Ho letto con interesse l’articolo pubblicato lo scorso 17 “L’Orchestra Verdi e i masnadieri ministeriali” di Andrea Boitani. In qualità di presidente pro tempore dell’Associazione delle Ico e direttore generale dell’Orchestra della Toscana mi corre l’obbligo di fare alcune necessarie precisazioni per completare l’informazione.
Un riconoscimento senza polemiche
Il riconoscimento della Verdi quale Ico non ha destato preoccupazione nell’Associazione nazionale in quanto dal Mibact ci avevano assicurato che la parte di Fus destinata alle orchestre sarebbe stata congruamente incrementata per far fronte al nuovo arrivo. A tal proposito ho chiesto ed ottenuto un incontro con il dott. Corbani a Milano il 22 maggio scorso e, in quella sede, gli proposi di entrare a far parte dell’Associazione Ico confermandogli l’apprezzamento per il riconoscimento da parte delle orchestre, in quanto ciò offriva ed offre nuove opportunità di crescita per il comparto.
Ma il fondo è rimasto tale
Purtroppo il fondo a disposizione delle Ico non è stato adeguato al nuovo ingresso com’é consultabile sul sito del ministero, ma a prescindere da ciò presumo che il Mibact abbia valutato che legalmente la Verdi non poteva partecipare al riparto come Ico in quanto riconosciuta tale due mesi oltre la scadenza (31 gennaio) dei termini per la domanda di sovvenzione per il 2015. Sappiamo che la Verdi aveva inoltrato domanda quale complesso strumentale ed infatti come tale è stata finanziata ottenendo un incremento del Fus da 200 mila a 1 milione di euro.
Sul ricorso mai pervenuto
Non corrisponde al vero che l’Orchestra della Toscana abbia minacciato ricorsi, non è nello stile di questa Fondazione che svolge attività concertistica fin dal 1980 in Italia e all’estero. Mi rammarica che il dott. Corbani non abbia accertato con il sottoscritto quanto gli è stato volontariamente o erroneamente riportato, alla luce del cordiale incontro sopra citato. Ribadisco la disponibilità al confronto, fermo ricordando che i parametri a cui le Ico devono attenersi sono molto più stringenti che non i complessi strumentali. Auspico una ripresa della comunicazione e della collaborazione fra le istituzioni convinto che non esistono nemici da combattere, ma organismi che attraverso il confronto possono trovare nuovi stimoli, crescere e consolidare il patrimonio culturale proprio e del nostro paese.
Marco Parri, direttore generale Fondazione Ort, Orchestra regionale toscana
La risposta di Andrea Boitani
Premesso che rispondo solo per quanto dice e scrive Boitani, e non per quanto dice fa o non fa Corbani, desidero precisare quanto segue:
1) nell’articolo si dice che siano state fonti ministeriali a ventilare un presunto ricorso da parte dell’Ort e che tale ricorso non risulta sia mai effettivamente pervenuto;
2) è vero che la Verdi aveva presentato domanda come complesso strumentale, ma è anche vero che, successivamente, il ministro ne aveva decretato l’inserimento tra le Ico ed era pervenuta l’assicurazione che non sarebbe stato necessario ri-presentare la domanda di finanziamento per questa nuova fattispecie;
3) quanto ai parametri severi cui le Ico devono attenersi, il dott. Parri può stare sereno: la Verdi li soddisfa ampiamente e da tempo;
4) il dott. Parri conferma che il “consenso” delle Ort all’ingresso della Verdi tra le Ico era condizionato ad un ampliamento del fondo relativo e, quindi, conferma l’esistenza di un conflitto di interessi oggettivo tra i vari “capponi di Renzo” rappresentati dalle istituzioni orchestrali italiane;
5) l’articolo non ha alcuna intenzione di alimentare ulteriormente il predetto conflitto di interessi, ma solo quello di porre la base di un confronto civile sui fatti e sui numeri, come è mia abitudine.
La risposta di Luigi Corbani
Parri non afferma che il riconoscimento della Verdi come Ico era giusto in sé, afferma che “il riconoscimento della Verdi quale Ico non ha destato preoccupazione nell’Associazione nazionale in quanto dal Mibact ci avevano assicurato che la parte di Fus destinata alle orchestre sarebbe stata congruamente incrementata per far fronte al nuovo arrivo”. Quindi la Verdi andava bene se c’erano più soldi.
Per questo, comunque, avevo detto a Parri nel corso dell’incontro, a cui fa riferimento, che la Verdi aveva chiesto, all’atto del riconoscimento come Ico, di aumentare il fondo destinato alle Ico e che sarebbe stata opportuna una presa di posizione ufficiale delle Associazioni delle Ico per chieder al Ministro un aumento dei fondi. Mentre non ho notizie di un tale atto, ho notizie, da numerose ed autorevoli fonti del Ministero e dell’Agis, che Parri si è molto agitato, minacciando ricorsi e mettendo in moto tutti i sostegni politici.
Oggi, Parri, che è uomo d’onore e non uno di quelli che lanciano il sasso e nascondono la mano, dice che è tutta una iniziativa autonoma del Ministero, che si è inventato un paventato ricorso della Ort e della Associazione delle Ico. “A prescindere” Parri sa bene che la esclusione della Verdi è stata pilotata, e che, al 31 gennaio, la Verdi non poteva fare domanda come Ico.
E Parri sa bene che la Direzione generale dello spettacolo ci ha chiesto, dopo il 31 gennaio, come peraltro è successo per altri enti, di fare la domanda Ico, visto il riconoscimento con Decreto ministeriale.
Sono sempre disponibile al confronto anche con chi non ritiene che un contributo di 200.000 alla Verdi sia un insulto e che l’incremento a un milione è comunque inferiore a quanto spetterebbe alla Verdi con “i parametri a cui le Ico devono attenersi”.
Luigi Corbani
direttore generale della Fondazione Orchestra e Coro sinfonico Giuseppe Verdi
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