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Todos generales

L’applicazione delle norme lasciata all’interpretazione degli apparati comporta spese ingiustificate, specie per gli stipendi dei vertici della burocrazia. Ne è una riprova la vicenda dei vice comandanti dei Carabinieri. Servono regole precise che aggancino le pensioni ai contributi versati.

LA PENSIONE DEL VICE COMANDANTE

Secondo Giampaolo Galli, “i pensionati di oggi non percepiscono un centesimo di più di quanto lo Stato ha promesso loro nel corso dei decenni”. In virtù di questa convinzione, assieme ai deputati del Pd, di Sel e di altri partiti (ad eccezione dei soli “Fratelli d’Italia”) si è opposto strenuamente a qualsiasi contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate che hanno potuto giovarsi e continuano a giovarsi di un forte premio rispetto ai contributi versati. Vogliamo allora sottoporre alla sua attenzione un caso interessante, forse noto fra gli scranni di Montecitorio, ma certamente non ai comuni mortali, che ci è stato oggi riferito.
Fino a poche settimane fa, i vice comandanti dell’Arma dei carabinieri sono andati in pensione con la stessa retribuzione del comandante generale. Come mai? Si deve sapere che ancora oggi il personale militare quando cessa dal servizio per raggiunti limiti di età non solo viene promosso al grado superiore (diciamo, il giorno prima della cessazione), ma rimane anche formalmente a disposizione, per possibili richiami, per ulteriori cinque anni e percepisce un compenso pari alla pensione, integrata da una indennità (indennità di ausiliaria) calcolata in modo da consentire di rimanere agganciati nel periodo alle retribuzioni di chi è ancora in servizio (e che poi verrà considerata nel calcolo della pensione definitiva, quindi a vita). Nel nostro caso, avviene che il comandante generale dell’Arma dei carabinieri (come anche il comandante generale della Guardia di finanza, il capo della Polizia e i capi di stato maggiore delle forze armate) percepiscano un emolumento aggiuntivo alla retribuzione, noto come Sip (speciale indennità pensionabile) pari attualmente a 273mila euro lordi l’anno. L’indennità è percepita in attività di servizio e, quindi, legittimamente, entra nel calcolo della pensione del comandante generale.
Paradossalmente, ai vice comandanti dei Carabinieri fino a oggi la Sip è stata riconosciuta dopo la cessazione dal servizio, per via del meccanismo di calcolo del trattamento economico che spetta al personale militare quando va in ausiliaria. Poiché al momento della cessazione si è promossi al grado superiore (un capitano diventa maggiore, un colonnello diventa generale e così via), ecco che per i vice comandanti l’aggancio, secondo un’interpretazione delle norme decisamente generosa (a rigore ricoprono già il grado massimo, che è quello di generale di corpo d’armata), fa incassare anche la Sip. Pensioni che raddoppiano, con un esborso complessivo, dal 2005 (da quando cioè l’importo della Sip ha avuto l’ultimo importante incremento) a oggi di svariati milioni. Il tutto nel mezzo di una crisi pesantissima, mentre venivano chiesti duri sacrifici a milioni di italiani.
Se si considera che i vice comandanti non possono rimanere in carica per più di un anno e che nel 2013, come in altri anni precedenti, se ne sono avvicendati anche tre, si può rapidamente comprendere l’entità dell’onere finanziario complessivo annuo che si è innescato.

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LA DECISIONE DELLA CORTE DEI CONTI

La questione ha ricevuto l’attenzione della Corte dei conti che, in passato, ha emesso delibere e sentenze non sempre tra loro concordanti, alimentando l’incertezza interpretativa. Ma il nuovo codice dell’ordinamento militare, entrato in vigore a ottobre 2010, ha messo qualche puntello in più, che ha aiutato a uscire dall’impasse. Alla fine, la Corte dei conti (sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato) è stata chiamata a pronunciarsi per dirimere la controversia tra l’organo di controllo della spesa della Ragioneria generale dello Stato e il ministero della Difesa. Per fortuna (e meglio tardi che mai), con delibera n. 21/2013 (adunanza del 12 dicembre), la Corte ha dovuto dire basta, almeno per i vice comandanti transitati in ausiliaria a far data dall’entrata in vigore del citato codice. Una soluzione da male minore, ma che, portando con sé anche il recupero delle somme percepite dalla fine del 2010 a oggi, è verosimile pensare non chiuda definitivamente la vicenda: probabili i ricorsi da parte degli interessati. L’auspicio è che non vi siano dannosi ripensamenti.
La morale è semplice: l’applicazione delle norme lasciata all’interpretazione degli apparati, senza il controllo della pubblica opinione, comporta spese ingiustificate, specie se si tratta di questioni che riguardano stipendi dei vertici della burocrazia, civile o militare che sia. Ci vogliono regole precise che aggancino le pensioni ai contributi versati.

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Manager di società pubbliche: quattro criteri per capire*

  1. Simone Sansoni

    Complimenti, finalmente se ne parla anche fuori dalle caserme.

    • giovanni

      Grazie per parlarne. Se qualcuno ascolta e volesse fare, batta un colpo!

  2. Rita

    Sicuramente in questo caso gli apparati le hanno interpretate in modo non consono, come si evince già dalle perplessità manifestate dalla corte dei conti; trovo invece che l’ammuina fatta dai vertici delle forze armate nulla c’entri con la normativa chiarissima in tema di pensioni erogate col metodo retributivo.

  3. Ettore

    D’accordissimo, leggendo le analisi di Tito Boeri sono sempre più convinto che occorre mettere mano anche alle pensioni già erogate perché ci sono privilegi insopportabili che paghiamo ancora oggi! Le baby pensioni sono ancora 400.000 e ci costano circa 8 miliardi di euro all’anno! Per quale motivo un lavoratore giovane di oggi,che prenderà la pensione, se gli va bene, a 67 anni al 50% dell’ultimo stipendio dovrebbe pagare (stante il sistema a ripartizione) la pensione ad un baby pensionato che la percepisce da quando aveva meno di quarant’anni? Oppure, appunto, perché mai dovremmo pagare le pensioni privilegiate dei militari, dei politici, etc! Il Pd e renzi dovrebbero fare propria questa battaglia!

  4. ellesmere

    298 parole per il Dr Boeri e il Dr Pisauro (e per le informazioni l’Ing Carugi). Finalmente! Le (Vi) ho già segnalato parecchie volte che le proposte “tombali” promesse dal contributivo e sostenute con passione da molti come la madre di tutte le riforme affondano su questi casi (Carabinieri, etc.), che probabilmente un ricalcolo contributivo avvantaggerà ulteriormente. I maggiori danni non sono generati da contributi non pagati (anche per Mastrapasqua immagino la situazione sia in ordine), i danni sono per la maggior parte a valle: i lavori non lavorati! La famosa sfida “e allora basta, andiamo a contare” onestamente e orgogliosamente sostenuta dall’ing Carugi, che stimo e di cui condivido in via teorica le tesi, si infrangerà sugli occhialini dei super-pensionati alla Amato, che sicuramente non hanno buchi contributivi! Alla fine dovremo aumentare questi emolumenti! Vorrei inoltre un suo commento sul metodo di calcolo utilizzato per il famoso contributivo. Un parametro utilizzato è la media di crescita del Pil nel lustro. Non è che desideri parametrare la pensione alla benzina, ma non mi sembra un metodo equo. Il Pil è l’unica cosa che non cresce! Forse le semplici tabelle attuariali Istat sarebbero un metodo o il rendimento dei Cct dei vari anni? Tutto quel che vedo più che un contributivo è un contributivo rivisitato e adattato al momento. Cambiamogli nome! Ho suggerito di non vendere prematuramente la famosa pelle dell’orso: prima chiarire il metodo del ricalcolo, altrimenti nulla! Lei mi risponderà che il momento è difficile. Se è difficile lo è per tutti e quindi tutti contribuiscano (Proposta alternativa di Carugi).
    Mi sembra impossibile stabilire una riforma retroattiva che non danneggi né le buone pensioni (metalli vari) né le pensioni retributive che di retributivo, dopo il contropelo euro, non hanno più nulla. Troppi pasticci, troppe regole, troppe gestioni, più indaga e peggio è.
    Conclusione: l’unico rimedio è l’Irpef purtroppo per “i soliti noti”. Le fasce di intervento le ha già individuate con lo studio sulle pensioni.

  5. “In virtù di questa convinzione, assieme ai deputati del Pd, di Sel e di altri partiti (ad eccezione dei soli Fratelli d’Italia)”. Perché oltre ai Fratelli d’Italia non cita anche il M5S? Lo dico sempre che non si può morire di “Diritti Acquisiti”. Il diritto è lecito quando non lede il diritto comune di tutti noi, nessuno escluso. Se per questo “diritto acquisito” il cittadino deve morire letteralmente strozzato dalle tasse, il diritto acquisito non è più lecito e deve cessare immediatamente.
    E’ un po’ come il fondo Inps dei dirigenti d’azienda in profondo rosso, eroga pensioni altissime pagate dai precari, la soluzione equa (prima di ricalcolare sul contributivo) non sarebbe spalmare il deficit del fondo sui pensionati in essere che fanno capo al fondo manager e non sui precari? Insomma ognuno si paghi la sua pensione, soprattutto se supera i 1500/2000 euro netti mensili.

  6. ellesmere

    Lo so, ci sono troppe parole! Ci provo.
    Guardare avanti è meglio che giocare al ribasso
    Bisogna andare avanti e non regredire. Un giovane di oggi deve ambire ad avere una
    pensione giusta altrimenti si finisce nel gesticolare all’italiana. Tanto rumore!

    Una pensione giusta potrebbe essere anche quella della vecchia formula retributiva, che nonostante tutte le chiacchiere che si raccontano non è stata fatta per le baby pensioni, per le pensioni d’oro, per regalare contribuzioni, e neppure per il todo_generales dell’articolo, o per creare tripli incarichi e triple pensioni.
    Alla fine il todos generales non è poi molto differente dal “todos_tres_incaricos”! Questi sono gli elementi cancerogeni di qualsiasi sistema, ma stanno a valle del sistema pensionistico. Qualsiasi esso sia!!! Qualcuno pensa che Mastrapasqua
    sarebbe penalizzato dal contributivo? E’ un’illusione.
    Lo stesso sistema contributivo è solo una parola su cui diverse formule possono essere utilizzate.
    La maggior parte delle persone pensa che sia una forma di ricapitalizzazione a base inflazione o a base BPT.
    Se così fosse il rendimento per il giovane citato da StromBringer sarebbe molto simile a quello del retributivo che come ormai tutti sanno retributivo non era… (forse si per quelli della regione Sicilia).
    Purtroppo il contributivo è una capitalizzazione a base crescita PIL quinquennale. Peccato che sia l’unico elemento che non cresce in Italia. Ma noi siamo il popolo dei BTP dei CCT.
    Noi indicizziamo i BTP alla crescita del PIL? Il discorso è speculare al gruzzoletto che il giovane sta costruendo per la sua pensione. Al limite lasciamolo libero. INPS ti rivaluta a PIL, bene, se non ti va puoi sempre capitalizzare con
    BTP ( che alla fine sono sempre un pezzo di PIL) che oggi danno il 3,5% o con un fondo di tua scelta.
    La responsabilità della crescita è di tutti. Giovani, vecchi, sindacati, politici, giornalisti. Tutti noi quando non paghiamo l’IVA per l’idraulico, quando non facciamo la differenziata, quando compriamo un prodotto straniero uguale a quello corrispondente Italiano, quando non paghiamo il canone RAI, quando paghiamo in nero un acquisto importante o anche solo al ristorante, quando usiamo la società come bancomat per spese private, quando non capitalizziamo l’azienda ma le proprietà immobiliari della famiglia e poi diciamo che le banche non prestano…. ect ect… siamo dei maghi! ( Lo so sto prendendo i quartili brutti, quelli alle stremità, ma due quartili fanno la metà!)

    Noi Italiani accettiamo e facciamo (chi più e chi meno) tutto questo e crediamo solo nei miracolisti.
    Se abbiamo un politico normale ci propone di fare 10 passi per arrivare alla meta lo ubriachiamo di critiche e poi, con un guizzo nel futuro che non c’è, scegliamo quello del triplo salto a piroetta perché pensiamo di arrivarci prima.

    L’impresa di ripartire è colossale e quindi l’unica maniera di intervenire è quella che tocca tutti e i passi sono 40 forse più.
    Tutti significa IRPEF ( per i soliti noti purtroppo). Il resto è solo fare la punta alle matite e scrivere sui blog!
    Se poi si vuole convincere i giovani che le pensioni non devono superare i 1500/2000€ mensile, va benissimo.
    Ci sono moltissimi paesi civili e democratici che fanno cosi, ma la prima domanda al nuovo impiego, chiarito il livello di stipendio è :-scusi quale e’ il piano
    pensione privato della vostra azienda?
    Il mondo è pieno di danesi e svedesi che hanno ben più di 1500/2000€ netti mese, idem per gli inglesi.
    I giovani vogliono lavoro, vogliono migliorare. Farli guardare in basso già all’inizio è peccato peggiore di quello di spronarli su un difficile futuro! Se
    per assurdo tutti pensassero che la max aspirazione fosse quella di arrivare a 1500€ mese in pensione allora è già finita, possiamo chiudere baracca. L’ Italia sarebbe già
    in stallo e addio a tutto anche ai 1500€ mese.
    Ho finito, meritate un saluto diverso
    Sayonara

  7. serlio

    Dopo il massacro fiscale degli ultimi governi ecco come vengono sperperati i sudati soldini degli italiani…
    Complimenti a chi sostiene la legittimità della tassazione. meno soldi si danno allo stato parassita e meno ne saranno specati. Un ragionamento sin troppo elementare per i soloni che ci governano e sono in parlamento a vita.

  8. Guest

    Grazie! Davvero molto utile. Ma non riesco, purtroppo, a soffermarmi sui “metrics”: inquietante.
    “Era sera tarda quando K. arrivò. Il paese era sprofondato nella neve. Il colle non si vedeva, nebbia e tenebre lo circondavano, non il più debole”. (F.Kafka, Il castello)

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