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Anziani e social, non si finisce mai di imparare

A qualsiasi età si può imparare qualcosa di nuovo. Lo dimostra il gruppo di persone di più di 80 anni che nel 2019 ha seguito un corso sull’uso dei social media. E con le nuove conoscenze hanno affrontato meglio l’isolamento sociale durante il lockdown.

Anziani, pandemia e divario digitale

La pandemia di Covid-19 apre sfide senza precedenti su diversi fronti: sanitario, sociale, economico. Il 9 marzo l’Italia, primo paese in Europa, ha istituito il lockdown nazionale per contenere la diffusione del virus. La chiusura si è protratta fino al 4 maggio.

Gli anziani hanno pagato (e pagano tuttora) il prezzo più alto della pandemia e delle misure di contenimento. Sopra i 70 anni, infatti, aumentano sia il rischio di sviluppare le forme più gravi della malattia che i tassi di mortalità. Allo stesso tempo, il rischio di esclusione sociale in questa fascia di popolazione è molto elevato. La pandemia, infatti, ha costretto a spostarsi sempre di più verso un mondo digitalizzato, sia per mantenere i contatti sociali che per accedere a servizi di pubblica utilità. Tuttavia, è ancora molto marcato il divario inter-generazionale nell’utilizzo dei mezzi di informazione e comunicazione e dei social media. Nel 2019, la percentuale di famiglie con accesso a Internet in Italia era del 74,7 per cento, ma scendeva al 34 per cento se si consideravano le famiglie composte solo da persone di 65 anni e più. La maggior parte di loro, dichiarava di non aver accesso a Internet per mancanza di capacità (Istat).

È possibile colmare questo divario con interventi indirizzati alle fasce di popolazione escluse? L’utilizzo dei social media può alleviare la solitudine e l’isolamento sociale, oggi temi diventati di primaria rilevanza?

La ricerca

Il 21 ottobre abbiamo pubblicato i risultati di una ricerca realizzata presso la Fondazione Golgi Cenci, che risponde a questi interrogativi. Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto “Aging in a Networked Society. Older people, Social Networks and Well-being”, finanziato da Fondazione Cariplo e coordinato dal dipartimento di sociologia dell’Università di Milano-Bicocca.

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Nel corso del 2019 è stato condotto uno studio randomizzato e controllato per verificare l’impatto di un corso sull’uso dei social media e dello smartphone su isolamento sociale e solitudine percepita negli anziani. La ricerca ha coinvolto complessivamente 144 persone di età compresa tra i 79 e gli 84 anni residenti ad Abbiategrasso (in provincia di Milano) che non avevano esperienza precedente nell’utilizzo dei social media. Le lezioni hanno riguardato l’utilizzo dello smartphone, l’utilizzo di Facebook e WhatsApp, la protezione dei dati personali e la prevenzione delle frodi. Grazie al supporto di Doro è stato fornito uno smartphone ai partecipanti che non lo possedevano.

Dal 4 maggio al 18 maggio 2020, con l’inizio della fase 2 dell’emergenza Covid-19 e il progressivo allentarsi delle misure di contenimento, abbiamo intervistato telefonicamente i partecipanti al progetto per sapere come avessero affrontato il lockdown. Abbiamo indagato in particolare l’utilizzo dei social media, la presenza di sentimenti di solitudine e il livello di mantenimento della rete sociale, sia in termini strutturali (numero di persone con cui si è in contatto) che funzionali (possibilità di chiedere aiuto e vicinanza percepita nella relazione).

I partecipanti che avevano seguito il corso sull’uso dei social media e dello smartphone utilizzavano significativamente di più Facebook (37 per cento) e WhatsApp (62 per cento) rispetto ai controlli (7 e 31 per cento rispettivamente). Per quanto riguarda la solitudine, riportavano meno frequentemente la sensazione di “essere tagliati fuori” (10 rispetto al 26 per cento dei controlli). La rete sociale risultava ridotta rispetto ai livelli pre-pandemia in entrambi i gruppi, ma la riduzione era meno marcata in coloro che erano stati allenati all’uso dei social media.

Si impara a qualsiasi età

I nostri risultati dimostrano che a qualsiasi età è sempre possibile imparare qualcosa di nuovo. Una realtà che per noi gerontologi è scontata, ma che è importante sottolineare, per combattere le forme di pregiudizio e svalorizzazione verso gli anziani, un tema tanto cruciale e diffuso da aver richiesto di coniare un termine ad hoc (ageismo).

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Attraverso un disegno sperimentale che permette di trarre conclusioni di tipo causa-effetto, i risultati dello studio dimostrano inoltre che l’utilizzo dei social media da parte della fascia di popolazione anziana ha un effetto misurabile sull’inclusione sociale percepita, in un momento particolarmente critico come quello che stiamo attraversando a causa della pandemia.

Per colmare il divario digitale intergenerazionale, tuttavia, sono necessarie politiche attive che permettano di realizzare interventi mirati e adattati a questa popolazione, che ha caratteristiche e bisogni peculiari.

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  1. Enrico Di Lauro

    ….. chi smette di imparare comincia ad invecchiare. Si invecchia comunque, ovviamente, ma con una capacità superiore di adattamento al
    Cambiamento in generale, e non solo a quello della propria persona, anima e corpo, con il passare degli anni.

  2. bob

    “Una realtà che per noi gerontologi è scontata, ma che è importante sottolineare, per combattere le forme di pregiudizio e svalorizzazione verso gli anziani, un tema tanto cruciale e diffuso da aver richiesto di coniare un termine ad hoc (ageismo)”
    Qualcun’altro aveva coniato questo:
    Umberto Eco: “Internet? Ha dato diritto di parola agli imbecilli: prima parlavano solo al bar e subito venivano messi a tacere”
    Purtroppo spesso nei ruoli cruciali del Paese

  3. Grazie a Antonio Guaita e Elena Rolandi per la notizia. Sarei interessato a conoscere altre ricerche vecchi/social perché stiamo avviando un villaggio per terza età autosufficienti con più stimoli possibili e presenza di psicogeriatri. http://www.granfuturo.it

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