Durante il suo intervento al Festival dell’Economia di Trento, il governatore della Banca d’Italia è tornato sui problemi del Mezzogiorno. I dati proposti in quell’occasione sono parziali, ma utili per tracciare un quadro complessivo della situazione.
Nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha commentato la possibilità di utilizzare i fondi europei per la ripresa per ridurre in maniera consistente il divario tra Nord e Sud, fornendo alcuni dati sulle disuguaglianze territoriali nel nostro paese.
Il Pil pro capite del Nord è il doppio di quello del Mezzogiorno
Il Governatore ha dichiarato: “La distanza (del Mezzogiorno, ndr) rispetto al resto dell’Italia è la più grande distanza tra un’area in via di sviluppo e un’area sviluppata nell’ambito dell’Unione Europea. Probabilmente il reddito pro capite sarà la metà del resto del paese”.
Partiamo dai dati Istat sul Pil. Nel 2018, il Pil pro capite nel Nordest ha superato i 36 mila euro, un risultato molto simile a quello del Nordovest (35 mila) e di circa 5 mila euro superiore a quello delle regioni del centro (31 mila). La vera differenza riguarda il Sud (che comprende anche le Isole). Il Mezzogiorno ha registrato un reddito per abitante di 19 mila euro, poco più della metà di quello delle regioni del Nord e solo il 60 per cento rispetto alla media del Centronord.
Il Pil pro capite è sicuramente l’indicatore da cui partire per farsi un’idea dell’ampiezza della disuguaglianza tra Nord e Sud. Le regioni della Pianura Padana fanno parte di una delle aree più ricche d’Europa (la cosiddetta Blue Banana), che parte dalla regione di Londra, attraversa Paesi Bassi e Belgio, arriva nel Sud della Germania e termina proprio nel Nord Italia. Il Mezzogiorno, al contrario, ha in alcune zone un reddito pro capite molto simile a quello dei paesi dell’Est.
La polarizzazione in termini di Pil è molto elevata se si osserva il rapporto tra le regioni con il Pil pro capite più alto e più basso (nel caso dell’Italia, Provincia Autonoma di Bolzano e Calabria). Fatta eccezione per il Regno Unito, in cui il reddito pro capite maggiore è oltre nove volte quello inferiore, l’Italia è il paese con la più grande polarizzazione tra i paesi considerati nella figura 2.
La difficoltà di portare a termine le opere pubbliche
Un altro dato interessante è quello che riguarda l’efficienza nell’utilizzo dei fondi pubblici per rilanciare lo sviluppo. Durante l’intervista, Visco ha dichiarato: “Il problema non è solo di investimenti pubblici, ma anche di efficacia e di tempi: […] i tempi degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno sono quasi il doppio rispetto al Centronord e le opere incompiute sono prevalentemente nel Mezzogiorno”.
Le opere pubbliche hanno tempi di realizzazione superiori al Sud. Esistono alcune eccezioni, come la Calabria, che impiega 4,2 anni per l’attuazione di un’opera infrastrutturale contro i 4,4 della media nazionale, o la Liguria, che impiega circa un anno e mezzo in più rispetto alle regioni confinanti.
In generale, però, le regioni del Mezzogiorno tendono ad avere tempi di realizzazione più lunghi, come illustrato nella figura 3, che utilizza dati provenienti dal Rapporto sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche redatto dall’Agenzia per la Coesione nel 2018.
Sul fronte delle opere incompiute, i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti relativi al 2017 indicano che il 30 per cento di esse si trova nel Sud, cui si somma un ulteriore 40 per cento nelle Isole. Delle 610 opere incompiute in ambito regionale, 436 si trovano nel Sud e nelle Isole, come mostrato nella figura 4.
Divario nei risultati scolastici e fuga dei laureati
Le ultime considerazioni riguardano l’istruzione. Il rendimento scolastico degli studenti del Sud è decisamente inferiore in media rispetto a quello dei ragazzi del Nord. Un indicatore per mostrare questa disuguaglianza è rappresentato dai test Pisa dell’Ocse, che permettono di studiare sia le differenze a livello internazionale, che a livello territoriale. Nel 2018, il divario di competenze tra studenti del Nord e del Sud per italiano, matematica e scienze è stato tra 60 e 70 punti. Un numero piuttosto elevato, soprattutto se si considera che l’Ocse stima che 30 punti corrispondano a circa un anno di scuola.
Agli scarsi risultati in media, si aggiunge il problema della fuga di cervelli: secondo Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, nel 2017 167 mila cittadini hanno cancellato la propria residenza nel Mezzogiorno; circa un terzo di loro era laureato.
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enzo
Un piccolo passo (ma realizzabile) sarebbe sottrarre la gestione dei fondi ue alle regioni e farli gestire direttamente dal governo ; ovviamente vincolati come destinazione al mezzogiorno, ma con l’obiettivo di spenderli tutti rispettando le indicazioni comunitarie , con una progettualità adeguata e un controllo fino al termine da parte dei ministeri interessati.
Andrea
Esistono stime della differenza Nord-Sud in termini di PIL pro-capite reale, che tengano conto del differente potere d’acquisto per regione?
Massimo Taddei
A pagina 6 di questo rapporto (https://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/9618249/1-26022019-AP-EN.pdf/f765d183-c3d2-4e2f-9256-cc6665909c80), che fa da fonte per la figura 2, si trova il valore del pil pro capite delle regioni italiane nel 2018. Nella quinta colonna della tabella (Gdp per capita PPS), si trova il Pil pro capite a parità di potere d’acquisto. Per la figura 2 si è considerata questa misura.