I tedeschi temono l’azzardo morale: non date i soldi ai paesi periferici (direttamente o con l’acquisto di titoli pubblici da parte della banca centrale) o questi se li prendono e non rimettono a posto i conti. Per convincerli, Draghi si è inventato l’Omt: compro i titoli, ma solo se i paesi chiedono aiuto al Fondo europeo di stabilità e s’impegnano con un memorandum ad introdurre le riforme e, se non rispettano gli accordi, blocco l’acquisto dei titoli. Noi il nostro azzardo morale ce l’abbiamo in casa, nella finanza locale; ci sono parecchie città importanti in bilico, che senza denaro extra rischiano il default. Ma a differenza dell’Europa, poiché l’Italia è un paese sovrano e con una gerarchia ben precisa tra governo centrale e governi locali, una soluzione l’abbiamo inventata. Se un comune dichiara bancarotta, la procedura di dissesto prevede l’arrivo di un commissario, che garantisce solo i servizi essenziali ai cittadini, vende il patrimonio disponibile, blocca l’accumulo degli interessi passivi e sposta se necessario il personale pubblico, allo scopo di raggiungere di nuovo l’equilibrio di bilancio. Certo, c’è qualche ambiguità su quali sono i servizi indispensabili e soprattutto tutte le tasse e le tariffe sono automaticamente portate al massimo livello, con comprensibile arrabbiatura della cittadinanza. È proprio per evitare il dissesto di alcune grandi città, con l’impatto che questo avrebbe sulla politica nazionale, che ci siamo di recente inventati un’altra procedura, il “pre-dissesto”. Diamo i soldi ai comuni prima, senza invocare il dissesto, in cambio di un piano di rientro dal debito e dai disavanzi. Se questo sia giusto o sbagliato dipende da quanto si pensa che la procedura del dissesto funzioni. Ma una cosa è chiara: se in cambio dei soldi non ci sono politiche di risanamento serio si rischia di aprire una voragine senza fondo. Peggio: poiché nessuno è fesso, si rischia di spingere anche i comuni virtuosi a prendere la stessa strada e a cercare di far pagare Pantalone per i propri guai. E, con le condizioni attuali della finanza pubblica, proprio non ce lo possiamo permettere. Il che ci riporta alla vicenda del decreto “Salva Roma”, saltato ieri in Parlamento e che il governo pensa di ripresentare. Senza i 170 milioni previsti nel decreto per il 2014 e peggio ancora senza i 325 già acquisiti per il 2013, previsti nello stesso decreto, il comune non può chiudere il bilancio e rischia di saltare come il decreto. Il sindaco Marino ha già pronte le dimissioni, comunque inevitabili nel caso di dissesto conclamato. Marino ha certo ragione a dire che non è colpa sua il buco ereditato dalle passate gestioni, quegli 816 milioni di deficit lasciati in gentile eredità da parte della giunta Alemanno. Ma o si comincia davvero a mettere una pezza alla situazione romana o non ne usciamo più. La senatrice Lanzillotta aveva proposto, alla presentazione della prima versione del decreto, che in cambio dei soldi e come condizione necessaria per il finanziamento addizionale, s’introducessero una serie di richieste puntuali alla giunta di Roma (blocco delle assunzioni, verifica della situazione del personale, dismissioni del patrimonio, verifica dei costi dei servizi pubblici rispetto a città analoghe, liquidazione delle società partecipate che non abbiano ovvie finalità pubbliche etc.), in larga parte respinte dal governo precedente. È quanto meno opportuno che il nuovo, guidato oltretutto da un sindaco che a quanto pare nella propria città ha lasciato i conti in ordine, le recuperi nel nuovo decreto. Altrimenti la lista dei questuanti si allungherà a dismisura.
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Piero
Sono due paragoni che non si possono fare, nei rapporti italia/Europa noi ci siamo privati della politica monetaria, essa deve essere gestita dalla Bce con delle finalità che oggi non sta rispettando.
Per il rapporto tra stato ed enti locali le norme ci sono dissesto e pre dissesto, perché non vengono rispettate, abbiamo la magistratura contabile cosa fa? Che male c’è dichiarare un dissesto nel comune, vi saranno dei disservizi, i cittadini devono sapere chi sperpera denaro pubblico.
Ben venga il commissario a Roma, essendo la capitale d’Italia sarà un buon esempio per le amministrazioni locali e per l’Europa, in Italia la musica e’ cambiata, abbiamo un Premier deciso al risanamento.