Le vendite di auto elettriche aumentano. Ma il settore non dà segni di ripresa. Con la legge di bilancio si riproporrà la questione degli incentivi per veicoli nuovi e usati. Possono contribuire a diminuire l’inquinamento e migliorare la sicurezza.
65 milioni finiti in un giorno
Cogliendo quasi di sorpresa gli addetti ai lavori, nel decreto fiscale sono stati stanziati 100 milioni per rifinanziare gli incentivi destinati all’acquisto di automobili nuove e per la prima volta anche usate, purché Euro 6 e con emissioni di anidride carbonica (CO2) non troppo alte.
Alle elettriche e ibride plug-in, di fatto le uniche che riescono a restare sotto la soglia dei 60 grammi di CO2 per km percorso, sono andati 65 milioni; 10 milioni alle auto con emissioni comprese tra 61 e 135 g CO2/km e 5 milioni alle usate; 20 milioni ai veicoli commerciali, di cui 15 ai mezzi a sola trazione elettrica.
I 65 milioni sono durati un solo giorno, fatto che di sicuro sarà brandito per perorare altri incentivi. Ma, in verità, non è accaduto nulla di diverso da quanto già visto a metà settembre, quando in tre giorni erano stati assegnati 57,5 milioni. Allora infatti le prenotazioni si erano accumulate per sedici giorni, questa volta per una quarantina.
Crescita delle elettriche, ma offerta in crisi
Ciò non toglie che le vendite di auto elettriche e ibride ricaricabili stiano andando molto bene, come dimostra anche il record di vendite in Europa della Tesla Model 3 registrato a settembre: per la prima un modello non europeo è stato il più acquistato e per la prima volta si trattava di un’auto elettrica. Va però precisato che l’auto di Elon Musk, prodotta anche a Shanghai e, tra non molto, in Germania, ormai per prassi viene consegnata in gran parte a fine trimestre, così da superare le stime degli analisti e di conseguenza far salire ancor di più il titolo Tesla in borsa.
Per verificarlo, basta guardare la stessa fonte del record (Jato Dynamics) per i mesi di luglio e agosto, quando “stranamente” la Model 3 non solo non compariva nelle prime dieci auto più vendute, ma neanche nella top ten delle sole vetture elettriche.
Il record di settembre poi è stato condizionato dalla perdurante crisi dei chip e dei semiconduttori che ha strozzato l’offerta e rallentato di moltissimo le consegne. Le case automobilistiche, infatti, tendono a privilegiare la produzione dei modelli più redditizi e i mercati nazionali che garantiscono più margini di guadagno, che non sempre corrispondono con i modelli più venduti e con i mercati che assorbono i maggiori volumi.
Il mercato è cambiato, ma è in grave difficoltà
Da un lato, la crisi dei microchip ha certamente concorso a far durare qualche giorno in più gli incentivi per l’acquisto di automobili nuove con emissioni comprese tra 61 e 135 gCO2/km, di gran lunga le più vendute. Unitariamente si trattava di 1.500 euro, subordinati alla rottamazione di una autovettura immatricolata da almeno dieci anni e a uno sconto di 2 mila euro offerto dal venditore.
Dall’altro, spiega solo in parte la profonda crisi di domanda in cui versa il settore. Da gennaio a ottobre 2021 le vendite di nuove autovetture segnano un recupero di appena il 13 per cento rispetto al 2020, che si era concluso con un crollo del 27,7 per cento. Il recupero, oltre a essere meno della metà di quanto perso nel 2020 rispetto al 2019, è decisamente dissonante con la forte ripresa dell’economia in generale.
La situazione è ancora peggiore se si torna indietro di qualche anno: – 21,7 per cento rispetto al 2019, -25,1 per cento rispetto al 2017 (figura 1), che rappresenta il valore più alto dell’ultimo decennio.
Se si osservano le alimentazioni, significativa è stata la crescita delle vetture ibride, trainate dalle superutilitarie e utilitarie dell’ex Gruppo Fiat – Panda, la più acquistata dagli italiani, 500 e Lancia Ypsilon. Cresce lo spazio guadagnato dalle vetture ibride plug-in ed elettriche, ma resta significativamente lontano dai volumi totalizzati negli anni scorsi dalle auto alimentate da gasolio e benzina.
Quali nuovi incentivi?
Al momento in cui scriviamo – nonostante gli annunci arrivati dal ministero dello Sviluppo economico, dove da anni è attivo un Tavolo sull’evoluzione del settore automobilistico – nel disegno di legge di bilancio giunto in Parlamento non vi è traccia di incentivi.
Va detto che in questo settore gli incentivi, oltre che essere un aiuto per i diretti interessati, portano anche benefici sociali: le autovetture nuove, di qualsivoglia alimentazione, consumano – e dunque inquinano – meno di quelle che sostituiscono e sono molto più sicure.
Apprezzabile in tal senso l’incentivo per le autovetture usate, oggi l’unico disponibile. Una misura che con un esborso relativamente modesto – 40 milioni l’ammontare totale – concorre a ridurre le emissioni e dà un contributo in termini di sicurezza. Anche in questo caso, è obbligatoria la rottamazione di un’auto almeno ultradecennale.
Sugli incentivi per le auto nuove, visto che le risorse sono limitate per definizione, ci permettiamo di suggerire di ridurre la soglia massima di prezzo per le vetture incentivate, a cominciare da quelle elettriche: 61 mila euro.
È una cifra tutt’altro che modesta, opinabile tanto sul piano dell’equità (il prezzo dell’auto elettrica più economica è di 20 mila euro, il reddito medio italiano nel 2019 è stato di 21.800 euro) quanto su quello della spinta alla riduzione dei costi. Il prezzo massimo di 61 mila, che non c’era nella prima formulazione e introdotto nel secondo passaggio parlamentare della legge di bilancio 2019, è rimasto infatti invariato per tre anni.
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Francesco Filippi
per ridurre l’inquinamento e i consumi energetici la soluzione non e’ di cambiare auto con gli incentivi, ma incentivare un cambiamento di politica dei trasporti a cominciare dalle citta’
Francesco Filippi
Andrea Malan
Stupisce che La Voce si presti a raccogliare argomentazioni per lo più fallaci della lobby dell’auto (soprattutto dei concessionari, visto che delle auto vendute in Italia, solo il 15% è prodotto qui). Gli incentivi alle auto elettriche e ibride, presenti in molti paesi europei, servono a far decollare un mercato penalizzato per ora dal prezzo più elevato delle vetture; dovranno ridursi e poi sparire quandi i prezzi saranno scesi. Già gli incentivi alle auto ibride ricaricabili sono, dal punto di vista ambientale, discutibili.
Gli incentivi alle auto non ibride sono stati dati l’anno scorso in alcuni paesi europei per periodi molto brevi, al picco della pandemia; attualmente non ci sono altrove in Europa. Il motivo è semplice: sono auto che si vendono comunque. Le vendite addizionali incentivate sarebbero zero, come dimostra la casistica degli incentivi degli ultimi decenni: si tratta solo di vendìte anticipate, cui segue sempre un calo della domanda..
Incentivare auto che emettono comunque valori di CO2 superiori agli attuali target UE è un’assurdità. Meglio dirottare fondi sulle colonnine di ricarica di veicoli elettrici, anch’esse attualmente poco redditizie e la cui installazione va a rilento. Il 2030 o 2035 sono domani.