Molti gli iscritti alla newsletter che hanno risposto alle nostre domande sul futuro del Patto di Stabilità e crescita. La grande maggioranza propende per una modifica delle regole fiscali dell’Unione. Che dovrebbe escludere le spese per investimento dal vincolo del deficit oppure concentrare l’attenzione sul debito piuttosto che sul disavanzo anno per anno. E ad applicare le nuove regole dovrebbe essere la Commissione.

Giorni fa avevamo proposto agli iscritti alla newsletter de lavoce.info un breve sondaggio sul futuro del Patto di Stabilità e crescita.
Ci proponevamo semplicemente di sondare l’opinione di quanti più da vicino, per lavoro o per passione, seguono le vicende dell’economia.
Siamo grati ai tanti lettori che hanno risposto alla nostra iniziativa (ci sono pervenute più di 1200 risposte).
Come promesso, pubblichiamo gli esiti del sondaggio prima del vertice europeo del 12-13 dicembre.
Nella prima domanda si chiedeva quali regole fiscali dovrebbero essere adottate nell’Unione monetaria europea. Le possibili opzioni di risposta (con la possibilità di barrarne più di una) erano:

1. Tenere il Patto di Stabilità e Crescita così com’è.
2. Tenere sotto controllo più il debito pubblico che il deficit anno per anno.
3. Adottare una “golden rule” per cui le spese per investimento vengono
escluse dal vincolo del 3 per cento di deficit
4. Non avere alcuna regola fiscale formale
5. Altro
Qui sotto si può vedere la distribuzione delle risposte:

Sembra evidente che quasi nessuno pensa che non ci vogliano regole: solo l’1,5 per cento di coloro che hanno risposto al sondaggio dichiara che l’Unione monetaria non dovrebbe avere alcuna regola fiscale formale.
Le regole che già esistono vanno però modificate. Solo il 18 per cento degli intervistati terrebbe il Patto di Stabilità e crescita così com’è. Ma quali modifiche introdurre? La proposta di adottare una “golden rule”, ed escludere le spese per investimento dal vincolo del deficit, incontra il favore del 43 per cento dei nostri iscritti. Un’altra opzione largamente sottoscritta (circa il 33 per cento degli intervistati) è quella di concentrare l’attenzione sul debito piuttosto che sul disavanzo anno per anno.

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Nella seconda domanda si chiedeva di valutare alcune delle proposte per applicare le regole fiscali all’interno dell’Unione. La domanda recitava: Come applicare queste regole? Queste le opzioni.

1. Lasciando al Consiglio europeo (dunque ai Governi nazionali) il potere di
decidere se e come impartire le sanzioni
2. Dando più potere alla Commissione europea
3. Creando un’autorità europea indipendente di controllo delle politiche economiche
4. Affidandosi solo alla disciplina del mercato
5. Altro

Queste le risposte:

Non sembra che i nostri lettori abbiano molta fiducia nel Consiglio europeo (solo il 5 per cento) e quindi nell’operato dei Governi nazionali. “I controllati non devono controllare”, sembrerebbe il parere degli intervistati, che preferiscono attribuire l’applicazione delle regole alla Commissione europea (il 62 per cento) oppure a un’autorità indipendente appositamente costituita (il 30 per cento). Pochissimi mostrano, invece, fiducia nell’efficacia delle sanzioni del mercato.

Queste le conclusioni dei nostri lettori, ma saranno poi utili questi sondaggi?
Sembrerebbe di sì.

Infine abbiamo posto le stesse domamde ad un gruppo di esperti di economia pubblica e macroeconomia. Gli esperti sembrano avere meno fiducia nella “golden rule”, terrebbero il Patto cos’ì com’è, eventualmente spostando l’enfasi dal deficit anno per anno al debito pubblico. E sono concordi con i nostri lettori nell’affidare più potere alla Commissione Europea nell’attuazione delle nuove regole.

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