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Più tasse sulle successioni per meno tasse sul lavoro

Ridurre il carico fiscale su pensionati e lavoratori dipendenti con reddito medio è possibile. Basta portare la tassazione su donazioni e successioni ai livelli di altri paesi europei. Una semplice modifica delle aliquote darebbe un gettito di 3,5 miliardi.

L’Irpef pagata solo da lavoratori dipendenti e pensionati

La legge di bilancio appena approvata in Consiglio dei ministri contiene molte conferme di misure già in vigore (rivisitazione della decontribuzione e Irpef a tre aliquote) e molte poche novità. Anche perché l’unica vera novità sostanziale doveva essere lo sgravio Irpef per le classi medio-alte. Che ora è appeso ai risultati del concordato biennale/condono, che però è temporaneo e difficilmente potrà consentire il gettito permanente che servirebbe per coprire una riduzione di imposte permanente. L’unica via seriamente percorribile è quella di ipotizzare una riallocazione della pressione fiscale verso basi imponibili attualmente poco colpite e che non abbiano nulla a che fare col rendimento dell’impiego di fattori produttivi come possono essere il capitale e il lavoro.

La tassazione sul reddito da lavoro dipendente è oggi in Italia particolarmente gravosa per livelli di reddito medi. Infatti, successive stratificazioni – e ora un deliberato intento di favorire il lavoro autonomo – hanno dato vita a un modello di fisco per cui di fatto l’Irpef grava solo su pensionati e lavoratori dipendenti, con un reddito medio. I lavoratori autonomi fino a 85mila euro di fatturato hanno la flat tax al 15 per cento, i proprietari di case pagano sul canone di locazione il 21 per cento, sui redditi finanziari la tassazione è del 26 per cento e nel caso di titoli di stato del 12,5 per cento e così via. Le società pagano una Ires del 24 per cento sui profitti. Sono, tra l’altro, tutte imposte proporzionali e non progressive come l’Irpef. La gran parte della pressione fiscale progressiva pesa interamente sulla cosiddetta fascia medio-alta di lavoratori dipendenti che va da 40mila a 70mila euro.

Invece, le imposte sulle proprietà (mobili e immobili), di cui parte gravano su successioni e donazioni, sono proporzionalmente molto inferiori in Italia rispetto ad altri paesi come mostra la tabella 1. La Francia tassa successioni e donazioni 15 volte di più, il Regno Unito e la Spagna 7,5 volte in più. D’altro lato, l’Italia mostra una pressione fiscale su redditi e profitti che supera del 16 per cento quella di Francia e Regno Unito e del 35 per cento quella della Spagna.

Questi dati ci dicono che è sostenibile avere una pressione fiscale più bassa sul lavoro e anche sui profitti, nel caso in cui però si accompagni a una maggiore pressione fiscale su altre basi imponibili, come ad esempio le proprietà.

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Agire sull’imposta di successione

Se vogliamo abbassare la tassazione sui redditi da lavoro dipendente in modo permanente, senza dovere ogni anno avere il problema del suo finanziamento, è necessario spostare il prelievo sulle cosiddette rendite, che non sono il frutto dell’impiego di lavoro e capitale, senza ovviamente aumentare la pressione fiscale complessiva, ma solo per recuperare le risorse per finanziare la minor pressione fiscale sul reddito da lavoro.

Ciò potrebbe essere fatto introducendo un’imposta di successione in linea con quella di altri paesi. Attualmente, in Italia, per le successioni tra parenti in linea retta (coniuge e figli) vi è una franchigia di un milione di euro, oltre la quale si comincia a pagare una quota costante del 4 per cento. Nel caso di fratelli, la franchigia è di 100mila euro, oltre cui si paga il 6 per cento. Per tutti gli altri non vi è franchigia e si paga l’8 per cento. In Spagna e in Francia (ove il coniuge è esente) il sistema è progressivo e le franchigie sono molto più basse. Nel Regno Unito (anche in questo caso il coniuge è esente) si applica il 40 per cento e anche le franchigie sono molto più basse che in Italia.

Il gettito dell’imposta su successioni e donazioni per l’Italia è poco meno di 1 miliardo, per la Francia invece si aggira attorno ai 18 miliardi.

È possibile mostrare come si possano recuperare 6 miliardi lasciando invariate le franchigie vigenti nel nostro paese e applicando la tassazione progressiva per classi di patrimonio, così come accade in Francia. Se abbassassimo anche le franchigie a 350mila euro per la successione con i parenti in linea retta e a 60mila euro per i fratelli, arriveremmo a un gettito di 10 miliardi. In alternativa, si potrebbe avere un’opzione più morbida, con identiche franchigie a quelle attualmente vigenti e un’aliquota del 30 per cento una volta che siano superate: in tal modo si recupererebbero un po’ più di 3,5 miliardi.

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L’imposta sulle successioni è spesso vista come ingiusta perché verrebbe tassato qualcosa che già è stato tassato in passato. Tuttavia, se si pensa a questo intervento accoppiato a una diminuzione della tassazione sul reddito da lavoro, allora ci si può rendere conto che l’aumento dell’imposta di successione potrebbe essere visto come una posticipazione dell’imposta sul reddito da lavoro, nel momento in cui di parte di esso (il risparmio) si appropria chi non ha contribuito a generarlo (l’erede).

La riallocazione della pressione fiscale dal reddito da lavoro alla rendita da successione e donazione deve essere fatta a parità di pressione fiscale, ovvero l’aumento di imposte pagate sulle eredità e donazioni deve essere esattamente compensato dalla diminuzione di quelle pagate sul reddito da lavoro. Adottando ad esempio la proposta morbida, con un gettito di oltre 3,5 miliardi, l’operazione permetterebbe di finanziare lo sgravio Irpef per redditi medio-alti, il cui costo potrebbe aggirarsi tra 2 e i 4 miliardi, a seconda delle opzioni scelte. E tutto sarebbe realizzato allineando in parte la tassazione delle successioni e donazioni a quella di paesi a noi confrontabili.

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15 commenti

  1. Lorenzo Luisi

    Quante risate.
    25 anni fa Berlusconi vinse le elezioni proprio promettendo di abbassare le tasse su successioni e donazioni (esisteva già il sistema delle franchigie e gli italiani mangiarono esca, amo e lenza).
    Una volta sistemate le cose in famiglia lasciò che le stesse tasse fossero ritoccate in su.
    Applausi ai tanti italiani che gli credettero e tanti auguri al governo ah, ah, ah.

    • ALESSANDRO PETRETTO

      Contributo eccellente enaudiano direi. Ottimo il ricorso all’imposta di successione, come tassazione di scopo, finalizzata alla riduzione della tassazione sui fattori produttivi, sui salari e anche sui profitti. Non intaccherebbe la propensione al risparmio, incentivato all’investimento in autofinanziamento da una moderazione della tassazione sul capitale proprio

  2. Savino

    Tutto ciò che è patrimonio conta più, ai fini del gettito (e degli interessi dello Stato) di tutto ciò che è reddito, perchè è più equo intervenire sullo stock dei tesoreggiamenti sterili (decine e centinaia di migliaia di Euro nel materasso), che sul prodotto remunerativo dei fattori produttivi (per dar da mangiare ai figli), compresi i vari passaggi nella successione. Non basta solo una patrimoniale una tantum. L’imponibile fiscale sulle persone fisiche deve essere su base patrimoniale, per rispecchiare la progressività costituzionale. Quindi, deve essere obbligatoria la dichiarazione dei patrimoni (compresi quelli ereditati o ricevuti in dono), piuttosto che quella dei redditi.

    • francesco mario

      E…le giacenza nei paradisi fiscali? Esentasse….la giustizia è ineguale per tutti……

  3. Angelo

    Trovo che la tassa di successione sia la tassa che oltre a finalità di entrata fiscale, potrebbe assolvere anche a altre funzioni. Dovrebbe, almeno in piccolissima parte, riallineare le possibilità dei singoli cittadini. Ci crogioliano nell’osannare la meritocrazia, la possibilità per il singolo che si adopera duramente di affermarsi. Ma ci scordiamo che fra chi nasce in una famiglia ricca e chi povera, la partenza non è sulla stessa linea. Scuole migliori, possibilità di arricchire la propria formazione anche oltre l’offerta scolastica, network di conoscenze a livello dei genitori, con maggiori entrature e possibilità, ecc, ecc, ecc. Se a tutto questo aggiungiamo che ad un certo punto, siano sempre questi individui che hanno la possibilità di avere eredità cospicue, mi sembra ovvio che non ci sia nessuna gara. Avere una tassa di successione alta, vorrebbe dire ridurre, ripeto, almeno in piccolissima parte, le differenze di partenza, o almeno non allungherebbe ulteriormente il divario. Se poi ci sono in ballo le cifre descritte dagli autori non farlo è inaccettabile.

  4. Gentili Autori,
    una sola nota: nel 100% dei paesi con alte tasse di successione la classe media recede o sprofonda. Nei paesi dove non vi sono o quasi tasse di successione la classe media o tiene o fiorisce. Che ne dite?

    In Giappone, in USA, UK, Francia, Svizzera, la classe media è sotto terra, in Cina, Russia, Rep. Ceca, … paesi senza tassa di successione la classe media fiorisce o tiene.

    BASTA con questa farsa, le tasse di successione sono un FURTO legalizzato di ricchezza privata il cui scopo è impedire l’ascensore sociale, che come ben si sa richiede vari passaggi generazionali.

    La realtà è quella raccontata da Churchill tanto tempo fa: uno Stato che cerca di risollevarsi con le tasse è come un uomo che mette i piedi in un secchio e cerca di sollevarsi tirando il manico. È ora di finirla con la cleptocrazia bancaria dichiarando formalmente la banca centrale sotto il Tesoro e generando denaro con l’investimento pubblico (ovvero il pubblico che paga dipendenti ed imprese private, incentiva lavori ecc) così si evita l’inflazione e non si ha agganci risibili come quello all’oro ma un paniere assai sostanziale e vincolato alle risorse naturali, industriali, umane disponibili.

  5. B&B

    Eliminare il senato, le regioni e gli enti inutili per detassare il lavoro produttivo e non le clientele dei partiti.

  6. Luciano Maria Munari

    “L’imposta sulle successioni è spesso vista come ingiusta perché verrebbe tassato qualcosa che già è stato tassato in passato. Tuttavia, se si pensa a questo intervento accoppiato a una diminuzione della tassazione sul reddito da lavoro….” E no, il discorso va bene in assoluto ma non nella fase di passaggio: se tasso oggi il patrimonio lasciato agli eredi tasso ciò che è già stato tassato perché accumulato in un periodo in cui l’accoppiamento con la diminuzione della tassazione sul reddito da lavoro non era attiva, a meno che la nuova norma sulle successioni riguardasse solo i capitali che si cominciano ad accumulare dall’entrata in vigore della norma stessa, adottando un meccanismo di compensazione per i redditi pregressi.

  7. Alfredo

    Purtroppo in Italia tassare il patrimonio è diventato un tabù e la famigerata Patrimoniale è stata spesso e volentieri agitata a mo’ di spauracchio nei confronti dall’elettorato, tanto che nemmeno la Sinistra ha mai seriamente pensato di introdurla.

  8. MARIO

    La tassa di successione non dovrebbe esistere in una democrazia compiuta al 100%

    pensiamoci bene, una persona va a lavorare e viene tassato, (tralasciando il paradosso che più lavora/guadagna più si alzano le aliquote), con quei soldi che gli rimangono quando va a comprare un qualsiasi bene verrà tassato con l’iva, se gli rimane ancora qualcosa e decide di risparmiare per il futuro sarà tassato doppiamente con bollo e imposta sostitutiva.
    L’ articolo propone di tassare per la quinta volta quel denaro.
    Ogni persona dotata di un minimo di senso logico penso possa trarne le conclusioni.

    ci son grosse aziende nazionali che hanno spostato la sede legale in Olanda, ci son dinastie famigliari che si schermano attraverso holding e trust, qualche articolo snocciolando numeri alla mano i suddetti fenomeni e quanto lo stato possa incassare sarebbe interessante, (ricerche parlano minimo di una decina di miliardi)

    Poi chiaro azzannare l’uomo comune è sempre gratis ed evita eventuali rogne “accademiche”.

  9. Marco

    Invece di utilizzare i proventi per abbassare l’Irpef sui redditi medi è urgente utilizzarli per aumentare la no tax area dei pensionati: una pensione di 750 euro mensili paga l’Irpef e le addizionali e le pensioni di questo importo saranno sempre più frequenti in futuro con l’entrata a regime del sistema contributivo.
    Poi è da istituire una no tax area per tutti perché è arbitrario che chi vive con 5000 euro di affitti o redditi finanziari, magari perché non trova lavoro o è un ultrasessantenne che non ce la fa più a lavorare ma arriva ai 67 anni per ricevere la pensione, lo Stato lo costringa a pagare il 23% o il 26% più il bollo sui risparmi (che può portare il tax rate anche al 40%!). Tale no tax area consentirebbe di eliminare tutta quella babele di regole e casi riportati sulle istruzioni del 730 per stabilire se è da presentare la dichiarazione dei redditi.
    Poi è inutile aumentare l’imposta di successione quando il catasto funziona a vani e non a metri quadri: prima di vendere una casa ho dovuto metterla in regola e la rendita catastale è diminuita del 30% !, oppure un appartamento di 80 mq può valere come uno di 60 mq.

  10. GiorgioIV

    Certo, difficile far capire ai difensori dei possessori di grandi patrimoni che tassare a livello europeo con un’opportuna franchigia (diciamo lasciando invariatequelle attuali) ma con aliquota un po’ più alta sarebbe non solo equo moralmente, ma tornerebbe a vantaggio della stragrande maggioranza della popolazione, compresi i difensori di cui sopra.
    Un piccolo appunto: i proprietari di case affittate non pagano solo la cedolare secca al 21% ma anche l’IMU come seconda casa, in genere tassata con l’aliquota max. (10,6 xmille, a Milano 11,4 x mille poi ridotta, bontà loro, di un punto al 10,4 x mille). Facendo la spmma della tassazione globale si ariva a un% globale tra il 40 e il48%, in genere pari o superore all’aliquota massima irpef. Tanto per la precisione.

  11. Fabio

    L’idea, come al solito, non viene valutata a 360*, è miope e estorsiva!
    1) quando si paragona una tassa italiana con quelle delle altre nazioni bisogna analizzare tutte le tasse e accise di quella nazione con l’Italia.
    2) analizzare i servizi che eroga quella nazione con l’Italia
    3) analizzare la sicurezza, anche in termini difendivi, di quella nazione con l’Italia.
    4) analizzati gli stipendi e salari di quella nazione con l’Italia.
    5) in Italia vi sono già molte patrimoniali, bollo sui depositi dello 0,2% anno, imu, ecc.. ecc.
    Conclusione: dopo aver fatto questa valutazione a 360* si deduce che in Italia la tassazione è altissima in rapporto a tutto il resto. Bisogna,anche, maturare l’idea che le tasse non si pagano allo stato ma ai politici che poi utilizzano il denaro publico anche per scopi politici, per l’auto mantenimento del potere, tralasciando i servizi da erogare al popolo.
    Una ulteriore tassazione finirebbe per distruggerr definitamente l’Italia, già impoverita dal malgoverno di 30 anni a questa parte.

  12. Lorenzo

    Leggendo i commenti postati sinora, è interessante notare come tutti gli oppositori alla proposta, non critichino lo “spostamento” di gettito dalle imposte sul reddito alle imposte di successione, ma si focalizzino esclusivamente sull’aumento di queste ultime, indipendentemente dall’uso che verrebbe poi fatto di questi fondi.
    La cosa mi induce a pensare che non si tratti di critiche inerenti l’equo e corretto sistema di prelievo fiscale, da un punto di vista universale (cosa è meglio per la collettività, insomma), ma ben ancorate a situazioni personali.
    Della serie: non venite a toccare la roba mia!

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