Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Giuseppe Conte: i termovalorizzatori sono impianti obsoleti e non sostenibili?
Alla battaglia del Movimento 5 Stelle contro i termovalorizzatori si è aggiunto un nuovo atto: nel recente decreto per combattere i rincari, il Governo ha inserito un articolo che trasferisce dalla regione Lazio alla città metropolitana di Roma il potere di pianificare la costruzione di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti. In poche parole, si tratta di un via libera per la costruzione del termovalorizzatore annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri. Il capo del M5S Giuseppe Conte si è però opposto a questa idea e, in un’intervista a La Stampa, ha dichiarato:
«Non solo i cittadini romani, ma quelli italiani e i turisti hanno diritto a una Roma pulita che risolva una volta per tutte questo problema in modo strutturale. Per questo siamo favorevoli a dare poteri straordinari al sindaco, ma non possiamo riconoscergli una cambiale in bianco per la creazione di impianti a tecnologia obsoleta come gli inceneritori».
Oltre a sottolineare il fatto che:
«Non è stata accettata la proposta del M5S che chiedeva che i nuovi impianti fossero ecosostenibili».
Nell’intervista non si fa cenno a possibili soluzioni alternative, ma si dichiara, appunto, che i termovalorizzatori sarebbero uno strumento obsoleto e non sostenibile a livello ambientale.
La proposta alternativa del Movimento 5 Stelle è sempre stata quella di un potenziamento della raccolta differenziata. Si tratta sicuramente di un obiettivo condivisibile, ma non è abbastanza. Secondo il Rapporto sui rifiuti urbani 2021 di Ispra, infatti, a Roma nel 2020 si è riciclato il 43,8 per cento dei rifiuti urbani, poco meno della media per i comuni con più di 200 mila abitanti (44,6 per cento; la media nazionale risulta più alta, 63 per cento, ma comprende anche i piccoli comuni in cui l’organizzazione della raccolta differenziata risulta più semplice).
Il riciclo rappresenta senza dubbio la soluzione più ecologica per la gestione dei rifiuti, ma non tutti i materiali possono essere riciclati, e a questi vanno sommati gli scarti del riciclo (di solito intorno al 20 per cento del totale riciclato). Per i rifiuti non recuperabili, le principali soluzioni sono due: l’incenerimento o la discarica. In passato, gli inceneritori non tenevano conto di criteri ambientali e il calore generato non veniva utilizzato per la produzione di energia, ma gli impianti moderni, oltre a rispettare gli standard di emissioni richiesti a qualsiasi attività economica, permettono di utilizzare i rifiuti per generare energia elettrica o termica. Si ottiene dunque anche un beneficio in termini di riduzione delle emissioni dalla produzione di energia. Secondo dati Utilitalia, l’energia prodotta dai termovalorizzatori soddisfa il fabbisogno di circa 2,8 milioni di famiglie in Italia.
Al momento, i termovalorizzatori in Italia sono 37, prevalentemente concentrati al Nord (20 sono nelle sole Lombardia ed Emilia Romagna), mentre al Centro e a Sud, dove il problema dei rifiuti è maggiore, le percentuali di riciclo inferiori e le discariche sono ancora ampiamente utilizzate, sono solo 11 (5 e 6 rispettivamente).
Qual è l’impatto in termini ambientali
I termovalorizzatori di nuova generazione non hanno nulla a che vedere con gli inceneritori del passato. Pur trattandosi di una soluzione meno ecologica del riciclo (che però, appunto, non si può applicare in ogni circostanza), l’impatto dello smaltimento dei rifiuti tramite termovalorizzatore è otto volte inferiore rispetto all’uso delle discariche tradizionali secondo una recente ricerca di Utilitalia. A questo va aggiunto il recupero di energia, che riduce ulteriormente le emissioni. Già in un altro contributo su questo sito, era stato mostrato che il peso dell’incenerimento sul totale delle emissioni da gestione dei rifiuti è particolarmente limitato: solo l’1 per cento del totale, a fronte del 75 per cento delle emissioni riconducibili allo smaltimento in discarica.
Nelle regioni in cui l’utilizzo delle discariche è più elevato, inoltre, spesso la capacità disponibile non è sufficiente e si fa ricorso all’esportazione dei rifiuti (verso altre regioni o verso l’estero) per lo smaltimento, con ulteriori costi economici e ambientali per il trasporto. Il Lazio è al secondo posto per rifiuti esportati verso l’estero tra le regioni italiane. In totale, l’eccesso di rifiuti rispetto alla capacità di smaltimento e recupero è di 577 mila tonnellate all’anno, di cui poco meno del 10 per cento finiscono all’estero e il restante viene trasferito verso altre regioni italiane. Si tratta del peggior sbilancio tra le regioni e potrebbe essere coperto proprio da un impianto di termovalorizzazione in grado di processare 600 mila tonnellate di rifiuti l’anno come quello proposto da Gualtieri.
Verdetto
Le dichiarazioni di Giuseppe Conte implicano che i termovalorizzatori siano una tecnologia obsoleta e ecologicamente non sostenibile. Se è vero che il riciclo continua a risultare la soluzione migliore in termini di impatto ambientale, è anche vero che non tutti i rifiuti possono essere riciclati. Il termovalorizzatore andrebbe a sostituire la discarica, che è attualmente il metodo più utilizzato per i rifiuti non riciclabili, anche a Roma e nel Lazio, e comporta un impatto ambientale ben superiore a quello dell’incenerimento, che risulta ad oggi la scelta ecologicamente più sostenibile per i rifiuti non recuperabili.
Le dichiarazioni di Giuseppe Conte sono perciò complessivamente FALSE.
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Francesco
Interessante, però i beni non recuperabili quando diventano rifiuti sarebbe opportuno adottare politiche che possono portare con il tempo a diminuire la loro produzione o al loro totale abbandono.
stefano DP
Condivido pienamente. Quello che risulta velleitario della proposta 5S (e che ha contrinuito alla morta politica della Raggi) è stato l’insistere sulle Buone Pratiche come unica soluzione alla questione. Le Buone Pratiche possono e devono incidere ma hanno percorsi che partono da lontano (educazione nelle scuole, civismo…) o che hanno target molto lontani nel tempo (proibire l’uso di plastiche monouso è uno di questi). Nell’immediato è necessario prendere atto che il male minore è la cosa migliore.
P.S. Qualcuno alla fine dovrà anche dire ai romani, con franchezza, che non è possibile mettere uno spazzino per abitante e che Roma sarà pulita solo se i cittadini saranno più puliti…O no?!…
Fabio Bravi
In cosa la dichiarazione di conte sarebbe falsa? Quello che Lei ha scritto dimostra che gli inceneritori sono inevitabili… non che la tecnologia degli stessi non sia obsoleta!
Inoltre, è da valutare anche la.sostenibilita economica dell’inceneritore…. costa un mucchio di miliardi richiederà almeno 6/7 anni per essere costruito e soprattutto per essere sostenibile economicamente dovrà bruciare bruciare e bruciare… e questo è chiaramente un disincentivare alla differenziata e al riciclo!
tommaso
Ci sono due aspetti del tutto trascurati nell’analisi esposta: 1) la presenza di uno strumento come il termo valorizzatore è un forte disincentivo alla ricerca di ogni progresso in termine di riciclo e di riduzione nella produzione di rifiuti 2) al contrario, una volta creato con un investimento massiccio un termo valorizzatore per farlo funzionare economicamente occorre paradossalmente procurargli ingenti quantità di rifiuti da bruciare. Inviterei a maggiore cautela e più ampiezza nelle analisi
aiace96
Aggiungo l’esempio di Milano, in cui la raccolta differenziata è ai massimi ma, ad esempio, la raccolta dell’umido è una perdita netta per le casse del comune (decine di milioni di euro).
Il modello riuso/riciclo ed economia circolare è certamente virtuoso ma servono politiche per poterlo attuare, ben venga la nuova direttiva sul riuso e sulla riparabilità.
Infine gli inceneritori non sono poi così più inquinanti rispetto ad una qualsiasi industria pesante ed hanno una maggiore “valenza ambientale” come riconosciuto dal parlamento con il famigerato CIP6 (1992). Forse, oggi, quella valenza non c’è più ma potrebbe esistere un valore di riduzione del rifiuto rispetto all’interramento? Difficile dire quanto il valore di uso di un terreno di discarica (e gli impatti ambientali associati) sia più grande o più piccolo delle emissioni e della probabilità di morte ad essa associata.
AntonioM
Vogliamo parlare di Milano? A Milano il Comune ha dovuto fare il bando per l’assegnazione del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti perché:
1) non è detto che l’Amsa abbia il monopolio per svolgerla;
2) chi vorrà aggiudicarselo dovrà garantire un AUMENTO della raccolta differenziata.
Veda un po’ lei.
AntonioM
Caro signor Taddei. Il mio dubbio è se questo suo arrogarsi a giudice in terra del bene e del male, o se preferisce del vero e del falso, sia l’approccio giusto per risolvere gli annosi problemi che affliggono l’Italia. Forse bisognerebbe partire da un approccio più problematico perché a ben vedere Giuseppe Conte è solo la punta di un iceberg che sta a galla su un sistema economico-industriale come quello italiano, che ha sempre fatto del riciclo e del riuso il suo punto di forza. Pensi ai materiali ferrosi e pensi al fatto che l’Italia ha carenza di materie prime. E guardi che con la crisi economica che ci aspetta in futuro, anche in Campania si produrranno meno rifiuti. Che poi a ben vedere sono quelli di cui hanno fame Paesi come la Svezia che hanno puntato sui termovalorizzatori o inceneritori, che dir si voglia.
Massimo Taddei
Buongiorno, non sono io l’inventore del fact-checking, ne trova a centinaia su qualsiasi sito Internet italiano o internazionale. Personalmente, trovo che come metodo di approccio possa avere molti difetti, ma esistono casi, come questo, in cui, oltre a dare tutte le informazioni disponibili, può essere utile concludere con un “verdetto” che chiarisca al meglio qual è la realtà che ci viene mostrata dai dati e dalla ricerca. Io credo ci siano comunque abbastanza informazioni in questo articolo che, al di là del verdetto stesso, lo rendono utile al lettore. Ma di certo non sta a me giudicare. DI certo nessuno vuole arrogarsi a giudice.
Manuela
Il Fact checking è tale se prevede posizioni, fatti, informazioni che portano avanti una posizione e l’altra. Perchè ai Dati di Utilitalia non rapportate i dati, gli studi e le relazioni i paper che argomentano motivazioni contrarie? A chi fa bene questo giornalismo?
Massimo Taddei
Il fact-checking non prevede la par condicio. lavoce è sempre aperta al confronto di opinioni e studi anche in contrasto tra di loro, ma questo non significa che io, come autore di un articolo, sia obbligato a rappresentarle tutte.
Ciro
Dal momento che si tratta di argomenti tecnici sarebbe stato corretto riportare analisi tecniche piuttosto che “opinioni” che in questo caso possono risentire di posizioni politiche, che sovente sollecita l’argomento M5S.
Tecnicamente le motivazioni che giustificano gli inceneritori sono quelle che li mette in comparazione con le discariche. Il che è come confrontare la spada con il bastone quando hai in mano i missili.
Insomma con la tecnologia attuale l’incenerimento è un sistema vetusto che ovviamente non possiamo confrontare con le discariche ancora più antiche!!
Il riciclo in molti comuni raggiunge e superabile 70% ed anche l’80% per cui basterebbe un unico gassificatore per tutta Italia.
Il volerlo costruire fuori dalla capitale praticamente al confine di due città satelliti è indice che si vuole scaricare l’onere di un oggetto comunque inquinante sui comuni limitrofi.
Questa è chiaramente una scelta politica e non certo tecnica!
Saluti
Cdm
Posto che sono d’accordo con gli incerenitori perché di altre soluzioni non ne vedo, però Utilitalia non è l’associazione delle utilities? Cioè di chi dovrebbe costruire e gestire gli incerenitori? In tal caso che serietà ha un articolo di fact checking che si basa in gran parte su informazioni di un soggetto con interessi nella causa?
Massimo Taddei
Buongiorno e grazie del commento, che solleva un punto che merita sicuramente una precisazione.
Ho deciso di inserire il dato Utilitalia, che comunque deriva da una ricerca commissionata ai Politecnici di Torino e Milano e alle università di Trento e Roma Tor Vergata, perché rende molto chiaramente il minor potenziale inquinante degli impianti d’incenerimento rispetto alle discariche. A questo è stato comunque aggiunto il dato sulle emissioni che si basa su dati Ispra. Ritengo quindi che non tutte le fonti nell’articolo possano essere definite di parte e quelle “indipendenti” (appunto, anche la ricerca di Utilitalia mostra comunque risultati robusti) siano sufficienti per giustificare il verdetto.
Riillo Cesare
Stupito dal dato 8 volte, ho cercato di risalire alla fonte originale e non ci sono riuscito.
Ecco dove sono arrivato
La ricerca Utitalia è piu propriamente un libro bianco (questo il link https://www.utilitalia.it/pdf/d696541b-4090-497a-9e6b-a1eadbd39b68 ), che a pagina 55 citando uno studio di Panepinto e Genon (2014) conclude: “Possiamo quindi concludere che l’impatto in ter mini di emissione di CO2 dello smaltimento in discarica è circa 8 volte superiore rispetto a quello generato dallo smaltimento mediante trattamento termico.”
Cercando in bibliografia del libro bianco, esistono 2 referenze uguali per Panepinto e Genon (2014). Sospetto sia un refuso. Comunque, il paper Panepinto e Genon (2014) è “Environmental evaluation of the electric and cogenerative configurations for the energy recovery of the Turin municipal solid waste incineration plant” https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0734242X14538304
Il paper stima diversi scenari per un inceneritore in costruzione e si focalizza sulla cogenerazioen di energia.
I numeri citati dal libro bianco (o almeno non sono riuscito a trovarli).
A questo punto mi sono arreso. Vi prego aiutatemi !
Massimo Taddei
Come chiarito già in altri commenti, non si può pensare di risolvere il problema del congestionamento di rifiuti con le sole buone pratiche (che DEVONO essere applicate). I comuni cui fa riferimento sono casi virtuosi e soprattutto rappresentano nella maggior parte dei casi città abitate da un numero di persone di gran lunga inferiore rispetto a metropoli come Roma. Come detto nell’articolo, il riciclo pone comunque il problema del 20 per cento circa di tonnellaggio che diventa materiale di scarto non recuperabile. Non commento il confronto tra spada, bastone e missili perché, onestamente, pur essendo un grande fan delle figure retoriche, faccio fatica a capirlo.
Simone Pimpa
Gentilissimo,
ma lei i numeri di Roma li conosce?
Anche se la RD arrivasse al 70% (ed è ferma al 43% dal 2013, grazie al nulla cosmico realizzato in tal senso dalla giunta M5S), in ogni caso resterebbero fuori circa 800.000 ton/anno di rifiuto indifferenziato che giocoforza andrebbe gestito in qualche modo.
Le opzioni per gestire l’indifferenziato non sono moltissime; per ora il Lazio ha sempre giocato sul modello DISCARICA (salvo poi mandare tutto fuori a costi ambientali esorbitanti).
Ora finalmente ci si doterà di un’impiantistica durevole nel tempo.
Umbe Dassi
Londra…Parigi…Berlino…non mi sembrano conciate come Roma.
Perché non fare come loro?
Belzebu'
Se, come ci informano gli esperti, il termovalorizzatore risolve due problemi, anche se parzialmente, di smaltire vaste e generare energia di cui abbiamo un vitale bisogno, allora cosa aspettiamo a concludere con la costruzione di tutti quelli necessari al paese?
Belzebu'
Ricordo che in Toscana, arretrati come pochi, esistono discariche maleodoranti alle porte di Firenze.
Quelle soluzioni sono da ritenersi da paese civile?
Paolo
Sacrosanto.
Ovviamente è un mio parere, ma questa opposizione preconcetta ai termovalorizzatori, è dissennata.
Non uno, ma trenta o quaranta inceneritori necessitano all’Italia.
La raccolta differenziata non è sufficiente e non lo sarebbe neanche se spinta al top
E, per arrivare al top, c’è un sentiero molto ripido e scivoloso, vuoi per oggettivi problemi tecnici, vuoi per la difficoltà ad educare gli italiani.
Sono reduce da un giro nel bosco in una località di montagna: sotto il percorso di una cabinovia e della successiva seggiovia, la neve ormai sciolta ha lasciato campo ad un tappeto di mozziconi di sigaretta, (mitico rifiuto speciale di cui nessuno si interessa), fazzoletti di carta, (impiegano anni a dissolversi) e plastiche varie.
Luca
Buongiorno, dal solo anticipo dell’argomento avevo già pensato alla conclusione del paper :le affermazioni di Conte sono FALSE, come falsa è tutta la propaganda ideologica del M5S, senza mai parlare di soluzioni alternative.
Speriamo nelle prossime elezioni.
Leonardo Bargigli
Come la mettiamo con la neutralità climatica? Che senso ha confrontare le emissioni dei termovalorizzari con quelle delle discariche dato che si presume che la composizione dei rifiuti nei due casi sia diversa? Visto che dobbiamo fare evolvere il sistema energetico verso le emissioni zero, investire oggi nella produzione di energia attraverso la combustione dei rifiuti non mi sembra una buona idea.
Tomo Sato
Buona pratiche ridurre, riuso, riparare, raccolte differenziata, riciclo e composto / bioenergia… può ridurre I Rifiuti totale. E poi il resto non recuperabile ( residui) viene trattato biologicamente stabilizzato per andare da discarica. Così il residue diventre pocco cerca 20% e non fa emissione. Questo e modo piu sostenibile.
Marco Alteri
L’articolo si fonda su una fake news, cioè che “il termovalorizzatore sostituirebbe la discarica”, in realtà la materia viene trasformata in cenere che necessita di discariche speciali, e in emissioni gassose. In pratica sono impianti che riducono il volume dei rifiuti da stoccare in discarica, bruciando plastica e carta, invece di riciclarli.
Si può sicuramente raggiungere un risultato migliore con il riciclo.
Nascono nel nord Europa principalmente per scaldarsi, bruciando qualcosa di più economico del carbone o del gasolio. Presto saranno obsoleti anche in Danimarca e in Germania, figuriamoci in Italia dove il teleriscaldamento è antieconomico e lo sarà sempre di più a causa del cambiamento climatico.