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Quanta pazienza con i soldi: l’esempio dei genitori per i figli

Nella gestione del denaro essere pazienti significa saper rinunciare a una somma oggi per averne una più alta domani. È un atteggiamento che i genitori possono trasmettere ai figli? L’esempio si conferma il miglior mezzo educativo, con qualche cautela.

Quanti si dicono pazienti?

La pazienza è una virtù. Saper aspettare aiuta a trarre maggior vantaggio dalle situazioni, incluse quelle legate alla gestione del denaro. Molte volte è una caratteristica innata, ma può essere anche condizionata dal contesto socio- culturale in cui si vive e dall’educazione che si riceve.

Come è distribuita la pazienza tra persone di genere e età diverse in Italia? Come si trasmette la pazienza da genitori a figli?

Una recente indagine campionaria condotta da CSA Ricerche e preparata e finanziata dal Museo del Risparmio di Torino consente di analizzare il livello di pazienza di un campione rappresentativo di ragazze e ragazzi adolescenti e dei loro genitori.

La pazienza è qui misurata dal tasso di sconto intertemporale. È paziente chi rinuncia oggi a una somma (più bassa) immediatamente disponibile per poter beneficiare di una più alta tra un mese.

I dati non evidenziano differenze di genere nei livelli di pazienza degli adolescenti. Nel nostro campione, a essere paziente è rispettivamente il 29 per cento dei maschi intervistati e il 32 per cento delle femmine: percentuali del tutto simili, che non possono essere considerate diverse le une dalle altre ai normali livelli di significatività statistica. Si osservano invece differenze di genere tra i genitori. A essere paziente è infatti il 45 per cento delle madri, mentre tra i padri la percentuale scende al 31 per cento.

Figura 1 – Diffusione della pazienza nei figli adolescenti e nei loro genitori

Nota: nostre elaborazioni su dati dell’indagine campionaria CSA-MdR

Ma si riesce a trasmettere la pazienza ai figli?

I dati dell’indagine evidenziano una forte e significativa correlazione tra la pazienza dei genitori e quella dei figli. Nel nostro campione, avere un genitore paziente aumenta di 38,4 punti percentuali la probabilità che lo sia anche il figlio.

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Quella che emerge è senza dubbio una correlazione più forte e significativa di quanto riscontrato dalla letteratura in altri paesi, molto probabilmente frutto di una specificità tutta italiana. Le famiglie in Italia, come sappiamo, hanno rapporti più intensi e duraturi nel tempo rispetto ad altri paesi e i figli vivono più a lungo con la famiglia d’origine. I genitori hanno quindi più occasioni per trasmettere ai propri figli usi, costumi, valori, abitudini e anche virtù.

Figura 2 – Con cosa è correlata la pazienza dei figli?

Nota: coefficienti stimati di un modello lineare in cui la variabile dipendente è la pazienza dei figli. Il modello include la costante, qui non riportata. Intervalli di confidenza al 95 per cento.

L’importanza del buon esempio

Una recente e importante letteratura ha analizzato come la trasmissione della pazienza tra genitori e figli dipenda strettamente dagli stili parentali adottati dai genitori nella relazione con i propri figli. Lo stile “autorevole”, improntato alla maieutica e al buon esempio, si dimostra in media più efficace di quello autoritario o permissivo nel trasmettere i messaggi educativi.

Dall’indagine CSA-MdR abbiamo informazioni sulla propensione dei genitori alla condivisione delle informazioni e delle decisioni nell’ambito delle scelte economico-finanziarie della quotidianità. Si tratta di un comportamento che può essere ricollegato allo stile genitoriale più permissivo in cui i genitori non dicono ai figli cosa fare, ma li mettono al corrente delle loro decisioni e condividono con loro le informazioni finanziarie della famiglia. L’analisi ci rivela che la socializzazione delle informazioni influisce sulla trasmissione della pazienza. In particolare, la condivisione rafforza la trasmissione della pazienza tra i figli più giovani, di età inferiore ai 18 anni, e tra le figlie. Tra i figli di età inferiore ai 18 anni, avere un genitore paziente che mostra un’attitudine alla condivisione aumenta la probabilità di essere paziente di 19,3 punti percentuali. Avere un genitore paziente che condivide aumenta anche la probabilità che le figlie siano pazienti di 9,9 punti percentuali, ma questa stima, data la limitata numerosità del campione, non può dirsi statisticamente significativa.

La condivisione, tuttavia, è anche un’arma a doppio taglio. Avere un genitore impaziente che adotta un’attitudine alla condivisione aumenta di 13,6 punti percentuali la probabilità che il figlio minorenne sia impaziente e di 12,8 punti percentuali che lo sia la figlia.

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Figura 3 – Stima dell’effetto della condivisione nella trasmissione della pazienza

Nota: coefficienti stimati di un modello lineare in cui la variabile dipendente è la pazienza dei figli. Le regressioni da cui sono tratti i coefficienti rappresentati nel grafico usano come ulteriori variabili di controllo: il genere del figlio e del genitore, l’età del figlio, il fatto che il figlio riceva o meno una paghetta, un indicatore della situazione socio-economica della famiglia. Intervalli di confidenza al 95 per cento.

In sintesi, il buon esempio si conferma il migliore dei mezzi educativi. L’abitudine a condividere informazioni sulla situazione economica della famiglia può amplificare l’effetto dell’esempio, ma lo fa anche con il cattivo esempio.

La pazienza rimane la virtù dei forti e la vera buona notizia è che può essere contagiosa.

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  1. Savino

    Oggi i genitori hanno solo ansia da prestazione per far carriera (e per far soldi) e la trasmettono ai figli, dalla scuola allo sport, altro che pazienti!

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