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Quando i papaveri “catturano” i politici: il caso della Farnesina

Diplomatici e dirigenti della Farnesina continuano a godere da anni di ingiustificati privilegi. I politici hanno lasciato fare. Documentare come e perché questo è avvenuto è importante per evitare gli stessi errori in futuro. Un estratto dall’ebook gratuito. 

La società italiana vive una crisi profonda. Il malessere esisteva già, ma la percezione che qualcuno riesca a sfruttare il settore pubblico per evitare qualsiasi sacrificio, ed anzi per perpetuare dei privilegi già di per sé ingiustificati, rende la situazione esplosiva. Purtroppo non è solo una percezione: è la realtà. La Farnesina è un caso eclatante.

L’ebook accluso, scaricabile gratuitamente qui, documenta come sia stata messa in atto una vera e propria campagna di disinformazione per nascondere i privilegi dei diplomatici, e per raggirare quei (pochi) politici che tentavano di riformare l’istituzione. Anche le piccole riforme che sono state annunciate non toccheranno se non minimamente gli ambasciatori e gli alti dirigenti: né il loro numero, né la loro retribuzione.

Ma non basta parlarne, denunciare gli abusi e i privilegi. Bisogna anche capire perché tanti governi hanno fallito nel tentare di correggere questa situazione, ed imparare dalle esperienze passate. Questo è ciò che si propone il breve ebook accluso.

Questo articolo presenta un breve estratto dall’ebook, per documentare la disinformazione e gli errori dei politici che sono caduti nel tranello.

IL BILANCIO DELLA FARNESINA: COME I POLITICI SONO CADUTI NEL TRANELLO

Nella sua audizione al Senato del 3 aprile 2014, la ministra Mogherini diceva: “A fronte dello 0,2 per cento del bilancio dello Stato stanziato dall’Italia per la politica estera, la Francia dedica l’1,8 per cento e la Germania l’1,1.“ Le stesse cifre sono state riportate innumerevoli altre volte. Così scriveva per esempio nel febbraio 2012 la spending review ordinata dal governo Monti, scritta interamente da diplomatici o da parlamentari legati alla Farnesina: “….la Francia dedica alla politica estera l’1,78% del bilancio statale, la Germania l’1,1%…”. Anche il sindacato dei diplomatici scrive:  “Ogni diplomatico italiano svolge il lavoro di cinque diplomatici dei Paesi europei con cui ci compariamo. È un fatto, non un’opinione, poiché utilizziamo meno di un quinto delle loro risorse umane e finanziarie (0,21 per cento del bilancio dello Stato italiano, contro 1,15 della Germania e 1,8 della Francia) per svolgere lo stesso lavoro e con gli stessi risultati.”

Bisognerebbe sempre diffidare da affermazioni palesemente implausibili. Ricostruire la genesi di cifre così assurde induce inevitabilmente a pensare che si abbia a che fare con un mix micidiale di incompetenza e di malafede.

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L’Annuario Statistico del Ministero degli Esteri 2013 riporta (pag. 165, Tabella 3.5) la spesa dei Ministeri degli Esteri per vari paesi, rapportati al Pil e al bilancio dello Stato. Le spese dei Ministeri degli Esteri, in miliardi di euro, sono riportate nella riga (1) della Tabella 2 sottostante. Il bilancio totale dello Stato, come riportato dalla pubblicazione del Ministero, è nella riga 2. Il rapporto tra i due è nella riga 3. In effetti, il rapporto è 0,20% in Italia e 1.15% in Germania.

Schermata 2014-05-06 alle 18.57.58
Dati in miliardi di Euro.
Fonte: Righe (1), (2): Annuario Statistico del Ministero degli Esteri 2013, Tabella 3.5, pag. 165, previsioni. I dati della riga 1 sono al netto della spesa per cooperazione e sviluppo.
Riga (4): Eurostat

Ma si notano subito due anomalie. Secondo la pubblicazione, la Germania, con un Pil che è quasi il doppio del nostro, ha un bilancio dello Stato che è meno della metà del nostro. Il mistero è subito risolto: nella tabella della Farnesina, riprodotta nella riga 2, il “bilancio dello Stato” per l’Italia è definito come la spesa complessiva della Amministrazione Pubblica (cioè, oltre al settore statale, cioè lo stato centrale, anche gli  enti locali e gli istituti di previdenza). Per la Germania, invece, esso include il solo settore statale! Utilizzando la stessa definizione per entrambi, quella della Amministrazione Pubblica si ottengono per il bilancio dello Stato le cifre riportate nella riga 4. Ora il rapporto in Germania è del 0.28% (riga 5), ossia un quarto di quanto affermato da ministro e diplomatici italiani.

La seconda anomalia è ancora peggiore. Come si vede, manca il dato per il bilancio dello Stato in Francia. Come è possibile? Un bambino impiegherebbe non più di due minuti per trovarlo su Internet. In realtà, è stato fatto scomparire. Come per la Germania, nell’annuario del 2007, Tabella 3.7 a pag 11 del capitolo 3, il bilancio del ministero degli esteri francese era diviso il bilancio del settore statale, ottenendo un rapporto di 1.01%. Questo errore viene corretto nell’annuario del 2012, che infatti riporta un rapporto di 0,23%, quasi identico a quello italiano. Evidentemente questa cifra è una fonte di imbarazzo per chi aveva sostenuto che il rapporto era 1,8 percento, quindi nel 2013 si decide di far finta che il denominatore non esista, e il rapporto scompare!

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Dalla riga 5 si evince chiaramente che in Italia il rapporto tra bilancio del Ministero degli Esteri e bilancio dello Stato è sì inferiore a quello degli altri paesi, ma non di molto. Ovviamente, però, il confronto corretto è con il GDP. La riga 6 della Tabella 2 mostra che in questo caso la differenza è ancora più limitata:  0,10 percento per l’ Italia, e circa 0,13 percento per gli altri paesi. Si noti che Francia, Germania e Gran Bretagna sono tutti paesi che hanno un ruolo internazionale ben maggiore dell’Italia, che a livello mondiale è una potenza trascurabile.

COME È POSSIBILE?

Ministri, diplomatici, e giornalisti continuano a usare dati palesemente assurdi, senza nemmeno accorgersene (nel migliore dei casi). E non stiamo parlando di interviste o dibattiti improvvisati: queste cifre sono state ripetute per anni in documenti ufficiali, spending reviews, e audizioni di ministri in Parlamento. Come è possibile?

 

 

Scarica l’ebook:

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53 commenti

  1. Guest

    No comment.
    Grazie Prof. Perotti

  2. gfza

    Una domanda che mi torna ripetutamente in testa: nella EU l’Italia ha in ogni paese un’ambasciata e un consolato. A cosa servono dal momento che eleggiamo direttamente i nostri rappresentanti al parlamento europeo? Mi sembrano tanto il copione del ministero di Monza di memoria leghista.

  3. gmn

    Caro professore, parlare di “privilegi” mi sembra che non aiuti perché la discussione si fa etica: i “privilegi” sono o non sono “giusti”?
    Invece dovremmo parlare del fatto che “Non ce lo possiamo permettere”, “Possiamo trovare gente altrettanto brava a minore prezzo”, “Possiamo ottenere il medesimo servizio a minore prezzo”, “Se trovano un altro lavoro alla stessa cifra vadano pure”.
    Ovvero parlare di risorse limitate, costo delle competenze, valutazione della efficacia dei costi, mercato del lavoro e concorrenza.
    Qualcuno magari lo pagheremo anche di più, ma non farà certo da apripista e ombrello agli altri e il confronto col resto del mondo lo si fa testa per testa e servizio per servizio e non su aggregati che fanno capire poco che ne dice?

    • confronto “testa per testa”: piu’ che confrontare un ambasciatore italiano e tedesco nella stessa citta’ (vd. ebook) cosa si puo’ fare?

      “Ovvero parlare di risorse limitate, costo delle competenze, valutazione della efficacia dei costi, mercato del lavoro e concorrenza”: d’ accordo in linea di principio, ma se continuiamo a parlare di “valutazione di efficacia dei costi” non finiremo mai. A un certo punto bisogna tagliare la testa al toro, altrimenti non se ne esce piu’.

      • gmn

        mi sono espresso male, mi scuso
        parlavo della cornice
        parlare di “privilegi” genera lettere come quella della signora costantini
        parlare del fatto che possiamo avere lo stesso servizio a meno, no

  4. Enrico

    Complimenti, ottimo articolo (come i precedenti d’altronde).

    Che dire? God Save The Italy

  5. DDPP

    Buongiorno,
    ho letto con interesse il suo documento. Credo che possa costituire elemento di interrogazione parlamentare. Se fossi in lei, adesso cercherei di non andare in vacanza in paesi a rischio, se le capitasse qualcosa alle nostre feluche farebbe piacere di dimenticarsi di lei!

    • santiago

      Con soggetti come voi non deve preoccuparsi solo il Prof Perotti, si deve preoccupare chiunque. Addirittura voi stessi vi dovete preoccupare: Bosio docet!

  6. diplomaticus

    Professore,
    come mai non ha mai risposto nel merito alle osservazioni della Signora Lucia Costantini, coniuge di un diplomatico tedesco?

    • santiago

      E chi sarebbe? La regina Elisabetta? Questa Costantini mostrasse lo statino del marito tedesco e lei mostri quello suo italiano!

    • Ecco la mia risposta alla Signora Costantini, con la quale mi sono scusato per il ritardo:

      Gentile Sig.ra Costantini

      Grazie per il suo commento, e mi scusi per il
      ritardo. La sua lettera mi permette
      di fare ulteriore chiarezza sui miei dati. Qui di seguito rispondo alle sue
      considerazioni, una per una. Le anticipo la conclusione: i diplomatici italiani
      guadagnano molto di più dei loro colleghi tedeschi. Il criterio che userò è uno
      solo, l’ unico che ha senso: alla fine del mese, quanti soldi rimangono sul
      conto corrente dei due ambasciatori, indipendentemente dal nome che si vuole
      dare alle varie voci (stipendio metropolitano, indenntià di servizio all’
      estero, indennita’ di rappresentanza), e una volta dedotte le spese per salute,
      istruzione, affitto etc.? E, sempre dal ounto di vista della metodologua, noto
      che lei cita tante indennità e maggiorazioni, ma non ne citaquasi mai l’ ammontare. Quello che conta sono i
      numeri, non i nomi. Ma le dimostero’
      ugualmente che le mie conclusioni rimangono valide, anzi vengono rafforzate.
      Per ulteriori dettagli la rimando al nuovo ebook che puo’ scaricare dall’ homepage de
      http://www.lavoce.info

      Nel fare questo, mi atterro’ semplicemente ai
      dati. Tralasciero’ tutta la parte sui sacrifici dei diplomatici, che
      francamente in tempi di discoccupazione al 13 percento mi sembra un po’ fuori
      luogo.

      Trovera’ le
      mie risposte, IN MAIUSCOLO, interpolate
      fra le sue affermazioni, tra virgolette:

      “La sua analisi mi è sembrata riduttiva
      innanzitutto perché prende in considerazione solo gli ambasciatori. Non tutti i
      diplomatici sono ambasciatori e non tutti i capo missione hanno lo stesso
      grado.”

      LE POSSO ASSICURARE
      CHE NE SONO CONSAPEVOLE. MA DA QUALCHE PARTE BISOGNA PURE INIZIARE. SEMPRE MEGLIO CONFRONTARE PERE CON PERE COHE
      PERE CON MELE.

      “Il trattamento economico dei diplomatici tedeschi
      non si riduce, infatti, alle due componenti da lei citate, stipendio
      metropolitano e indennità di servizio all’estero (Auslandzuschlag), ma
      comprende una serie di benefit e rimborsi che non possono essere tralasciati ai
      fini dello studio comparativo. L’accredito mensile, al netto delle tasse, si
      aggirava intorno ai 18.000 Euro. Esso comprendeva, oltre allo stipendio di base
      e all’indennità di servizio all’estero (Auslandzuschlag):”

      “un’indennità per le spese di rappresentanza
      (Aufwandsentschädigung) soggetta a rendicontazione”:

      ANCHE PER GLI
      AMBASCIATORI ITALIANI, CON LO STESSO NOME

      “un contributo per il coniuge (Ehegattenzuschlag)”:

      ANCHE PER GLI AMBASCIATORI ITALIANO, SEBBENE
      (UNICO CASO) LEGGERMENTE INFERIORE: 20 PERCENTO PER GLI ITALIANI, 30 PERCENTO
      PER I TEDESCHI. IN COMPENSO, IL CONTRIBUTO PER I FIGLI E’ DEL 5 PERCENTO PER
      GLI ITALIANO, 2,5 PERCENTO PER I TEDESCHI

      “un sussidio volto a equilibrare la differenza di
      potere di acquisto (Kaufkraftausgleich)”:

      QUESTO È INCLUSO NEI COEFFICIENTI DI SEDE CON I
      QUALI VENGONO CALCOLATE LE DUE INDENNITA’ ITALIANE

      “ una maggiorazione per la conoscenza di una terza
      lingua straniera (da certificare ad intervalli regolari con un esame) e,
      soprattutto”;

      NON SO A QUANTO AMMONTI QUESTA MAGGIORAZIONE
      (SUPPONGO SIA MINIMA), MA SO CHE I CONIUGI DEGLI AMBASCIATORI ITALIANI POSSONO
      USARE FINO AL 5 PERCENTO DELL’ INDENNITÀ DI SERVIZIO PER PAGARSI COSRSI DI
      LINGUA.

      “ Una indennità di alloggio (Mietzuschuss).
      Infatti, nel sistema tedesco, tutti i diplomatici (e non solo gli ambasciatori)
      hanno diritto al rimborso di gran parte delle spese per l’affitto
      dell’abitazione…. Ogni funzionario partecipa ai costi dell’affitto con una
      quota predefinita, che nel nostro caso ammontava a circa 1500 euro, mentre il
      resto è a carico del ministero.”

      PER GLI AMBASCIATORI (E NUMEROSI ALTRI DIPLOMATICI)
      ITALIANI LA RESIDENZA E’ A CARICO DELL’ AMMINISTRAZIONE. PER GLI ALTRI, L’
      AMMINISTRAZIONE PAGA L’ 80 PERCENTO DELLA DIFFERENZA FRA IL 30 E IL 21 PERCENTO
      DELL’ INDENNITÀ DI SERVIZIO, CHE GIÀ TIENE CONTO DEL COSTO DEGLI AFFITTI.

      “Naturalmente l’amministrazione paga interamente i
      costi dei traslochi all’estero e dall’estero in patria, fino a un volume di 100
      metri cubi per il singolo funzionario più 30 per il coniuge e 10 per ogni
      figlio a carico. Paga per il trasporto delle auto. Paga i costi di una visita preliminare
      nella nuova sede per la ricerca dell’alloggio, i costi di intermediazione
      immobiliare e gli eventuali costi amministrativi per la stipula del contratto
      di affitto… Alla prima assegnazione ad una sede estera si riceve, una tantum,
      un’ indennità di sistemazione (Ausstattungspauschale) pari almeno al 70% della
      remunerazione mensile di base. A ogni trasloco si riceve un’indennità di
      trasferimento forfettaria (Umzugspauschale).”

      IL SUO ELENCO È LUNGO E SUONA IMPRESSIONANTE. MA
      VENIAMO AI NUMERI, L’ UNICA COSA CHE CONTA. LEI SA CHE UN AMBASCIATOPRE
      ITALIANO CHE SI TRAFERISCE IN UNA AMBASCIATA GIÀ PERFETTAMENTE E RICCAMENTE
      ARREDATA COME PER ESEMPIO QUELLA DI WASHINGTON PERCEPISCE CIRCA 60.000 EURO
      QUANDO SI INSTALLA E 40.000 EURO QUANDO LA LASCIA? TUTTO IL RESTO SONO PAROLE.

      “Per gli ambasciatori che prendono funzione esiste
      un’ indennità forfettaria di arredamento (Einrichtungspauschale) pari almeno al
      120% del salario mensile. E’ previsto persino un contributo per l’acquisto di
      nuovo guardaroba (Pauschale für klimagerechte Kleidung) nel caso di
      trasferimento in regioni il cui clima sia diverso da quello dell’Europa
      Centrale!”

      IO CREDO CHE 62.000 EURO SIANO PIÙ CHE SUFFICIENTI
      PER RIFARSI UN GUARDAROBA.

      “Oltre a contribuire alle spese per il trasloco e
      l’affitto, il ministero degli esteri tedesco rimborsa anche il costo delle scuole
      internazionali che i figli dei diplomatici sono costretti a frequentare.”

      QUESTA È L’ UNICA VOCE IN CUI IL SISTEMA TEDESCO È
      PIÙ GENEROSO DI QUELLO ITALIANO. IN COMPENSO, IL SISTEMA ITALIANO FORNISCE UNA
      MAGGIORAZIONE PER FIGLI CHE È DOPPIA DI QUELLA TEDESCA (5 PERCENTO CONTRO IL
      2,5 PERCENTO).

      “Le spese
      sanitarie sono coperte per la maggior parte dall’amministrazione con l’obbligo
      di un’assicurazione privata residuale a carico dei singoli.”

      I DIPLOMATICI ITALIANI SONO ASSICURATi O HANNO LE
      SPESE MEDICHE DIRETTAMENTE RIMBORSATE DALL’ AMMINISTRAZIONE. E LE SPESE
      SANITARIE DEI DIPLOMATICI E DEL PERSONALE, ADDEBITATE ALL’

      AMMINISTRAZIONE,
      SONO ENORMI, ANCHE SE STO DOCUMENTANDOMI PER OTTENERE LA CIFRA ESATTA E
      INNOPPUGNABILE.

      “Si
      compensano i potenziali rischi di sicurezza e di disagio materiale modulando l’
      Auslandszuschlag in base al grado e al livello di “difficoltà” della sede
      estera secondo una classifica dei paesi in 20 zone, aggiornata ad intervalli
      regolari. A titolo di esempio Parigi è considerata di livello 1, Kabul di
      livello 20. Nel nostro caso Tel Aviv era considerata di livello 11.”

      ANCHE IN ITALIA ESISTE LA “MAGGIORAZIONE DI
      RISCHIO E DISAGIO”.

      “Last but not least non bisogna dimenticare che lo
      stipendio netto metropolitano dei diplomatici tedeschi è considerevolmente più
      alto rispetto a quello dei loro colleghi italiani. Nel caso di funzionari non
      sposati e senza figli a carico, ai tre livelli di carriera presi ad esempio nella
      tabella comparativa del suo articolo (Consigliere, Ministro Plenipotenziario,
      Ambasciatore), corrispondenti, grosso modo, ai gradi B3, B6, e B9 nel sistema
      tedesco, le retribuzioni mensili nette in patria sopravanzano quelle italiane
      di almeno 1000 euro.”

      SIGNORA, ANCORA UNA VOLTA, QUELLO CHE CONTA E’ IL
      TOTALE CHE ENTRA IN CASA ALLA FINE DEL MESE. MI SEMBRA DI AVER DIMOSTRATO
      INOPPUGNABILMENTE CHE È PIÙ ALTO NELCASO ITALIANO.

      Roberto Perotti

      • diplomaticus

        Aggiunga peró che quanto entra sul conto dell’ambasciatore italiano viene speso per coprire vari costi del servizio e della missione che per il tedesco sono coperti direttamente dalla sua amministrazione. È per questo che all’italiano entra di più. Concordo: quello che conta é quello che rimane alla fine del mese, che è più o meno lo stesso, visto che l’importo dell’italiano, inizialmente più alto, viene speso per coprire spese che per il tedesco sono già coperte.

        • Ma scusi, ha letto la mia risposta alla signora Costantini? Dimostra appunto che, una volta tenuto conto di tutte le spese, all’ ambasciatore italiano rimane sul conto corrente quasi il doppio che all’ ambasciatore tedesco.
          E perche’ si continua con questa favole dell’ unica indennita’? L’ ambasciatore italiano prende lo stipendio e due indennita’, di servizio e di rappresentanza. Solo quello di rappresentanza viene usato, come dice il nome, per scopi di rappresentanza. Quella di servizio se la mette in tasca, legalmente beninteso, l’ ambasciatore. Inoltre l’ appartamento , l’ auto sdi servizio, i domestici, etc, sono pagati direttamente dall’ amministraizone.
          Francamente, non mi sembra diffile capirlo, se apena si vuole. Guardi che negare l’ evidenza e’ un giochetto che puo’ essre utile per un po’ di tempo, ma a lungo andare vi si ritorcera’ contro.

          • CMTP

            Negare l’evidenza non è infatti una bella cosa, e non mi sembra che la persona alla quale lei ha rivolto questo monito lo abbia fatto. Altrettanto disdicevole è affermare il falso, come lei fa, anche dopo che il Segretario Generale del Mae, sulle pagine del Sole 24 ore, le ha risposto autorevolmente (o lei pensa che siano fandonie?) che l’Amministrazione non si fa carico di tutte le spese da lei elencate – dai domestici, alle multe, alle residenze di tutti quelli (i più) che non sono Ambasciatori, ecc. -, che vanno invece pagate con l’indennità personale. Di quest’ultima, quindi, “in tasca” al percettore non resta certo di più che all’omologo tedesco. Anzi, in tanti casi molto meno: in tutta l’Europa e in non poche altre sedi, dopo aver pagato tutto ciò che si deve per le esigenze di servizio e per le normali necessità della famiglia, non rimane nulla; alcuni mesi si va sotto e si deve fare un po’ di attenzione per compensare il mese dopo. Comunque, finché non ci si rimette addirittura, va bene così, visto che nessuno fa questo lavoro per far soldi (si accorgerebbe presto di dover cercare qualcos’altro se quello è il suo scopo). Se lo si fa perché è ciò che si vuole fare, va comunque bene, perché almeno permette di vivere decorosamente, il che già non è poco. Niente di più, e nessuno lo pretende, perché siamo tutti d’accordo che una simile pretesa, nelle attuali condizioni, sarebbe, a dir poco, sconveniente.

          • Marco

            Caro amico, non è il grado di segretario generale che rende una informazione più o meno veritiera. In questo caso specifico Valensise (Cicero pro domo sua) ha semplicemente continuato a fare quello che fate da un decennio esatto: mascherare confondendo i dati. Il documento del Prof. Perotti consta di 22 pagine, precise, circostanziate e dettagliate. La vostra unica difesa è arroccarvi dietro lo stipendio romano senza entrare nel dettaglio delle posizioni apicali, cui si riferisce il Professore, e soprattutto dell’ISE all’estero. Proprio questa carenza di argomentazioni consentirà che ritorniate a percepire quello che producete. Casomai nel frattempo potrete anche provare a giustificare acquisti milionari immobiliari fatti all’estero e di cui vi sono risultanze ufficiali regolarmente consegnate agli organi di controllo. La soluzione a questa indagine conoscitiva del Prof. Perotti è semplice: mostrare lo statino e provare a spiegare dove vanno circa 40.000 euro mensili tra Ise e rappresentanza. Quante festicciole date al mese (in un momento definito drammatico dal Presidente della Repubblica)?

          • CMTP

            Sarei molto, molto contento di poter mostrare uno statino come quello che lei mi invita ad esibire. Ma sono invece molto, molto lontano dai supposti 40.000 euro, (comprendendo rappresentanza e tutto quanto). Non crederà, spero, che se ricevessi le cifre di cui qui si favoleggia, avrei avuto la spudoratezza di scrivere quello che ho scritto. No, siamo veramente in tutt’altro ordine di grandezza, come è giusto che sia.

          • Marco

            Evidentemente non essendo lei ambasciatore, non è oggetto della ricerca del professor Perotti. Se uno degli Ambasciatori all’estero lo pubblicasse, si eviterebbero tutte queste polemiche.

          • Concordo con quello che ha scritto il lettore Marco qui sotto. Lei si riferisce all’ articolo di Valensise come se fosse il Vangelo. Valensise ha semplicemente ripetuto i concetti e i dati che avevo mostrato essere fattualmente sbagliati. Devo dire, non una grande strategia. Da un diplomatico mi sarei aspettato di meglio.

          • diplomaticus

            Cerchiamo allora di capirci con un calcolo grossolano ma verosimile basato sulla mia personale esperienza:
            Diplomatico italiano di grado medio in una sede extra UE con moglie e tre figli a carico:
            ISE 16000 euro (rappresentanza inclusa) – meno 4000 euro affitto di casa – meno 3000 euro rette scolastiche per tre figli – meno 700 euro per una media di due viaggi di servizio al mese (pagati con l’ISE perché i fondi sul relativo capitolo di bilancio, ampiamente insufficienti, sono già esauriti) – meno 1000 euro per assicurazione sanitaria locale (quella che il MAE rimborsa ha la franchigia troppo alta per coprire le spese mediche di routine) – meno 500 euro per impresa di sicurezza per protezione abitazione in città ad altissimo tasso di criminalità – meno 2000 euro per personale di servizio – meno 1000 euro rappresentanza obbligatoria soggetta a rendicontazione – meno 200 euro telefonate di servizio fatte dal cellulare personale.
            Rimangono 3600 euro: due terzi li spendo in alimenti, benzina, vestiario ecc, un terzo lo metto da parte, e mi compensa lo stare in un Paese veramente difficile.
            Prendiamo ora il mio omologo tedesco sempre con moglie e tre figli a carico:
            ISE 8000 euro + 4000 euro affitto pagato dall’Amministrazione + 3000 euro rette scolastiche pagate dall’Amministrazione + 1000 euro per assicurazione sanitaria pagata dall’Amministrazione +

            Mi fermo qui. Risulta evidente che i sistemi sono completamente differenti (forfettario il nostro, con spese sostenute direttamente dall’Amministrazione quello tedesco), ma che alla fine del mese, grosso modo, ci rimane in tasca la stessa cifra.
            Aggiungo che io uso l’ISE per far fronte a tutta una serie di inefficienze tipiche del nostro sistema, di cui il collega tedesco non si deve minimamente preoccupare: il tedesco non si paga i taxi e i viaggi di servizio con l’ISE; il tedesco non fa le telefonate internazionali di lavoro dal suo telefono personale;
            il tedesco non si paga l’interprete afghano con l’ISE, ecc. ecc.
            Vede Professore, il fatto è che io sarei ben contento che per noi si adottasse il modello tedesco, glielo assicuro. Quello che non capisco, mi creda, è il perché di tanta acrimonia. Riusciamo a ragionare senza essere accusati di negare l’evidenza? Io sono in buona fede e le assicuro che le cifre di cui sopra sono più o meno accurate.
            Nonostante l’apparenza credo che un interesse comune ce l’abbiamo: migliorare un sistema effettivamente migliorabile. Adottare il sistema tedesco sarebbe meraviglioso. Ma da più parti ci dicono che costerebbe di più, e visti i dati che ho riportato lo temo anche io. Ma se si procedesse in questo senso sarei il primo a rallegrarmene.
            p.s.: non mi si venga a dire che 4.000 euro per l’affitto sono troppi: qui questi sono i prezzi nella zona nobile della capitale dove vivono i diplomatici di tutti i paesi e nella mia residenza vengono Ministri, e imprenditori che se vivessi in zone più modeste (e molto meno sicure) non ci metterebbero piede. Il nostro lavoro è connaturato alle relazioni con certi ambienti del paese di accreditamento, se non si capisce questo, è meglio chiudere a tutto vantaggio dei nostri competitors tedeschi, francesi ecc. ecc.
            pps: non mi si venga a dire che devo mandare i miei figli alle scuole pubbliche del Paese dove sono accreditato perché queste semplicemente non esistono.

          • con i numeri ci intendiamo meglio.
            Vede, nel mio articolo mi concentro sugli ambasciatori e i diplomatici di alto livello esattamente per il motivo che dice lei. Sono cosciente che, nella diplomazia come nel resto dell’ Amministrazione Pubblica, man mano che si scende meno generoso e’ il trattamento, non solo in termini assoluti, ma anche in termini relativi, rispetto agli altri paesi.
            Quello che e’ scandaloiso, al di la’ di ogni ragionevole dubbio, e’ il trattamento degli ambasciatori, e anche spesso e volentieri dei nuemri due e tre delle grandi sedi. Sul resto sono d’ accordo con lei. Quello che pero’ non capsico e’ perche’ si continuino a vedere difese a spada tratta della “Farnesina” nel suo complesso, e non si abbia il coraggio di denunciare, anche dall’ interno, situazioni scandalose che tutti conoscono.

          • diplomaticus

            Mi fa piacere che cominciamo a capirci. Non ho modo di verificare quanto da lei riportato sugli Ambasciatori e sull’importo delle indennità di prima sistemazione etc. Quello che le posso assicurare è che, se anche quanto lei scrive fosse vero, va limitato ai soli Ambasciatori. Io nella mia sede sono numero tre e le garantisco che sia a me che al numero due si applicano le cifre, i dati e le circostanze riportate sopra nel mio precedente post. E così in tutto i Paesi dove siamo accreditati Credo che la “difesa a spada tratta della Farnesina nel suo complesso”, che lei non capisce sia stata una conseguenza del Suo modo di porre certe questioni. Nel criticare con veemenza le indennità dei Capi Missione, lei ha, spero involontariamente, offeso tutta una categoria di funzionari orgogliosi di servire lo Stato in condizioni spesso difficili, scatenando i peggiori istinti di una platea sensibile a certi stereotipi (fra cui purtroppo la claque formata da alcuni sindacalisti che rappresentano Aree Funzionali del Mae che pure loro all’estero percepiscono un’Ise per svolgere, nella maggior parte dei casi, funzioni amministrative e di segreteria ordinarie che potrebbero essere svolte tranquillamente da personale locale più economico e più preparato – questo è un altro discorso che pure spero vorrà affrontare un giorno) ma che giustamente è esasperata dai continui scandali di un sistema e di una classe politica che fatica a rinnovarsi. Ora però, io e la maggior parte dei miei colleghi, molti dei quali “si fanno il mazzo” in situazioni veramente difficili e pericolose non ci stiamo ad essere accomunati alla “casta”. Abbiamo vinto uno dei concorsi più duri della Pubblica Amministrazione. Crediamo nel nostro lavoro e nel nostro servizio. Soffriamo e ci indigniamo anche noi per gli sprechi di un sistema che manda in giro per il mondo improbabili e imbarazzanti rappresentanti di 21 Regioni italiane in missioni senza scopo né senso (che fra l’altro pretendono che l’Ambasciatore gli metta a disposizione autovetture e gli offra almeno una cena). Che brucia centinaia di milioni per eleggere rappresentanti in Parlamento di discendenti di italiani che non sanno nulla dell’Italia, non ne parlano la lingua e non pagano le tasse. Che eroga milioni a Enti e Associazioni che dovrebbero promuovere lingua e cultura italiana ma in molti casi perpetuano rendite di posizione pluriennali dei loro titolari. Mentre nei Consolati i soldi per la carta igienica e i toner finiscono a giugno. Gli esempi sono innumerevoli e Lei lo sa.
            E allora, Professore, mi permetta di invitarla a delimitare più chiaramente l’oggetto delle sue analisi: separi nettamente gli Ambasciatori da tutti gli altri funzionari che, pur percependo un’Ise a prima vista alta, alla fine del mese mettono in tasca ben poco. Del resto, anche la Signora Costantini parlava di diplomatici, non di Ambasciatori. Così sarà più facile evitare di confondere mele e pere. Così, vedrà, la difesa a spada tratta si trasformerà in dialogo e ragionamento, anche perché a Farnesina e Sindacato dei diplomatici sarà possibile capire meglio di cosa stiamo parlando. Da parte mia, se un giorno arriverò a far l’Ambasciatore, le prometto che le manderò subito copia del mio statino, così gli facciamo le pulci insieme paragonandolo a quello dei tedeschi, degli americani, dei giapponesi e così via.

          • Marco

            Rispondo alla parte della poesia che riguarda le aree funzionali. Ha perfettamente ragione, spesso sono impresentabili, impreparati ed inaffidabili e tuttavia non li fate rientrare a Roma, ve li tenete nelle sedi anzi li fate partire proprio voi e più sono vecchi e malati e più li accomodate. Per quanto attiene invece al costo del personale a contratto, la invito ad un intelligente silenzio. Forse le sfugge che diverse centinaia di questi contrattisti viaggiano intorno ai 6000 euro al mese. Più di quanto lei stesso percepisce a Roma. Senza contare poi la inaffidabilità di fatto di una persona straniera non completamente controllabile in sede di assunzione e dopo.

          • Marco

            Caro Consigliere d’Ambasciata,
            leggendola ho quasi sentito il bisogno di inviarle un vaglia a sostegno delle terribili spese che lei si trova a sostenere. Poi mi sono ricordato quanto segue:
            ad occhio e croce lei percepisce 11.000 euro di contributo spese abitazione all’anno. Le spese mediche le vengono rimborsate per intero.
            Per quanto concerne le scuole dei pargoli, ammontanti a suo dire a 36000 euro, mi sovviene che vi e’ un rimborso pari al 90% della somma spesa.
            Tirando dei totali molto semplici mi sembra di capire che le restano come “tesoretto” poco più di 7500 euro al mese (non 3600), ovviamente cui va aggiunto il suo stipendio metropolitano di 3100 netti cui lei ha dimenticato di riferirsi. Totale pertanto: 10.600 euro più, euro meno. Sarebbe di buon gusto evitare di gettare fumo negli occhi in questo modo soprattutto perché l’indagine del Professor Perotti è relativa ai suoi superiori. Le risparmio i commenti su taxi, vestiario e cibo che non sono spese che lei sostiene perché all’estero ma sono comuni a tutti i dipendenti anche quelli da 1000 euro al mese.

          • Caloul

            La sua risposta è miope. Mi permetto di dire che chi sta negando l’evidenza qui é Lei.

        • Alberto Lusiani

          Ma da quanto ho letto Roberto Perotti ha fatto un confronto sensato da cui emerge che i guadagni personali (compensi meno spese) degli ambasciatori italiani sono nettamente superiori a quelli dei loro colleghi di Stati piu’ ricchi i termini pro-capite dell’Italia.

          • Marco

            Il confronto sensato purtroppo si scontra con la mendacia eletta a stile di vita di questi “managers”. La soluzione è molto semplice: facciamo come in tutto l’Occidente. Stipendio Presidente degli Stati Uniti: 400.000 dollari lordi. Entrate totali dell’Ambasciatore d’Italia a Washington: 670.000 dollari (al cambio odierno). Si pubblichino statini Ise, statini stipendi metropolitani e si ricordi al Presidente Renzi che i gradi di Ministro Plenipotenziario e quello di Ambasciatore sono di nomina politica. La carriera di questi gentiluomini si ferma e si deve fermare a Consigliere d’Ambasciata. Si dovranno accontentare (ma sta per cambiare la musica) di 20.000 euro al mese. Qualcuno di loro li definiva i 20.000 euristi!

      • Lucia Costantini

        Gentile Prof Perotti,

        La ringrazio della sua risposta al mio commento. Mi permetto comunque di replicare a mia volta, lanciando un altro sasso nello stagno. Quello che mi premeva far notare, commentando il suo primo articolo, era che il paragone “ideale” che lei fa a mio parere non regge perché mette a confronto sistemi completamente diversi e non prende in conto altre variabili. Ed essendo un paragone falsato non mi sembra una base di riflessione “sana” per avviare un dibattito sui costi dell’amministrazione. Non ho monetizzato, come lei dice, le varie componenti dello stipendio di mio marito perché esse dipendono da una serie di variabili quali anzianità nelle carriera e nel grado, classe di imposizione fiscale, composizione del nucleo familiare, livello della conoscenza provata di ulteriori lingue, livello dei prezzi nel paese di riferimento etc….
        L’importante era che nel mio caso un funzionario tedesco, non capomissione e di grado inferiore a quelli che lei usa come paragone, alla fine del mese aveva sul conto corrente 18.000 euro. Inoltre per giudicare imparzialmente il suo trattamento economico ritenevo che bisognasse prendere in conto tutti i rimborsi accessori contabilizzati a parte, di cui ho fatto una lista (nonesaustiva). Tutto ció per esprimere la mia perplessità riguardo alla comparazione che lei fa con una cifra di gran lunga inferiore.

        Non è comunque mia intenzione contestare le sue cifre, non è il mio mestiere né tocca a me difendere gli stipendi della diplomazia italiana. Quello che mi sento di criticare è il suo metodo e il suo approccio.
        Perché alla fine quello che conta non è, a mio parere, quanto resta sul conto corrente, ma se ciò che ognuno riceve è commisurato alla qualità e quantità del lavoro e ai bisogni della sede e soprattutto come fare per evitare sprechi e ingiustizie e rendere il sistema più efficace e meno costoso per le casse pubbliche.
        Nelle sue analisi lei usa quasi come fossero sinonimi e quindi interscambiabili termini quali diplomatici e ambasciatori, residenza e ambasciata.
        Una confusione fuorviante che viene propagata e
        amplificata da media e rete. Le faccio solo qualche esempio: nel suo pamphlet lei esordisce con “..in media i diplomatici italiani guadagnano 2,3 volte i loro omologhi tedeschi”. E’ possibile, ma non è quello che si evince dalla tabella, che mette a confronto solo una lista random di capimissione (ambasciatori, anche se con grado diverso) e non è un’analisi comparativa esaustiva del trattamento economico dei due servizi diplomatici. Continua scrivendo che “tutti i diplomatici di carriera percepiscono uno stipendio metropolitano. Per i diplomatici residenti esso è di circa 10.000 Euro”. Non so quale sia la sua fonte ma dubito fortemente che ciò possa essere possibile.
        A più riprese lei sembra considerare scandaloso che gli ambasciatori abbiano un rimborso per il trasloco (facendo l’esempio di Washington con i suoi 62.000 e 40.000 Euro) “nonostante l’ambasciata sia ovviamente già arredata”. Certo l’ambasciata è sicuramente già
        arredata (in quanto si tratta degli uffici), e probabilmente anche la parte della residenza dell’ambasciatore che è adibita alla rappresentanza, ma nella maggior parte dei casi ogni ambasciatore porta con se oggetti personali e di arredamento per la parte della residenza che è adibita a suo appartamento. Non penso sia possibile partire per una missione di qualche anno all’estero solo con il bagaglio concesso dalle compagnie aeree!
        Il problema è far si che venga pagato solo il trasloco che è effettivamente avvenuto, all’interno di un budget massimo che probabilmente per i capi missione deve essere inferiore a quello dei funzionari (e non) che devono traslocare con tutte le loro masserizie. Sistema sicuramente più equo ma non necessariamente meno oneroso per le casse pubbliche. Tanto che in Germania, dove tutti i traslochi del personale sono pagati secondo una procedura scrupolosissima per evitare abusi, cominciano a levarsi voci a favore di un rimborso forfettario che indurrebbe minori costi di gestione.
        Anche per quanto riguarda le differenze tra l’ISE e l’indennità di rappresentanza mi sembra lei coltivi qualche confusione. Non posso esprimermi sul sistema italiano ma, per quanto riguarda la Germania, l’Auslandzuschlag è, come ho scritto nel mio commento, una indennità che serve a compensare i disagi e le difficoltà legati alla particolarità della vita del personale dello stato all’estero (non solo i diplomatici ma anche i funzionari di altre carriere e ministeri, gli impiegati, i militari e via dicendo). E’ quindi, legittimamente, una parte dello stipendio di tutte queste categorie. Questo aspetto è riconosciuto in Germania da una legge apposita sul servizio estero. Se questo disagio e questa particolarità del lavoro nel servizio estero non fossero riconosciuti dalla società (e mi sembra questa la sua posizione, dato che rifiuta di prenderli in considerazione nella sua analisi) allora l’ISE non avrebbe alcuna ragion d’ essere, per nessuna categoria. Se esiste è perché l’amministrazione ha considerato che la vita e il lavoro dei diplomatici e di quanti sono inviati all’estero sono più complicati e difficoltosi di quelli del personale residente nel paese. Si può sicuramente mettere in discussione l’ammontare di questa indennità in relazione a grado e responsabilità, come per tutti gli altri compensi dei funzionari pubblici, ma non trovo serio disconoscerne il significato. E se si vuole usare il paragone con il sistema tedesco si deve riconoscere che l’ISE tedesca è inferiore a quella italiana anche perché tante voci che quantificano il disagio in Germania sono rimborsate separatamente e ad personam (non penso sia necessario rifare la lista). Si deve poi anche prendere in conto il fatto che ciò è possibile in Germania grazie all’esistenza di una imponente e ben rodata macchina amministrativa, basata, per esempio, anche su carriere intermedie (mittlere e gehobene Dienst) formate ad hoc e della cui formazione (pagata) para universitaria e universitaria il Ministero degli Esteri tedesco si assume i costi (all’interno di una propria Accademia).
        Per quanto riguarda l’indennità di rappresentanza sottoposta a rendicontazione in nessun momento essa serve a “far funzionare l’ambasciata” o a “pagare i costi dei viaggi di rappresentanza”. Essa può essere considerata come il rimborso delle spese che il diplomatico (e la sua famiglia) deve sostenere per fare una parte del suo lavoro, che consiste anche nell’organizzazione di eventi conviviali, nella cura dei contatti sociali e politici, nell’approfondimento della conoscenza del paese. Se non si da prova di aver fatto questo lavoro l’indennità o parte di essa deve essere restituita. Ma mi sembra evidente che questo caso è estremamente raro dato che le cosiddette attività di rappresentanza sono parte imprescindibile del lavoro di tutti i diplomatici (e non delle altre carriere).
        Passando alle residenze mi preme precisare, per esempio, che i capi missione non diventano i “proprietari” della residenza, ne sono solo i custodi al servizio dello Stato. La residenza di un ambasciatore
        è la vetrina del nostro paese, gli immobili con le opere d’arte e gli arredi che vi si trovano sono parte della funzione di rappresentanza di ciascuno Stato e non proprietà privata dell’uno o dell’altro ambasciatore. Si può decidere, come Stato, di non poter più sostenere le spese di gestione o di affitto di questo patrimonio e di volerlo ridimensionare (tanti paesi hanno scelto di avere residenze meno rappresentative e meno costose in periodo di crisi) così come si può decidere di ridurre i compensi dei funzionari, ma non si può rimproverare ad un capo missione di abitarvi. Sarebbe come rimproverare all’ambasciatore francese a Roma di abitare a Palazzo Farnese o a quello americano di risiedere a Villa Taverna. L’idea che lei propaga è che gli ambasciatori, come categoria, sfruttino il servizio pubblico per assicurarsi una vita lussuosa all’estero a spese dello Stato e per di più con la connivenza di una sorta di “cupola” che permetterebbe loro di perseverare in tali attività. Questo, sinceramente, lo trovo non solo ingiusto ma anche irresponsabile. Inoltre, a causa dell’uso disinvolto dei termini, quest’accusa viene allargata a tutti i “diplomatici”.
        Ho letto con interesse tutti i suoi interventi su questo tema e devo dire che, in generale, non ho ben capito in che veste lei si esprima. In quella di tecnico interessato alla razionalizzazione dei costi dello Stato? In quella dell’accademico che compara due sistemi per analizzarne pro e contro al servizio dell’azione politica o in quella del giornalista di assalto che fustiga e denuncia consumi e sprechi? Non mi spiego per esempio il suo indulgere in considerazioni tipo “ la diplomazia italiana non è conosciuta
        per la sua efficienza…” ; i riferimenti al lusso e all’arredamento delle residenze degli ambasciatori come fossero loro proprietà; il riportare in un elaborato che si vuole scientifico dichiarazioni anonime o affermazioni basate sul “si narra”. Tutte le cifre che lei definisce inoppugnabili hanno a suo dire come fonte la Farnesina, ma non è specificato se si tratta dell’ufficio studi o del personale o se le sono state confidate da qualche insider.
        Per terminare devo confessarle che sono esterrefatta dalla campagna di denigrazione nei confronti della carriera diplomatica che i suoi articoli hanno scatenato sui media italiani. Anche in Germania, naturalmente, i diplomatici sono considerati un servizio dello Stato in qualche modo privilegiato, e nel corso degli anni non sono mancati tagli e razionalizzazioni (prima fra tutti una progressiva riduzione degli organici) per rendere il sistema più efficiente e meno costoso.
        Mai però sull’onda di campagne emotive e potenzialmente demagogiche. Mai, inoltre, si è messo in discussione il ruolo e l’importanza della funzione diplomatica per la vita di uno stato. Come ho già affermato non tocca a me difendere la diplomazia italiana, ma come cittadina italiana adusa alle relazioni internazionali e come moglie di un diplomatico, non posso che stigmatizzare il pressapochismo e spesso l’ignoranza che si cela dietro a molte prese di posizione. Mi disturba l’iconografia del diplomatico tutto lusso e ricevimenti quando in prima persona vivo la realtà di un mestiere difficile, che non conosce orari, che a tutti i livelli presuppone vaste conoscenze e assunzione di grandi responsabilità. In Italia è un mestiere in alcuni casi sovra pagato? E’ una professione regolata da un sistema antiquato e che genera sprechi e ingiustizie? E’ un baluardo del nepotismo? Può darsi, e ben venga una riflessione (e ci si augura un’azione riformatrice) in proposito. Ma dalla classe politica italiana e dai suoi corifei mi aspetto che tale riflessione si faccia come minimo sulla base di dati omogenei e studi verificati e condivisi, con fini e obiettivi ben chiari e non su ipotesi complottiste e sulla base di “quello che resta alla fine sul conto corrente” di un pugno di funzionari. E, soprattutto non rischiando di minare la credibilità di una carriera che in ogni paese è considerata uno dei pilastri dell’azione dello stato. Come sempre happy to discuss. Cordiali saluti.
        Lucia Costantini

        • Gent.ma Sig.ra Costantini,

          lei vuole dare lezioni di metodologia, ma non si puo’ certo dire che abbia il dono della sintesi. Mi costringe a un lavorso straordinario. Pero’ ha trovato pane per i suoi denti, non posso permettermi di non risponderle perche’ un mio silenzio verrebbe interrpetato come accettazione delle sue posizioni. Lungi da me.

          Come sempre, le mie risposte alle sue principlai affermazioni sono sotto, in MAIUSCOLO.

          il paragone “ideale” che lei fa a mio parere non regge perché mette a confronto sistemi completamente diversi e non prende in conto altre variabili. Ed essendo un paragone falsato non mi sembra una base di riflessione “sana” per avviare un dibattito sui costi dell’amministrazione. Non ho monetizzato, come lei dice, le varie componenti dello stipendio di mio marito perché esse dipendono da una serie di variabili quali anzianità nelle carriera e nel grado, classe di imposizione fiscale, composizione del nucleo familiare, livello della conoscenza provata di ulteriori lingue, livello dei prezzi nel paese di riferimento etc….

          SIGNORA, LEI USA IL SOLITO ARGOMENTO DI CHI NON HA PIU’ ARGOMENTI. E MI PERMETTO DI DIRLE CHE COME LEZIONE DI METODOLOGIA E’ MOLTO STRANA. APPUNTO PERCHE’ I DUE SISTEMI SONO DIFFERENTI, HO PRESO L’ UNICO CRITERIO UTILIZZABILE. DUE AMBASCIATORI, NELLA STESSA CITTA’, UNO TEDESCO E UNO ITALIANO, SENZA FIGLI E SENZA CONIUGE. CHI SI RITROV A CON PIU’ SOLDI SUL CONTO CORRENTE ALLA FINE – DEDOTTE LE SPESE DI ALLOGGIO, DOMESTIC, ASSICURAZIONE MEDICA ETC.? COME SCIENZIATO SOCIALE, LO TROVO UN METODO PERFETTAMENTE LEGITTIMO, E MOLTI SCIENZIATI SOCIALI SONO D’A CCORDO CONE ME.

          LASCIAMO POI PERDERE IL RESTO: IL LIVELLO DELLE ABITAZIONI, SE VUOLE LE MANDO UN PO’ DI LINKS ALLE FAMOSE MAGIONI DELLE AMBASCIATE ITALIANE ALL’ESTERO.

          Inoltre per giudicare imparzialmente il suo trattamento economico ritenevo che bisognasse prendere in conto tutti i rimborsi accessori contabilizzati a parte, di cui ho fatto una lista (nonesaustiva).

          MA SIGNORA, L’ HO FATTO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

          Quello che mi sento di criticare è il suo metodo e il suo approccio.
          Perché alla fine quello che conta non è, a mio parere, quanto resta sul conto corrente, ma se ciò che ognuno riceve è commisurato alla qualità e quantità del lavoro e ai bisogni della sede e soprattutto come fare per evitare sprechi e ingiustizie e rendere il sistema più efficace e meno costoso per le casse pubbliche.

          SIGNORA, ANCHE QUESTO E’ L’ ESTREMO RIFUGIO DI CHI NON HA PIU’ ARGOMENTI.

          QUELLO CHE CONTA NON E’ CIO’ CHE RIMANE SUL CONTO CORRENTE? E ALLORA DI CHE DISCUTIAMO? ALLORA PERCHE’ NON DIMEZZARLO?

          MA SE PROPRIO VUOLE METTERSI SU QUESTA STRADA, ALLORA BISOGNEREBBE CHE LEI MI FORNISCA DEI CRITERI OGGETTIVI, E CHE ACCETTI L’ IDEA CHE UN AMBASCIATORE BRAVO A APARIGI PRENDE 30.000 EURO E UNO PESSIMO A LONDRA NE PRENDE 10,000.
          QUANTI AMBASCIATORI SONO DISPOSTI AD ACCETTARE QUESTA IDEA? CHI ACETTA L’ IDEA CHE IL LORO STIPENDIO VERRA’ DECURTATO SE OPERANO MALE, AMMESSO CHE SI POSSA MAI MISURARE? CHI MAI FARA’ QUESTO? NON L’ ITALIA, NON LA GERMANIA, E LEI LO SA BENE. IL RESTO E’ RETORICA E BELLE PAROLE DI CHI PUO’ PERMETTERSI DI OSSERVARE UN PAESE CON IL 130 PERCENTO DI DEBITO SENZA PROPORRE SOLUZIONI CONCRETE.

          LEI SA BENE CHE MISURARE LA QUALITA’DEL LAVORO DI UN AMBASCIATORE E’ IMPOSSIBILE, E SE SI TENTASSE PROVOCHEREBBE IN CONTENZIOSO INFINITO. SAREBBE UN MODO PER PROCASTINATRE QUALSIASI DECISIONE DI 40 ANNI.

          Nelle sue analisi lei usa quasi come fossero sinonimi e quindi interscambiabili termini quali diplomatici e ambasciatori, residenza e ambasciata.
          Una confusione fuorviante che viene propagata e
          amplificata da media e rete. Le faccio solo qualche esempio: nel suo pamphlet lei esordisce con “..in media i diplomatici italiani guadagnano 2,3 volte i loro omologhi tedeschi”. E’ possibile, ma non è quello che si evince dalla tabella, che mette a confronto solo una lista random di capimissione (ambasciatori, anche se con grado diverso) e non è un’analisi comparativa esaustiva del trattamento economico dei due servizi diplomatici.

          OK, LA PROSSIMA VOLTA SARO’ PIU’ PRECISO. IN ATTESA DI AVERE DATI SUGLI ALTRI DIPLOMATICI, MI LIMIETRO’ A PARLARE DI AMBASCIATORI.

          Continua scrivendo che “tutti i diplomatici di carriera percepiscono uno stipendio metropolitano. Per i diplomatici residenti esso è di circa 10.000 Euro”. Non so quale sia la sua fonte ma dubito fortemente che ciò possa essere possibile.

          LE CONFESSO CHE QUESTO RITORNELLO MI DA’ UN PO’ FASTIDIO. E’ LO STESSO RITORNELLO DELL’ AMBASCIATORE VALENSISE NELLA SUA RISPOSTA SUL SOLE 24 ORE. QUESTI DATI ME LI HA DATI IL DIRETTORE GENERALE PER IL PERSONALE DELLA FARNESINA, ALLA PRESENZA DI TESTIMONI, E POI PER EMAIL, TUTTO DOCUMENTATO. PIU’ AUTOREVOLI DI QUESTI ….. LA REMUNERAZIONE DELLA FARNESINA E’ TALMENTE OSCURA CHE NEMMENO VALENSISE LA CONSOCE

          A più riprese lei sembra considerare scandaloso che gli ambasciatori abbiano un rimborso per il trasloco (facendo l’esempio di Washington con i suoi 62.000 e 40.000 Euro) “nonostante l’ambasciata sia ovviamente già arredata”. Certo l’ambasciata è sicuramente già
          arredata (in quanto si tratta degli uffici), e probabilmente anche la parte della residenza dell’ambasciatore che è adibita alla rappresentanza, ma nella maggior parte dei casi ogni ambasciatore porta con se oggetti personali e di arredamento per la parte della residenza che è adibita a suo appartamento. Non penso sia possibile partire per una missione di qualche anno all’estero solo con il bagaglio concesso dalle compagnie aeree!

          SIGNORA, LE DICO FRANCAMENTE, SI STA RENDENDO RIDICOLA. 62.000 EURO PER UN TRASLOCO AD UNA RESIDENZA DA 42 MILIONI DI DOLLARI, LA PIU’ LUSSUOSA TRA TUTTE LE AMBASCIATE ESTERE DI WASHINGTON. L’ “APPARTAMENTO” E’ UNA REGGIA, NON UN APPARTAMENTO, COME PUO’ VEDERE QUI.

          http://dc.curbed.com/archives/2012/03/theres-a-dc-house-valued-at-42m-but-you-cant-have-it.php

          anche per quanto riguarda le differenze tra l’ISE e l’indennità di rappresentanza mi sembra lei coltivi qualche confusione.

          NO SIGNORA, LE ASSICURO CHESONO DIVENTATO UNO SPECIALISTA IN QUESTO ARGOMENTO. LA SFIDO A TROVARE ALCUNCHE’ DI INESATTO IN QUELLO CHE HO SCRITTO. E’ LEI CHE CONFONDE TRA Lì’ INDENNITA’ DI SERVIZIO ALL’ ESTERO E L’ INDENNITA’ DI RAPPRESENTANZA. E QUELLO CHE SCRIVE SOTTO, MI PERDONI, DIMOSTRA CHE HA CAPITO VERAMENTE POCO DI QUELLO CHE HO SCRITTO.

          Se questo disagio e questa particolarità del lavoro nel servizio estero non fossero riconosciuti dalla società (e mi sembra questa la sua posizione, dato che rifiuta di prenderli in considerazione nella sua analisi) allora l’ISE non avrebbe alcuna ragion d’ essere, per nessuna categoria. Se esiste è perché l’amministrazione ha considerato che la vita e il lavoro dei diplomatici e di quanti sono inviati all’estero sono più complicati e difficoltosi di quelli del personale residente nel paese. Si può sicuramente mettere in discussione l’ammontare di questa indennità in relazione a grado e responsabilità, come per tutti gli altri compensi dei funzionari pubblici, ma non trovo serio disconoscerne il significato.

          MI SCUSI IL TONO FORSE UN PO’ DURO: MA LEI SCRIVE UN POEMA PER DARE UNA LEZIONE DI METODO, E NON CAPISCE IL PUNTO FONDAMENTALE CHE HO CRITTO. L’ ise E’ UNO STIPENDIO, I DIPLOMATICI HANNO DIRITTO AD AVERE RICONOSCIUTO UN’ IDENNITA’ PER I DISAGI, L’ INDENITA’ LORO RICONSOCIUTA IN QUESTO MOMENTO LA TROVO ECCESSIVA, IN TERMINI ASSOLUTI E IN PARAGONE AGLI STANDARDS INTERNAZIONALI. NON GIRI INTORNO A QUESTO SEMPLICISSIMO ARGOMENTO.

          E se si vuole usare il paragone con il sistema tedesco si deve riconoscere che l’ISE tedesca è inferiore a quella italiana anche perché tante voci che quantificano il disagio in Germania sono rimborsate separatamente e ad personam (non penso sia necessario rifare la lista).

          SIGNORA, PER FAVORE, BASTA !!!!!!! LE HO GIA’ RISPOSTO SU QUESTO, SE VUOLE LEGGA ATTENTAMENTE LA MIA RISPOSTA, ALTRIMENTI OGNUNO SI TENGA LA SUA IDEA.

          La residenza di un ambasciatore
          è la vetrina del nostro paese, gli immobili con le opere d’arte e gli arredi che vi si trovano sono parte della funzione di rappresentanza di ciascuno Stato e non proprietà privata dell’uno o dell’altro ambasciatore. Si può decidere, come Stato, di non poter più sostenere le spese di gestione o di affitto di questo patrimonio e di volerlo ridimensionare (tanti paesi hanno scelto di avere residenze meno rappresentative e meno costose in periodo di crisi) così come si può decidere di ridurre i compensi dei funzionari, ma non si può rimproverare ad un capo missione di abitarvi. Sarebbe come rimproverare all’ambasciatore francese a Roma di abitare a Palazzo Farnese o a quello americano di risiedere a Villa Taverna.

          SIGNORA, SONO LA VETRINA DI UN PAESE IN CUI IL 13 PERCENTO DEGLI ABITANTI E IL 45 PERCENTO DEI GIOVANI SONO DISOCCUPATI, IL DEBITO PUBBLICO E’ AL 130 PERCENTO, E UN MANIPOLO DI AMBASCIATORI VIVE IN UN LUSSO SFRENATO. qUESTO E’ IL MESSAGGIO CHE DIAMO. ANCHE QUI, TUTTO IL RESTO E’ RETORICA.

          L’idea che lei propaga è che gli ambasciatori, come categoria, sfruttino il servizio pubblico per assicurarsi una vita lussuosa all’estero a spese dello Stato e per di più con la connivenza di una sorta di “cupola” che permetterebbe loro di perseverare in tali attività. Questo, sinceramente, lo trovo non solo ingiusto ma anche irresponsabile.

          SIGNORA, GUARDI QUESTO VIDEO E POI MI FACCIA SAPERE CHI E’ L’ IRRESPONSABILE

          http://lareazione.wordpress.com/2014/04/06/privilegiambasciatori/

          Ho letto con interesse tutti i suoi interventi su questo tema e devo dire che, in generale, non ho ben capito in che veste lei si esprima. In quella di tecnico interessato alla razionalizzazione dei costi dello Stato? In quella dell’accademico che compara due sistemi per analizzarne pro e contro al servizio dell’azione politica o in quella del giornalista di assalto che fustiga e denuncia consumi e sprechi?

          MA POSSO CHIEDERLE A LEI COSA IMPORTA IN CHE VESTE MI ESPRIMO? IO VOGLIO ESSERE VALUTATO PER QUELLO CHE SCRIVO. E LEI NON HA ANCORA PROVATO CHE UNA SOLA RIGA O NUMERO CHE HO SCRITTO SIA ERRATO. OVVIAMENTE LEI COME TANTI ALTRI VEDE COMPLOTTI DAPPERTTUTTO, LEI NON PUO’ CONCEPIRE CHE UNA MENTE LIBERA POSSA AVERE UNA POSIZIONE PERSONALE?

          Tutte le cifre che lei definisce inoppugnabili hanno a suo dire come fonte la Farnesina, ma non è specificato se si tratta dell’ufficio studi o del personale o se le sono state confidate da qualche insider.

          1) LE HO GIA’ RISPOSTO SU QUESTO: LA RIRETTRICE GENERALE PER IL PERSONALE, PIU’ DI COSI’ … 2) SE ANCHE FOSSE UN INSIDER, LEI DOVREBBE SOLO CHIEDERSI: SONO GIUSTE O SONO DBAGLIATE. E LA PROVA CHE SONO GIUSTE E4′ CHE NON SONO MAI, MAI , MAI STATE SPMENTITE DAL LA FARNESINA

          Per terminare devo confessarle che sono esterrefatta dalla campagna di denigrazione nei confronti della carriera diplomatica che i suoi articoli hanno scatenato sui media italiani.

          1) IO SCRIVO QUELLO CGE RITENGO GIUSTO SCRIVERE, NON SONO RESPONSABILE PER L’ INTERPETAZIONE CHE NE DANNO I MEZZI DIINFORMAZIONE ITALIANI 2) FORSE LEI E TANTI ALTRI FAREBEB BENE A CHIEDERSI PERCHE’ TANTA GENTE SIA RIMASTA SCANDALIZZATA, ESTEREFATTA, DISGUSTATA

          Anche in Germania, naturalmente, i diplomatici sono considerati un servizio dello Stato in qualche modo privilegiato, e nel corso degli anni non sono mancati tagli e razionalizzazioni (prima fra tutti una progressiva riduzione degli organici) per rendere il sistema più efficiente e meno costoso.
          Mai però sull’onda di campagne emotive e potenzialmente demagogiche. Mai, inoltre, si è messo in discussione il ruolo e l’importanza della funzione diplomatica per la vita di uno stato.

          COMPLIMENTI ALLA GERMANIA

          Come ho già affermato non tocca a me difendere la diplomazia italiana, ma come cittadina italiana adusa alle relazioni internazionali e come moglie di un diplomatico, non posso che stigmatizzare il pressapochismo e spesso l’ignoranza che si cela dietro a molte prese di posizione.

          SIGNORA, PROPRIO PER EVITARE IL PRESSAPOCHISMO IO HO FORNITO CIFRE E CONFRONTI. LEI QUESTO NON L’ HA ANCORA DIGERITO.

          Mi disturba l’iconografia del diplomatico tutto lusso e ricevimenti quando in prima persona vivo la realtà di un mestiere difficile, che non conosce orari, che a tutti i livelli presuppone vaste conoscenze e assunzione di grandi responsabilità. In Italia è un mestiere in alcuni casi sovra pagato? E’ una professione regolata da un sistema antiquato e che genera sprechi e ingiustizie? E’ un baluardo del nepotismo? Può darsi, e ben venga una riflessione (e ci si augura un’azione riformatrice) in proposito.

          PECCATO CHE NESSUNA RIFLESSIONE SIA MAI VENUTA DALL’ INTERNO DI QUESTA PROFESSIONE

          Ma dalla classe politica italiana e dai suoi corifei mi aspetto che tale riflessione si faccia come minimo sulla base di dati omogenei e studi verificati e condivisi, con fini e obiettivi ben chiari e non su ipotesi complottiste e sulla base di “quello che resta alla fine sul conto corrente” di un pugno di funzionari.

          NATURALMENTE LEI PENSA DI AVER DATO UNA LEZIONE DI METODO, E DI AVER SCRITTO UNA LETTERA INTELLIGENTE, POSATA, ARGOMENTATA. MA VEDE, CON QUESTA CHIOSA FINALE, “CON FINI E OBIETTIVI BEN CHIARI”, LEI DIMOSTRA L’ INCAPACITA’ TIPICA DELLE CORPORAZIONI DI RAGIONARE SUI NUMERI.

          CI SONO DEI NUMERI SCOMODI, PER FORZA CI DEVE ESSERE QUALCUNO CHE HA DEI FINI E DEGLI OBIETTIVI OSCURI. NON IMPORTA SE LE HO GIA’ DIMOSTRATO CHE LE SUE PBIEZIONI, UNA PER UNA, NON REGGONO.
          SE LEI MI CONOSCESSE, SAPREBBE CHE NON HO MAI PRESO ORDINI DA NESSUNO, CHE NON FREQUENTO POLITICI, NE’ AMBIENTI FINANZIARI, NE’ POTENTI DI ALCUN TIPO, COME CREDO DIMOSTRI ANCHE LA MI A RECENTE PRESA DI POSIZIONE SULL’ EXPO.

          MA NON PRETENDO CHENE’ LEI, NE’ COLORO CHE LEI DIFENDE, FACCIANO QUESTO VOLO PINDARICO, E SI FERMINO A RIFLETTERE PERCHE’ SONO OGGETTO DI UN DIFFUSO MALCONTENTO. E’ SICURAMENTE TUTTO INVENTATO PER SECONDI FINI E OBIETTIVI OSCURI,

          VORREI DIRLE ANCHE IO CHE SONO HAPPY TO DISCUSS FURTHER, MA NON LO SONO, PERCHE’ SUI NUMERI CI SIAMO DETTO TUTTO QUELLO CHE C’ ERA DA DIRE – E IN OGNI CASO A LEI NON INTERESSA LEGGERE ATTENTAMENTE QUELLO CHE LE HO SCRITTO – SUL RESTO NON MI INTERESSA DISCUTERE CON CHI E’CONVINTO CHE IO SIA UNO STRUMENTO DI CHISSA’ QUALI POTERI, E CHE IO ABBIA FINI E OBIETTIVI OSCURI.
          SPERO CHE LA NOSTRA CONVERSAZIONE FINISCA QUI

          CORDIALI SALUTI

          ROBERTO PEROTTI

          • Lucia Costantini

            “Ok, la prossima volta sarò più preciso. In attesa di avere dati sugli altri diplomatici, mi limiterò a parlare di ambasciatori”. Questa sua affermazione da sola mi convince che è valsa la pena avere uno scambio di riflessioni con lei. La invito però a rettificare di conseguenza i suoi scritti. Mi dispiace di averla costretta ad un “lavoro straordinario” e concordo che non è il caso di continuare questo scambio, ognuno resterà della propria idea. Su un punto però mi sento di spendere ancora qualche parola. In nessun momento mi sembra di averla accusata di essere “strumento di chissà quali poteri” o di avere “fini e obiettivi oscuri”. Quando ho parlato di ipotesi complottiste mi riferivo all’ipotesi che è alla base del suo intervento, quella dei “papaveri che catturano la politica”. E se mi domando in che veste scriva è proprio perché, conoscendo la sua fama di accademico rigoroso e autorevole, è in questa veste che mi auguravo lei scrivesse.

          • CMTP

            Caro Professore,
            mi limito ad un elemento discutibile della sua stizzita replica alla signora Costantini.
            Lei afferma che i diplomatici in servizio a Roma percepiscono 10.000 (diecimila) euro di stipendio mensile. In questo caso tuttavia, forse consapevole che per far passare una simile affermazione non basta la sua reputazione di professore e di profondo conoscitore del funzionamento dell’amministrazione pubblica italiana, mette l’affermazione stessa in bocca alla direttrice generale del personale del MAE. Anzi, non in bocca, ma sulla tastiera, poiché fa riferimento ad una sua email; e, non si sa mai, aggiunge anche la presenza di testimoni, neanche si trattasse di una mancipatio secondo il jus Quiritium (lì di testimoni ce ne volevano cinque). Bene, fuor di ironia, semplicemente non è vero. Si tratta evidentemente di un suo errore, di memoria forse, perché non posso pensare che la direttrice generale abbia detto (e scritto!) così, né voglio pensare che da parte sua vi sia null’altro che un errore.
            Anche se le confesso che vorrei con tutto il cuore che lei avesse ragione: con tutti gli arretrati di un simile stipendio, che non ho mai percepito (dopo un quarto di secolo di carriera), risolverei un monte di problemi.

  7. rob

    La società italiana vive una crisi profonda. Il malessere esisteva già, ma la percezione che qualcuno riesca a sfruttare il settore pubblico per evitare qualsiasi sacrificio, ed anzi per perpetuare dei privilegi già di per sé ingiustificati, rende la situazione esplosiva. Purtroppo non è solo una percezione: è la realtà. La Farnesina è un caso eclatante.
    Caro Professore, ha ragione la situazione è esplosiva a mio avviso più che eclatante il caso della Farnesina ancora peggiore e la burocrazia che blocca qualsiasi iniziativa, e i privilegi dei politici (vergognosi quelli locali) creati dalla follia delle Regioni in primis e tutto il resto che ne consegue. La Farnesina può essere un esempio ma tutto sommato ristretto, l’altra burocrazia è un tumore immenso. C’è in atto una vera e propria lotta di classe ma nessuno ha il coraggio di dirlo, i nodi al pettine verrano ugualmente

  8. anonimo

    Eroico Professore, non si lasci indurre in confusione: lo scandalo non è l’Ise ma lo stipendio romano dei signori diplomatici che con la prossima, strombazzata come “doverosa”, riforma dell’Ise allo studio, intendono conservare per intero (mentre oggi quando si è in servizio all’estero esso viene dimezzato come lei stessa ha scritto). Un vero capolavoro di malafede che vuole completare l’opera lasciata incompiuta nel 2000 e riprodurre nel servizio all’estero la scandalosa “forbice” che a Roma, dopo l’esplosione degli stipendi dei diplomatici seguiti alla “riforma della carriera” del 2000, si è creata con quelli del “restante personale”. L’Ise era l’ultimo baluardo di equità giacché riproduceva la situazione certamente più giusta ante 2000, quando i gradi iniziali della carriera diplomatica (volontario diplomatico, segretario di legazione, consigliere di legazione) erano equiparati rispettivamente ad una VII,VIII,IX q,f, Oggi sono da subito pagati come superdirigenti. E’ questo lo scandalo che va denunciato!

  9. francesco

    Davvero interessante l’analisi comparativa, vediamo che fine faranno i sedicenti progetti di riforma.

  10. Ric

    Grazie per il suo lavoro, prof. Perotti. Credo sia importante ribadirlo che sta facendo un ottimo lavoro.
    Credo che spesso i funzionari pubblici siano persone preparate e che lavorAno bene e però prendano qualsiasi critica al “sistema” come una critica personale. Non sarà facile fargli capire che non si sta attaccando il loro operato, ma semplicemente ci si sta rendendo conto che i benefici che apportano alla società sono estremamente inferiori ai costi che la comunità sopporta. Non possiamo più permettercelo!

  11. kappaxx

    Scusi professor Perotti ma lei non era/è consulente di Renzi per i tagli alla spesa pubblica? Se le sue proposte sono state ignorate non sarebbe il caso di scrivere un articolo per rimarcare come anche in Renzi manchi la volontà politica di agire nei confronti di quella che comunemente e non troppo impropriamente è chiamata “casta” ?

  12. Donoso Cortés

    Mi sembra doveroso segnalare anche la replica del Segretario Generale del Mae sulle pagine dell’edizione odierna del Sole-24 Ore (disponibile alla pagina web: http://www.ilsole24ore.com/art//2014-05-09/quanto-costa-e-risparmia-farnesina-063807.shtml?uuid=AB1NrtGB&fromSearch).

  13. Marco

    Caro professore,
    tutto ineccepibile, ma anche lei cade in un tranello linguistico.
    I termini diplomatico, ambasciatore, etc non sono sinonimo di “dirigente”, così come non lo sono magistrato, consigliere di Stato, avvocato dello Stato, consigliere di amministrazione, prefetto, professore universitario, dirigente dell’ENI o delle Ferrovie, amministratore delegato delle Poste, consigliere parlamentare, direttore generale della Camera, capo di gabinetto, generale di corpo d’armata, capo della polizia, etc.
    Tutti però sono chiamati “dirigenti” e tutti guadagnano cifre spropositate.
    Credo sia giusto evidenziare che al ministero degli esteri coesistono due carriere: quella diplomatica e quella amministrativa (dove ci sono appunto i dirigenti), ma il trattamento retributivo è molto molto differente.
    Lo stesso vale per il Min.dell’Interno (prefetti e dirigenti), alla Giustizia (magistrati e dirigenti) o alla Difesa (militari e dirigenti)
    Ormai però si sbandiera che “i dirigenti” finalmente non potranno prendere più del Presidente della Repubblica (240.000 euro circa) a cui un dirigente “DOC” davvero difficilmente si avvicina (siamo dai 70mila ai 100mila per i dirigenti di seconda fascia, dai 130 ai 190 per quelli di prima).
    Guarda caso la riforma della PA in preparazione (giustificata anche dall’indignazione montante su questi compensi da nababbi dei “dirigenti”) riguarderà solamente i dirigenti “veri” e chissà perché quelli dei Ministeri (non arrivano a 3.000 su 5 milioni di dipendenti pubblici).
    Ovviamente in questo caso quindi il disguido linguistico non c’è: prefetti, ambasciatori, consiglieri di Stato, etc non saranno quindi coinvolti, ma in quanto capi dei gabinetti e degli uffici legislativi (come spesso capita) scriveranno le riforme così i “dirigenti” guadagneranno meno e lavoreranno di più.
    Spero che un suo futuro e autorevole intervento possa contribuire a chiarire i termini della questione.

  14. Franco Tegoni - Parma

    C’è un problema che emerge e su cui il Ministro ha l’obbligo di intervenire. Se le comunicazioni ufficiali – volte a dimostrare che i diplomatici italiani costano enormemente meno di quelli tedeschi o francesi – sono manipolate con la falsificazione di dati è indispensabile che gli autori siano sottoposti a procedimento disciplinare e, se ne ricorrono gli estremi, denunciati alla magistratura. Anche se questo comporterà licenziamenti e/o condanne penali. Nello Stato noi cittadini non riusciamo a capire quando un dipendente può/deve essere licenziato. Il caso dei 4 poliziotti condannati per aver massacrato un ragazzo è eclatante. Mi firmo per esteso perché bisogna smetterla con l’anonimato.

  15. santiago

    Carissimo Professore, tenga duro!

  16. Marco

    Grazie Professore per il suo lavoro!

  17. DDPP

    L’anonimato, se si riesce a mantenerla, è una difesa contro questa Nomenklatura gaglioffa e vendicativa.
    Questo consente di scrivere liberamente in uno “Stato” che si dichiara liberale solo per enfasi retorica.

  18. Piero Atzori

    Grazie ancora, per averci fatto incacchiare un’altra volta davanti alla realtà dei fatti. Mogherini dimettiti.

  19. diplomaticus

    Sarebbe di buon gusto evitare di parlare di cose che non si sanno. Il mio contributo abitazione ammonta a circa 3.000 euro l’anno. Le spese scolastiche non sono rimborsate. Di stipendio metropolitano percepisco 2.200 euro in busta paga. Quando parlo di taxi mi riferisco a quello che prendo per ragioni di servizio, che non mi viene rimborsato. E comunque a fine mese mi resta in tasca più o meno lo stesso che al collega tedesco, se non di meno.

    • Posso chiederle pero’ se nei calcoli che aveva fatto nella sua risposta a me era effettivamente escluso lo stipendio metropolitano? Perche’ fa una bella diferenza al risultato finale (lo triplica), e non c’e’ ragione per escluderlo.

      • diplomaticus

        in effetti non avevo conteggiato i 2.200 euro di stipendio metropolitano. Ma non lo avevo fatto nemmeno per il collega tedesco (il cui stipendio metropolitano è peraltro più alto del mio). Per cui, pur concordando con lei che alla fine fa una bella differenza, ai nostri fini comparativi dei sistemi italiano e tedesco, non cambia nulla

        • Marco

          Immagino che lei sia Consigliere d’Ambasciata avendo indicato come ISE 16.000 euro quindi non menta sullo stipendio metropolitano che è ben più alto.
          Quello che andrebbe fatto è “copiare” il sistema Americano: il Ministero paga scuola e casa e l’ISE quindi è un accessorio medio basso non volto a consentire l’arricchimento ma soltanto a coprire il disagio del lavorare lontano.

          • diplomaticus

            Si ricordi inoltre che ci sono state negli ultimi tre anni le promozioni bianche, cioè senza aumento di stipendio. Ora, siccome abbiamo dimostrato che ad un diplomatico di grado medio italiano entra meno che al suo omologo tedesco (per cui meglio non adottare il sistema tedesco), passiamo al sistema americano. Complimenti. Avanti con lo studio comparativo Italia-USA!

  20. diplomaticus

    Lasci perdere: 6.000 euro di stipendio in molti paesi è un salario appena competitivo per attrarre persone in gamba, e comunque ben al di sotto di quanto costa il personale di ruolo inviato da Roma. L’affidabilità poi non viene dalla nazionalità.
    Il fatto è che se nei Consolati c’è gente impresentabile è perché i Sindacati delle aree funzionali si sono sempre opposti ad un riequilibrio a favore del personale a contratto.

    • Marco

      Il nostro Erario non è in grado di pagare questi stipendi. Capisco che per giustificare i 40.000 euro di un ambasciatore qualcosa bisogna dare anche alla manovalanza ma suvvia, decenza.

      E se poi sono tanto affidabili affidate loro anche le materie classificate.
      40 sedi sotto controllo per irregolarità la dicono lunga sulla professionalità di questi “nuovi protetti”.

      • diplomaticus

        non dico di affidar loro le materie classificate. Dico che per mansioni di segreteria e amministrative ordinarie, non c’è alcun bisogno di mandare personale di ruolo da Roma, ma si può ricorrere a personale locale che, anche quando costa 6.000 euro (ma non paghiamo più quelle cifre) è pur sempre meno costoso di quello inviato da Roma

        • Marco

          La prego di non offendere la mia intelligenza né quella del Professor Perotti e dei lettori.
          Ha perfettamente ragione dicendo che le mansioni di segreteria possono essere affidate al personale a contratto che a voi fa molto comodo non conoscendo neanche le lingue veicolari ma non ci prendiamo in giro quando diciamo che non li paghiamo quelle cifre. Gli stipendi variano dai 5000 ai 6700 euro al mese negli Stati Uniti, Svizzera, Australia, Canada… (a meno che lei non si riferisca all’India). L’ultimo concorso, in itinere, risale al 30 aprile scorso a Miami e nell’ultimo anno ci sono state moltissime assunzioni con gli stipendi sopra indicati. Per quanto riguarda il personale di ruolo inviato da Roma, imparate a selezionarlo non consentendo di partire a vecchi, malati, impresentabili ed illetterati. Lei faceva riferimento ai sindacati, ma siete voi che ve li tenete all’estero invece di restituirli per incapacità.

          • diplomaticus

            Guardi che sono i sindacati ad opporsi alle valutazioni del personale e quando ci si azzarda a non mandare qualcuno all’estero perché forse viste le (in)capacità sarebbe meglio che stesse a casa, apriti cielo! Lettere, minacce di ricorsi, ecc. ecc. Dove mi trovo io lo stipendio di un contrattista è di 2.500 euro. E comunque in USA e Canada quei salari da lei citati sono il minimo per attrarre gente in gamba che, ripeto, costa molto meno di voi.

  21. Alberto Lusiani

    Concordo. Se l’Italia non vuole confermarsi Stato barzelletta, questi comportamenti truffaldini e questi livelli di incompetenza ai vertici dello Stato vanno sanzionati e corretti.

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