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Più scelta su mutui e prestiti se il cliente ha il posto fisso *

Non c’è forse da sorprendersi se un dipendente a tempo indeterminato riceve più offerte di finanziamento per mutui o per consumi di un coetaneo con contratto a tempo determinato. Più inaspettato invece il fatto che il costo del prestito non si differenzi molto fra le due categorie.
QUANTO CONTA IL TIPO DI CONTRATTO
Il numero di offerte di finanziamento ricevute dal dipendente a tempo determinato è mediamente inferiore a quello del dipendente a tempo indeterminato. La diversa rischiosità associata al tipo di impiego lavorativo non influenza invece le scelte di prezzo: se l’intermediario offre un finanziamento, il Taeg non si differenzia per tipo di contratto di lavoro. Questo risultati si basano sulle informazioni in un giorno casuale rese disponibili dai siti www.mutuionline.it e www.prestitionline.it. Le banche convenzionate con il primo sito rappresentano una frazione rilevante del mercato dei mutui. Più limitata è, invece, la rappresentatività del mercato del credito al consumo per il secondo sito.
Il lavoratore con un contratto a tempo determinato è esposto a una maggiore incertezza sui flussi di reddito futuri: un mancato rinnovo del contratto o modifiche sostanziali nelle caratteristiche del contratto stesso potrebbero determinare profili futuri di reddito incerti e diversi rispetto a quello corrente. Il rischio per la banca o la società finanziaria creditrice associato all’incapacità del debitore di far fronte al pagamento delle rate del debito è quindi più elevato e ciò può influenzare le condizioni di offerta di credito. D’altra parte, i contratti di lavoro a tempo determinato sono in costante aumento (figura 1). La quota dei lavoratori con un contratto di questo tipo sul totale dei dipendenti, pari a circa il 5,2 per cento nel 1985, ha raggiunto il 13,2 per cento nel 2013. L’aumento è stato particolarmente rilevante per le classi di età tra 15 e 24 anni e tra 25 e 34 anni, per le quali la quota ha raggiunto sempre nel 2013 rispettivamente il 52,2 e il 21,7 per cento (10,6 e 5,0 per cento nel 1985).

Figura 1 – Quota di dipendenti a tempo determinato per classi di età (percentuale)

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Nell’esercizio di base si mantengono invariate le caratteristiche demografiche dell’utente (anno di nascita, domicilio, reddito, e così via) e si varia solo la tipologia di contratto di lavoro (tempo indeterminato versus tempo determinato). L’obiettivo è di verificare se e in che misura il numero di offerte di finanziamento ricevute e il Taeg dipendano dal tipo di contratto.
Nell’esercizio effettuato su mutuionline si esamina un individuo di 30 anni, con domicilio a Roma, che richiede un prestito per l’acquisto della prima casa con durata di venti anni di importo pari al 60 per cento del valore dell’immobile. Nell’esperimento eseguito su prestitionline si considera un individuo di 30 anni, con domicilio a Roma, impiegato dal gennaio 2013, che richiede un prestito della durata di ventiquattro mesi, senza assicurazione, per l’acquisto di un’auto usata. I risultati di base si riferiscono al giorno 14 luglio 2014. Sono stati inoltre condotti esperimenti in giorni diversi, scelti in modo casuale. Le conclusioni sono robuste alle analisi effettuate. Il risultato principale è che il numero di offerte di finanziamento ricevuto dal dipendente a tempo determinato è mediamente inferiore a quello ricevuto dal dipendente a tempo indeterminato. La differenza è particolarmente ampia nel caso dei mutui, mentre risulta più contenuta nel mercato dei prestiti personali (figura 2).

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Figura 2 –Numero di offerte

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POCHE DIFFERENZE SUI TASSI DI INTERESSE
Un secondo risultato riguarda i tassi applicati: se l’intermediario concede un finanziamento sia al dipendente a tempo determinato sia a quello a tempo indeterminato, il Taeg non è influenzato dal tipo di contratto di lavoro. Pertanto, nelle decisioni sul pricing, a differenza di quanto avviene per le offerte di prestito, la diversa rischiosità associata al tipo di impiego lavorativo non sembra essere una discriminante. Controllando per i volumi di erogazioni delle banche convenzionate che offrono mutui, la differenza nel Taeg medio tende ad annullarsi. Analogamente, la differenziazione di prezzo è poco rilevante per i prestiti personali (figura 3).

Figura 3 – Taeg medio (valori percentuali)

Schermata 2014-11-10 alle 18.42.17Fonte: Elaborazioni sulle informazioni dei siti www.mutuionline.it e www.prestitionline.it

I risultati sono robusti anche considerando specifiche finalità del finanziamento e variazioni delle principali caratteristiche demografiche, come la localizzazione del lavoratore.
L’esercizio mostra che i contratti di lavoro a tempo indeterminato aumentano le possibilità di ottenere un prestito per un lavoratore dipendente, soprattutto per i mutui. Shock al reddito o ai tassi di interesse hanno, infatti, un maggior impatto sulla capacità di rimborso del debito quanto più elevato l’importo delle rate da pagare. È, tuttavia, sorprendente che variazioni del reddito non abbiano effetti significativi sul numero di offerte disponibili: l’effetto degli shock dovrebbe essere più contenuto per lavoratori con contratto a tempo determinato e un reddito elevato. Per quanto riguarda i prestiti personali, la riduzione dell’offerta di finanziamenti per i dipendenti con reddito soggetto a maggiore variabilità e incertezza è più contenuta rispetto al caso dei prestiti per acquisto abitazione. Se la stipula del mutuo può essere posticipata in quanto i servizi abitativi sono acquisibili anche attraverso l’affitto, il ricorso al credito al consumo può essere cruciale per lo smoothing del consumo durante il ciclo vitale. Gli intermediari finanziari, grazie all’utilizzo di sistemi di valutazione e gestione del rischio, dovrebbero garantire un adeguato accesso al credito, senza però indurre rischi per la stabilità finanziaria del sistema.
* Valentina Michelangeli svolge la sua attività professionale presso la Banca d’Italia, Dipartimento economia e statistica, Servizio stabilità finanziaria. Le conclusioni espresse in questo lavoro non riflettono necessariamente le opinioni della Banca d’Italia.

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  1. giorgio prodi

    nell’articolo si scrive:”Nell’esercizio di base si mantengono invariate le caratteristiche demografiche dell’utente (anno di nascita, domicilio, reddito, e così via) “. se nel “così via” non sono comprese variabili riguardanti la ricchezza dell’individuo e delle garanzie che può portare questa può essere la spiegazione. i lavoratori a tempo determinato che non hanno ricchezze/garanzie non hanno il prestito. quelli che le hanno non hanno, nella sostanza, un profilo di rischio diverso da quello dei lavoratori a tempo indeterminato

  2. Analisi interessante quella della Dott.ssa Michelangeli. In sostanza mi pare di capire che in tema di prestiti personali l’ esigenza che condiziona erogazione del finanziamento, la somma e i tassi sia in sostanza il profilo di rischio e le relative garanzie. E da questo punto di vista, a parità di profilo di rischio, probabilmente la somma erogata passa in secondo piano.

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