Lavoce.info

Capire l’italicum

Il testo dell’Italicum depositato in Parlamento chiarisce molti aspetti che nella bozza di riforma elettorale presentata da Matteo Renzi non erano chiari. Ma non proprio tutti. Perché il sistema si conferma complicatissimo. Cerchiamo di spiegare l’elezione della Camera dei deputati.

In una prima analisi della bozza di riforma elettorale proposta da Matteo Renzi e approvata dalla direzione del Pd, eravamo rimasti con alcune domande aperte. La proposta di legge depositata in Parlamento ha risposto ad alcune di queste. Ne abbiamo riassunte alcune con riferimento alla Camera dei deputati.

LE LISTE

– Il numero dei seggi attribuiti ad ogni collegio plurinominale è un numero x, compreso (con uguale) fra tre e sei.
– Il numero dei seggi candidati per ogni lista in ogni collegio plurinominale è un numero y, compreso (con uguale) tra 0,5x e x.
I generi devono essere rappresentati nella misura del 50 per cento, con ovvi arrotondamenti nel caso di seggi dispari; al massimo, possono occupare posizioni consecutive nella lista due candidati dello stesso genere. Ad esempio, in un collegio piccolo sono possibili i seguenti ordinamenti: U U D; U D U; D U U (e viceversa). Tre è il numero minimo di candidati da eleggere nello stesso collegio all’interno della stessa lista per essere sicuri che entrambi i generi siano rappresentati.
non sono ammesse candidature multiple, pena annullamento dell’elezione (art. 10).

ALLOCAZIONE DEI SEGGI

– I seggi sono attribuiti a livello nazionale e poi redistribuiti prima alle diverse circoscrizioni (le circoscrizioni sono mantenute inalterate rispetto al passato: Lombardia 1, Lombardia 2, ecc.) e poi ai diversi collegi plurinominali in cui ogni circoscrizione è suddivisa.
– Viene proposto un tradizionale metodo basato proporzionale su quozienti e resti più alti, al netto dei necessari meccanismi di riattribuzione per tenere conto del premio di maggioranza per il vincitore e di eventuali esclusioni per chi non raggiunge le soglie previste.
Per l’assegnazione dei seggi alla coalizione, vengono conteggiati anche i voti delle liste collegate che però saranno escluse dal riparto perché non superano la soglia.
– Al primo turno, l’eventuale premio previsto è di 112 seggi; il premio è costante se la coalizione o il partito vincente hanno diritto, sulla base dei voti presi, a un numero di seggi compreso tra 215 (il 35 per cento di 617, perché si escludono i seggi attribuiti a Valle d’Aosta e circoscrizione Estero) e 228. Da questo punto in poi il premio diventa decrescente, mantenendo costante il numero di seggi attribuiti al vincitore (sempre 340). In altre parole il vincitore al primo turno avrà di diritto una maggioranza compresa tra il 53 per cento (327) e il 55 per cento (340) dei seggi.
– Al secondo eventuale turno, il vincitore ottiene 327 seggi.
– L’allocazione dei seggi ai collegi plurinominali segue la logica della “performance relativa” di quel collegio nella circoscrizione (meccanismo utilizzato anche nelle elezioni provinciali). Quindi in un collegio plurinominale è possibile che venga eletto un candidato di una lista che ha preso meno voti di altre liste se la sua performance rispetto agli altri candidati della stessa lista in quella circoscrizione è migliore e quella dei suoi concorrenti nel collegio è inferiore.
– Il numero totale di voti a livello nazionale esclude i voti delle liste che non sono presenti in almeno un quarto dei collegi plurinominali. Qui non si capisce che significhi e che fine fanno questi voti e perché ammettere liste in un numero inferiore di collegi se poi non si conteggiano (art 16 comma 1 lett. b).

Leggi anche:  Con più interazione digitale torna la fiducia nelle istituzioni

SCHEDE

Sulle schede elettorali sono presenti anche i nomi e cognomi dei candidati nel collegio.

CASI SPECIALI

– sono previste norme specifiche per l’elezione dei deputati in Trentino – Alto Adige (la regione è divisa in otto collegi uninominali).

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Votare tutti per pagare meno tasse?

Precedente

Il Punto

Successivo

Quando l’autodenuncia non è un condono

10 commenti

  1. Da

    Ma le circoscrizioni non sono i collegi?

  2. Piercarlo Giustiniani

    Ad integrazione di un precedente commento vorrei precisare che solo la percentuale
    del 35% riferita alla totalità dei seggi del Parlamento consente di raggiungere, se sommata al 18% del premio di maggioranza, il 53% dei seggi; se si fa riferimento alla percentuale dei voti occorre determinare la percentuale dei seggi tenendo conto che si elegge solo una quota di Parlamento e del fatto che alcuni partiti non hanno superato lo sbarramento.
    La percentuale di seggi riferita alla totalità del Parlamento è pari quindi alla
    percentuale di voti moltiplicata per la differenza tra 100 e il premio di
    maggioranza e divisa per la differenza tra 100 e la percentuale di voti dei
    partiti che non hanno superato lo sbarramento.
    Percentuale di seggi e percentuale di voti sono uguali solo nel caso in cui la percentuale di voti dei partiti esclusi è uguale al premio di maggioranza; se è inferiore, la percentuale dei seggi è inferiore a quella dei voti; il contrario se è
    superiore.
    Per quanto riguarda la soglia minima, ipotizzando che la legge debba funzionare
    correttamente in una situazione in cui i tre partiti maggiori riescono a
    catturare il 75% dei voti, si può presumere che il secondo partito non scenda sotto una percentuale di voti (calcolata su tutti i votanti) del 25% e (ammettendo una percentuale di voti dei partiti che non superano lo sbarramento del 10%) non scenda sotto una percentuale del 28% dei seggi aggiudicati col metodo proporzionale. A questo valore corrisponde una quota di Parlamento del 34% da assegnare con il metodo maggioritario al secondo partito, se questo si aggiudica il doppio turno,
    affinché raggiunga il 53% dei seggi del Parlamento. Il fatto che questa quota
    sia superiore alla percentuale di voti del partito dovrebbe essere compensato
    dal fatto che gli elettori scelgono tra due partiti quale debba andare al
    governo.
    Infine a mio parere il premio di maggioranza dopo il primo turno dovrebbe essere dato solo quando c’è un consistente scarto nelle percentuali di voti conseguite dai due partiti maggiori.

  3. EzioP1

    Cattivi, sospettosi e incerti pensieri, ma probabili realtà:

    1- Berlusconi è un genio, ha fregato Renzi e tramite questi frega tutti noi, legge elettorale ‘docet’.
    2- In Italia non cambierà mai nulla. La riduzione dei parlamentari sembra avvenire con il trasferimento dei senatori, e dei loro costi, alle regioni, ma il risparmio dov’è ?

    3- Il numero di parlamentari è così di fatto, e quasi per magia, ridotto all’attuale numero dei deputati. E’ cambiato tutto per lasciare le cose come erano prima.

    4- Ma perchè ‘nessuno’ chiarisce questi punti ?

  4. Cepian Masa

    Vado per gli 88, speravo che la buona sorte mi donasse per il mio ultimo voto un bel uninominale classico, che Einaudi raccomandava ( v. il suo ‘Concludendo’),

    Mi toccherà trasferirmi nel Trentino – Alto Adige per farlo. Costerà molta fatica e un po’ di quattrini, ma vuoi mettere la soddisfazione di votare per il signor …(nome e cognome) e non per un contrassegno di lista.

  5. Federica Pintaldi

    Grazie per la spiegazione e la chiarezza. Un dubbio: la coalizione o lista vincente prenderà il 53% come numero di seggi in tutti i collegi? Ossia è come se prendesse il 53% sia nei collegi dove, ad esempio, ha preso il 20% sia in quelli dove prende il 60%? Grazie

  6. Guest

    Una proposta Ockhamiana, quella di Renzi. Un incentivo a polarizzarsi (pre-elezioni) intorno a due soli poli (purché lo facciano a telecamere spente; pur vivendo all’estero, lo scenario e’ disquieting)
    Troppi partiti, particolarismi e frammentazioni, in Italia. E troppe Regioni. Bisogna ridisegnare la struttura politico-amministrativa dello Stato: 20 regioni non hanno alcun senso, meno che meno gli statuti speciali e via dicendo.

  7. Dario Roncadin

    Spiace dirlo, ma e’ il solito pasticcio all’italiana: cambiare tutto per non cambiare nulla. Liste bloccate ed elettori in totale balia delle segreterie di partito.

    • Enrico

      Condivido.

      In effetti è difficile pensare che le segreterie di partito vogliano veramente ridimensionare il proprio potere; considerando poi che l’attuale parlamento è composto da persone nominate dalle segreterie.

    • gianni

      Su 100 elettori quanti al nord segnano nome e cognome? Ma finiamola di blaterare sul quanto sarebbe bello se…, bipartitismo e uninominale all’americana e via cantando. Casini si è arreso ieri. Bertinotti e i comunisti qualche anno addietro. Mancano solo Monti, Berlusconi, Grillo, Pannella, Di Pietro, Nencini, Mauro e poche altre decine e siamo salvi.

  8. Bruno Cipolla

    Salva lega: con questa legge elettorale un partito con duecentomila voti in tre regioni piccole (9.01%) va in parlamento e uno con il 7,99% a livello nazionale (tre milioni di voti) non ci va.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén