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IL REALISMO SECONDO MONTI

Il Documento di Economia e Finanza aggiorna al ribasso il quadro macroeconomico e di finanza pubblica 2012 e rinvia al futuro eventuali revisioni più cospicue della crescita 2013. Corregge anche al ribasso  le stime degli effetti dei decreti concorrenza e semplificazione sulla crescita. Nel complesso è un utile bagno di realismo. L’incertezza sulle stime anche a breve suggerisce di non adottare nessuna manovra correttiva. Anche perché non è dallo sforamento del deficit che vengono i problemi di finanza pubblica dell’Italia, ma dal debito pubblico. Ma sul debito il Def tace.

Il Documento di Economia e Finanza (Def) aggiorna il quadro macroeconomico e di finanza pubblica, incorporando il peggioramento del ciclo economico rispetto al dicembre 2011, quando fu approvato il decreto Salva-Italia. Non solo: riporta anche stime più realistiche del potenziale effetto delle liberalizzazioni rispetto al decreto Cresci-Italia.

NEL 2013 NIENTE BILANCIO IN PAREGGIO

In dicembre la crescita economica era stimata a -0,5 per il 2012 e a +1,3 per il 2013. Corrispondentemente, le stime per il deficit pubblico 2012 erano a 1,2 punti del Pil mentre quelle del 2013 riportavano il fatidico zero, il pareggio di bilancio. Ora le stime sono riviste al ribasso: a -1,2 per cento per il 2012 e a +0,5 per il 2013. A fronte della minor crescita attesa, il governo opportunamente è costretto a ridisegnare un quadro più negativo per il deficit: il deficit 2012 salirebbe a -1,7 per cento (rispetto al -1,2 per cento previsto a dicembre) e salterebbe il raggiungimento del pareggio di bilancio per il 2013: il deficit si attesterebbe a mezzo punto di Pil. Nel 2013 mancherebbero cioè 8 miliardi euro al fatidico pareggio di bilancio. Sulla base delle stime del Def, il pareggio di bilancio sarebbe rinviato al 2015. Ma già nel 2014 sarebbe solo 0,1.

STIME PLAUSIBILI E INCERTE

Quelle del governo sul Pil sono cifre plausibili? Per la Banca d’Italia, che ha pubblicato sul suo Bollettino Economico numeri molto simili, sostanzialmente sì. Per il Fondo Monetario, un po’ meno: nel suo World Economic Outlook di aprile, il Fondo è stato più pessimista, prevedendo un -1,7 nel 2012 e un -0,3 nel 2013. L’accresciuta variabilità ereditata dalla crisi post-Lehman ha però accresciuto anche l’inaffidabilità delle stime macroeconomiche, anche su orizzonti temporali molto brevi. Lo testimonia il fatto che a fine gennaio il Fondo Monetario prevedeva per l’Italia un -2,2 per il 2012 e un -0,7 per il 2013. Poi si è capito che gli Stati Uniti e la Cina probabilmente faranno meglio del previsto e così anche la Germania. Ed ecco che il 2012 da nero (-2,2) è diventato grigio fumo (-1,7). Modelli diversi danno stime diverse, purtroppo. Le stime del governo italiano sono probabilmente più positive di quelle del Fondo anche perché il modello usato dal governo (un adattamento all’Italia del modello impiegato dalla Commissione Europea) incorpora più efficacemente gli effetti positivi derivanti dalle liberalizzazioni.
Un punto da sottolineare è che il -1,7 previsto dal governo è un numero un po’ più grande di quello che verrebbe fuori dall’applicazione della regola aurea dell’Ocse, condivisa dalla maggior parte degli economisti, regola secondo la quale il deficit pubblico sale di mezzo punto per ogni punto perso di Pil. A causa dell’effetto combinato delle minori entrate fiscali e delle aumentate spese di sostegno all’economia. Secondo la regola dell’Ocse, la minor crescita attesa è di 0,7 punti percentuali (la differenza tra -0,5 e -1,2), il che, a parità di altre condizioni, suggerirebbe un deficit di poco superiore a 1,55 punti del Pil (1,2 + la metà di 0,7, cioè 0,35, è infatti uguale a 1,55). Invece il governo scrive 1,7. Un arrotondamento utile a cautelarsi di fronte al verificarsi di una crescita un po’ inferiore a quella scritta nel Def.

STIME PIÙ SENSATE DEGLI EFFETTI DELLE LIBERALIZZAZIONI

Il DEF contiene un altro elemento di realismo, cioè la revisione nettamente al ribasso dell’effetto atteso del decreto cresci-Italia, cioè del combinato disposto del decreto concorrenza e di quello semplificazione. Inizialmente, come già commentato su questo sito, il governo aveva riportato pubblicamente stime inverosimilmente alte sugli effetti del solo decreto concorrenza: +1 per cento l’anno di crescita aggiuntiva per 10 anni. Ora il Def dà maggiori dettagli e rivede opportunamente molto al ribasso questi effetti. Si parla di un +0,3 annuo derivante dalle riforme nel loro complesso, che sommerebbe a un +2,4 complessivo sul livello del Pil nel 2020. Come si legge nel Piano Nazionale delle Riforme a pagina 37, il +2,4 deriverebbe da tre effetti: da una riduzione di circa due punti percentuali delle rendite (il mark-up) che, sulla base di studi esistenti utilizzati per le simulazioni del Tesoro, darebbe luogo a guadagni di Pil per circa 1,7 punti percentuali al 2020. Poi la maggiore libertà di entrata delle imprese derivante dalla riduzione degli ostacoli alla libera iniziativa darebbe guadagni di efficienza cumulati per altri 0,7 punti. Infine le semplificazioni amministrative e il migliore funzionamento della Pubblica Amministrazione derivanti dal decreto semplificazione darebbero un altro mezzo punto percentuale. In totale, è 2,4 punti di Pil in più. Si tratta di numeri molto più plausibili, coerenti con una valutazione più modesta e realistica del presumibile effetto solo graduale e lento dei vari decreti approvati dal Parlamento. Insomma, il Def certifica che non sarà dalle liberalizzazioni – o almeno non da quelle approvate finora – che l’economia italiana ritornerà a crescere del 2 per cento l’anno.

NIENTE MANOVRA CORRETTIVA

Sulla base del nuovo quadro macroeconomico, ci vorrebbe una manovra correttiva? No, non per ora. Prima di tutto, come detto, le previsioni anche solo sui prossimi sei mesi hanno un ampio margine di variabilità. Dunque il rischio di correggere più di quanto necessario sarebbe concreto. Una previsione si cambia digitando un numero diverso in un file di Excel. Una manovra correttiva taglia i servizi o tassa i cittadini. Meglio andarci piano con le manovre correttive.
C’è poi da ricordare che, a differenza della Spagna, non è il deficit il problema dei conti pubblici dell’Italia, ma il debito pubblico. E invece è sullo stock di debito che si dovrebbe intervenire, con qualche dismissione ma senza altre tasse patrimoniali, anche per segnalare ai mercati che l’Italia non vuole mettere in sicurezza i suoi conti pubblici pianificando una – costosa e rischiosa – sequenza trentennale di avanzi primari. Su questo il Def è purtroppo silente.

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RISPOSTA AI COMMENTI

15 commenti

  1. Erasmo Venosi

    Da agosto dello scorso anno, giace in parlamento un articolato redatto dall’ex ragioniere dello Stato Monorchio e passato alle cronache come la proposta ” tagpiadebito”. Non se n’è fatto nulla.Incredibile che, si possa puntare alla stabilizzazione dei conti pubblici, punando solamente sugli avanzi primari e sullo spread (leggi BCE).Ancora più stupefacente, dopo la costituzionalizzazioen del pareggio di bilancio e la firma del Fiscal Compact.Come sarà possibile conservare coesione sociale e crescita , recuperando su un deficit paria un zero un 3% di PIL per rispettare gli obblighi del Fiscal Compact , di registrare entro 20 anni un debito pari al 60% del PIL. Agendo sul denominatore del rapporto ? Con una BCE che definisce limite invalicabile un tasso di inflazione del 3% ? E ancora : l’outliook di City Bank di ieri sui rating ci dice che nei prossimi 24/36 mesi il rating sarà BBB meno proprio per l’incapacità a ridurre lo stock del debito.Conseguenze drammatiche ? BTP trasfigurati in junk bond e liberazione degli stessi da parte dei Fondi?

  2. tommaso

    D’accordo che in Italia è lo stock del debito (e di conseguenza l’ammontare di interessi che ci paghiamo sopra) il grande problema. a maggior ragione il problema è gigante quando lo spread è alto. ma perché non si fa una cosa semplice semplice per ridurre entrambi?? si vendono un po di beni pubblici inutili per abbattere leggermene lo stock (ma questa proposta è oramai comunemente accettata). inoltre si danno come collateral assets a banche mondiali o fondi di investimento altri beni dello stato non alienabili (il colosseo o in generale opere d’arte) per un ammontare pari alla rimanente metà del debito, accordandoci ad un tasso fair del 3% per la restituzione. con questi soldi si ri-compra metà del debito sul mercato secondario, il cui rendimento (per la parte residuale), magicamente, si assesterebbe al 3%. a questo punto, diciamo con una crescita media allo zero per cento, basterebbe le tasse pre-monti per abbattere lo stock in un tempo ragionevole. in poche parole la ricetta è: stabiliamo il prezzo del debito ad un livello non di mercato. non si può fare? troppo ingenuo?

  3. marco

    Sono d’accordo col ridurre lo stock del debito o, nell’immediato, se non conviene vendere, impegnarsi in modo drastico per mettere a reddito molti beni mobili e immobili non sfruttati. Penso però che per convincere i mercati che il debito è sostenibile e abbasare lo spread basterebbe mostrare una capacità interna di autoriformarsi e creare un sistema Italia efficiente che permetta di arrivare veramente alla crescita. Servono vere riforme e sopratutto coraggio- Liberalizziamo seriamente, tagliamo gli sprechi e i miliardi di spesa pubblica improduttiva destiniamoli ad abbassare il cuneo fiscale; bisogna studiare un sistema che permetta di arrivare a recuperare non il 10% di evasione ma il 90% come avviene in Gran Bretagna; la corruzione sono altri 60 miliardi all’anno una cifra incredibile ci vuole una legge severissma; eliminiamo la burocrazia inutile; riformiamo seriamente la giustizia (altro che ridurre i tempi di prescrizione: eliminiamola subito!);e…..alziamo subito gli stipendi e attiriamo sin da subito gli investimenti innescando una crescita! Si può fare tutto ma occorre una classe politica all’altezza e non la timidezza e i proclami inutili di questo governo…

  4. michele

    I discorsi sono sempre i soliti, è come se io licenziassi tutti i miei migliori collaboratori per abbassare i costi e poi mi buttassi sul mercato a prendere lavori con prezzi più bassi perchè ho finalmente abbassato i miei costi fissi. Secondo voi chi potrebbe realizzare i lavori dei contratti che firmerei senza la professionalità di cui prima disponevo? Così ragionano i professori, stanno uccidendo il sistema produttivo con le tasse e poi ragionano sulle stime del PIL. Secondo voi chi dovrebbe produrlo il PIL? Forse la ministra Fornero o forse il ministro Passera? Vi ricordo che per produrre PIL vero occorre prendere quello che ci offre la terra tutto sporco e puzzolente e con una magia dell’essere umano (una volta in particolare dell’homo italicus) trasformarlo in prodotti vendibili sul mercato che qualcuno compera. A questo punto l’uomo fa una fattura, incassa la fattura e poi dopo paga le tasse.

  5. umberto fossali

    Preso atto che l’inasprimento fiscale non funziona, forse il Governo potrebbe prendere atto che bisogna tagliare la spesa, nonostante la timidezza del Ministro Giarda; qualche idea per tagliare la spesa..

  6. Piero

    Monti fin dall’inizio ha mostrato scenari non reali per far digerire le manovre indicate dalla Merkel, finalmente oggi con la vittoria sperata di Holland in Francia, la Bce sara’ un prestatore di ultima istanza per gli stati e così viene tutto risolto, voglio vedere adesso che anche Monti cambierà idea e anche lui sposerà tale teoria, allora finalmente gli italiani capiranno chi ci ha governato in questi mesi, la sua caduta di stile quando ha detto che in Italia vi sono stati meno suicidi che in Grecia.

  7. umberto

    Come ha già detto qualche centrato commento, l’impostazione di fondo del governo va corretta radicalmente. I provvedimenti di emergenza del Governo qualche effetto lo hanno avuto, ma non sono assolutamente in grado rendere il debito sostenibile . Per far questo occorre ben altro: occorre utilizzare tutte le risorse pubbliche disponibili ed affondare il bisturi nelle disfunzioni gravissime del sitema Italia ed del settore pubblico in specie . Non ripeterò quello che qualche commento ha già scritto. Dirò solo che il tempo stringe e non c’è spazio per politiche timide nei confronti delle gravissime anomalie del sistema Italia. Prendendole di petto, il governo incontrerà enormi resistenze, soprattutto nella politica; ma non ci sono alternative, se non quella di rivedere al ribasso i risultati e gli obiettivi ogni tre mesi fino al default. A meno di improbabili aiuti dall’esterno.

  8. Bogdan Adrian

    I have a dream! Per chi segue la politica e la situazione economica dell’Italia, le domande e le incognite sono tante. Tutti capiscono che troppe tasse ammazzeranno il paese, frenando la crescita, e tutti guardano a Mario Monti con ansia, sperando che il suo governo riesca a fare ripartire l’Italia. Italia che e’ rimasta senza benzina, e non si intravede alcun distributore all’orizzonte! Ma che cosa si dovrebbe fare e molto relativo, e se non e il Presidente del Consiglio a capire, nessun altro e in grado di farlo, per quanto sia un economista laureato e brillante.

  9. nello

    E’ inutile cercare soluzioni, al di fuori della realtà, il mondo tutto ha bisogno di produrre e di vendere le proprie merci, tanto più l’Italia. Siamo arrivati al momento dello stallo finanziario, dovranno essere i ricchi a fare ripartire L’economia, i capitali se non vengono Ridistribuiti alle masse, non creano mercato alle merci, Stiamo attenti un mondo con proppi poveri e pochi ricchi, è soggetto ad crisi finanziarie,ed Sociali, i capitali devono servire per lo sviluppo non per essere accantonati in operazioni speculative. Questa funzione dovrebbero averla le banche, ma loro sono la riprova che il capitale non gestito per lo sviluppo, alla resa dei conti crea solo enormi deficit , certamente le classi agiate non sono disposte ad accettare dei sacrifici, ma altrimenti che serve vivere in un mondo di poveri, e non sicuro da violenze.

  10. Stefano

    Mi sembra di ricordare che i documenti previsionali non incamerano, prudentemente, il maggior gettito in entrata della lotta alla evasione. L’altro elemento collegato – se si riduce il nero – è la riduzione della corruzione, con conseguenze ovvie sulla efficacia ed efficienza della spesa pubblica. Questi mi paiono interventi si cui tener vive le voci a commento.

  11. Piero

    Si e’ vero che i modelli previsionali non hanno previsto il recupero dell’evasione, tutti sanno che con la crisi in atto vi sarà una diminuzione del gettito fiscale che forse si riesce a compensare con l’evasione, di piu’ non penso che l’evasione non emerge se non dietro un condono che al momento e’ politicamente inaccettabile.
    Monti ha sbagliato e sta sbagliando tutto, ha previsto una timida crescita nel 2012, invece c’e un meno 2,2%, ha detto che per il fiscal compact e’ sufficiente rispettare un obbiettivo, perché così sarebbe stato raggiunto anche l’altro grazie all’inflazione, oggi assistiamo ad una iminuzione dei prezzi, Monti ha raccontato balle agli italiani per salvare la moneta euro per le istituzioni infanziarie e per la germana, gli unici provvedimenti di salvataggio sono stati fatti alle banche.
    Di realismo ne vedo ben poco, penso che la soluzione possa venire dalla Francia.

  12. Piero

    Monti vuole capire che il vero problema e’ l’inizio della crisi che e’ poi ricaduta a cascata fino a colpire le famiglie, l’origine della crisi che tutti abbiamo percepito e’ la mancanza di fiducia dei paesi creditori verso la zona euro, i paesi della zona euro hanno debiti statali per 10 miliardi di euro che non viene piu’ finanziato dai paesi creditori (Cina ecc), naturalmente ad eccezione del debito tedesco, se cio’ e’ accaduto il debito dei paesi euro deve essere finanziato in casa propria drenando la liquidità al sistema imprese e sistema famiglie. L’ unica soluzione e’ l’intervento della bce che acquista parte del debito pubblico allentando la morsa sulle famiglie e le imprese, naturalmente permangono le manovre rigorose di bilancio ecc.. In difetto doppia moneta per gli stati euro euro1 e euro2

  13. claudio

    Attirare investimenti da chi? per il momento gli unici che attirano investimenti sono i paesi dove la mano d’opera costa 500euro al mese. Produrre e vendere ma a chi? a che prezzo? Queste sono le domande a cui si deve dare una risposta

  14. Piero

    Anche la Bce, adesso diventa un movimento politico che partecipa alle scelte nazionali, scende in aiuto a Monti e consiglia di eliminare le provincie, che qualcuno può considerarle enti inutili, ma sono previste dalla costituzione e quindi occorre una legge costituzionale che non e’ materia governativa, la discesa in campo della Bce in aiuto a Monti serve solo a confondere gli italiani che hanno ben capito l’origine della crisi e ormai la maggioranza se si va al voto condannano l’attuale politica monetaria ed in ultima analisi l’euro così come e’ gestito, alla fine la Bce vuole salvare non Monti ma se stessa con tale consiglio.

  15. Piero

    Finalmente Monti ne azzecca una, nomina Giavazzi consulente del governo per i contributi pubblici alle imprese, congratulazioni a Giavazzi per la nomina, speriamo che riesca ad imporre le sue idee a questo governo almeno in merito agli aiuti da dare alle imprese private.

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