Arsenale di Venezia, il luogo simbolo della città. In agosto, dopo due secoli di usurpazione, lo Stato decide di restituirlo ai veneziani: tutto, tranne i pochi edifici ancora utilizzati dalla Marina Militare. La legge prevede anche che ogni reddito proverrà alla città da quel complesso (che evidentemente è inalienabile) dovrà essere impiegato per la sua ristrutturazione. Insomma, la rinascita di uno dei luoghi più belli d’Italia è a portata di mano. Grazie ad un governo tecnico, che non ha dato ascolto a chi da anni aveva mire private su quell’area, e al Direttore dell’Agenzia del Demanio, un funzionario dello Stato che ci ricorda come anche a Roma, basta volerlo, l’amministrazione pubblica  potrebbe funzionare come a Stoccolma.
Poi ieri ci siamo svegliati, e ci siamo accorti che era stato solo un sogno. I prepotenti hanno comprato qualche funzionario e, nottetempo, hanno fatto aggiungere una riga al decreto-legge Crescita 2.0. A Palazzo Chigi, dove il decreto è stato scritto, giurano che non lo sapevano, alla faccia dei controlli.
E così l’Arsenale è stato scippato ai veneziani. E questa volta, per essere sicuri che non ci siano più rischi, dato direttamente a un gruppo di prepotenti, i quali vi costruiranno alberghi destinati a rimanere vuoti–sono gli stessi che stanno distruggendo il Lido di Venezia, salvo poi accorgersi che non c’è domanda per i loro appartamenti da settemila euro il metro quadro. Ma perché no? Tanto gli alberghi li costruiranno con i soldi nostri (quelli destinati al Mose): profitto incerto, ma costi pari a zero.
Quel decreto reca la firma di un ministro. Colpevole di connivenza o di omesso controllo?

* Arsenale di Venezia spa è una società strumentale posseduta dal Comune di Venezia e dal Demanio dello Stato che opera grazie a personale dei due enti. Nei sette anni durante i quali il sindaco (prima Massimo Cacciari, poi Giorgio Orsoni) mi ha designato suo rappresentante nel consiglio di amministrazione, la società, grazie ai finanziamenti del Demanio, ha restituito alla città le tese di San Cristoforo, la Torre e la Tesa 105 e, con grande pazienza, ha ottenuto l’approvazione di tutti i soggetti interessati per la ricostruzione del ponte che collegherà l’Arsenale Nord al quartiere di Castello. La locazione di questi spazi in un solo anno ha prodotto redditi per circa 500 mila euro. Il consiglio di amministrazione, che è composto da tre persone, costa, tutti compresi, 70 mila euro lordi l’anno, cifra che è stata ridotta nell’ultima assemblea a 60mila euro: 40 mila al presidente, Architetto D’Agostino, e 10 mila ciascuno ai due consiglieri.
F.G.

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