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Nel duello tra Trump e Biden a perdere è il dibattito pubblico

Nessuno dei due candidati alla Casa Bianca sembra essere uscito vincitore dal primo dibattito televisivo. C’è però uno sconfitto: il dibattito pubblico americano, che mai prima aveva toccato un livello così basso. È il riflesso di una società polarizzata.

Poche proposte, molte accuse

“Questo dibattito è stato rappresentativo del paese: tutti parlano, nessuno ascolta, non si impara nulla. È un casino”. Così Mike Allen di Axios ha aperto il suo commento al dibattito avvenuto stanotte (ieri sera negli Stati Uniti) tra i due candidati alla presidenza americana.

Il presidente Donald Trump era pronto a sfruttare al massimo la capacità di monopolizzare i dibattiti televisivi che aveva già dimostrato contro Hillary Clinton, rivolgendosi ai suoi elettori, ma soprattutto interrompendo e attaccando l’avversaria, spesso con notizie inventate di sana pianta. Joe Biden, dal canto suo, doveva semplicemente evitare di fare errori e gaffe, per non alimentare i sospetti sulle sue facoltà mentali (Trump sostiene che l’età lo abbia reso incapace di intendere e di volere, un’accusa assolutamente infondata) e rafforzare la propria immagine di candidato autorevole che unisce, in contrasto a un presidente divisivo.

In un clima già molto teso alla vigilia, il dibattito ha retto per soli dieci minuti prima di trasformarsi in un botta e risposta fatto soprattutto di accuse e attacchi personali, con poco spazio lasciato alle proposte concrete dei candidati.

La discussione si è aperta sulla nomina di Amy Coney Barrett alla Corte suprema dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg, un fatto che porterebbe la Corte ad avere una maggioranza di 6 a 3 a favore dei conservatori per molto tempo (i giudici della Corte suprema vengono nominati a vita). Prima ancora che l’argomento fosse esaurito, però, il dibattito si è spostato sull’assistenza sanitaria, senza che nessuno dei due temi venisse approfondito.

Biden ha attaccato duramente Trump sulla gestione della pandemia, accusandolo di avere deliberatamente sottostimato la sua pericolosità pur di non perdere il supporto del proprio elettorato. Ha ricordato il suo approccio antiscientifico nell’imporre la riduzione delle misure di lockdown e nel proporre cure senza alcun fondamento medico e lo ha rimproverato perché non indossa la mascherina e per aver organizzato comizi con centinaia di persone senza distanziamento sociale (“Se fossi in grado di radunare una folla a un tuo comizio, lo faresti anche tu” ha risposto Trump).

Un altro tema caldo tra quelli che il moderatore Chris Wallace di Fox News ha tentato di trattare in mezzo a questo fuoco incrociato è stato quello del razzismo e delle rivolte che hanno destabilizzato molte città americane. Biden ha accusato Trump di fomentare le folle, dividendo il paese sulla questione razziale, mentre il presidente lo ha invitato a prendere posizione contro gli “Antifa” di estrema sinistra che devastano le città e, secondo Trump, influenzano pesantemente il Partito democratico. Il moderatore della serata ha chiesto a Trump di riconoscere il ruolo violento dei suprematisti bianchi all’interno delle proteste, ma lui ha evitato di rispondere sostenendo che la maggior parte degli atti violenti sono compiuti dai manifestanti di sinistra.

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Si è parlato anche di cambiamento climatico: Trump si è detto orgoglioso di aver eliminato le restrizioni sui combustibili fossili introdotte da Barack Obama, poiché avevano comportato un aumento dei prezzi dei carburanti e dunque un danno per i consumatori americani. Il presidente ha riconosciuto che il riscaldamento globale è causato anche dall’uomo (ma solo in piccola parte) e ha parlato degli incendi in California (governata da un democratico) e della necessità migliorare il forest management, ossia la gestione delle foreste per evitare disastri naturali, per esempio sostituendo gli alberi secchi a rischio. Biden ha promesso di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050 e di rientrare negli Accordi di Parigi sul clima se verrà eletto. Trump lo ha accusato di voler attuare un piano per l’ambiente economicamente insostenibile (il Green New Deal), ma l’ex vicepresidente ha risposto di non volere il programma proposto dalla sinistra del suo partito, ma di avere un proprio piano per la transizione ecologica.

Sono arrivati segnali molto poco positivi anche sull’accettazione da parte di Trump di un’eventuale sconfitta. Il presidente uscente continua a sostenere che l’elezione ha un elevato rischio di brogli, è probabile dunque che ci saranno numerose polemiche e battaglie legali in caso di una vittoria del suo avversario. Per evitare che i democratici possano scoraggiarsi pensando che in ogni caso Trump non accetterà la sconfitta, Biden ha fatto l’ennesimo appello al voto, ricordando che, una volta perse le elezioni, Trump potrà fare ben poco per rimanere in carica.

Il dibattito è infine scivolato sul piano personale: mentre Biden difendeva i militari parlando di suo figlio Beau, che ha servito in Iraq, Trump ha ricordato che un altro figlio di Biden, Hunter, è stato cacciato dall’esercito per essere risultato positivo alla cocaina e lo ha accusato di aver sfruttato la vicepresidenza del padre per arricchirsi con loschi affari in Ucraina. Biden ha risposto in maniera molto decisa a quest’attacco, affermando che suo figlio, come del resto molti cittadini americani, ha avuto un problema di droga, ma suo padre è molto orgoglioso del suo sforzo per uscirne. Le accuse riguardo agli affari in Ucraina, inoltre, si sono rivelate infondate.

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Chi ha vinto?

In generale, il dibattito è stato per gran parte del tempo caotico, con accuse da parte di entrambi, Trump ha interrotto Biden per tutta l’ora e mezza di discussione, o quasi, e il moderatore è apparso in seria difficoltà nel far rispettare le regole stabilite prima dell’incontro. La capacità comunicativa di Trump, maturata con l’esperienza televisiva, sembra aver attecchito meno rispetto ai dibattiti con Clinton di quattro anni fa; non proprio una buona notizia per un candidato che deve rimontare lo svantaggio nei sondaggi.

Anche Biden non è stato particolarmente brillante, ma il fatto che Trump lo abbia dipinto come un anziano poco lucido controllato dalla sinistra del partito ha abbassato di molto le aspettative sulla sua prestazione, avvantaggiandolo nonostante una serata non eccezionale.

Il comportamento di entrambi fa pensare che questo dibattito non sposterà molti voti. Chi era già convinto di votare un candidato non cambierà opinione. Il basso livello del primo dibattito, inoltre, porterà probabilmente a un calo degli ascolti dei prossimi due incontri, entrambi in programma a ottobre.

Dallo scontro, dunque, nessuno sembra essere uscito vincitore, ma c’è sicuramente uno sconfitto: il livello del dibattito pubblico americano. La profonda polarizzazione politica, radicata nella società americana da almeno vent’anni, è riuscita a influenzare anche le sfere più alte della politica. Il primo dibattito presidenziale sembra essersi basato più sull’insulto che sul confronto.

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  1. Savino

    Bramosia di potere di due attempati signori in una nazione dilaniata dal coronavirus e dalla crisi economica, lontana parente della superpotenza che fu, contando oggi molto meno sullo scacchiere politico ed economico occidentale e globale. Ridateci Kennedy ( and family), Nixon, Reagan, Clinton marito e moglie, Bush padre e figlio, Obama (Barack e Michelle), Henry Kissinger, Madeleine Albright, Colin Powell e Condolezza Rice.

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