L’autorizzazione all’installazione di impianti eolici e fotovoltaici ha un iter lungo e complesso. Va semplificato per ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia. E per raggiungere gli obiettivi italiani e europei di transizione energetica.
La situazione
Il tema della sicurezza energetica, impostosi con dirompenza a seguito dello scoppio del conflitto ucraino, ha confermato l’urgenza di una transizione energetica e della migrazione verso un mix energetico più resiliente sia dal punto di vista ambientale che geopolitico. Con la recente comunicazione RePowerEU, la Commissione ha annunciato un piano per l’azzeramento delle importazioni di gas russo entro il 2030 e la riduzione di due terzi entro l’anno. Il piano Fit for 55 prevedeva già l’installazione di almeno 480 GW di capacità eolica e 420 GW di capacità fotovoltaica entro il 2030. Il RePowerEu prevede ulteriori 80 GW per garantire la produzione di idrogeno rinnovabile, nonché l’installazione immediata di rinnovabili per rimpiazzare entro l’anno 22,5 miliardi di metri cubi di gas russo.
In Italia la situazione appare particolarmente critica e l’esigenza di un’installazione immediata di rinnovabili ancora più urgente, data la maggiore dipendenza dal gas (e da quello russo in particolare) del nostro paese. L’esigenza si scontra tuttavia con il grave rallentamento subito dal percorso di sviluppo delle rinnovabili negli ultimi anni. Tra il 2015 e il 2020 nel nostro paese si sono mediamente installati 0,5 GW di solare e 0,4 GW di eolico all’anno, contro gli obiettivi di 30 GW di capacità aggiuntiva dal fotovoltaico e 8,6 GW dall’eolico al 2030 fissati dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (già obsoleti dopo il Fit for 55, adesso ancor di più – Figura 1). Secondo Elettricità Futura – associazione delle imprese elettriche italiane – le barriere di natura burocratica rimangono tra i principali ostacoli alla diffusione delle rinnovabili. L’associazione stima che se il governo varasse un decreto “sblocca autorizzazioni”, sarebbe possibile installare 60 GW di rinnovabili nell’arco dei prossimi tre anni.
Figura 1 – Evoluzione negli anni della capacità annuale installata dal 2004 al 2019 (scala di sinistra) e della capacità installata cumulata 2020-2030 in base agli obiettivi del Pniec con incremento annuale costante (scala di destra)
Semplificazioni in alcune regioni
In un recente lavoro, diamo una valutazione dell’effetto di una serie di semplificazioni autorizzative introdotte da un gruppo di regioni italiane nel periodo 2009-2013, a favore di impianti di medie dimensioni (capacità installata tra 20 e 200 kW). Le semplificazioni prevedevano l’esenzione dall’obbligo di ottenimento dell’Autorizzazione unica e il passaggio a un iter autorizzativo più snello, precedentemente previsto solo per gli impianti di dimensioni minori (Procedura abilitativa semplificata). L’Autorizzazione unica, il cui ottenimento era in origine necessario per tutti gli impianti sopra i 20 kW, si caratterizza per un iter lungo e farraginoso. Il richiedente è chiamato ad allegare alla domanda una lunga lista di documenti, alcuni dei quali necessitano del ricorso a consulenze terze, esaminati poi in sede di conferenza di servizi con il coinvolgimento di rappresentanti degli enti territoriali e delle autorità competenti. Per avere un’idea dei tempi necessari al suo ottenimento, in Puglia, agli inizi del 2018, servivano circa tre anni per la concessione di un’Autorizzazione unica..
Tra il 2009 e il 2013 alcune regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trento, Umbria e Veneto) hanno introdotto esenzioni (parziali o totali) dall’Autorizzazione unica per gli impianti di medio-grandi dimensioni a seguito del decreto di semplificazione “Romani” varato in recepimento della Direttiva europea sulle rinnovabili 2009/28/Ce.
Per l’analisi ci siamo serviti dei micro-dati forniti dal Gestore dei servizi energetici (Gse spa), contenenti informazioni sulla totalità degli impianti per la produzione di energie rinnovabili che hanno beneficiato di un incentivo statale (circa il 92 per cento della potenza da fotovoltaico installata durante il 2009-2013). La Figura 2 mostra la distribuzione di impianti fotovoltaici con potenza compresa tra i 20 e i 200 kW nel 2009 e nel 2013 (gli impianti di questa dimensione hanno contribuito per circa il 30 per cento della capacità addizionale installata durante il periodo). Abbiamo confrontato l’incremento delle installazioni di impianti fotovoltaici nel periodo successivo all’introduzione delle semplificazioni rispetto a quello precedente, in regioni che hanno attuato la riforma rispetto a quelle confinanti che non l’hanno fatto e focalizzandoci esclusivamente sui comuni situati entro 30 chilometri dal confine regionale. Nella Figura 3 evidenziamo, facendo riferimento alla Lombardia, i comuni utilizzati nella nostra analisi.
Figura 2 – Capacità installata cumulata per comune dovuta alla costruzione di impianti con potenza compresa tra i 20 e i 200 kW nel 2009 (grafico di sinistra) e nel 2013 (grafico di destra)
Figura 3 – Comuni inclusi nella stima dell’impatto della semplificazione autorizzativa per la regione Lombardia (in verde)
I risultati dello studio
I nostri risultati suggeriscono che la semplificazione nell’iter autorizzativo ha incrementato la potenza installata in media del 29 per cento nei comuni lungo il confine delle regioni interessate. Il contributo complessivo dato dagli interventi di semplificazione è stato di 12 MW aggiuntivi a trimestre durante il 2009-2013, pari a circa il 10 per cento della potenza installata in impianti di dimensione analoga in quel periodo. Abbiamo successivamente verificato se le riforme hanno avuto un impatto diverso nelle aree caratterizzate da una maggiore intensità dei raggi solari (irraggiamento) o da un maggiore livello di efficienza delle istituzioni pubbliche locali. Un effetto stimato maggiore in aree con livelli di irraggiamento più elevati suggerirebbe che le politiche di semplificazione abbiano favorito una più efficiente distribuzione nella produzione di energia fotovoltaica sul territorio. L’assenza di differenze rilevanti nell’effetto stimato non supporta tuttavia l’ipotesi. Non emergono differenze significative neanche rispetto al livello di efficienza delle istituzioni pubbliche locali, segno che le semplificazioni autorizzative non hanno né avvantaggiato né danneggiato territori già caratterizzati da maggiore (o minore) efficienza amministrativa.
Dai risultati del nostro studio emerge come una semplificazione delle procedure autorizzative, orientata a ridurre tempi, oneri e incertezza associati alla realizzazione di impianti fotovoltaici, può essere un valido strumento per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di neutralità carbonica, con la conseguente riduzione della dipendenza italiana dall’importazione di materie prime. L’effetto da noi stimato è significativo se rapportato alla dimensione media degli impianti coinvolti nelle semplificazioni. Tuttavia, è chiaro che per raggiungere gli obiettivi prefissati sarà necessario estendere le semplificazioni anche a impianti di maggiori dimensioni.
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Andrea Zatti
Il risultato era abbastanza prevedibile, se si elimina l’obbligo di AU, ovvero di un procedimento particolarmente gravoso e approfondito, si riducono i tempi realizzativi.
Mi pare che il vero problema sia quello di capire se e quanto la semplificazione possa portare a side-effect negativi su altre matrici ambientali (paesaggio, biodiversità, occupazione di suolo, etc..), ovvero di applicare in maniera più ragionata il principio di proporzionalità.
Congiuntamente, andrebbe garantita una maggiore certezza nei tempi, visto che si prevede che il procedimento abbia durata massima pari a 90 giorni al netto dei tempi previsti per la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Certamente, i maggiori costi-opportunità che attualmente sembrano caratterizzare l’affidamento a fonti fossili (sia interne, sia esterne), possono giustificare una maggiore indulgenza verso le rinnovabili, ma ciò non deve divenire una cambiale in bianco, altrimenti si rischiano (come già avvenuto in altri casi) esagerazioni in senso opposto.
Emanuele Aliberti
Tanto per capire, tra il 2012 e il 2020, si può sapere chi ha “governato”?
* Governo Monti (dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013)
* Governo Letta (dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014)
* Governo Renzi (dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016)
* Governo Gentiloni (dal 12 dicembre 2016 al 1 giugno 2018)
* Giuseppe Conte (dal 1 giugno 2018 al 4 settembre 2019)
* Giuseppe Conte II (dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021)
Se avessimo installato 10 GW all’anno, come nel 2011, per tutti gli anni successivi, adesso avremmo altri 100 GW disponibili dall’alba al tramonto, anziché mandare urgentemente Draghi a mendicare rigassificatori portatili in giro per il mondo.