L’Eurogruppo ha fatto significative concessioni alla Grecia, ma come in altre occasioni non ha preso decisioni risolutive. Il taglio dei debiti verso i governi europei e la Bce è solo rimandato. Il destino del paese continua a dipendere dalle elezioni tedesche

Nella notte tra il 26 e il 27 novembre, l’Eurogruppo ha preso l’ennesima mezza decisione sul destino dellaGreciaIl comunicato prende atto che il governo e il parlamento greco hanno fatto quanto richiesto dalla Troika: in particolare, sono stati approvato un severo budget per il 2013 e una ambiziosa strategia fiscale per il triennio successivo. Tuttavia, l’Eurogruppo ha anche preso atto che l’obiettivo di raggiungere un avanzo primario del 4,5 per cento del Pil va rinviato di due anni (dal 2014 al 2016), come conseguenza della evoluzione congiunturale peggiore del previsto. Va precisato che, quando si dice che la Grecia ha ottenuto due anni in più di tempo, si dice una cosa inesatta: in realtà, l’aggiustamento fiscale richiesto dalla Troika (compreso l’ultimo pacchetto di 13,5 miliardi) è stato fatto nei tempi previsti, ma il calo del Pil greco non consente di centrare i target fissati dalla Troika stessa.

LE CONCESSIONI DELL’EUROGRUPPO

Preso atto che la Grecia ha fatto i “compiti a casa”, l’Eurogruppo ha proceduto – seppure in modo sofferto – a significative concessioni:

1. riduzione di un punto percentuale del tasso d’interesse pagato sui prestiti bilaterali già concessi dai partner europei con il primo piano di aiuti;
2. estensione di quindici anni della scadenza per la restituzione dei prestiti bilaterali e del prestito concesso dal Fondo di stabilità Efsf con il secondo piano di aiuti;
3. rinvio di dieci anni del pagamento degli interessi allo Efsf;
4 versamento degli eventuali profitti che la Bce realizzerà sui titoli greci acquistati, in un apposito conto che servirà a rimborsare i creditori della Grecia.

L’Eurogruppo ha anche concluso che vi sono le condizioni per erogare la tranche di aiuti, già prevista, di 44 miliardi (di cui 24 per la ricapitalizzazione delle banche greche) tra il prossimo mese e il primo trimestre del 2013. Ciò eviterà alla Grecia di precipitare in una situazione di insolvenza, che sarebbe stata imminente in assenza di questi aiuti.

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IL BICCHIERE MEZZO PIENO E MEZZO VUOTO

Le concessioni sono significative. Tuttavia, arrivano troppo tardi e sono insufficienti perché il problema Grecia possa dirsi risolto. Fin da quando è sorto (ormai tre anni fa), in molti abbiamo osservato che, per avere qualche speranza di successo, il piano di aiuti doveva avere un orizzonte lungo e tassi d’interesse agevolati, imponendo al paese riforme profonde, ma in tempi ragionevoli. La linea iniziale fu invece quella di imporre condizioni penalizzanti e una rapida correzione dei conti pubblici. Solo in seguito questa linea è stata gradualmente corretta, ma sempre in ritardo sugli eventi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
La decisione del 27 novembre non fa eccezione. La vera concessione, che era sul piatto della trattativa e che il Fmi chiedeva, era un taglio del valore nominale dei crediti detenuti dai creditori ufficiali: governi europei e Bce. Non è stato fatto, ma prima o poi si renderà necessario (come già si è reso necessario il taglio dei crediti detenuti dai privati). I creditori ufficiali detengono ormai i due terzi del debito greco: circa 200 miliardi su 300. La traiettoria del rapporto debito/Pil prevista dal piano attuale non è credibile: prevede che, dopo avere sfiorato il 190 per cento nel 2014, il rapporto torni al livello attuale del 175 per cento nel 2016, per poi calare al 125 per cento nel 2020 (una riduzione di cinquanta punti in quattro anni) e infine scendere al di sotto del 110 per cento nel 2022. I casi sono due: o l’economia greca torna a crescere a ritmi sostenuti, oppure si renderà necessario un taglio del debito ufficiale. Lo stesso Eurogruppo sembra credere di più al secondo scenario, aprendo la porta, nel comunicato, a ulteriori misure di assistenza quando la Grecia avrà raggiunto l’avanzo primario. Ciò non avverrà prima del 2014, quindi dopo le prossime elezioni politiche tedesche. Ancora una volta, come sempre da tre anni a questa parte, le scadenze elettorali tedesche condizionano il destino della Grecia.

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IL MISTERO DEL BUY-BACK

Il comunicato menziona anche una operazione di acquisto di titoli propri da parte dello Stato greco. L’operazione potrebbe sfruttare il fatto che il debito greco viene scambiato sul mercato a un prezzo ben inferiore al valore nominale. Il governo greco potrebbe ritirare un euro di debito spendendo una cifra inferiore, ad esempio 30-40 centesimi. Tuttavia, l’esito di queste operazioni dipende molto dalle modalità con cui sono fatte. Se uno stato utilizza risorse proprie per riacquistare parte del suo debito, l’operazione si può tradurre in un vantaggio per i creditori anziché per il paese debitore. Affinché sia vantaggioso per la Grecia, l’operazione dovrebbe essere finanziata dal Fondo Efsf con un prestito senior rispetto ai titoli circolanti sul mercato (si veda la proposta formulata nel maggio 2011). I dettagli dell’operazione sono tuttora avvolti nel mistero. Attendiamo di saperne di più.

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