo la tempesta la Grecia sarà (basta poco) la più temibile concorrente dell’ Italia per quello che riguarda turismo e alimentare per non parlare del settore navale. La cosa preoccupante non è quello che questo Governo ha fatto è la distanza abissale dei suoi ministri dall’economia reale (non dico dalla gente): Sentire parlare Grilli da Ballarò sull’aumento del’Iva ti chiedi se tu sei un cretino o se lui è stato messo li per caso. La finanza senza economia reale non regge, altrimenti dobbiamo ripartire dalla filosofia per proporre un modello economico nuovo.

  23. massimo matteoli

    A leggere molti dei commenti a questo articolo c’è veramente da stupirsi della forza e della capacità di Draghi di fare quello che era giusto. Se i lettori della Voce gli contestano di dare fiato all’inflazione solo Dio può sapere cosa hanno fatto o detto i soloni della Bundesbank. Draghi ha fatto la sola cosa che gli facevano fare, dare soldi alle banche ma l’ha fatta bene e con decisione, cosa affatto nè scontata nè sicura. I, questo modo ha salvato – almeno per ora – l’Europa, l’Euro e, da ultimo ma non per ultimo, la nostra povera Italia. Lui ha fatto il suo dovere, le nostre critiche rivolgiamole a chi ancora oggi – dal governo tedesco in testa, alla banche – non fa il suo.

  24. nello

    Credo che la Finanza dell’Europa in genere abbia fatto tilt. Si continua a dare Miliardi di Euro ad un Settore Bancario che non svolge più la Funzione Sociale a cui è chiamato, Come la Politica oramai non sono piu’ contrallabili . Parlavo con un mio conoscente, stimato Imprenditore del Mobile Anticato, dopo 40 Anni mi a spiegato che non capisce piu’ niente , non esite piu’ il Rapporto di fiducia con i Clienti, non esiste piu’ il rapporto con le Banche, costi di produzione non controllabili è una pazzia collettiva, avendo una opportunita’ diversa per il Figlio, ha cessato la sua attivita’, licenziando 80 Dipendenti, adesso commercia Mobili Anticati importati dalla Romania e Bulgaria, a prezzi stracciati . Abbiamo creato una pazzia Europea, l’Europa, oltre India e Cina che ci fa Concorrenza, potrà un Paese come L’Italia sopravvivere ad una Situazione del Genere ,anche il Turismo vanto Italico, è sotto acquisizione indiscriminata di Capitali Stranieri, non credo che la Finanza Europea stia facendo il necessario per le Nazioni come l’Italia.

  25. Dario De Angelis

    “le banche italiane “prelevarono” 116 miliardi in quell’operazione, ma l’incremento netto di liquidità fornita dalla Banca d’Italia nel mese di dicembre è stato della metà, 57 miliardi”. non riesco a capire questo passaggio. A cosa è dovuta la differenza? Grazie dell’aiuto.

  26. Dario De Angelis

    Non è automatico stampare moneta=inflazione. Ma in quali testi avete studiato? l’inflazione si crea se lo Stato continua a spendere anche quando c’è pieno impiego dei fattori produttivi Inoltre se lo Stato spende, facendo aumentare i prodotti in circolazione, non ci sarà affatto inflazione. Oggi, in Europa, stampare moneta non genera inflazione poiché c’è una disoccupazione molto alta e siamo lontani dalla piena capacità produttiva. L’unica inflazione possibile è quella relativa all’andamento del prezzo delle commodities

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén