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Parità di salario? Non è un film a lieto fine

Gli attori guadagnano più delle attrici. Lo hanno denunciato le stesse donne di cinema e ora lo dimostra una ricerca. In questo caso, il differenziale non sembra dipendere dai costi legati alla maternità. Una differenza da studiare perché il grande schermo riflette la nostra società.

Dagli aneddoti allo studio scientifico

Il guadagno delle star hollywoodiane dipende da molti fattori, età, esperienza, popolarità, ma anche – e non poco – dal genere. Lo avevano segnalato attrici come Meryl Streep, Charlize Theron, Jennifer Lawrence e Natalie Portman. Adesso lo dimostra uno studio che si avvale di un dataset ricco di informazioni.
Gli esempi di disparità salariali nel mondo dorato di Hollywood sono molti. Basti pensare che l’attrice più pagata al mondo, Jennifer Lawrence, nel 2016, ha guadagnato 46 milioni di dollari, una cifra astronomica, ma molto inferiore a quella ottenuta dall’attore più pagato Dwayne “The Rock” Johnson con i suoi 64 milioni. Significativo anche il caso del film American Hustle: mentre i due attori Christian Bale e Bradley Cooper hanno ottenuto un guadagno del 9 per cento dei profitti totali (2,5 milioni di dollari ciascuno per i rispettivi 45 e 46 giorni di lavoro), l’attrice Amy Adams per 45 giorni di lavoro ha ottenuto il 7 per cento dei profitti (1,25 milioni di dollari).
Agli aneddoti si è aggiunto ora il lavoro di Sofia Izquierdo Sanchez e Maria Navarro Paniagua, che esamina in maniera più sistematica il differenziale salariale tra attori e attrici hollywoodiane e cerca di individuarne le cause. Le autrici utilizzano un set di dati (Internet Movie Database, Imdb) che per il periodo 1980-2015 fornisce informazioni sul salario percepito da attori e attrici e su alcune loro caratteristiche (età, nazionalità, esperienza, premi vinti, nomination ricevute, e così via), nonché informazioni dettagliate sulle peculiarità di ciascun film (incassi, numero di sale in cui è avvenuta la proiezione, genere, budget di produzione). Il dato di partenza è un salario medio annuo di 4,85 milioni di dollari per gli attori e di 2,72 per le attrici, con un differenziale salariale di 2,13 milioni e un rapporto tra salari femminili e maschili di 0,56. Parte della differenza è spiegata dal fatto che le attrici sono mediamente più giovani e tendono a recitare soprattutto in film che hanno meno successo al botteghino (la presenza femminile è minore nei cast dei film di guerra, azione e avventura che sono quelli che offrono i compensi più elevati). Tuttavia, un sostanziale differenziale salariale (di circa il 20 per cento) permane anche una volta che si controlla per le caratteristiche degli attori/attrici e dei film in cui recitano, addirittura quando si considera lo stesso film. Si tratta poi di un gap che persiste nel tempo (si veda la figura sotto in cui sono rappresentati i guadagni in termini reali di attori e attrici dal 1980 al 2015) e che non accenna a svanire neanche quando si confrontano i compensi ottenuti da attori e attrici con molti anni di esperienza. Senza contare che la carriera degli uomini è molto più lunga di quella delle donne: il 95 per cento degli attori più pagati ha più di 40 anni contro la metà delle attrici.

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Grafico 1 – Salari medi annui di attori e attrici, 1980-2015

Fonte: Izquierdo Sanchez e Navarro Paniagua (2017)

Fonte: Izquierdo Sanchez e Navarro Paniagua (2017)

La maternità non c’entra

Lo studio mostra che vi è un sostanziale differenziale salariale non spiegato dalle caratteristiche osservabili, superiore a quello stimato quando si considera l’intera popolazione americana (Blau and Kahn, 2016). Da cosa dipende? Mentre in altri settori le donne pagano un prezzo elevato per le interruzioni di carriera e per il minor numero di ore lavorate dovute alla maternità, nel mondo del cinema questo costo dovrebbe essere minore sia per la maggiore flessibilità del lavoro svolto sia per la maggiore disponibilità economica di chi vi lavora. Ciò è confermato da uno dei pochi studi esistenti sui differenziali salariali nel settore dell’arte: considerando un campione di circa 34mila individui che hanno conseguito un diploma in arte (musica, design, grafica, cinema, teatro o pittura) si evidenzia l’esistenza di un gap salariale (a parità di etnia, età, esperienza e istruzione), ma non si riscontra alcun costo associato alla maternità. I minori guadagni delle attrici potrebbero allora dipendere dalla loro minore attitudine al rischio e dalla loro minore capacità contrattuale (consapevoli di ciò i loro agenti potrebbero non spingere abbastanza nella contrattazione). Molto rilevante è però anche la minore disponibilità di ruoli femminili (solo il 26%), forse anche dovuta alla scarsa presenza di donne tra i registi. Inoltre, anche se alcuni film hanno incominciato a proporre personaggi femminili più complessi rispetto del passato, i ruoli femminili sono ancora troppo spesso stereotipati.
Ma perché ci interessiamo al differenziale salariale di un settore così specifico, in cui anche chi guadagna meno ottiene comunque cifre esorbitanti? Ce ne interessiamo perché sono differenze che segnalano un retaggio culturale presente anche in un ambiente in cui prevalgono valori liberali e soprattutto perché il cinema riflette la nostra società e quello che è capace di immaginare. Comprendere perché le attrici americane non riescono ad ottenere parità di trattamento salariale può essere utile anche per capire i differenziali salariali in altri settori. Secondo una interessante ricerca nei paesi dove la quota di donne tra i super-ricchi è maggiore vi è una minore disparità di genere anche agli altri livelli della distribuzione del reddito.

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Perché le donne guadagnano meno degli uomini

  1. Giovanni

    Il primo link, quello più importante, non funziona.

  2. MARIA DE PAOLA

    GRAZIE PER LA SEGNALAZIONE

  3. Giovanni

    Le ho scritto sulla posta elettronica.

    • È facile aggiungere, invece, che Tom Cruise lavora nello stesso mercato americano e guadagna MENO di Jennifer Lawrence, mentre Scarlett Johansson guadagna PIÙ di Johnny Depp. A contare non è il sesso ma, appunto, il mercato: più fai guadagnare, più guadagni. Come all’inizio del professionismo attoriale: “chi – indipendentemente dal suo sesso – maggiormente contribuiva al successo”. Non mi occupo di economia né di statistica, non posso aiutarla, dunque. Ma non ho detto che tale ricerca vada implementata con altre variabili. Da studioso di teatro, invece, penso che sia una ricerca inutile. Un uomo e una donna possono ricoprire la stessa carica di amministratore delegato di una azienda. Con diverse variabili, si può comparare il loro stipendio. Attori e attrici NON fanno lo stesso mestiere. Interpretano personaggi completamente diversi (anche nello stesso film, ovviamente) la cui particolarità determina un diverso successo e di conseguenza un diverso guadagno. Tutto qua.

      • Giovanni

        Fausto, diciamo allora che ogni personaggio di un film è un lavoro a sè; ma questo non implica che non si possano paragonare tra loro. In statistica prendere solo un esempio che fa comodo, come Tom Cruise, è fuorviante, non funziona così, altrimenti io prendo Dwayne Johnson (o l’attrice Vattelapesca) e siamo punto e a capo.
        Sui grandi numeri le attrici guadagnano meno degli attori e questo è un fatto. Il motivo rimane però, almeno in parte, insoluto, lo si menziona anche nella ricerca stessa, la quale, come ho provato a spiegarle, risulta, secondo me, viziata dall’assenza di alcune variabili fondamentali. Qiueste variabili, se correttamente inserite nello studio, metterebbero probabilmente in risalto quello che sostiene lei: sono tutti lavori diversi.
        Inoltre anch’io sono d’accordo sul concetto di far guadagnare; ad esempio sarebbe interessante confrontare lo stipendio di M. Ruffalo e di E. Norton per il film “The Hulk” che entrambi interpretarono nello stesso ruolo a breve distanza. Essendo due uomini e parlando di “same job same pay”, avrebbero dovuto intascare la stessa cifra, ma qualcosa mi dice che non è andata così. Possiamo parlare di discriminazione nei confronti di colui che ha guadagnato meno? Ne dubito.
        Ad ogni modo ieri ho contattato le autrici della suddetta ricerca, spero in una collaborazione con loro e con la professoressa De Paola per risolvere questo punto.

  4. Come scrive Ferdinando Taviani, fin nelle prime compagnie professioniste «ogni posizione consolidata poteva essere presto distrutta dai progressi artistici e dal successo d’un altro. Inoltre, anche il tradizionale rapporto di subordinazione della donna all’uomo veniva infranto dall’evidente necessità di riconoscere un peso maggiore a chi – indipendentemente dal suo sesso – maggiormente contribuiva al successo della compagnia». In pieno Patriarcato e nel mezzo del Concilio di Trento, figuriamoci oggi! Lei parla del Cinema, professoressa De Paola, ma la questione non differisce di molto. Non a caso, al di là dei rilievi statistici, lei stessa evidenzia le cause più specifiche. Soprattutto: «molto rilevante è però anche la minore disponibilità di ruoli femminili (solo il 26%)». Il problema, oggi come ieri, è sempre quello: «chi – indipendentemente dal suo sesso – maggiormente contribuiva al successo». Isabella Andreini guadagnava più di Domenico Bruni, allora. E oggi Jennifer Lawrence guadagna più di Luca Zingaretti. I “viceversa” sono molti di più, ma il sistema è lo stesso: è il capitalismo, bellezza! Apprezzo l’intenzione dello studio ma non credo che sia l’ambito più adatto a rintracciare un esempio di «retaggio culturale presente anche in un ambiente in cui prevalgono valori liberali». Il rischio è che articoli rigorosi come il suo vengano usati in maniera strumentale in un dibattito sul Femminile oggi sempre più caratterizzato da uno sconfortante conformismo. Fausto Sesso

    • Giovanni

      Scusi Fausto, potrei anche essere d’accordo con la storia dei ruoli femminili vs ruoli maschili (ma mi piacerebbe vedere numeri precisi), ma paragonare Jennifer Lawrence con Zingaretti è un’offesa al buon senso.

      • Isabella Andreini era una famosissima attrice quarantenne quando Domenico Bruni era solo un giovane attore. Jennifer Lawrence è una giovane attrice famosissima mentre Luca Zingaretti è un cinquantenne fra gli attori più pagati in Italia. Come vede, Giovanni, ora come all’inizio del professionismo teatrale, non conta l’età e non conta il sesso. Conta il successo – e dunque il guadagno – che un interprete garantisce al film (per motivi che spesso prescindono anche dal talento). È la comparazione proposta dalla ricerca, invece, che non ha molto senso, nonostante il rigore e l’ampiezza dello studio, proprio per le specificità del mestiere dell’attore.

        • Giovanni

          Fausto,
          Jennifer Lawrence lavora nel mercato americano (e non solo), Luca Zingaretti (che io sappia) SOLO in quello italiano. Spero non ci sia bisogno di aggiungere altro.
          Per quanto riguarda la ricerca sono d’accordo che occorra effettuare una ricerca che tenga conto di altre variabili rispetto a quelle prese in esame. Io sto cercando qualcuno che possa supportare un certo studio, se lei se la sente, mi permetterò di contattarla alla mail che ha indicato nel suo blog.
          Saluti.

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