L’operazione “carrello tricolore” lanciata a fine 2023 dal governo non ha modificato l’andamento dei prezzi. Il tema si presta alla demagogia, ma il rallentamento della corsa dei rincari ci sarebbe stato comunque, per gli interventi di politica monetaria.
Chi si rivede: l’inflazione
Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 la dinamica dei prezzi nelle principali economie mondiali ha accelerato, dopo un lunghissimo periodo di moderazione (figura 1a). La fiammata inflazionistica è dipesa principalmente dalle politiche fiscali e monetarie fortemente espansive adottate in risposta alla pandemia, dall’ostruzione delle catene globali del valore, anch’esse riconducibili al Covid e, nel caso dell’Europa, dall’aumento dei costi dell’energia legato all’invasione russa dell’Ucraina.
In Italia, il tasso d’inflazione, calcolato come variazione tendenziale (sui 12 mesi) dell’indice mensile dei prezzi al consumo, ha superato il target Bce del 2 per cento nell’agosto 2021 (non accadeva da più di otto anni) per raggiungere il picco (oltre il 12 per cento) alla fine del 2022; successivamente l’inflazione è calata gradualmente ed è tornata sotto il 2 per cento a ottobre del 2023 (figura 1b).
Figura 1 – Andamento del tasso d’inflazione (%)

Il forte aumento dei prezzi ha comprensibilmente catturato l’attenzione dei media (figura 2a) mentre, al contempo, gli italiani mettevano l’inflazione in cima alle loro preoccupazioni (figura 2b).
Figura 2 – L’inflazione nei media e nell’opinione pubblica

Fonte: Pannello (a): Google trends, dati mensili. Pannello (b): fonte Euromedia research – 4/9/2023.
Il trimestre anti inflazione in Italia
In questa congiuntura, il governo ha introdotto il “trimestre anti inflazione”, noto anche come “carrello tricolore”. La misura, in vigore dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023, è consistita in un patto proposto dal ministero delle Imprese e del Made in Italy alle imprese produttrici e distributrici, libere ovviamente di aderire o meno. Le aziende aderenti si sono impegnate a calmierare i prezzi di alcune tipologie di beni che rientravano in una lista definita dal ministero: beni alimentari e di prima necessità, prodotti per l’infanzia e prodotti per la cura della persona. Si tratta tipicamente anche di prodotti ad alta frequenza d’acquisto, quelli che più influenzano l’inflazione percepita. Anche altri paesi europei hanno adottato misure per limitare la crescita dei prezzi. Dal punto di vista del governo, l’iniziativa era certamente volta a contenere l’inflazione ma anche, verosimilmente, a incassare un dividendo politico a costo zero. Dal lato del settore produttivo, vi era un incentivo all’adesione legato alla visibilità del marchio (le liste degli aderenti e dei relativi punti vendita sono pubbliche) e, forse, a mostrare un atteggiamento di collaborazione verso un governo da poco insediatosi.
Il carrello tricolore ha calmierato l’inflazione?
L’operazione ha calmierato l’inflazione? La risposta alla domanda è utile sia per valutare l’operato e la narrazione del governo sia per farsi un’idea di una proposta simile avanzata di recente dall’opposizione. Abbiamo utilizzato i dati mensili Eurostat sull’inflazione (calcolata come variazione tendenziale sui 12 mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo) per circa 270 beni e servizi (classificazione Coicop a 5 cifre), per i paesi dell’area euro (in modo da fare confronti a parità di politica monetaria), e per il periodo dal gennaio 2021 al dicembre 2024. Tra tutti i beni e servizi, abbiamo individuato quelli interessati dal carrello tricolore (80 beni, rappresentativi di circa un quarto dei consumi totali). Per ottenere un buon gruppo di confronto, abbiamo poi escluso dal campione i paesi che hanno attuato politiche di mitigazione dell’inflazione (Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Lussemburgo), insieme a Lituania, Estonia e Lettonia dove invece l’inflazione generale nel periodo 2022-2023 è stata molto superiore al dato italiano.
La figura 3a mostra una prima evidenza descrittiva. La linea continua rappresenta l’andamento dell’inflazione media dei beni del carrello in Italia, mentre la linea tratteggiata è relativa allo stesso dato per i paesi di confronto: in entrambe le aree il calo dell’inflazione è iniziato circa sei mesi prima della policy e la dinamica per l’Italia non si discosta da quella media europea sia prima, sia durante, sia dopo l’intervento governativo.
Figura 3 – L’effetto del carrello tricolore sull’inflazione

Come passo ulteriore, abbiamo comparato l’andamento dell’inflazione in Italia per i singoli beni del carrello con quello relativo agli stessi beni nei paesi di confronto, tenendo conto di molti altri fattori che potrebbero influenzare l’inflazione e rendere difficile l’individuazione dell’effetto del carrello (per esempio: shock sui costi che non variano tra paesi o l’andamento della domanda aggregata per consumi nei vari paesi; tecnicamente abbiamo utilizzato un modello econometrico del tipo “difference-in-differences”). Si tratta dell’approccio empirico standard per isolare credibilmente l’effetto casuale di una policy in un contesto empirico di questo tipo.
La figura 3b mostra la stima della differenza tra l’inflazione in Italia per i beni del carrello e lo stesso dato per gli altri paesi (riportata sull’asse delle ordinate insieme agli intervalli di confidenza al 95 per cento). Sull’asse delle ascisse si misura invece la distanza temporale in mesi dall’avvio della policy (0 rappresenta ottobre 2023, il primo mese in cui è in vigore). Prima dell’introduzione del trimestre anti-inflazione non vi sono differenze significative, a supportare l’idea che il gruppo di controllo è credibile cosicché eventuali divergenze successive all’introduzione della policy possano essere attribuite alla policy stessa. Nei tre mesi in cui il carrello è stato in vigore (periodi 0, 1, 2) le differenze restano non significative e questo indica che non vi è alcuna evidenza che l’iniziativa carrello abbia frenato l’inflazione. Anche da gennaio 2024 (dal periodo 4), quando la misura non c’era più, le differenze sono statisticamente pari a zero. Insomma, tanto rumore per nulla. Il carrello tricolore ha fallito il suo obiettivo di “ridurre il tasso di inflazione che oggi grava sul carrello della spesa”: l’iniziativa governativa non ha modificato la dinamica dei prezzi, che avrebbe comunque mostrato un rallentamento.
Cosa abbiamo imparato?
Da tutto ciò abbiamo imparato almeno un paio di cose. Primo, l’inflazione non si ferma con accordi di buona volontà. Come da libro di testo, ci ha pensato la politica monetaria a calmierare la corsa dei prezzi. Piuttosto, un governo genuinamente interessato a proteggere i contribuenti dall’inflazione dovrebbe preoccuparsi di limitare le conseguenze del fiscal drag.
Secondo, è molto difficile per i cittadini farsi un’idea degli effetti delle politiche economiche e questo contribuisce alla diffusione di narrazioni demagogiche. Per esempio, se si chiedono lumi a Google o a ChatGPT in materia di carrello tricolore, viene fuori che per il Mimit l’iniziativa è stata un successo, mentre si trovano anche pareri di segno opposto. Spesso il discrimine tra favorevoli e contrari si sovrappone a quello tra l’area politica vicina alla maggioranza e quella legata all’opposizione. In ogni caso, tutte queste valutazioni sono accomunate dall’essere poco credibili perché usano argomenti poco rilevanti, o dati sbagliati, o dati giusti ma interpretati male.
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