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Economia, la laurea che non piace alle ragazze

Il divario di genere tra le lauree in economia è superiore a quello nelle materie Stem. Soprattutto tra chi arriva da scuole superiori con poca matematica. Ma neanche la riforma Gelmini, che ne ha potenziato l’insegnamento, ha cambiato le cose, anzi.

Il divario di genere nella laurea in economia

Il divario di genere tra chi si laurea in materie Stem (le discipline scientifico-tecnologiche), in Italia e non solo, è ampiamente documentato. Minore attenzione è stata invece dedicata alle discipline economiche, nonostante una laurea in economia apra prospettive di lavoro, reddito e carriera attraenti almeno quanto le lauree Stem. Usando dati AlmaLaurea per il periodo 2010-2019, abbiamo quantificato le dimensioni del fenomeno e studiato le sue determinanti.

La figura 1 riporta un indice di parità di genere calcolato su chi ha completato una laurea triennale o a ciclo unico in quattro diverse discipline: economia, economia aziendale, Stem e scienze umanistiche. Nonostante le affinità e il fatto che vengono spesso insegnate negli stessi dipartimenti con piani di studio in parte sovrapponibili, preferiamo tenere distinte economia e economia aziendale, proprio per evidenziare come le differenze, per esempio nel contenuto di matematica e nelle prospettive lavorative, si riflettano sui divari di genere. Anche se il campione AlmaLaurea non comprende tutti gli atenei e non tutti i laureati rispondono al questionario, la distribuzione dei laureati per disciplina e per genere nei dati Miur è coerente con quella del campione.

La figura 1 mostra che il divario di genere – visualizzabile come distanza tra il valore dell’indice e la parità – è massimo proprio in economia, seguita da aziendale e Stem, mentre nelle scienze umanistiche è ribaltato con una prevalenza di ragazze. I valori del campione (riportati dagli istogrammi in blu) mostrano che per economia il valore dell’indice è pari a 0,6, ovvero tra chi si laurea in economia, ci sono solo 6 ragazze contro 10 ragazzi. Il dato italiano è molto simile a quello rilevato in altri paesi europei e negli Stati Uniti.

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Le determinanti

Cosa spiega, nelle scienze economiche, un divario di genere che addirittura supera quello rilevato per le materie Stem? Per rispondere alla domanda, abbiamo tenuto conto di diverse possibili determinanti, tra cui il tipo di scuola superiore frequentata, il voto di diploma, le motivazioni della scelta di un determinato corso di laurea, la famiglia di origine (della quale conosciamo posizione professionale e titolo di studio dei genitori) e il contesto macroeconomico (così come rappresentato dai tassi di occupazione e di fertilità nella provincia di residenza). I risultati delle stime, tenendo conto di tutte queste potenziali differenze, sono riportati dagli istogrammi in rosso: il valore dell’indice per economia sale a 0,7 (ovvero 7 ragazze contro 10 ragazzi), ma resta il più basso tra tutte le discipline.

La nostra analisi rivela anche che il tipo di scuola frequentata è di gran lunga il fattore preponderante nello spiegare il divario in economia, molto più che nelle altre discipline. In particolare, l’aver frequentato un tipo di scuola con relativamente poca matematica, per esempio un liceo classico, linguistico o delle scienze umane – scuole dove le ragazze sono più rappresentate – ha un effetto negativo sulla probabilità che una ragazza si laurei in economia, mentre l’aver frequentato un liceo scientifico o un istituto tecnico o professionale ha un effetto positivo. Questo implica che il divario di genere in economia è largamente determinato da decisioni prese a soli 14 anni, l’età a cui il nostro sistema scolastico impone la scelta del tipo di scuola superiore.

Gli effetti della riforma Gelmini

Data l’importanza della matematica studiata alle superiori, ci si potrebbe aspettare che un incremento delle ore di matematica nelle scuole che tradizionalmente ne hanno poca potrebbe incoraggiare le ragazze a iscriversi a economia. I dati ci permettono di verificare questa ipotesi. La riforma Gelmini del 2010, nell’ambito di un generale riordino della scuola secondaria di II grado, ha infatti aumentato le ore di matematica nei licei classici, linguistici e delle scienze umane (da 2 a 3 ore settimanali al primo anno, mentre nei licei scientifici l’insegnamento della matematica è restato di 5 ore).

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La riforma è entrata in vigore nell’anno scolastico 2010-2011, quindi la prima coorte che ne ha beneficiato si è diplomata nel 2015 e laureata a partire dal 2018. Il nostro campione, che arriva al 2019, ci consente dunque di osservare i primi effetti della riforma. I risultati sono sorprendenti e ancora una volta peculiari per economia. Se confrontiamo chi ha frequentato una scuola superiore con poca matematica prima e dopo la riforma, troviamo che le ragazze post-riforma hanno scelto economia in misura minore delle ragazze pre-riforma, mentre per i ragazzi succede l’opposto. L’aumento dei laureati non è però sufficiente a compensare il calo delle laureate.

Cosa può spiegare l’effetto della legge Gelmini? Potrebbe trattarsi di un effetto di breve periodo, causato da diversi tempi di reazione di ragazze e ragazzi ai nuovi contenuti e alle opportunità da essi aperti. Un’altra possibilità è che le ragazze soffrano di stereotipi tali da farle ulteriormente indietreggiare di fronte a una maggiore esposizione alla matematica. Una conclusione è che il superamento del divario di genere in economia richiede interventi focalizzati all’inizio delle carriere scolastiche, ancor prima della scelta della scuola superiore.

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Il Punto

  1. Savino

    Eppure tra chi lavora da anni e decenni c’è gente che non sa far di conto o sa far di cono solo per propria convenienza. Si veda negli incarichi pubblici e dirigenziali e in tante posizioni pubbliche e private importanti.

  2. Mauro

    Può darsi che nel frattempo i piani di studio siano cambiati. Vent’anni fa in un corso di economia aziendale (che è il corso sempre numericamente maggiore) le competenze matematiche si esaurivano in 4 esami
    Macroeconomia
    Microeconomia
    Matematica
    Statistica
    A fronte di circa 30 esami. È molto più facile che le ragazze portate per la matematica si sentano meno inibite a frequentare lauree stem e snobbino i corsi di economia.
    Forse sarebbe opportuno una maggiore chiarezza di comunicazione su cosa sia veramente l’economia. Con maggior distinzione tra i “macinatori di numeri” e gli aziendalisti.
    Inoltre il dato si focalizza sui licei ma sarebbe interessante valutare quante ragazze con alti voti in matematica non hanno proseguito gli studi acquisito un diploma di maturità tecnica.

  3. Michele Lalla

    Un bell’articolo con una bella domanda: gli stereotipi sulla matematica tra i vari tipi di laurea delle scienze economiche potrebbe avere avuto il suo effetto, creando una segregazione, che si è amplificata con la riforma Gelmini e nel tempo potrebbe sparire, come ipotizzate.
    Noterei, poi, che le lauree STEM sono assai eterogenee: alcune con una rilevante segregazione di genere, maschile-femminile e viceversa, e altre con una discreta parità. A memoria, ora un po’ labile, ricordo che matematica e fisica erano circa in parità, ma nell’area delle scienza biologiche il divario di genere era quasi come a lettere, seppure non in tutte le lauree di quel settore disciplinare.

  4. gabriel04

    Il fenomeno è effettivamente strano, e non mi sembra molto spiegabile con la matematica.
    Io ho una laurea in economia, ma conosco bene le facoltà di matematica, e lì vedo un rapporto maschile-femimnile equilibrato.
    E a economia non è che si faccia molta matematica e poi si fa praticamente da zero.
    Una spiegazione, forse, potrebbe essere che l’economia è una materia quasi per nulla studiata a scuola, e i ragazzi che escono dalla scuola non sanno che cosa sia in realtà. Per cui potrebbero predominare immagini sbagliate tipo che l’economia è una cosa che porta a fare i manager oppure che sia identificata con la finanza e lavori ‘rampanti’ ad essa collegata..
    Per cui potrebbe essere uno stereotipo di genere, con una connotazione più maschile di questi ruoli, a pesare.

    • gabriel04

      p.s. Quando ho fatto io l’università, economia, ormai molti anni fa, c’era equilibrio tra maschi e femmine iscritti. E non c’era ancora il boom della finanza.
      Questo può confermare l’ipotesi che pesi un malinteso, l’economia erroneamente identificata con la finanza.

  5. bob

    “..liceo classico, linguistico o delle scienze umane – scuole dove le ragazze sono più rappresentate – ha un effetto negativo sulla probabilità che una ragazza si laurei in economia, mentre l’aver frequentato un liceo scientifico o un istituto tecnico o professionale ha un effetto positivo..”
    Come si fa a paragonare la preparazione di un liceo classico con un istituto professionale? Qui si ragiona e si semplifica solo per numeri statistici senza considerare che avere una preparazione completa ( dicasi cultura) consente di affrontare nello specifico qualsiasi campo. La specializzazione si costruisce solo su una base cultura solida soprattutto in un mondo interconnesso come l’attuale. In questo Paese la cultura mette terrore come l’aglio per il vampiro e le ragioni storico-politiche le sappiamo. Visto la semplificazione per dirla con una battuta Marchionne era laureato in filosofia e Albert Einstein scriveva poesia oltre scambiarsi lettere con Benedetto Croce

  6. Ciccipucci

    Ma io non capisco perché uno si debba creare tutti questi problemi: forse semplicemente a molte ragazze non va di studiare economia o le materie Stem?

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