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Chi guadagna e chi perde con l’Italicum

L’Italicum è legge. È una chiara vittoria del presidente del Consiglio, però entra in vigore solo a luglio 2016. Di conseguenza, eventuali elezioni anticipate prima di quella data si svolgerebbero con il proporzionale e potrebbero dar luogo a maggioranze favorevoli a un sistema diverso.
L’Italicum è legge
Si è concluso l’iter di approvazione della nuova legge elettorale. La Camera dei deputati ha infatti dato il via libera con 334 voti favorevoli e 61 contrari (non presenti, per protesta, le opposizioni: Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Sel e Fratelli d’Italia) al testo già promosso dal Senato (184 voti favorevoli, 66 contrari, 1 astenuto; tutti i gruppi presenti in aula, seppure con defezioni a titolo personale o “di corrente”). Dopo la firma del presidente della Repubblica – arrivata all’indomani della definitiva approvazione della legge -, alla sua entrata in vigore mancano ora due passaggi: la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (scontata) e il raggiungimento del 1° luglio 2016, vale a dire della data prevista dalla legge stessa per la sua decorrenza.
Qui ci soffermiamo su alcuni risvolti politici, mentre in una successiva nota si analizzeranno i più innovativi, discussi e curiosi dettagli tecnici della legge. Per le linee generali dell’Italicum, si rimanda invece ad altri contributi.
Il rischio di ingovernabilità in agguato 
Il primo dato politico è l’approvazione della legge in sé. Una vittoria del premier, nonché segretario del Partito democratico, la cui portata sarà però chiara solo il prossimo giugno, vale a dire il giorno dopo le elezioni regionali. Si tratta in effetti dell’unico dividendo che al momento Matteo Renzi può presentare in vista delle elezioni, considerato che il dubbio “tesoretto” da 1,5 miliardi è passato in secondo piano dopo la recente sentenza della Corte costituzionale sull’adeguamento delle pensioni che promette spese per importi ben più elevati.
Resta aperta la partita con la minoranza del Pd, ma i numeri, al momento, non sembrano preoccupanti per il governo. Per quanto di qualche unità inferiore al previsto, infatti, la maggioranza che alla Camera ha approvato la legge elettorale è quella assoluta dei membri dell’assemblea. Anche questo è un importante dato politico: piaccia o meno il contenuto della legge elettorale, si tratta di un provvedimento approvato a maggioranza assoluta, con buona pace di chi grida alla fine della democrazia.
Tra le opposizioni, l’uscita dall’aula ha una ovvia valenza politica, ma starà agli elettori giudicare se la mossa è stata saggia o meno. Certo, non è chiarissimo perché al Senato l’Italicum è stato votato (a favore o contro) da tutti i gruppi e alla Camera non è stato così per la stessa identica legge. Ancora più problematico sarà chiarire la propria posizione per Forza Italia, che al Senato aveva addirittura votato a favore.
Restano comunque alcuni problemi aperti: l’approvazione della riforma elettorale richiede, per coerenza e bontà di funzionamento, che il Senato venga riformato. Ma la realizzazione delle riforme costituzionali segue una strada ancora più impervia. Il rischio di ingovernabilità (Camera eletta con Italicum e Senato con diversa legge elettorale) è reale: con buona pace, questa volta, di chi si aspetta un vincitore certo il giorno dopo le elezioni.
Scenari (im)possibili
Cosa succederà con l’Italicum in vigore? Il Servizio studi della Camera ha svolto qualche simulazione utilizzando i dati di elezioni passate. Il divertissement, oltre a qualche problema tecnico, non considera ovviamente il fatto che il comportamento di voto degli elettori dipende proprio dal sistema elettorale.
Cosa può fare chi considera la nuova legge elettorale un attentato alla democrazia? Innanzitutto, e banalmente, proporre un’alternativa che raccolga ampio consenso. In fin dei conti, l’Italicum non potrà funzionare fino alla seconda metà del 2016 ed è stato approvato in circa un anno. Gli oppositori hanno quindi tutto il tempo.
Per lo stesso motivo, una crisi di governo che induca il presidente della Repubblica a sciogliere le Camere darebbe luogo a elezioni (con legge proporzionale) e a nuove maggioranze favorevoli a una diversa legge elettorale.
Ancora, potrebbe essere organizzato un referendum abrogativo, benché il recente orientamento della Consulta in materia sia sfavorevole. Infine, nulla impedisce che l’Italicum venga corretto al margine o sostanzialmente, come succede per tutte le altre leggi. Resta naturalmente sempre aperta la strada per la Consulta, anche se i tempi sono molto lunghi e l’esito della vertenza incerto.
Va però sottolineato che ogni battaglia politica che porti all’ingovernabilità (stallo sulle riforme, elezioni senza un vincitore) non farà che aumentare il consenso popolare verso l’Italicum. In fin dei conti, quindi, forse la strategia migliore di chi si oppone all’Italicum è quella di organizzarsi per provare a vincere le elezioni.

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  1. dario

    Un paio di considerazioni appaiono francamente singolari:
    1) non è che l’approvazione a maggioranza assoluta di per sé certifichi la salvezza della democrazia italiana, tanto più se si tratta di una maggioranza drogata da un premio dichiarato incostituzionale, circostanza della quale tutti paiono essersi dimenticati;
    2) la decisione delle opposizioni uscire dall’Aula alla Camera (e non al Senato) è maturata quando il governo, con atto che ha pochissimi e non felici precedenti, ha posto la fiducia sul provvedimento; un dettaglio che a chi tenta di svolgere un’analisi sui risvolti politici della legge non dovrebbe risultare irrilevante.
    Ed è proprio quest’ultimo l’aspetto più problematico. Renzi ha legittimato, peggiorandone gli effetti, il Berlusconi del 2005: ciascuna maggioranza pro tempore (anzi, direttamente il Governo, con buona pace della divisione dei poteri) potrà, d’ora in poi, sentirsi in diritto di modificare secondo le proprie convenienze la formula elettorale. La tendenziale stabilità delle regole è un valore da custodire con cura, ma se la legge elettorale
    diventa programma di governo, come l’IMU o gli 80 euro, l’effetto rischia di essere un aggravamento dell’instabilità perché ciascuno si vorrà cucire il vestito su misura. Certo, non mi nascondo che ad oggi l’Italicum sta più o meno bene a tutti ma in politica gli scenari mutano e anche abbastanza velocemente.

    • Paolo Balduzzi

      Caro Dario, grazie del commento.
      1) Se vale l’argomento Parlamento incostituzionale, allora nessun suo membro (di maggioranza per via del premio ma anche di minoranza per via delle lunghe liste bloccate) avrebbe diritto a proporre una riforma o a votarla; rebus sic stantibus, però, questo è il Parlamento che legifera e della sua maggioranza dobbiamo tenerne conto. O tutti i sistemi che attribuiscono distorsioni maggioritarie (dall’uninominale in poi) hanno maggioranze che non sono democratiche?
      2) Quello che non appare chiaro a me è evidentemente più chiaro a lei; ma il punto è che saranno gli elettori a decidere se la risposta (l’uscita) è stata saggia oppure no.

      • Marco

        A me paiono ragionevoli le osservazioni di Dario.
        La maggioranza assoluta della camera, visto il premio di maggioranza, non corrisponde alla maggioranza dei cittadini rappresentati.
        Cosa dovevano fare allora per fare una legge senza essere accusati di anti-democrazia?
        Cercare un consenso più ampio, per esempio senza mettere la fiducia, ovvero lasciare la possibilità ai deputati di intervenire, ed è proprio quello che chiedevano molti di quelli che hanno lasciato l’aula.
        E’ giusto invece un sistema dove le regole del gioco sono decise solo da chi vince?

  2. Emanuele F

    Ottimo articolo. È ormai una disgustosa abitudine vedere le opposizioni che, quando sono contrarie a una legge, la etichettano come “attentato alla democrazia” senza nemmeno proporre uno straccio di proposta alternativa. In ogni caso, a mio avviso, il sistema elettorale migliore sarebbe un proporzionale con premio di maggioranza fissato al 15% senza possibilità di doppio turno: così si garantirebbe una buona governabilità, ma non si darebbe la maggioranza assoluta a chi non riesce a raggiungere nemmeno percentuali simili al 30%, che effettivamente può sembrare sproporzionato. Detto questo, trovo comunque che questa nuova legge elettorale sia un enorme passo avanti rispetto al passato. Finalmente.

    • Asterix

      Ma quale è il grande passo in avanti ?? Si ritorna al Proporzionale con liste bloccate scelte dai segretari di partito, possibilità per i segretari di concorrere in più collegi salvo in caso di vittoria cederlo ai secondi in lista, si chiede all’elettore un complicato rispetto della parità uomo donna invece che imporlo ai segretari quando fanno le liste. Chi vince al secondo turno prende un premio di maggioranza sproporzionato rispetto ai voti ottenuti (il 50% con il 30% dei voti). In Inghilterra dove i collegi uninominali (che era la vecchia proposta del referendum Segni uscito da Tangentopoli) si consente ai cittadini di elegge solo 1 candidato per seggio creando un legame regionale eletto-elettore. Certo che l’effetto è lo stesso cioè con il 36% puoi prendere la maggioranza dei voti (così avviene anche negli USA) però l’elezione nel collegio te la devi sudare. L’eletto non prende il posto perché era nella lista bloccata degli amici del “segretario”. Tradotto diminuisce la forza dei cittadini di incidere sulle loro politiche da qui il rischio di democrazia lamentato dalle opposizioni (se tutte le opposizioni e la minoranza del PD vota contro io una domanda me la farei sullo stato della democrazia in Italia oppure solo quando queste cose le faceva Berlusconi era negativo..??

      • Paolo Balduzzi

        Non voglio per forza fare l’avvocato difensore dell’Italicum, che pure ha diversi difetti (il più macroscopico, come scrivo nell’articolo, è quello di sperare nella riforma costituzionale).
        Ma anche per il gusto di discutere, vorrei rispondere al commento.
        Innanzitutto, sui collegi uninominali. Un collegio si “suda” solo quando è “competitivo”, altrimenti è una passeggiata e il candidato può essere, come per il capolista dell’Italicum, imposto dalle segreterie (Di Pietro al Mugello? ma gli esempi sono molteplici).
        Il problema delle liste semi-bloccate lo si supera almeno parzialmente con le primarie (con l’Italicum lasciate all’iniziativa del singolo partito: lì vedremo se chi oggi grida all’attentato alla democrazia preferirà il metodo democratico delle primarie o sceglierà i candidati in Segreteria).
        Sul rischio democrazia: ma una legge scritta dalla Corte Costituzionale è DAVVERO più democratica di una votata, seppure muscolarmente, da un Parlamento? Perché l’alternativa sarebbe quella!
        La mia opinione, che resta appunto tale e quindi altamente discutibile, è che la minoranza del PD abbia usato strumentalmente l’argomento delle preferenze e che le opposizioni abbiano sfruttato politicamente l’occasione (giustamente, dal loro punto di vista: sia chiaro).

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