La legge di bilancio sposta risorse e competenze espressamente dedicate al contrasto delle ludopatie in un più generale fondo e osservatorio di tutte le dipendenze. La scelta comporta un danno per la salute pubblica, senza vantaggi per le entrate fiscali.  

C’erano una volta un fondo e un osservatorio

La legge di bilancio 2025 contiene due importanti novità sulla dipendenza dal gioco d’azzardo (Gap): l’eliminazione del fondo dedicato e la soppressione dell’Osservatorio per il contrasto della sua diffusione.

I commi 367 e seguenti della legge n. 207/2024 cancellano il Fondo che la legge di stabilità per il 2016 aveva introdotto, con una dotazione di 50 milioni, da destinare esclusivamente al finanziamento di azioni di prevenzione, cura e riabilitazione dal Gap. Al suo posto, è stato introdotto un nuovo Fondo (unico) per le dipendenze patologiche, con 94 milioni complessivi di dotazione. Il 34,25 per cento – dunque, poco più di 32 milioni, da ripartire tra regioni e province autonome sulla base di piani operativi – è riservato alla dipendenza da gioco d’azzardo. Analoga percentuale è poi dedicata ad azioni di contrasto verso altre dipendenze, mentre un 30 per cento è finalizzato all’assunzione di personale nei sistemi socio-sanitari regionali e il residuo 1,5 per cento copre i costi dell’Osservatorio nazionale permanente sull’andamento del fenomeno delle tossicodipendenze.

Dunque, le risorse specificamente dedicate al Gap si riducono nettamente, scendono di poco meno di 18 milioni, benché rimangano (almeno per ora) altri 50 milioni, stanziati annualmente a titolo di finanziamento del servizio sanitario e dedicati a questa dipendenza, ai sensi della legge di stabilità per il 2015.

Altra novità della legge di bilancio è la soppressione dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, introdotto nel 2012 con il decreto legge n. 158/2012 (il “decreto Balduzzi”).

Si tratta di una struttura composta da esperti di designazione ministeriale, rappresentanti degli enti locali ed esponenti del mondo del terzo settore, preposta a valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione della ludopatia. In effetti, l’organo, che opera presso il ministero della Salute, ha svolto in questi anni un’attività di analisi e monitoraggio del fenomeno dell’azzardopatia, fornendo alle istituzioni raccomandazioni, proposte e pareri sui piani operativi regionali. Tutto questo non gli ha risparmiato la scure del legislatore, che ha fatto confluire le sue funzioni nell’Osservatorio nazionale permanente sull’andamento del fenomeno delle tossicodipendenze (che dunque, d’ora in poi, sarà più in generale un Osservatorio “sulle dipendenze”), istituito presso il dipartimento per le politiche antidroga della presidenza del Consiglio (che pure muterà nome per includervi ogni dipendenza). Non esisterà più, pertanto, una struttura dedicata al fenomeno gioco d’azzardo, ma soltanto un organo che non opera presso il ministero della Salute, che – se la composizione ricalcherà quella dell’attuale Osservatorio sulle tossicodipendenze – potrebbe prevedere come meramente eventuale la partecipazione tanto degli enti locali (che invece sono in prima linea nel tentativo di contenimento del fenomeno del Gap) quanto degli enti del terzo settore, che pure si occupano quotidianamente delle persone affette da questa dipendenza.

Del resto, che l’Osservatorio soppresso non fosse ben visto dall’attuale legislatore era già evidente dopo che il decreto legislativo 41/2024, di riordino della disciplina dei giochi a distanza, gli aveva affiancato la Consulta permanente dei giochi pubblici ammessi in Italia, con le stesse funzioni (il che già avrebbe rappresentato una sovrapposizione) ma con la non irrilevante differenza di comprendere al proprio interno anche rappresentanti dei concessionari, benché in palese conflitto di interessi.

Intanto le entrate si assottigliano

La legge di bilancio sembra dunque porsi in continuità con una politica sul gioco con vincita in denaro volta a consolidare la liberalizzazione iniziata dagli anni Novanta, segnando una riduzione dell’impegno dello stato sul fronte sanitario, accompagnata dal consolidamento dell’interesse a fare del gioco una voce importante di entrata. Il processo riformatore in corso (non a caso basato sulle previsioni della delega fiscale) e la pubblicazione dei bandi di gara per le concessioni nei primi giorni del 2025 sembrano confermarlo. E tuttavia, tanto dal Bollettino del ministero dell’Economia e delle Finanze quanto dal Libro Blu dell’Agenzia per le dogane e i monopoli emerge come, negli ultimi anni, alla costante crescita della raccolta (cioè dell’ammontare complessivo delle giocate) non sia seguita una proporzionale crescita del gettito derivante dal settore. Anzi, al contrario, sembra addirittura che nel 2023 (per questo anno il Libro Blu non è ancora disponibile, a causa del ritardo dell’Adm), pur con un incremento della raccolta, si sia registrato una decrescita del gettito, verosimilmente per l’ormai inarrestabile spostamento verso il gioco on line, soggetto a un’imposizione inferiore. Di modo che, se il bilanciamento di interessi tra tutela della salute (pubblica, non solo del giocatore) ed esigenze di bilancio poteva apparire già di per sé eticamente e costituzionalmente discutibile, quest’ultimo elemento lo fa apparire anche irragionevole: al danno delle conseguenze negative sul piano sociale ed economico dell’azzardo patologico, che cresce mentre calano le risorse per fronteggiarlo, si aggiunge infatti la beffa di una voce di entrata che non riesce a tenere il passo.

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