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Il tempo di bambini e genitori nel lockdown

L’emergenza causata dal Covid-19 rischia di accentuare le disuguaglianze educative e nello stesso tempo il divario di genere nell’accesso al mercato del lavoro. Lo conferma uno sguardo ai dati sull’uso del tempo di bambini e genitori durante il lockdown.

L’indagine

Il lockdown potrebbe avere ricadute di lungo periodo sul processo di apprendimento dei bambini e sulla capacità dei genitori di conciliare l’attività lavorativa con le responsabilità familiari. Rischiamo quindi un aumento della disuguaglianza e della povertà educativa (si veda qui il commento di Fabrizio Zilibotti), una riduzione della mobilità intergenerazionale e un incremento del divario di genere sul mercato del lavoro.

Con l’obiettivo di avere una prima valutazione del potenziale impatto, dal 7 aprile al 5 maggio abbiamo condotto un’indagine con un questionario on-line su un campione di 5133 bambini italiani minori di 16 anni e sui loro genitori. La partecipazione all’indagine è stata volontaria e la diffusione è avvenuta attraverso i social network, diretta alle famiglie con bambini e cercando di assicurare eterogeneità nelle caratteristiche familiari e nell’area di residenza. All’indagine hanno risposto sia madri che padri. Sebbene il campione non sia rappresentativo dell’intera popolazione di famiglie con bambini in Italia, l’alto numero delle risposte ha assicurato una buona approssimazione della distribuzione regionale e delle tipologie familiari rispetto ad altre inchieste condotte con un campionamento statistico. Con lo stesso questionario abbiamo raccolto dati anche in Francia, permettendo qualche confronto. Indagini on-line simili alla nostra, ma centrate prevalentemente sull’uso del tempo degli adulti, sono state condotte anche in Spagna, Regno Unito e Stati Uniti (i primi risultati si possono leggere qui, qui e qui).

Scuola e tempo libero durante il lockdown

L’entità delle ricadute del lockdown su bambini e ragazzi dipende ovviamente dalle caratteristiche individuali, dall’andamento della didattica a distanza e dalle capacità di compensazione delle famiglie (durante la chiusura) e della scuola (durante il prossimo anno scolastico).

Possiamo farci una prima idea analizzando come è stata riorganizzata una giornata tipo di bambini e ragazzi durante la chiusura delle scuole. La differenza nel tempo dedicato alle attività che favoriscono lo sviluppo cognitivo – come scuola, studio, attività extrascolastiche e lettura (rappresentate con i toni del verde in figura 1) – varia molto in base alla fascia di età. È ragguardevole per i bambini della scuola dell’infanzia (5 ore in meno al giorno) i quali, in maggioranza, non hanno potuto svolgere attività di didattica a distanza (figura 2).

Nel questionario, abbiamo chiesto se le maestre inviavano compiti o altre attività da svolgere e rimandare attraverso il registro elettronico. Nella nostra esperienza personale, alcune maestre hanno mandato video con proposte di attività, letture ad alta voce, piccoli compiti da svolgere soprattutto con i bambini di 4 o 5 anni. In alcuni casi, hanno svolto delle lezioni in piccoli gruppi. Nella maggioranza dei casi, però, non è stato proposto niente. Nei nostri dati si vede chiaramente che quando questo tipo di lezioni è stato svolto, i genitori danno un giudizio migliore sull’andamento e sullo stato emotivo dei bambini durante il lockdown.

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In Francia, invece, il 90 per cento dei bambini della scuola dell’infanzia ha ricevuto qualche proposta dalle proprie maestre.

I nostri dati rivelano che i genitori dei bambini della scuola dell’infanzia sono stati i più preoccupati del processo di apprendimento dei loro figli: il 70 per cento giudica infatti insufficiente il loro apprendimento durante il lockdown.

Per i bambini della scuola primaria questa percentuale è intorno al 48 per cento, mentre è meno preoccupante (20 per cento) per i ragazzi delle medie e delle superiori.

In Francia, dove in passato sono stati fatti maggiori investimenti sulla qualità della scuola dell’infanzia, la situazione dei bambini fra i 3 e i 5 anni durante il lockdown sembra essere stata molto diversa. Il 90 per cento ha potuto svolgere attività proposte dalle maestre e, di conseguenza, il tempo trascorso davanti alla televisione è stato in media di 1 ora e 40 minuti al giorno, contro le 3 ore dei bambini italiani. Grazie alla diversa attenzione della scuola ai bambini piccoli, solo il 33 per cento delle famiglie francesi giudica i loro progressi educativi insufficienti (si veda qui un nostro commento esaustivo sui dati francesi).

La qualità nella ridistribuzione dell’uso del tempo dei bambini varia in base alle caratteristiche dei genitori. Ad esempio, l’incremento del tempo impiegato leggendo o ascoltando storie aumenta con il livello di istruzione, per i residenti al centro-nord e nelle famiglie dove il padre si è assunto la responsabilità dei bambini (tabella 1).

L’homeschooling ha accentuato quindi due criticità del sistema educativo italiano: l’elevata correlazione dei risultati scolastici con il livello di istruzione e la condizione socio-economica dei genitori, che si riflette nella variabilità del tempo dedicato alla lettura; e l’eterogeneità dell’offerta educativa prescolare (asili nido e scuole dell’infanzia), evidenziata dalle differenze nella gestione della didattica a distanza.

Il ruolo dei padri 

Nonostante l’accudimento dei figli piccoli e l’aiuto ai compiti dei grandi sia ricaduto principalmente sulle madri, la figura 3 mostra tuttavia una maggiore partecipazione dei padri al lavoro familiare durante il lockdown.

La situazione di partenza è molto iniqua, con le madri che svolgono in media il 72 per cento del lavoro. Durante il periodo di chiusura, c’è stato un leggero aumento nella partecipazione dei padri ad alcune attività specifiche, come fare la spesa, cucinare e seguire i bambini nei compiti, ma il contributo complessivo delle madri è sceso solo al 69 per cento. La necessità di riorganizzazione dei ruoli familiari creata dal lockdown sembra dunque aver “costretto” i padri italiani a prendersi più carichi domestici, soprattutto quando le compagne dovevano continuare a lavorare, sebbene oltre il 50 per cento di tutte le attività sia comunque rimasto in capo alle donne (risultati simili si registrano nel Regno Unito).

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Figura 3 – Contributo delle madri al lavoro familiare prima e durante il lockdown

I risultati sull’evoluzione della suddivisione del tempo di cura durante il lockdown in Italia sono in linea con quelli presentati nell’articolo di Daniela Del Boca, Noemi Oggero, Paola Profeta, Maria Cristina Rossi e Claudia Villosio, dove si evidenzia che solo nel 51 delle famiglie con figli il padre ha aumentato il tempo trascorso con i bambini, nonostante l’incremento del lavoro di cura imposto dalla chiusura delle scuole.

 

Se confrontiamo i nostri dati con quelli raccolti in Francia e Spagna, notiamo che in questi paesi la disuguaglianza di genere nella distribuzione dei carichi familiari era meno forte già prima ed è stata meno persistente durante il lockdown. In Francia la percentuale di lavoro svolto dalle donne era il 66,5 per cento prima ed è rimasto al 66 per cento durante. In Spagna, invece, il valore è passato dal 63 al 59 per cento (si veda un commento esaustivo qui e qui).

Secondo questi dati, le norme sociali di genere in Italia sarebbero più radicate che in altri paesi culturalmente simili al nostro. Si possono però erodere con politiche che incentivino la partecipazione al mercato del lavoro delle madri e la riallocazione del lavoro all’interno della famiglia e con interventi che rendano i padri più consapevoli del loro apporto educativo nella crescita dei figli.

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Il Punto

  1. Luca Neri

    Sarebbe molto interessante avere una distribuzione delle caratteristiche dei soggetti partecipanti. Quanti uomini e quante donne hanno risposto? E’ possibile individuare soggetti rispondenti allo stesso nucleo familiare per valutare la coerenza delle risposte? In quale modo è stato valutato il contributo delle madri e dei padri nelle diverse attività giornaliere? In che modo è stata individuata la lista di attività giornaliere? Ovvero in che modo il questionario è stato validato?

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