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Sulle residenze universitarie il governo non cambia strategia

La decurtazione dalla terza rata del Pnrr di 287 milioni destinati a nuovi alloggi universitari conferma i dubbi sull’affidare ai privati la tutela del diritto allo studio. Eppure, il governo non cambia strategia neanche per la seconda fase della misura.  

Il Pnrr e le residenze per studenti  

L’esclusione di 287 milioni di euro per nuovi alloggi universitari dalla terza rata del Pnrr ha confermato i dubbi sull’efficacia di affidare al settore privato la tutela del diritto allo studio. Ma la proposta di modifica del Piano conferma questa strategia per l’attuazione della seconda fase della misura, legata al Fondo housing universitario da 660 milioni di euro. I provvedimenti di attuazione del Pnrr hanno radicalmente cambiato il quadro normativo in tema di residenze universitarie  con l’obiettivo di aumentare i posti per studenti attraverso il “supporto della sostenibilità degli investimenti privati”. Con due avvisi, nel 2022 il ministero dell’Università e ricerca ha assegnato oltre 287 milioni di euro per 9.179 posti. Due terzi delle risorse (210 milioni di euro) sono andati a posti realizzati privati; al pubblico sono stati assegnati in tutto 77 milioni di euro. Nei due provvedimenti non viene richiamato il vincolo sulla destinazione di almeno il 20 per cento dei posti privati cofinanziati dallo stato al diritto allo studio, confermando l’utilizzo “flessibile” degli alloggi, ovvero la possibilità di locarli ad altre categorie di utenti, quando non necessari all’ospitalità studentesca.     Il punto su cui l’interpretazione dell’obiettivo da parte del Mur è stata più ambigua riguarda il finanziamento di posti già in esercizio considerati come nuovi. Secondo l’Unione degli universitari i posti effettivamente aggiuntivi erano 3.429 su 9.179. Il Mur ha infatti considerato come nuovi i posti che non erano censiti nella sua banca dati (Ustat), un criterio peraltro espressamente indicato in un decreto di luglio 2022. Se acquistati, i posti hanno un vincolo d’uso di venticinque anni, se locati il vincolo è di oltre nove. Nonostante la milestone M4C1-29 in scadenza al 2022 condizionasse il finanziamento dei posti “al rispetto del limite massimo concordato negli affitti a carico degli studenti”, nessun vincolo sui canoni è stato imposto. I canoni nelle residenze private sono spesso più alti di quelli di mercato. I bandi per l’assegnazione dei posti dei due principali gestori privati di studentati, Camplus e Campus X, non prevedono quote di posti per il diritto allo studio e rimandano a tariffe di mercato; forse non a caso il bando per l’assegnazione di 549 posti nel Camplus Bicocca è andato quasi deserto. I termini, le modalità e i vincoli per assicurare la destinazione d’uso dei posti e i canoni sono disciplinati nelle singole convenzioni stipulate tra gestori, atenei ed enti per il diritto allo studio. Ma non sembra esserci un coordinamento tra questi soggetti e il Mur, che non pubblica il dato su quanti posti privati sono destinati al diritto allo studio e a quali tariffe.  

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La proposta di modifica  

Secondo il governo, i fondi decurtati dalla terza rata delle risorse Pnrr, in parte già spesi, saranno erogati con la quarta. Ma la proposta di modifica della misura non è chiara: si parla di “forfettizzare l’importo concesso al soggetto attuatore (…) lasciando piena libertà rispetto ai quadri economici degli interventi non vincolando le assegnazioni a una specifica categoria di spesa”. Secondo l’Unione degli universitari il governo intenderebbe svincolare il costo stimato e l’importo concesso dal quadro economico dell’opera, diverso per tipologia di intervento (locazione, acquisto): in questo modo sarebbero penalizzate le proposte per opere più costose di recupero e riqualificazione di edifici, e sarebbero privilegiate operazioni di compravendita e locazioni di immobili già pronti, quali gli alberghi. Si propone poi l’incremento della dotazione della misura per 300 milioni di euro per aumentare il contributo per posto letto. La forfettizzazione dell’importo concesso era già prevista per l’assegnazione del Fondo housing universitario: si è parlato di un contributo di 12.570 euro per posto letto, per 52.500 posti. Basterà a garantire sostenibilità degli investimenti privati? Lo stesso Mur ha stimato costi medi unitari per posto, divisi per tipologia di interventi e area geografica, molto alti: il costo di costruzione e ampliamento di un posto al Sud sarebbe di oltre 54 mila euro, al Centro di oltre 74mila, al Nord di 90mila euro. Il costo non include l’acquisto di proprietà. Altre questioni restano poco chiare. Con l’istituzione del Fondo da 660 milioni il Mur ha riquantificato l’offerta di posti disponibili, che non corrisponde più alla base adottata dal Pnrr. La nuova offerta, denominata “strutturata”, conta 15mila posti in più. Includerebbe le strutture dell’Associazione collegi e residenze universitarie (Acru) di ispirazione cristiana. Ma il ministero non ha mai censito questi posti e non è specificato quale sia la fonte dei dati.      Per l’attuazione della seconda fase, un tavolo tecnico interistituzionale dovrebbe individuare il “corrispettivo unitario per i posti letto distinto per gli studenti capaci e meritevoli anche se privi di mezzi” in base alla stima del costo unitario per posto letto, ai valori di mercato di riferimento, alle tipologie degli immobili e al livello dei servizi offerti agli studenti. Sono tutti fattori che allineano il corrispettivo unitario a una tariffa di mercato, la cui riduzione del 15 per cento, indicata nel decreto, non garantirà il diritto allo studio. Il 12 maggio 2023 il Mur ha pubblicato un avviso per acquisire manifestazioni di interesse da parte di soggetti che intendano mettere a disposizione immobili da destinare a residenze universitarie con il nuovo contributo, e tra settembre e ottobre dovrebbe pubblicare un altro avviso per individuare i soggetti attuatori degli interventi. Un avviso parallelo è stato pubblicato da Invimit, la società di gestione del ministero delle Finanze, per individuare immobili pubblici, acquisirne la proprietà con una trattativa diretta, creare un portafoglio di futuri studentati nell’ambito di un fondo immobiliare (Fia), e candidarli per l’ottenimento delle risorse del Pnrr “in sinergia con le azioni che il Governo sta mettendo in atto” per garantire nuovi posti. La scadenza dell’avviso è stata prorogata al 30 settembre 2023. La valutazione delle proposte, presentate con due avvisi diversi per gli stessi fondi, dovrebbe avvenire con una regia unica, secondo il Mur, per l’individuazione degli interventi da finanziare. Ma più che il diritto allo studio, finora la misura ha sostenuto uno dei segmenti di mercato più redditizi, quello dello student housing. L’impatto economico della misura del Pnrr è circoscritto ai soli beneficiari diretti dei fondi e, con il sostegno di canoni di locazione più alti di quelli di mercato, si ritorce contro coloro che dovrebbero trarne un vantaggio: gli studenti. E se l’aumento del numero di laureati è una precondizione per rafforzare l’economia italiana, l’assenza di tutela del diritto allo studio indirettamente penalizza tutto il paese.

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  1. Savino

    Andrebbe decurtato l’intero finanziamento del PNRR, perchè l’inattività sulle residenze universitarie fa perdere lo spirito di Next Generation EU, che è spirito strutturale e costitutivo del Fondo.

  2. Max

    Dopo il 110, che ha aumentato i prezzi dei materiali per le abitazioni e rinnovato a spese dello Stato abitazioni a chi poteva già rinnovarsele a proprie spese, la misura sull’esposizione del prezzo medio della benzina, che ha determinato la convergenza dei prezzi al rialzo, attendiamo questa nuova misura, che anche in questo caso danneggerà o comunque non recherà vantaggi ai “beneficiari” (sulla carta), ovvero gli studenti universitari. Indipendentemente dal colore, sembra veramente che un po’ tutti i governi si caratterizzino per scarsa conoscenza dei principi che regolano l’economia, per cui ex-post gli effetti degli interventi sono sempre esattamente opposti a quelli ricercati (sempre sulla carta.). Veramente sorprendente. Capisco che ora col PNRR bisogna spendere in fretta, ma magari facciamolo con un po’ di testa o almeno in modo da non fare danni.

  3. Dani Geri

    Sostanzialmente i soldi del PNRR (pubblici quindi di tutti noi) vanno a finanziare progetti privati di costruzione di studentati di lusso per studenti ricchi, senza un vincolo di canone sociale per studenti più svantaggiati; geniale: costruire con fondi pubblici e incamerare i profitti.

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