Stimolare gli investimenti in ricerca e innovazione appare sempre più necessario. Per questo la Ue sperimenta strumenti come gli appalti pre-commerciali, che ridefiniscono il rapporto pubblico-privato sulla base della condivisione di rischi e benefici.
L’innovazione necessaria
Con una competizione globalizzata e una rapida evoluzione dei sistemi di welfare, innovatività e sostenibilità sono diventate priorità non soltanto per le imprese, ma anche per le amministrazioni e le aziende pubbliche, dai cui acquisti dipende circa il 20 per cento del Pil nazionale.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione incentivano investimentie riformein digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, transizione ecologica, mobilità sostenibile, coesione e inclusione, salute. E prescrivono precisi e ambiziosi obiettivi da conseguire entro termini stringenti, attraverso la strutturazione di politiche di sviluppo in grado di stimolare investimenti in ricerca, innovazione, soluzioni resilienti ai problemi ed alle esigenze economico sociali.
Scarse competenze manageriali, deficit di collaborazione con il mercato, difficoltà dei sistemi finanziari e contabili pubblici, frammentazione della programmazione e delle strategie di sviluppo hanno sinora ostacolato la realizzazione di azioni sistemiche, capaci di andare oltre i tradizionali incentivi.
Negli ultimi anni l’impulso della normativa e dei fondi strutturali europei ha favorito l’evoluzione e il consolidamento di strumenti come gli appalti pubblici di soluzioni innovative, utilizzati per diffondere quelle già presenti sul mercato, e gli appalti pre-commerciali, cui si fa generalmente ricorso quando non esistono ancora soluzioni in commercio e sono necessarie nuove attività di ricerca e sviluppo.
Attraverso questi strumenti le stazioni appaltanti condividono la progettazione di servizi pubblici moderni e ottimizzano gli investimenti in ricerca e sviluppo, orientandoli verso la realizzazione di soluzioni innovative, spesso difficili da sviluppare perché richiedono attività eccessivamente costose.
In questo modo la spesa e le procedure di appalto pubbliche vengono utilizzate per guidare l’innovazione dal lato della domanda, favorendo processi virtuosi di concorrenza e una riduzione dei costi di ricerca e sviluppo, acquistando lo sviluppo e la sperimentazione di soluzioni assenti sul mercato o migliori di quelle esistenti, che consentano di modernizzare i servizi pubblici, sostenere la competitività di imprese e sistemi produttivi, consolidare la domanda e il mercato dei prodotti e servizi innovativi, soprattutto nei settori che consentono significativi tassi di incremento dell’occupazione.
Come funziona l’appalto pre-commerciale
L’esperienza degli ultimi anni ha evidenziato le potenzialità dell’appalto pubblico pre-commerciale, un contratto finalizzato all’acquisto non in esclusiva da parte di committenti pubblici di servizi di ricerca applicata e sviluppo sperimentale, che prevede la condivisione dei rischi e dei benefici tra acquirente pubblico e privati e lo sviluppo da parte degli operatori commerciali di soluzioni inedite (o più efficienti di quelle presenti sul mercato) a problemi sociali, economici e ambientali.
Il principio della condivisione di rischi e benefici tra stazione appaltante e operatori privati comporta che le attività di ricerca e sviluppo non siano retribuite interamente dalla stazione appaltante, ma cofinanziate dai privati e, di contro, che i risultati dell’attività di ricerca e sviluppo non appartengano in esclusiva al committente pubblico, cosicché l’operatore economico possa riutilizzare e immettere sul mercato i risultati della propria attività.
Grazie a queste caratteristiche i progetti cofinanziati dall’Ue, anche attraverso programmi transnazionali congiunti, hanno permesso l’elaborazione di soluzioni innovative per accelerare la transizione digitale delle piattaforme di servizio pubblico verso un’economia circolare; di servizi per la tele-riabilitazione dei pazienti in aree isolate; di soluzioni di intelligenza artificiale in grado di aiutare le città a raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica; di strumenti digitali innovativi a supporto della continuità assistenziale per gli anziani e tecniche innovative di autogestione della malattia e del dolore; di piattaforme di telemedicina altamente interoperabili in grado di collegare pazienti e operatori e rilevare i pazienti in terapia intensiva ad alto rischio riducendo la mortalità e la durata della degenza ospedaliera; di soluzioni smart che riducono i costi e aumentano l’efficienza della gestione degli edifici; di strumenti di misurazione intelligente e riduzione delle perdite nel settore idrico; di sistemi di modellazione virtuale delle infrastrutture stradali e strumenti avanzati di gestione del traffico che migliorano la velocità della circolazione veicolare, la sicurezza stradale, l’impronta di CO2; di soluzioni innovative che consentono cure mediche più efficienti e sicure per i pazienti con malattie croniche, di strumenti in grado di migliorare la capacità, l’accuratezza e la qualità della conservazione digitale del patrimonio culturale a costi ridotti; di sistemi di trasformazione dei fanghi maleodoranti in energia pulita e fertilizzante.
L’analisi di tutti gli appalti pre-commerciali (Pcp – Pre-Commercial Procurement) finanziati dal 7° programma quadro rivela significativi impatti a lungo termine su committenti e aziende alcuni anni dopo la loro conclusione: aumento del tasso di successo della commercializzazione dei prodotti sviluppati e di crescita aziendale(circa il 50 per cento delle aziende sta generando ricavi dalla commercializzazione, il 24 delle start-up partecipanti ha ottenuto investimenti azionari ed il 18 per cento ha concluso partenariati per la commercializzazione), miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi pubblici, apertura del mercato a nuovi operatori(il 71,5 per cento del valore dei contratti è stato assegnato direttamente a piccole e medie imprese), incentivo al consolidamento delle imprese e creazione di operatori più grandi e competitivi (il 19 per cento degli appalti pre-commerciali è stato aggiudicato a consorzi di aziende e Pmi), impatto sulla crescita transfrontaliera (il 33,1 per cento degli appalti è stato aggiudicato a livello transfrontaliero, venti volte in più rispetto alla media degli appalti pubblici in tutta Europa), contributo alla crescita e all’occupazione in Europa (il 99,5 per cento degli aggiudicatari svolge l’attività di ricerca e sviluppo in Europa).
I numerosi casi di successo e i lusinghieri obiettivi conseguiti dimostrano le notevoli potenzialità dell’appalto pre-commerciale. Il consolidamento delle politiche europee, il perfezionamento delle procedure attuative e la diffusione di esperienze e buone pratiche replicabili lo rendono uno strumento accessibile ai committenti pubblici.
In Italia, la diffusione di questo strumento è stata finora ostacolata da criticità croniche del sistema nazionale degli appalti concernenti la collaborazione tra pubbliche amministrazioni e mercato e da rilevanti deficit di competenza in relazione alla analisi del fabbisogno pubblico da soddisfare, alla corretta configurazione delle procedure e alla condivisione dei rischi e dei benefici.
Per cogliere le opportunità offerte da questo promettente strumento si rende indispensabile un deciso cambio di rotta, attraverso efficaci interventi di qualificazione delle stazioni appaltanti e una organica e concreta ridefinizione del rapporto pubblico-privato.
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Paolo
Il principio della condivisione di rischi e benefici tra stazione appaltante e operatori privati comporta che le attività di ricerca e sviluppo non siano retribuite interamente dalla stazione appaltante, ma cofinanziate dai privati e, di contro, che i risultati dell’attività di ricerca e sviluppo non appartengano in esclusiva al committente pubblico, cosicché l’operatore economico possa riutilizzare e immettere sul mercato i risultati della propria attività.
Quindi, ricapitolando, i privati vedono ridotto il costo dell’investimento, e se va male perdono di meno. Se va bene guadagnano lo stesso, è limitano la possibilità del settore pubblico di beneficiare dell’esclusiva.
Mi sembra un modo “creativo” di narrare l’ennesimo meccanismo che piace ai privati perché socializza una parte dei costi, garantendo che i profitti rimarranno privati.
Una versione light del project financing, che si è dimostrato uno strumento molto poco utile al settore pubblico, che paga di più servizi su cui perde il controllo (vedi ad esempio metro4 milano e servizi comunali dei piccoli comuni). Mariana Mazzuccato ha parlato di “infantilizzazione” della PA, riferendosi alle tanto glorificate “sinergie” pubblico-privato, alle consulenze ecc. Un comune che per 20 anni smette di gestire i servizi cimiteriali ad esempio, non sarà mai più in grado di farlo; la metro4 ha completamente paralizzato il bilancio del comune di Milano, che si è impegnato a sborsare 4 mld di euro indipendentemente da quanto verrà utilizzata la linea.
Certo, è uno strumento “promettente”: rimane da capire cosa promette e a chi. Stando all’articolo, promette profitti ai privati, in cambio di costi per il pubblico.