In un’economia senza contante non si riduce solo l’evasione fiscale, ma anche tutte le attività illegali. È una tendenza inarrestabile, ma i governi giocano un ruolo cruciale nell’accelerarla o ritardarla. E l’Italia parte da una posizione arretrata.
Una priorità per l’Italia
Finalmente, dopo anni di tentennamenti, la lotta al contante sembra essere diventata una priorità per il paese. Finalmente, perché esiste un’ampia evidenza sui benefici che un’economia senza contante produce non solo in termini di riduzione dell’evasione fiscale, ma anche di lotta alla corruzione, al lavoro nero, all’economia sommersa e, più in generale, a tutte le attività illegali. In più, l’abolizione del contante comporta una diminuzione dei costi di transazione, un efficientamento del sistema economico-finanziario e, in definitiva, un aumento del benessere dei cittadini, oltre che una riduzione del deficit pubblico.
La tracciabilità dei pagamenti è uno strumento di lotta all’illegalità molto più semplice ed efficace della fatturazione o dello scontrino elettronico, poiché riduce i costi di monitoraggio e facilita i controlli. Certamente non risolve tutti i problemi legati ai grandi evasori o alla malavita organizzata, che hanno altri mezzi per far perdere le tracce dei pagamenti, ma certamente facilita la lotta alla piccola criminalità ritenuta comunque cruciale per debellare anche la grande. Follow the money (segui i soldi) recita uno dei grandi principi investigativi.
Ovviamente, l’abolizione del contante comporta anche costi, il più rilevante dei quali è quello legato alla privacy. Tuttavia, in questo campo, come in molti altri, i benefici appaiono ben superiori ai costi. Da tempo ci siamo abituati a essere circondati da migliaia di telecamere che riprendono ogni istante della nostra vita in nome dell’antiterrorismo, dell’incolumità personale o della sicurezza stradale. Nessuno di noi, poi, è disposto a rinunciare alla digitalizzazione della propria vita in nome della privacy. Si chiedono solo norme e prassi che tutelino dagli abusi le migliaia di tracce che lasciamo sul web quando siamo collegati con i nostri smartphone e computer. Lo stesso vale per i pagamenti digitali, che già godono di un livello di protezione molto alto.
Non è neanche vero che una tassa sul contante sarebbe regressiva poiché colpirebbe di più le povere vecchiette. Già oggi molte di loro hanno un bancomat e con i pagamenti digitali sarebbero più tutelate dalle rapine e dalle piccole truffe davanti alle casse.
Vi è poi chi sostiene che favorire i pagamenti elettronici serva poco perché oggi in Italia l’utilizzo di questi dati per contrastare l’evasione è molto limitato. Rimane il fatto che da un lato il deterrente della tracciabilità appare fortissimo (quale idraulico vorrebbe essere pagato in nero con la carta di credito?). Dall’altro è certamente possibile eliminare le storture che sinora hanno reso complesso l’utilizzo dei dati sui pagamenti da parte della autorità finanziarie sia attraverso una legge che cambi l’indirizzo del Garante della privacy, sia dotando le amministrazioni competenti di risorse qualificate.
Una tendenza inarrestabile
Molti paesi avanzati quali la Svezia, la Danimarca, la Norvegia e l’Inghilterra, ma anche la Cina, hanno già raggiunto o stanno rapidamente arrivando al traguardo di un’economia senza contante. A Stoccolma è quasi impossibile pagare un taxi in contati e in molti negozi sono ben in vista cartelli nei quali si legge “cash free zone”. Questo ha permesso in pochi anni di azzerare le rapine alle banche svedesi e di ridurre le attività illegali. In Cina 525 milioni di persone hanno già attivo un sistema di mobile payment, e persino i mendicanti espongono un QR code dove è possibile accreditargli qualche renminbi.
Un recente lavoro del Fondo monetario internazionale ha mostrato come in un campione di 11 paesi la quota del contante tenderà a diminuire mediamente dell’1,4 per cento l’anno nei prossimi 10 anni. La tendenza inesorabile è causata dal naturale cambiamento demografico (le nuove generazioni tendono a usare meno il contante), dai costi relativi connessi ai diversi metodi di pagamento e dal crescere degli acquisti online. Tuttavia, dati i diversi punti di partenza e la volontà politica di accelerare o ritardare il processo, il risultato finale potrebbe variare molto tra paese e paese. In altre parole, la moneta elettronica è comunque destinata a rimpiazzare quella cartacea, così come quest’ultima sostituì quella metallica alla fine del Settecento, ma come allora furono i funzionari napoleonici a giocare un importante ruolo nell’imporre in tutta Europa la moneta cartacea così oggi risulta cruciale il ruolo dei governi.
In Svezia, ad esempio, il passaggio alla moneta elettronica è avvenuto nel 2012 con un grande accordo fra governo, grandi banche e banca centrale. E pochi giorni fa il governo giapponese ha deciso di aumentare l’Iva dall’8 al 10 per cento solo per i pagamenti effettuati in contante.
L’Italia parte da una posizione estremamente arretrata: l’86 per cento delle transazioni in termini di volume e il 68 per cento in termini di valore avviene ancora in contanti, mentre il rapporto circolante/Pil è in continua ascesa. A spiegare la situazione, oltre alla più generale arretratezza digitale del paese, sono i tentennamenti politici e la confusione legislativa che ne è derivata. Basti ricordare che la soglia ai trasferimenti in contanti è stata abbassata e alzata otto volte dai diversi governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni. E se dal 2016 gli esercenti e i professionisti hanno l’obbligo di detenere un Pos e non possono rifiutarsi di accettare pagamenti digitali sopra i 5 euro, il sistema sanzionatorio è praticamente inesistente; mentre Il Sole-24Ore ha contato 17 soglie e regole differenti per il denaro contante.
Ora, finalmente, sembra che il governo abbia deciso di aprire un tavolo di trattativa con Abi (Associazione bancaria italiana) per abbassare le commissioni sulle carte e incentivare, non si sa ancora come, l’uso della moneta elettronica. Non si è invece voluto alzare le tasse seguendo la strada giapponese che avrebbe certamente accelerato il processo e posto meno vincoli di bilancio. Ma oggi la parola tasse in Italia è blasfema. Eppure, se tutti noi accettiamo di buon grado che le sigarette siano fortemente tassate, non si capisce perché vi sia tanta riluttanza a fare lo stesso per il contante, magari scrivendo su ogni banconota “fortemente lesivo per la salute dell’economia”. O meglio, lo si intuisce se si tiene a mente quanto è diffusa l’area dell’illegalità e quanto potenti sono le lobby che la proteggono.
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Carlo
D;accordissimo. Però, come accennato nell’articolo, è fondamentale assicurarsi che i costi dei pagamenti elettronici non siano proibitivi per i piccoli commercianti. Startup come izettle fanno pagare dall’1% al 2.75% di commissioni – non poco per un piccolo commerciante. Le grandi banche non sono per nulla trasparenti – infatti non pubblicano i costi sui loro siti. Quasi tutte, poi, obbligano i clienti a “noleggiare” le macchinette POS, con un costo che può facilmente superare le svariate centinaia di euro l’anno. Perché mai bisognerebbe pagare così tanto per una macchinetta con tecnologia così vecchia? Con quelle cifre ci si potrebbe comprare uno smartphone di ultima generazione!
andrea
La commissione massima del 2,75% si applica a transazioni mensili con pos fino a 1.500 euro mensili. Un piccolo bar Se fossi un commerciante con fatturato mensile di 1.500 prima di lamentarmi per 40 euro di commissioni farei una bella analisi swot su un foglio di carta per capire cosa non va nella mia attività. Nel caso di artigiani o professionisti certamente sono attività a margine di contribuzione maggiore di un commerciante quindi possono serenamente tollerare commissioni di quel livello, considerando che aziende come iZettle o SumUp non chiedono alcun canone mensile per il lettore.
Savino
Con la carta si è più liberi. Solo che gli italiani intendono la libertà in maniera diversa dal resto del mondo, come libertà dalle regole e come libertà di poter nascondere cose illecite allo Stato.
Mario Morino
Perfettamente d’accordo. Invito a sottoscrivere la petizione lanciata su Change.Org per la eliminazione del contante.
https://www.change.org/p/governo-repubblica-italiana-eliminazione-carta-moneta-e0189612-494b-460e-a250-740115971a8a
Nina
Bravo, firmate la petizione… se lei guadagna 1000 euro e va in giro coi contanti a spenderli chi li riceve prende 100 euro e li puo’ rispondere 100 euro e così via, ma se lei guadagna 100 euro e va a pagare col bancomat chi li riceve ne guadagnerà solo 99, perche’ 1 € andra’ alla banca, quindi ne spenderà 99, ma chi li riceve ne riceverà 98… è così via, alla fine andranno tutti alla banca… è così difficile da capire?
MASSIMO FATTORINI
Condivido tutto, ma proprio tutto: anche le virgole. Per fortuna che si riescono a leggere ancora contributi oggettivi! In realtà, la chiave dell’attuale dibattito è tutto nelle ultime due righe dello scritto…
Stefano Scarabelli
Mi sembra che l’autore trascuri il vero tema dell’abolizione del contante a livello mondiale (già sollecitata, tra gli altri, da Rogoff): la possibilità per le banche centrali di superare il problema dell’effective lower bound e, magari, nella prossima recessione portare i tassi d’interesse al -5%. Mi chiedo: a favore dell’efficienza del sistema o dello 0,01% della popolazione mondiale?
Marcello Romagnoli
Rogoff quello dell’austerità espansiva? Quella degli errori e delle omissioni nei calcoli con excel? Quel Rogoff? Kenneth Rogoff?
Maurizio Sbrana (Ass. Art.53).
Ma il ‘famoso’ idraulico … se non fa la fattura fa uno SCONTO anche del 22% ….
Quindi molti continueranno a pagarlo al nero, salvo che non si permetta di dedurre la fattura intera dal proprio IMPONIBILE secondo percentuali decrescenti al crescere del reddito dell’acquirente…
Allora l’idraulico pagherebbe IRPEF, contributi Inps e verserebbe l’ IVA ! Lo Stato incassetebbe buona parte dei 109 miliardi di evasioni annue…
MATEMATICA DELLA SECONDA MEDIA…
Franco
Completamente d’accordo! Ad un idraulico che mi aveva fatto questa “offerta” spiegandomi che avrei risparmiato l’IVA (allora 20%) ho “spiegato” come lui avrebbe risparmiato un buon 30% (almeno) di IRPEF.
….e mi ha fatto la fattura!
alessandro parenti
Hai pienamente ragione. Ma la gente invece di usare il cervello scambia parti della sua libertà con briciole di comodità. Ben volentieri. Alla fine si fregano da soli e chi invece capisce è in minoranza e ci rimette pure lui.
shadok
Beh, arrivando alla matematica della terza media si potrebbe considerare che così si recupererebbe l’evasione sulla quota in nero, ma le entrate dello stato si ridurrebbero della deduzione Irpef corrispondente all’intero settore (nero+fatturato). A meno di non ipotizzare che attualmente la quota del nero sia preponderante, la misura produrrebbe un ennesimo buco di bilancio. Peraltro se da un lato ridurrebbe le iniquità fra evasori e non evasori, dall’altro sarebbe regressiva (gli incapienti non dedurrebbero nulla).
Marcello Romagnoli
Matematica della seconda media. Maggiori tasse, che vanno principalmente a pagare gli interessi sul debito che sono in massima parte di banche e fondi esteri o italiani, significano meno soldi nell’economia italiana. Io sono contro all’evasione prima di tutto perchè crea una ingiustizia sociale tra chi le paga e chi no, ma sono anche contro all’abominio politico ed economico per cui uno stato deve prendere soldi solo attraverso le tasse o attraverso il prestito di soggetti privati (che a volte neppure li hanno questi soldi).
Sono invece favorevole al fatto che uno stato possa stamparseli i soldi come fanno quasi tutti gli stati del mondo a moneta sovrana.
Arduino Coltai
Quella dell’abolizione totale del contante è un’ottima idea. Sarebbe una rivoluzione che tra l’altro non dovrebbe fare gridare allo scandalo: la moneta non è altro che una convenzione (una volta i beni si pagavano in natura o versando il corrispettivo di metalli preziosi), che come tale, può tranquillamente essere eliminata a vantaggio di metodi di pagamento più moderni ed efficienti. Come l’autore evidenzia nel suo articolo essa risolverebbe una serie di problemi (anche di criminalità, riciclo ecc.) che affliggono in maniera endemica il nostro paese. Il fatto è che, al di là di valutazioni morali, chi governa non può non considerare il fatto che intere zone del paese (soprattutto al sud, ma non solo) sopravvivono grazie al nero. Eliminare il contante quindi rischia di ridurre sul lastrico milioni di persone e di dare il colpo di grazia all’economia di una larga fetta della popolazione. La soluzione potrebbe essere quella di affiancare all’eliminazione totale del contante una considerevole riduzione delle imposte (una flat tax che dovrebbe essere valutata in funzione del recupero di credito che l’eliminazione del contante porterebbe). Cioè: io elimino completamente il contante, però ti consento di pagare un’aliquota del 15% (che potrebbe tra l’altro essere trattenuta alla fonte, contestualmente al pagamento elettronico). Questo si che sarebbe davvero un provvedimento rivoluzionario (e molto utile…).
dg
chi e’ favorevole all’eliminazione del contante non usa il cervello correttamente. gia’ ora siamo schiavi delle banche e dell’agenzia delle entrate, vi immaginate cosa accadrebbe se per un qualsiasi motivo vi bloccassero il conto o vi clonassero le carte? saremmo fregati.
Santo Ferrolotto
Buongiorno Professore,
Mi darebbe delle fonti (se ne è a conoscenza) che raccontino qualcosa dell’andamento della criminalità nei paesi più “avanzati” dell’eliminazione del contante? Nell’articolo parla di una riduzione della criminalità in Svezia, può linkare qualche dato?
La ringrazio in anticipo per il tempo che mi dedicherà
Marcello Romagnoli
L’evasione si può combattere anche mettendo in comunicazione i vari database che le diverse amministrazioni pubbliche hanno. Io prima combatterei i paradisi fiscali che già sono presenti nell’area euro. Il pagamento elettronico solo se il sistema è gestito dallo stato.
Ricordiamoci che le banconote hanno un enorme vantaggio sulla moneta elettronica. In caso di black out (attacchi informatici o alla rete elettrica, disastri ecc.) la moneta cartacea o metallica funziona ancora, quella elettronica no.
Se passiamo alla moneta elettronica, le banche private quanto ci guadagnano?
Mi da cortesemente una definizione di “paese avanzato”?
MASSIMO FATTORINI
Qualche osservazione. Lei dice: “L’evasione si può combattere anche mettendo in comunicazione i vari database che le diverse amministrazioni pubbliche hanno.” Il problema dell’uso del contante è – in primis – che ostacola il censimento in database. Lei dice: “In caso di black out (attacchi informatici o alla rete elettrica, disastri ecc.) la moneta cartacea o metallica funziona ancora, quella elettronica no”. Vero, ma al momento abbiamo messo il 95% della nostra vita nelle mani dell’informatica o all’energia elettrica (basti pensare all’uso dello smartphone). E infine lei si chiede: “Se passiamo alla moneta elettronica, le banche private quanto ci guadagnano?” Un bel po’, di sicuro: ma è proprio qui che lo stato può/deve intervenire.
Marcello Romagnoli
Mi spiega meglio cortesemente questa sua affermazione che non mi è chiara
“Il problema dell’uso del contante è – in primis – che ostacola il censimento in database.”
Circa l’altra sua affermazione “Vero, ma al momento abbiamo messo il 95% della nostra vita nelle mani dell’informatica o all’energia elettrica” mi viene da rispondere: a maggior ragione teniamo anche la moneta cartacea che le ricordo, è la sola a corso legale.
Concordo sul fatto che debba essere lo stato a gestire una rete che consenta le transazioni in moneta elettronica, parallelamente alle monete cartacee.
inoltre le faccio notare che, se le banconote sono della BCE, le monete metalliche sono dello stato. Toglierle dalla circolazione vorrebbe dire far sparire non so quante centinaia di milioni di euro non a debito. Casomai vedrei bene che ce ne fossero anche di più per far girare liquidità nell’economia italiana, il vero problema che abbiamo, altro che il debito pubblico.
inoltre direi che prima occorre colpire i grandi evasori/elusori, poi via via i più piccoli. Questo in ragione del fatto che le forze sono limitate e quindi occorre concentrarle su chi da più danno. Perchè non pretendere la scomparsa dei paradisi fiscali in Ue?
nicola
Non so sinceramente se sarebbe giusto che ci sia un obbligo in questo, creerebbe sicuramente dei problemi a chi non ha la capacità di usare dei sistemi di transazione finanziaria digitali, e ricordiamoci che in Italia non sono poche le persone con questo tipo di low skills, anche per via dell’alto numero di anziani, come risolvere questo problema quindi?
andrea2
Decisamente una priorità per l’Italia: quando finalmente decideranno di passare dall’euro alla lira non ci sarebbe più lo scoglio insormontabile della stampa in segretezza di milioni di banconote
Sergio
Eliminare il contante tenendo ferma l’attuale tassazione equivale ad una dittatura fiscale. Non poter risparmiare neppure un centesimo sul 60% di tasse significa schiavizzare un popolo. La perversione del cashless è non permettere a nessuno di scappare dal 60 ed oltre % di tasse complessive sul proprio lavoro.