Renzi va alla Casa bianca anche per convincere Obama e la business community americana che siamo un paese dove vale la pena investire. Cosa già nota oltre Atlantico a giudicare dal buon numero d’imprese e lavoratori americani presenti in Italia. Sullo sfondo, in positivo, un netto aumento della presenza multinazionale italiana in Usa.
Il Qe della Bce per ora sta funzionando a meraviglia. Ma le riforme strutturali sollecitate da Francoforte nei paesi periferici dell’euro, per essere davvero efficaci, richiederebbero stimoli alla domanda nell’Europa del Sud. Che solo i governi nazionali possono attuare.
La proposta del presidente dell’Inps di introdurre un reddito minimo per gli over 50 in povertà solleva ragionevoli dubbi. C’è davvero bisogno di creare un’altra categoria di poveri meritevoli di aiuto nel paese che sta morendo sotto il peso delle troppe minoranze da proteggere? Meglio disegnare schemi di welfare per tutti. In questo spirito, potrebbe aiutare l’idea di un salario minimo legale. Non troppo alto, se no riduce l’occupazione, ma anche non troppo basso se serve a ridurre la povertà. Calcoli sui dati degli ultimi 20 anni indicano che un salario minimo fissato come altrove alla metà del salario di un lavoratore mediano avrebbe contenuto significativamente l’aumento delle diseguaglianze.
In Italia – dove sarebbero molto utili – i fondi pensione hanno una diffusione ancora limitata. Una direttiva europea ora vuole aumentarne la trasparenza e rafforzarne la governance per meglio definire compiti e responsabilità gestionali e tenere a bada i conflitti di interesse. Ma Parlamento e governo per ora pensano ad altro.
Dal 2008, il mercato del lavoro italiano ha creato scarsa occupazione durante i pochi trimestri buoni e distrutto molti posti di lavoro durante i tanti negativi. Oltre ai posti, si sono persi – forse per sempre – capitale umano e capacità produttiva, soprattutto al Sud. Importante tenerne conto nei prossimi passi del Jobs act e quando sarà rifinanziato l’incentivo alle assunzioni a tempo indeterminato.
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