L’abc delle stablecoin

Le stablecoin soppianteranno la moneta tradizionale? Hanno caratteristiche innovative, come la programmabilità, e sono molto meno volatili delle criptovalute. A dominare sono per ora quelle ancorate al dollaro. Gli ostacoli allo sviluppo di quelle in euro.

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Il successo delle stablecoin

Le cosiddette stablecoin (o monete private digitali) sono diventate negli ultimi anni un elemento centrale del mondo cripto. Dagli Stati Uniti l’offerta sta esplodendo, nell’aspettativa (per certi versi euforica e irrazionale) di sostituire dove possibile l’utilizzo delle monete tradizionali emesse dai governi. A differenza dei già noti Bitcoin o Ethereum, che hanno un valore altamente volatile, le stablecoin sembrano attraenti perché promettono (appunto) “stabilità”. Il valore di “1 coin” infatti è sempre garantito essere equivalente a una unità di valuta tradizionale (1 dollaro o, in prospettiva, 1 euro).

Per capire davvero cosa sono, e in che cosa differiscono dalla moneta tradizionale, è utile fare un passo indietro e chiedersi: che cos’è la moneta? Secondo la teoria economica, non è definita dal materiale di cui è fatta (oro, carta o bit digitali), ma dalle funzioni che svolge, che sono tre: (i) mezzo di scambio (la moneta permette di regolare le transazioni evitando le frizioni del baratto); (ii) unità di conto (la moneta fornisce un metro condiviso per esprimere i prezzi); (iii) riserva di valore (la moneta consente di trasferire potere d’acquisto nel tempo).

Oggetti molto diversi possono svolgere queste funzioni. Un esempio classico è quello delle sigarette nelle prigioni, che diventano moneta perché sono facilmente divisibili, diffuse e relativamente stabili. Ma l’elemento decisivo è la fiducia: chi accetta sigarette come pagamento lo fa perché si aspetta che altri le accetteranno a loro volta in scambi futuri. La moneta è quindi, prima di tutto, un equilibrio di aspettative. Le stablecoin cercano di replicare queste funzioni nel mondo digitale. Sono token (unità digitali su una blockchain) emessi da soggetti privati, che promettono di mantenere un valore stabile rispetto a una moneta ufficiale, per esempio il dollaro.

Copertura e ancoraggio

Per capire come funzionano le stablecoin è cruciale chiarire due concetti: (i) il backing (copertura) e (ii) il peg (ancoraggio). Supponiamo che l’emittente si chiami SafePay e la stablecoin emessa EasyCoin. Se SafePay emette 100 milioni di Easycoin, deve detenere 100 milioni di dollari in contanti o titoli sicuri (ad esempio titoli di stato americani) come copertura. Gli EasyCoin in circolazione sono quindi una passività nel bilancio di SafePay, perché ogni possessore ha il diritto di chiederne la conversione in dollari reali in qualsiasi momento, proprio come per un deposito bancario. L’equivalente di titoli di stato compare invece dal lato delle attività di SafePay.

In questo una stablecoin è diversa dalla moneta tradizionale “pubblica” emessa dalla banca centrale. La banca centrale non è strettamente obbligata a detenere un euro di titoli di stato per ogni euro di moneta emessa. Può emetterne di nuova semplicemente accreditandola, perché la sua moneta è accettata e garantita dall’autorità pubblica. Questo sistema si chiama di moneta “fiat”. Una stablecoin, invece, corrisponde a un debito detenuto da un privato (che emette il coin), esattamente come una banca che emette un deposito.

Il concetto di “peg” (ancoraggio) è diverso: il coin mantiene effettivamente il valore di mercato promesso (1 Easycoin = 1 dollaro). Ciò dipende da un equilibrio che si forma sul mercato, reso possibile dal poter riscattare ogni EasyCoin al valore nominale. Il ponte tra “backing” e “peg” è la cosiddetta redemption: cioè la possibilità per l’utente di consegnare un Easycoin e ricevere un dollaro dall’emittente in qualsiasi momento. Se il meccanismo è rapido, liquido e credibile, il prezzo rimane ancorato. Se invece il rimborso è lento, costoso o incerto, può scattare una corsa agli sportelli digitale e il peg si può rompere. Quindi il backing è condizione necessaria ma non sufficiente per la stabilità di una stablecoin. Anche se pienamente coperta (backed) può perdere il peg (cioè l’ancoraggio al dollaro o altra valuta reale) se gli attivi non sono liquidi o se gli utenti perdono fiducia.

Moneta programmabile

La caratteristica forse più innovativa di una stablecoin, rispetto alle monete tradizionali, è quella di offrire agli utenti la possibilità di usare una moneta cosiddetta programmabile su blockchain, senza subire la volatilità delle criptovalute tradizionali.

Qual è la differenza tra moneta digitale e moneta programmabile? Perché una tipica obiezione è: “ma i dollari sono già digitali, li ho sul conto in banca!”. È vero: i depositi bancari sono già numeri su un computer. Ma c’è una differenza cruciale tra moneta digitale e moneta programmabile. La moneta bancaria tradizionale è certamente digitale (anche se quella cartacea sopravvive), ma opera dentro un’infrastruttura chiusa (il sistema bancario). Non è accessibile 24/7 a chiunque nel mondo, non è integrabile in programmi automatici e i pagamenti dipendono da banche, circuiti come Visa o sistemi cosiddetti di clearing come Target2 o Swift. Un utente non può, ad esempio, scrivere un codice al computer che dice: “quando il prezzo del petrolio scende sotto 80 dollari, trasferisci 1.000 dollari al broker” e aspettarsi che la propria banca lo esegua automaticamente. Con una stablecoin sulla blockchain questo tipo di contratti è sempre possibile ed eseguibile istantaneamente. Una stablecoin, quindi, è sia digitale che programmabile. Essendo un token su blockchain, può circolare senza intermediari, essere trasferita istantaneamente in qualsiasi momento e integrarsi in cosiddetti “smart contract”: programmi che eseguono transazioni al verificarsi di certe condizioni. La programmabilità rende le stablecoin un vero mattoncino per costruire applicazioni finanziarie globali: prestiti automatici, assicurazioni digitali, micropagamenti condizionali.

La differenza fondamentale non è quindi tra analogico e digitale, ma tra digitale chiuso (la moneta tradizionale) e digitale programmabile (le stablecoin).

Perché detenere una stablecoin?

Una domanda che circola spesso è: perché un cittadino o un investitore dovrebbe detenere stablecoin invece della valuta tradizionale? Alla luce delle caratteristiche descritte sopra, possiamo pensare a tre ragioni principali.

Primo, operatività cripto: le stablecoin sono native della blockchain e consentono pagamenti istantanei, globali e programmabili. Gli scambi di criptovalute sono molto più pratici dei depositi bancari tradizionali.

Secondo, accessibilità: in paesi con inflazione elevata o controlli sui capitali, ottenere dollari può essere difficile; una stablecoin in dollari può diventare un’alternativa accessibile e molto conveniente.

Terzo, i rendimenti: alcune piattaforme offrono interessi a chi deposita stablecoin, creando un incentivo ulteriore rispetto a tenere semplici depositi bancari.

Stablecoin europee?

Che cosa sta succedendo in Europa su questo fronte? Molto poco. Se un emittente volesse creare una stablecoin in euro, dovrebbe avere riserve in attività sicure denominate in euro. Ma è una difficoltà oggettiva: l’Europa, infatti, non ha un mercato ampio e unificato di asset sicuri paragonabile ai Treasury americani. L’offerta di bund tedeschi è troppo limitata (in termini relativi), i titoli di altri paesi appartenenti all’euro non hanno lo stesso livello di sicurezza percepita. Questo spiega perché oggi il mercato globale delle stablecoin è dominato da quelle ancorate al dollaro e perché replicare il modello in euro è per ora molto più complicato.

In conclusione, le stablecoin cercano di unire la stabilità della moneta tradizionale con la flessibilità della tecnologia blockchain. Ma il loro successo, come quello di ogni forma di moneta, dipende in ultima istanza dalla fiducia: la fiducia che ci sia un backing solido, che la redemption funzioni, e soprattutto che altri continueranno ad accettarle nelle transazioni future. La novità tecnologica della programmabilità apre scenari completamente nuovi: una moneta che non solo circola, ma può anche “eseguire” condizioni e regole in modo automatico. Negli Stati Uniti, l’abbondanza di attività sicure e un ecosistema finanziario profondo sostengono la credibilità degli stablecoin in dollari. In Europa, l’assenza di un mercato unico di safe asset rende la sfida molto più complessa. La questione non è quindi solo tecnologica, ma istituzionale: senza fiducia e senza basi solide, non esiste moneta — che sia fatta di carta, sigarette o bit digitali.

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  1. Da qualcuno che scoprì i BTC nel 2010, il pezzo è un po’ ottimista: le stablecoins oggi sono un modo per gli USA di tentare di salvare il dollaro. Sia tenendo dollarizzati/ridollarizzando un po’ tanti paesi del III mondo, i cui migranti nel I mandano USDT/C e via dicendo a casetta spendendo ben meno che via i circuiti di money transfer classici, e lo stesso pagano varie aziende B2B dal I al III mondo. USDT oggi si narra sia il XVIII creditore dei Treasury USA, sopra la Sud Corea. Poi che sia vero ai più manco importa perché tanto non sono granché detenuti ma giusto scambiati, tenuti per brevi periodi per cavalcare la DeFi, o appunto come mezzo di tramettere dollari perdendo meno in commissioni. Pochi li tengono per l’APR annuale portando liquidità.

    Le stablecoin EUR al contrario sono praticamente tutte solo per usi istituzionali che non si capisce manco quali siano, sono praticamente illiquide, concretamente sono arrivate tardi e senza manco capire a cosa servono da parte delle stesse banche e fintech emittenti (EURC a parte, che comunque resta senza scopo), azzoppate dalla tassazione rapina sulle crypto per cui in UE KYC è visto come un insulto e aggirato allegramente con servizi non-UE che poi sfociano su Visa, Mastercard ecc perché tanto internet non ha confini.

    La sostanza è che il sistema bancario è morto di mancanza di innovazione e cupidigia, come tanti altri, automotive nostrano in testa che tacitò i suoi ingegneri quando dagli anni ’60 spinsero l’elettrificazione che poi han fatto i Cinesi. Se si ammette questo può rinascere l’UE, unita politicamente, partner dell’EEU da cui siamo co-dipendenti, nessuno dei due capace di schiacciare l’altro, altrimenti siamo finiti, piaccia o meno veniamo spolpati poco alla volta per tentare di salvare l’UK e gli USA.

  2. Giuseppe De Arcangelis

    In realtà è possibile programmare acquisti o vendite di titoli in borsa condizionalmente al verificarsi di un certo prezzo dalle piattaforme di broker finanziari, anche offerti dalle stesse banche. Forse un’altra questione è la portabilità internazionale di Easycoin bypassando alcuni costi di trasferimento. Sto pensando alle rimesse internazionali dei migranti: un’infermiera filippina di Los Angeles potrebbe trasferire a Manila direttamente Easycoin con un click e poi localmente il beneficiario pagherebbe solamente la conversione da Easycoin in pesos con costi di trasferimento più bassi rispetto a utilizzare il circuito bancario tradizionale. In un futuro nelle Filippine alcuni beni potrebbero essere direttamente prezzati in Easycoin. Si hanno notizie di costi di conversione? Altra questione è la frazionalità che deve detenere Safepay per il backing: srvirebbe un sistema di assicurazione delle stablecoin, come ne esiste uno per i depositi? Grazie per l’articolo chiarissimo

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